martedì 30 ottobre 2012

Giulietta e altre cose belle

Oggi alla simulazione del test di preselezione per il concorsone sono passata, evviva! Ieri ero bocciata...
mi sembra leggermente un terno al lotto, è meglio che ci pensi poco altrimenti perdo la testa.
Ed in effetti non lo faccio, quasi mai, penso solo positivo.
Per esempio, che a scuola va tutto bene. Per la prima volta ho due classi che avevo lo scorso anno! Peccato che abbia solo quelle due. Peccato che se passano certe riforme proposte dal governo, dal prossimo anno non avrò più neanche quelle...
no, no, no: ho detto solo pensieri positivi!
Quando la mia sveglia suona all'alba, mi alzo, mi preparo in fretta e poi guido per 45' col sorriso sulle labbra pensando a dove sto andando, alle tante cose di cui voglio parlargli, non vedo l'ora di arrivare, di salutarli, di cominciare il racconto...
il mio lavoro, lo so, è il più bello ed importante del mondo.
Ed il mondo è pieno di cose belle a cui pensare.
Per esempio, alla piccola Giulietta, il cui sguardo pungente sbuca a sorpresa da sotto ciuffi di morbidi ed eterei capelli castani. E' uno sguardo vivo e furbo, è lo sguardo di chi la sa lunga, è lo stesso sguardo che mi lanciò dalla cullina vitrea dell'ospedale quando ci incontrammo la prima volta, dopo solo un'oretta che era venuta a stare sulla terra. Quegli incredibili occhi scuri, così simili a quelli della sua grande mamma, hanno il pepe dentro e la rendono irresistibile.

lalla
Giulietta, matite colorate su carta cotone 20x30 cm.

mercoledì 17 ottobre 2012

sentirsi bene

Lo so che fuori piove un giorno sì, uno no, e un altro sì,
lo so che le analisi del fegato stavolta hanno detto picche (ma io me l'aspettavo dopo una cena dall'indiano che mi fatto letteralmente vedere i sorci verdi),
lo so che non ho il fisico da pin-up (e non ce l'ho mai avuto),
lo so che non sono bionda col naso all'insù e che non indosso i tacchi con questa nonchalance,
lo so che se me ne andassi davvero in giro per le strade gnuda e cruda le forze dell'ordine probabilmente non comprenderebbero il mio stato d'animo e opterebbero per l'arresto,
ma che volete che vi dica,
io in questi giorni mi sento così,
ed è un bel sentirsi!
lalla


"Pin up", china, matite colorate e acquerello su carta, 30x40c.

sabato 6 ottobre 2012

Enrico, come nel Rinascimento

Oggi sono rimbalzata alla mia seconda convocazione scolastica, quindi per adesso sono ancora ufficialmente disoccupata. Non me la prendo troppo, anzi sono già pronta a rimbalzare col sorriso anche alla mia prossima chiamata di lunedì. Intanto sto facendo carte false per cercare di tornare nelle mie due classi dell'anno scorso a Campi Bisenzio. Due giorni in sù e in giù in auto per fare 4 ore di lezione alla settimana, economicamente sarebbe un suicidio, ma so che, se potrò farlo, lo farò. Sento già i brividini per la schiena al pensiero di poter afferrare, per la prima volta, la continuità didattica...
e adesso smettiamola di gufarci e passiamo ad altro, ieri sera ho consegnato un ritratto su commissione (non vale la pena esaltarsi troppo dato che il committente era mia sorella!). Però un po' di merito me lo prendo, perchè era un ritratto particolarmente difficile: avrebbe dovuto unirsi a quello di Chiara del 2009 per crare un dittico e andava fatto in segreto (quindi senza poter far posare il soggetto). 
Ora, io di solito lavoro così: convinco la cavia a passare con me un'oretta, io e lei da sole, quasi sempre tra una chiacchera e l'altra la faccio denudare, la avvicino, le giro intorno, la guardo, scelgo pose e luci, la fotografo. E' qualcosa di molto intimo, fondamentale per permettermi di scoprire tutte le sue peculiarità, non solo fisiche, ma psicologiche. Dopodichè la mia documentazione fotografica è tanto ricca, personale e approfondita da permettermi di dipingere in santa pace.
Non potendo lavorare come al solito, ho provato a lavorare come facevano i pittori del Rinascimento: fare una sintesi ed idealizzare. Con Enrico è stato possibile perchè è una persona che conosco da dieci anni. Ho fatto un disegno preparatorio molto dettagliato creando dal niente una posa, un chiaroscuro e un'espressione, cercando con tutte le mie forze di distillare "Enrico" da quella misera documentazione di cui disponevo (fotacce col flash e il sorrisone scattate ai compleanni o al mare, col sole negli occhi e i contrasti cromatcici bruciati).
E' stato rischioso, è stato bello. 
Ciò che ne risulta è sicuramente meno aderente al vero di come sarebbe stato se avessi avuto una foto, ma è in fondo più sincero: è ciò che davvero penso di lui, come lo vede la mia testa e non come lo vedono i miei occhi (o peggio ancora l'obiettivo della mia Canon).
E messo accanto a Chiara a per mio funziona. 
Lei è una maestosa valchiria, piena di fuoco, lui un filosofo meditabondo, più silenzioso e mite, ma non meno forte, alla fine, dei due, è lei che guarda a lui.
lalla

 
"Chiara ed Enrico", olio su masonite