domenica 18 settembre 2011

il Re va a scuola

Ed ecco che il Re diventa grande. 
Mercoledì 14 settembre 2011 ha iniziato la prima elementare. I genitori di oggi partecipano emotivamente fin troppo alla vita dei figli. Io, ormai s'è capito, sono un caso patologico. Sono quasi 6 mesi, dalla scelta della scuola, che vivo sulla graticola. Mercoledì siamo andati a scuola a piedi tutti e tre insieme, io e theo per mano e lui davanti che saltellava, ignaro e curioso, verso l'istituto. Lo guardavo, con i pantaloncini corti, la cartella e il rigido grembiulino blu con la goletta bianca, udendo affiorare dal profondo la canzoncina di Pinocchio (quello bello della tv). Mi si stringeva il cuore per la consapevolezza che la sua spensieratezza giunge alla fine, che d'ora in avanti ci saranno punizioni e premi, un voto per ogni suo comportamento.
Va detto che la scuola elementare per me è stato un vero supplizio e questo concorre ad aumentare il mio attuale stato d'ansia.
Non avevo proprio voglia di rinunciare alle mie belle scorribande nei campi, alla mia libertà (niente asilo, fino a quel giorno ero cresciuta allo stato brado), al mio mondo perfetto fatto soprattutto di me stessa. Confrontarsi con gli altri, quella era la nota più dolente. Non partecipavo alla ricreazione, preferivo non mescolarmi, stare in pace seduta nel mio banco, disegnare e per pochi minuti tornare nel mio mondo, tornare libera. La matematica mi divertiva, mi veniva naturale, ma con le parole facevo fatica, molta. Ne scambiavo intere, parti, o singole lettere (la z con la s, la c con la q), avevo enormi difficoltà a leggere (ho cominciato a farlo fluidamente solo dopo i 10 anni). Col senno di poi potremmo dire "affetta da leggera dislessia e problemi di socializzazione", ma frequentavo una scuola di campagna e qualche anno è passato... allora la maestra diceva "tanto dolce e mansueta, ma un po' limitata".
Facciamo un esempio: confondevo "arancione" con "viola", ma non scambiavo i colori, non ero daltonica, scambiavo le parole. Un giorno la mamma mi disse di provare ad associare la parola "arancione" al frutto "arancia", quel semplice passaggio logico bastò ad ancorare finalmente la parola giusta al giusto significato. Ed è così poi che son riuscita a cavarmela: riconducendo sempre le parole ad un ragionamento logico, associandole ad immagini e concetti. Col tempo son divenuta anche una gran secchiona, ciò nonostante ancora mi succede di cadere in fallo. Questo post lo rileggerò circa dieci volte, per trovare tutte le lettere scambiate prima di pubblicarlo. Nel mio cervellaccio "via scialoia" diventa "via la sogliola" o parlo 30' ai miei studenti del Vedutismo di Canaletto chiamandolo Tintoretto. Loro lo sanno, sono avvertiti e mi tengono d'occhio!
Come siamo davvero, non cambierà mai. Il mio strano cervello funzionerà sempre in modo un po' diverso e lo stesso farà quello di Elia. Saper sopportare la propria diversità non è semplice e molto dipende da chi incontriamo sulla nostra strada. 
La mia maestra A. era un brava donna, ma vecchio stampo, sicura nel giudicare "ciò che era giusto" e "ciò che era sbagliato". Non era neppure cattiva, probabilmente ero io che interpretavo male ogni suo gesto. Fu un rapporto problematico, non c'è dubbio.  Il primo giorno chiese di alzare la mano ai bambini che sapevano scrivere i propri nomi, io l'alzai perchè "lalla" sapevo scriverlo proprio bene, mettevo anche una "L" sopra l'altra, creando un bell'effetto grafico. Quindi scrisse i nomi di noi temerari alla lavagna e ci chiese, uno ad uno, di venire a riconoscere il proprio. Quando toccò a me rimasi a lungo a cercarlo, ma non lo trovai. Mi apostrofò davanti a tutti: "Così non va bene! Non mi piacciono i bambini bugiardi". 
Ma io non sono bugiarda... c'era solo stato un fraintendimento, presi un gesso e lo scrissi. A lei non andava bene lo stesso, quello non era il mio nome, il mio nome era "Ilaria". Dopo pochi minuti arrivò un'altra maestra dicendo che c'era stato uno sbaglio, che le due sezioni andavano riequilibrate: le serviva un'altro studente. La mia maestra  A. non se lo fece ripetere due volte: "prenditi lei". 
Non ricordo niente del resto dell'anno e dell'altra maestra, ricordo solo quel primo giorno in cui mi sentii giudicata, e scartata. 
Dall'anno seguente avevo di nuovo la maestra A. Mi piaceva recitare ed ero molto brava, ma nella recita di Natale ero sempre una comparsa perchè perfino il mio aspetto non andata bene, in quella di seconda mi assegnò la parte del pastore maschio perchè ero scura di pelle e col caschetto corto (per carità! "La Madonna e gli angeli devono essere biondi, le femmine devono avere i capelli lunghi"). Ed io mi prendevo le mie piccole rivincite... quando le servivo mi utilizzava volentieri, così, quello stesso anno, mentre gli altri seguivano le lezioni, mi fece decorare tutte le finestre della scuola (anche quelle di quinta) con le storie della natività. Feci un bel lavoro: la Sacra Famiglia era più scura di quella di Barack Obama!  
Probabilmente A. aveva anche scarso senso dell'umorismo perchè non la prese molto bene  e continuarono le ostilità... nonostante i miei progressi e i miei tanti talenti, ero stata bollata come "inadeguata" e ai suoi occhi lo rimasi per sempre. Ci siamo rincontrate anni dopo, lei già in pensione, io già laureata, ci salutammo con affetto, poi rimase ammutolita ascoltando il resoconto della mia eccellente carriera scolastica  e confessò che le dispiaceva di avermi sottovalutato.
Ecco, spero che Elia possa avere maggiore fortuna con la sua Maestra e che impari a chinare il capo con furbizia con qualche anno di anticipo rispetto a me. Con furbizia, nel senso che non sempre le persone con più autorità di te hanno ragione, ma qualche volta vale la pena farglielo credere per vivere in pace e non farsi del male da soli.
Torniamo a mercoledì, le premesse non sono male.
Siamo entrati in classe anche noi genitori per i primi 10', i bambini seduti ai banchi e un po' impietriti dall'emozione, noi in piedi e la maestra a fare un bel discorso di benvenuto. Elia, dopo aver bruciato le poche energie in strada, era presto tornato ad uno stato letargico ed appariva il più disinteressato ed assonnato di tutti (fosse stato a casa avrebbe dormito almeno fino alle 10.00). Non che la maestra fosse la Fata Turchina, però a dire il vero sembrava molto serena e accogliente. Ad un certo punto ha esclamato: "Non ho mai visto bambini tanto tranquilli e silenziosi... ma insomma: possibile che non ce ne sia uno, neanche uno, che proprio non voleva venire stamani?"
Ed ecco che il Re si desta dal suo sonno e, alzando la mano, esclama: "io".
Tutti i presenti son scoppiati a ridere, ma io sapevo che avevano frainteso, che non c'era niente di personale in quella risposta e che voleva solo dire "in questo momento vorrei starmene a letto". Ho sentito salire un brivido di terrore e ho pensato: "eccoci male, ci siamo...".
E invece la maestra/Fata Turchina mi ha sorpreso, gli ha dato un buffetto sulla guancia e ha aggiunto: "Bravo! Mi piacciono molto i bambini sinceri".
Incrociamo le dita.
Elia, dopo soli tre giorni, mi dice che la scuola è molto noiosa (probabilmente saper già leggere e scrivere non aiuta in questo senso), ma chissà... magari la Fata saprà incuriosirlo e guidarlo.
E se invece incontrasse il suo Lucignolo?


lalla















P.S. Ed eccolo nel suo banchino: perfettamente fuor d'acqua, rintontito dal sonno e con gli occhi tanto gonfi da non poter neanche far leva sulla sua arma migliore: il suo irresistibile fascino... in bocca al lupo Pinocchio!

sabato 3 settembre 2011

un po' depressa

Veramente non mi va tanto di scrivere perchè sono un po' depressa.
Capita, anche a me. E sempre in questo periodo dell'anno.
Volendo psicanalizzare la cosa, le cause ci sono tutte:
1) La nostra meravigliosissima vacanza in Sicilia è strafinita da un pezzo. Aspetto i viaggi per un anno, li organizzo per mesi e poi sono bellissimi, ma durano solo due settimane... tutti, compresa me, pensano che io abbia un gran senso del dovere e probabilmente tutti, compresa me, si stanno sbagliando perchè io sto molto ma molto bene in vacanza e vorrei starci molto ma molto di più.
2) Le giornate si stanno inesorabilmnete accorciando, presto arriverà l'inverno boreale e con esso freddo e umidità (lo sapevate che in realtà abito al polo nord, che il sole non entra mai in casa e che per 4 mesi scompare anche dal nostro giardino?).
3) Il mio bel colore brunito da pop-star venezuelana si sta inevitabilemnte stingendo verso il mio solito olivastro (verdognolo). Magari "stingendo"... più che altro si sta sgretolando e squamando facendomi assomigliare ad un serpente durante la muta.
4) In provincia di Firenze, la mia classe di concorso ("disegno e storia dell'arte") è stata l'unica dove non c'è stata nessuna assunzione. Al rinnovo delle graduatorie due insegnati trasferitasi da altra provincia mi sono passate avanti (una guerra tra poveri)... l'attesa delle convocazioni per un'insperata supplenza annuale mi sta sfiancando. Praticamente vivo con gli occhi sbarrati davanti al sito del Provveditorato sperando nel miracolo. Che bella situazione per una che si è laureata con 110 e lode a neanche 24 anni e adesso ne ha quasi 36...
5) Da Parigi, per il fumetto di Emma, mi hanno risposto picche.
Peccato, è stato così divertente scrivere la sceneggiatura che automaticamente mi veniva di pensare che fosse una storia carina, ma certo doveva sfiorarmi l'idea che fosse quasi impossibile mettersi a fare un lavoro che non è il mio e farlo pure bene...
6) Il mio fegato fa sempre le bizze e la biopsia penzola come una spada di Damocle sulla mia testolina.
Ok, direi che tutto ciò basta per essere un po' depressa.
Ma passa presto, lo so.
1) Infondo dei viaggi mi restano i ricordi, milioni di foto e la nostalgia (che è sempre molto dolce).
2) L'inverno, quando ci sei dentro, non è poi così male: ci sono i compleanni, gli addobbi natalizi, le maratone acquista-regalo, i cenoni, qualche volta la neve... e la polmonite.
3) Non è che l'abbronzatura possa fare chissà quale miracolo: anche colorata assomigliavo più ad una badante di mezza età che a Beyonce.
4) Forse qualche oretta a scuola salterà fuori, troverò un altro lavoro (sarebbe più probabile vincere al Super Enalotto che non gioco) e se proprio avrò più tempo libero mi inventerò qualcosa, vedi il punto 1.
5) Per il fumetto, non è detto che mi arrenda alla prima porta in faccia, infondo un po' di sberle tonificano.
6) Il mio fegataccio (Theo scherza dicendo che ha fatto domanda per avere quello di Amy Waihause o di Vasco Rossi), ma in realtà si sa che quelle un po' mezze malaticce poi fanno le scarpe a tutti!
Sto già meglio, evidentemente scrivere grullate è terapeutico.
E mi è anche tornata voglia di dipingere.

lalla