sabato 7 aprile 2018

c'è il sole: lasciatemi scrivere e dipingere nel mio giardino

Aspettavo con ansia che oggi arrivasse, da molti giorni. Sapevo di non avere i bimbi e mi ero ritagliata un sabato per fare le mie cose: scrivere e dipingere.
Ieri sono stata proprio brava: sono riuscita a non portarmi a casa la cartellina con le tavole degli studenti da correggere, così ho evitato di cadere in tentazione e ritrovarmi a lavorare come un mulo. Sono fiera di me: lalla-secchiona non mi freghi! Questo giorno me lo sono preparato bene bene: solo per me e i miei colori.

Ecco che però stamani si dissipa un po’ della mia contentezza e si palesa un problema: dopo tanta pioggia e freddo, finalmente arriva una giornata meteorologicamente perfetta. Cavolo, non ci voleva! Che peccato passarla al buio del mio studio…
E di conseguenza subito un altro problema: vorrei, come ogni giorno, salutare la mia mamma, ma sono un po’ combattuta se chiamarla o meno, so che con la scusa del bel tempo cercherà di smontare il mio entusiasmo pittorico ed attirarmi in campagna, verso l’erba, verso il sole, verso di lei. Avrebbe fatto un tentativo comunque (anche col gelo e la tempesta), ma sarebbe stato più facile resisterle.
Che faccio? Stacco il telefono e mi do alla macchia? La chiamo o non la chiamo?

“Buongiorno mamma, tutto bene? Hai visto che splendida giornata?” No, che scema: mi scavo la fossa con le mie mani! Cambiamo subito discorso: “la prossima settimana ci sono i bimbi, se il tempo è così bello andiamo al mare tutti insieme, ok?”
“OK, bla, bla, bla…”.
Tutto fila liscio, la incalzo con un nuovo argomento: ”Ieri sera ho pensato un po’ a organizzare il nostro viaggetto estivo e volevo aggiornarti… bla, bla, bla…”
“Sì va bene lalla, ma perché non vieni sù che stiamo insieme all’aria fresca e di tutte queste cose ne parliamo di persona?”
Eccoci all’acqua.
“Senti mamma, pensavo di no, ho un po’ di cose da fare…”
“Tipo?”.
“Tipo che per prima cosa devo lavare il letto di Matilde, ieri si è fatta la pipì addosso…” (Non è una scusa, è vero)
“Va bene, lavi, stendi i panni in giardino…” Bene, approva il mio impeto da brava massaia “… e poi fai un salto a San Giovenale, in un attimo arrivi!”
N.B. ci dividono almeno 45’ di auto e, con i lavori sull’A1 e il traffico dei vacanzieri, nel weekend almeno un’ora.
“Veramente non ci vuole “un attimo” e avrei anche altre cose da fare…”
“Cosa?” Adesso è lei che mi incalza (secondo me lo sa dove andiamo a parare).
Perciò, è inutile traccheggiare e glielo dico, con quel leggero senso di vergogna che purtroppo conosco bene (fin da quando ero bambina) e che credo, purtroppo, non mi abbandonerà mai: “…pensavo di dipingere un po’…”
“ma con questo sole! Ma no, via! Non starai certo chiusa al buio dello studio tutto il giorno da sola!”.
Il sole, credetemi, c’etra il giusto, le altre 99 volte c’è sempre e comunque qualcosa di più importante da fare che non sia dipingere o scrivere. Attività (la pittura e la scrittura) oltremodo meritevoli una volta che il quadro o lo scritto sono stati prodotti (la mia mamma apprezza tantissimo quello che faccio), ma che io dovrei svolgere velocemente e come per magia “in un altro momento”. Ora, io non ho mai capito quale fosse questo altro momento… di notte? In un’altra vita?
“lo so mamma, anche a me dispiace che proprio oggi sia una bella giornata, ma vorrei provare a dipingere comunque.”
“no, no, vieni a pranzo su!”
No, non è possibile, e che cavolo, è da due settimane che aspetto questo sabato.
“allora mamma, ora lavo, tendo e poi mi metto a dipingere, se mi prende bene, me ne sto a dipingere tutto il giorno e se sembra Ferragosto pace e bene. Altrimenti, se non mi prende bene,  ti richiamo prima di pranzo e faccio “un salto” in campagna, ok?”.
“Ok, allora richiamami!”
“Sì, no, vabbè, ciao”:

Non so più come argomentare e quasi le riattacco il telefono in faccia e mi dispiace, ma lei è troppo scaltra, lo percepisce quel malefico senso di colpa, parto svantaggiata.

Quindi lavo, stendo… e sposto tutto il mio materiale nel salone (così invece di sfruttare un giorno libero per “mettere a posto” da brava massaia, ho trovato il modo di incasinare tutta la casa). Però ne valeva la pena: che bella vista!
Mi metto a scrivere, eccomi, ci sono adesso, ho quasi finito.
Poi, finalmente, comincerò e dipingere.
Vedo il cielo, con quel suo meraviglioso colore (non esiste colore più bello!), vedo il sole che filtra tra le foglie smeraldine, vedo i fiori scintillanti, odo il canto degli uccelli, vedo le mie piccole tigri che inseguono farfalle e perfino un dinosauro che attraversa il prato perché sono (quasi) in giardino.

Tra poco, se tutto va nel verso giusto, smetterò di vedere le forme e i colori della natura fuori da questa porta e comincerò a vedere solo le mie forme, i miei colori, il mio giardino. A pensarci bene, tanto valeva non mettere a soqquadro mezza casa e rimanere al buio nello studio…
ma no, sono ottimista: va benissimo così!
Mi aspettano ore liete.


lalla

P.S. la mia mamma non fa apposta a farmi sentire in colpa (dipende da me se mi sento in colpa), lei non fa niente di sbagliato (e spero che non se la prenda se su questo post ho scherzato un po’). Per chi non dipinge, per chi non scrive, queste attività non hanno alcun senso, vengono percepite solo come perdite di tempo. Guardare un quadro o leggere uno scritto (se son venuti bene) può essere molto piacevole per chiunque, ma è il durante, il gesto creativo, lo svolgimento del tutto, che è incomprensibile. Perciò la mia mamma, ne sono sicura, è in buonafede e pensa davvero che oggi mi farà male starmene tutto il giorno per conto mio (e per di più al buio). Ma quante volte proprio lei mi ha raccontato: "sei stata la bambina più facile del mondo, eri sempre contenta e non avevi bisogno che nessuno ti tenesse, andavi in camera tua e ti tenevi da sola"?
Ebbene, stai tranquilla mamma, so ancora tenermi da sola!
Però c’è di più, pittura e scrittura non solo sono attività incomprensibili, sono pure peggio: sono attività che rubano attenzione, che portano la persona cara ad allontanarsi e a stare per conto suo. Insomma, la mia mamma sente solo quello che sentono tutti gli altri: quando scrivo, quando dipingo, mi dedico a qualcosa di strano che riguarda solo me, perciò lei si sente (giustamente) esclusa ed è un po’ gelosa. Solo un pochino, ma lo è.
Lo sono sempre stati tutti.
E io (mi dispiace per lei, per Elia, per Matilde… per tutti) dovrei imparare a fregarmene, sono troppo vecchia per dovermi sempre giustificare! Però (ognuno è fatto a suo modo) è più forte di me: mi dipiace prima di tutto perchè il sole mi garba parecchio e con la mia mamma ci sto benissimo (e anche con gli altri), poi mi sento in colpa perché hanno ragione: è vero che in questo momento non li considero manco di striscio (in questo momento non considererei neanche un attacco alieno). Sono concentrata solo su quello che sto facendo e il mio cervello non vedeva l’ora (mi droga di endorfine) e non vuole pensare a nient'altro.
Da sempre combatto con questa situazione e cerco di fare entrambe le cose: far contenti gli altri e far contenta lalla. E’ una tipa che scalpita (lalla) e pretende attenzioni (peggio della mia mamma, Elia e Matilde messi insieme), è una specie di tossicodipendente da endorfine e ogni tanto non solo chiede, ma esige di partire per il suo mondo. Sono obbligata ad ascoltarla.
E’ tutta la vita che ho bisogno di visitarlo (il mondo di lalla) e cerco di portare con me le persone che amo. Vorrei che potessero accompagnarmi mentre intraprendo i miei viaggi, per non farle sentire trascurate e abbandonate da me. Ma nessuno di loro ha mai trovato la strada. Allora, forse, devo arrendermi all’evidenza: è una strada solo mia. Gli altri troveranno la propria, verso un mondo diverso, che li faccia sentire a casa.
Arrendetevi anche voi, voi tutti che mi amate, per favore.
Lasciatemi partire in pace, il mio viaggio sarà più sereno. Ogni volta io tornerò. Se sarete curiosi, attraverso le mie parole e i miei colori, potrò raccontarmi dove sono stata.

P.P.S.S. Dato che invecchiando il tempo stringe, si dovrebbe smettere di combattere battaglie inutili (o almeno provarci) e tentare di migliorarsi (come il vino), no?
Perciò vorrei potervi dire di sentirmi fiera di me stessa anche per aver scritto nel modo giusto la parola "soqquadro", ma non posso, non è vero: il merito è solo del correttore di world. Perché in effetti (e anche a questo dovremmo arrenderci tutti) è impossibile eliminare i propri difetti. Si può imparare a ignorarli quando rompono, a (ri)conoscerli, ad accettarli, questo sì, e perfino ad affezionarci a loro perché infondo ci rendono umani. Ci fanno sentire quello che siamo. Accontentiamoci, anche in questo caso: va benissimo così!