Circa un mesetto fa mi sono imbattuta in questa paginetta a fumetti che avevo
realizzato e regalato al mio ex nel 1998, agli albori del nostro amore. La
paginetta voleva essere una parodia scherzosa del nostro rapporto, mi ero
impegnata molto nel realizzarla perché di solito non mi cimentavo nello stile
grottesco, quello è il suo campo, è un genio nel fumetto umoristico e su
questo non si discute (peccato che in Francia non se ne sia accorto nessuno),
io invece sono una disegnatrice realistica/accademica/pallosa. Scrivere la
sceneggiatura e i dialoghi invece mi era venuto naturale e mi aveva divertito tanto.
Ricordo che lui fece un mezzo sorriso e subito dopo un commento negativo sullo
stile, disse che il mio modo di disegnare era sempre “inquietante” (vedi le gocce
di sudore nella vignetta n° 5 o i peli nella n° 14). Anche a me, rileggendolo
adesso, è sembrato davvero molto (moltissimo) inquietante, ma nel contenuto. Sono
rimasta di ghiaccio: questa paginetta stilisticamente incerta è la sintesi perfetta
della nostra storia, altro che parodia. Io che faticavo come una bestia, che
correvo di continuo per moltiplicare magicamente le ore della giornata, studiavo
come una forsennata per superare esami all’università, esami alla Scuola di Specializzazione, preparare
lezioni, correggere compiti, vincere un concorso… per mandare avanti la
famiglia, organizzare feste, diversivi, viaggi, intrattenere i bambini e
coccolare lui… per essere sempre bella e pronta quando schioccava le dita, lui,
al contrario, che faceva la sua vita, con calma, che mi concedeva il suo tempo quando ne aveva voglia, senza
rinunciare a niente, che si prendeva i suoi spazi, per giocare a calcio, per
viaggiare ai festival, per avere le sue vie di fuga, da me, da noi. E il finale, perfetto. Ma non ci
sbagliamo: quella nella terzultima vignetta non voleva essere una metafora della donna sexy in contrapposizione
alla casalinga, è proprio una “donnina allegra” (come le chiamava bonariamente il mio babbo quando negli anni ‘90, passando in auto all’imbrunire, le vedevamo comparire
sul viale e non so perché le chiamasse così, forse perché non le aveva mai
conosciute da vicino e conservavano per lui una certa aurea di sogno, ma io le
guardavo in faccia e mi sembravano tutto fuorché allegre), la tipa in questione
era pure bruttina e un po’ sfatta, aveva il suo "ufficio” dietro lo studio di
illustrazione vicino al Comunale, se ne stava lì strizzata nel bustino e nelle
calze autoreggenti davanti all’uscio, ad adescare in pieno giorno, e il mio ex ogni
volta faceva commenti , allegri, appunto. Perciò non è vero che l’amore “rende
ciechi”, io ci vedevo benissimo anche 20 anni fa! Lalla, la piccola Cassandra
che non ha creduto neppure a se stessa.
Il problema dell’amore è intrinseco proprio nel motivo che ti far star bene: la
presenza in massa di serotonina all’interno del tuo corpo. E così, strafatta
fino alla punta dei capelli come ti ritrovi, ti senti euforica, ti senti
speciale, ti senti felice e vorresti continuare a sentirti così, perciò, per quanto intelligente
tu possa essere, sei spinta a sottovalutare drammaticamente i segnali.
Mi sono innamorata di lui proprio per quel suo umorismo così pungente e arguto, per come mi faceva ridere, mi prendeva in giro, credevo che fossero solo scherzi “perché in realtà mi ama, in realtà ha scelto me”. Adesso mi sono resa conto che non scherzava mai. Le sue non erano battute benevole, ma il suo modo per “smontare” chi aveva di fronte e ribadire la sua superiorità. Non erano mai rivolte verso se stesso. In breve tempo aveva individuato i miei punti deboli, le mie insicurezze, i miei complessi (dove non c’erano, li ha generati lui) e ha cominciato a martellare lì (in modo ironico e geniale). Così la prima volta ho riso, la seconda anche, poi, lentamente, e sempre sorridendo, ho cominciato a credergli. Ho creduto di avere un corpo tozzo e brutto dato che ogni volta che mettevo un abitino corto che lasciasse nude le gambe esordiva con “stasera tiro con l’arco, eh?” (in una scena di uno dei miei film preferiti, “Robin Hood” della Disney, il protagonista a un certo punto si traveste da cicogna, mi diceva sempre che quella ero proprio io, col busto corto e largo, due gambe lunghe e secche e un becco al posto del naso). Il mio naso… un becco, una pinna di squalo, un’arma pericolosa… il mio abbigliamento mai abbastanza femminile, mai all’altezza di qualche ragazza imbarazzante che incrociavamo per strada, sentirsi sempre paragonata a tutte le altre… i miei occhi all’ingiù (questa poi!)… il mio seno giunonico praticamente ignorato per due decenni “il seno grande è meglio vestito”…
e non era solo una questione fisica, intendiamoci, in ogni cosa che facevo non ero mai all’altezza del suo modello ideale. Perciò come insegnate di Storia dell’Arte ero approssimativa, “tu non conosci davvero affondo la materia, un vero insegnante scrive trattati, fa ricerche serie, come il nostro amico Giovanni, lui sì che è un insegnante serio, te sei una dilettante”. E come mamma, neanche lì andavo davvero bene perché ero troppo ansiosa, tradizionale, troppo presente e affettuosa, anche in questo venivo continuamente paragonata alle altre che erano sempre un passetto avanti e più moderne. Ero addirittura non correttamente alfabetizzata, perché "hai delle lacune che non riuscirai a superare mai a causa del tuo atteggiamento" (vedi le mia lieve dislessia)… ero troppo rumorosa e chiacchierona se eravamo in pubblico… ero troppo volgare se mi scappava una parolaccia… ma io andavo avanti, tra una corsa e l'altra non ho mai rinuciato ad essere me stessa e a coltivare le mie passioni, a quel punto però venivo quasi osteggiata (ma sempre con la giusta ironia): questo blog era "una roba da femmine" e la mia scrittura “di pancia, ma senza stile” “tu sei brava solo a scrivere i temi sul razzismo” (al liceo andavo molto bene in Italiano, ma secondo lui, “noi scrivevamo saggi storici e commenti letterari, a te facevano scrivere temi di attualità che non hanno alcun valore”). Ogni volta che dipingevo partivo bene, ma poi lui si faceva tutta una sua idea su come avrei dovuto finire il quadro, un suo progetto di perfezione, io ovviamente andavo per la mia strada e allora lo deludevo e diventava cattivo “non sei mai all’altezza in ogni parte del dipinto. Non mantieni abbastanza la concentrazione. Peccato, l’hai rovinato”.
Ma che pal*e! Ma come caz** ho fatto a sopportare uno str**zo presuntuoso pezzo di merd** così??? (scusate, ma se sono volgare, sono volgare).
Mi sono innamorata di lui proprio per quel suo umorismo così pungente e arguto, per come mi faceva ridere, mi prendeva in giro, credevo che fossero solo scherzi “perché in realtà mi ama, in realtà ha scelto me”. Adesso mi sono resa conto che non scherzava mai. Le sue non erano battute benevole, ma il suo modo per “smontare” chi aveva di fronte e ribadire la sua superiorità. Non erano mai rivolte verso se stesso. In breve tempo aveva individuato i miei punti deboli, le mie insicurezze, i miei complessi (dove non c’erano, li ha generati lui) e ha cominciato a martellare lì (in modo ironico e geniale). Così la prima volta ho riso, la seconda anche, poi, lentamente, e sempre sorridendo, ho cominciato a credergli. Ho creduto di avere un corpo tozzo e brutto dato che ogni volta che mettevo un abitino corto che lasciasse nude le gambe esordiva con “stasera tiro con l’arco, eh?” (in una scena di uno dei miei film preferiti, “Robin Hood” della Disney, il protagonista a un certo punto si traveste da cicogna, mi diceva sempre che quella ero proprio io, col busto corto e largo, due gambe lunghe e secche e un becco al posto del naso). Il mio naso… un becco, una pinna di squalo, un’arma pericolosa… il mio abbigliamento mai abbastanza femminile, mai all’altezza di qualche ragazza imbarazzante che incrociavamo per strada, sentirsi sempre paragonata a tutte le altre… i miei occhi all’ingiù (questa poi!)… il mio seno giunonico praticamente ignorato per due decenni “il seno grande è meglio vestito”…
e non era solo una questione fisica, intendiamoci, in ogni cosa che facevo non ero mai all’altezza del suo modello ideale. Perciò come insegnate di Storia dell’Arte ero approssimativa, “tu non conosci davvero affondo la materia, un vero insegnante scrive trattati, fa ricerche serie, come il nostro amico Giovanni, lui sì che è un insegnante serio, te sei una dilettante”. E come mamma, neanche lì andavo davvero bene perché ero troppo ansiosa, tradizionale, troppo presente e affettuosa, anche in questo venivo continuamente paragonata alle altre che erano sempre un passetto avanti e più moderne. Ero addirittura non correttamente alfabetizzata, perché "hai delle lacune che non riuscirai a superare mai a causa del tuo atteggiamento" (vedi le mia lieve dislessia)… ero troppo rumorosa e chiacchierona se eravamo in pubblico… ero troppo volgare se mi scappava una parolaccia… ma io andavo avanti, tra una corsa e l'altra non ho mai rinuciato ad essere me stessa e a coltivare le mie passioni, a quel punto però venivo quasi osteggiata (ma sempre con la giusta ironia): questo blog era "una roba da femmine" e la mia scrittura “di pancia, ma senza stile” “tu sei brava solo a scrivere i temi sul razzismo” (al liceo andavo molto bene in Italiano, ma secondo lui, “noi scrivevamo saggi storici e commenti letterari, a te facevano scrivere temi di attualità che non hanno alcun valore”). Ogni volta che dipingevo partivo bene, ma poi lui si faceva tutta una sua idea su come avrei dovuto finire il quadro, un suo progetto di perfezione, io ovviamente andavo per la mia strada e allora lo deludevo e diventava cattivo “non sei mai all’altezza in ogni parte del dipinto. Non mantieni abbastanza la concentrazione. Peccato, l’hai rovinato”.
Ma che pal*e! Ma come caz** ho fatto a sopportare uno str**zo presuntuoso pezzo di merd** così??? (scusate, ma se sono volgare, sono volgare).
Ve l’ho detto: è colpa della
serotonina che, bugiarda come una ladra, ripetendomi per 20 anni "sono
solo scherzi perché in realtà ti ama, in realtà ha scelto te”, mi ha rubato mezza vita. Per fortuna adesso la serotonina si è dissipata, ma la
sua stronzaggine no.
Lui continua ad essere se stesso (non è che l’alzata d’ingegno che ha avuto l’ha reso una persona migliore, anzi), continua a tentare di smontarmi nascondendo nei suoi discorsi da S.Paolo folgorato sulla via di Damasco i soliti messaggi denigratori “l’amore vince su tutto, sei tu che non lo capisci e fai soffrire i nostri figli” (traduzione: la colpa se soffrono è tua che non accetti la famiglia allargata) “I figli stanno male a stare lontani da te perché avete un legame troppo forte, è un bene che si distacchino da te, li farà crescere” (traduzione: sei sempre la solita cattiva madre) “è colpa tua se le persone danno il loro peggio con te, devi curarti e scoprire e accettare la tua zona d’ombra” (traduzione: dovrei accettare la sua) “tu non puoi comprendere il percorso di individuazione di Jung che ho avuto perché non sai niente di psicologia e non hai mai letto un libro in vita tua almeno che non dovessi farci un esame, studia prima di parlare con me” (non credo che qui ci sia bisogno di tradurre). Sapete perché insiste? Perché ancora una volta mi rifiuto di aderire alla sua idea su come dovrebbe finire questa storia, al suo progetto di perfezione, me ne vado per la mia strada e allora, come sempre, lo deludo e diventa cattivo.
Però, mi dispiace per il mio caro ex, non funziona più, grazie all’enorme vaso di Pandora che questo 2016 ha scoperchiato per me, è stata spazzata via in un soffio tutta la serotonina dal mio corpo ed io posso essere me stessa con orgoglio e imparare a sbattermene altamente il caz** dei suoi giochini! E se io rimango Robin Hood alla gara di tiro con l'arco, lui si é trasformato in Giovanni senza terra, vanitoso, invidioso, che brama la corona e finisce per succhiarsi il ditone rimpiangendo la mamma... evviva il Re fasullo d'Inghilterra!
Un po’ mi preoccupa, devo ammetterlo, pensare che quando scoperchi il vaso di Pandora lo schifo esce a raffica e non si ferma più… ci vorrà ancora parecchia pazienza, anche il 2017 non sarà una passeggiata.
Ma non importa, forza e avanti lalla, a testa alta.
Addio 2016 e grazie, non ti dimenticherò mai.
Lui continua ad essere se stesso (non è che l’alzata d’ingegno che ha avuto l’ha reso una persona migliore, anzi), continua a tentare di smontarmi nascondendo nei suoi discorsi da S.Paolo folgorato sulla via di Damasco i soliti messaggi denigratori “l’amore vince su tutto, sei tu che non lo capisci e fai soffrire i nostri figli” (traduzione: la colpa se soffrono è tua che non accetti la famiglia allargata) “I figli stanno male a stare lontani da te perché avete un legame troppo forte, è un bene che si distacchino da te, li farà crescere” (traduzione: sei sempre la solita cattiva madre) “è colpa tua se le persone danno il loro peggio con te, devi curarti e scoprire e accettare la tua zona d’ombra” (traduzione: dovrei accettare la sua) “tu non puoi comprendere il percorso di individuazione di Jung che ho avuto perché non sai niente di psicologia e non hai mai letto un libro in vita tua almeno che non dovessi farci un esame, studia prima di parlare con me” (non credo che qui ci sia bisogno di tradurre). Sapete perché insiste? Perché ancora una volta mi rifiuto di aderire alla sua idea su come dovrebbe finire questa storia, al suo progetto di perfezione, me ne vado per la mia strada e allora, come sempre, lo deludo e diventa cattivo.
Però, mi dispiace per il mio caro ex, non funziona più, grazie all’enorme vaso di Pandora che questo 2016 ha scoperchiato per me, è stata spazzata via in un soffio tutta la serotonina dal mio corpo ed io posso essere me stessa con orgoglio e imparare a sbattermene altamente il caz** dei suoi giochini! E se io rimango Robin Hood alla gara di tiro con l'arco, lui si é trasformato in Giovanni senza terra, vanitoso, invidioso, che brama la corona e finisce per succhiarsi il ditone rimpiangendo la mamma... evviva il Re fasullo d'Inghilterra!
Un po’ mi preoccupa, devo ammetterlo, pensare che quando scoperchi il vaso di Pandora lo schifo esce a raffica e non si ferma più… ci vorrà ancora parecchia pazienza, anche il 2017 non sarà una passeggiata.
Ma non importa, forza e avanti lalla, a testa alta.
Addio 2016 e grazie, non ti dimenticherò mai.
Lalla
P.S. tutte le cose su cui mi ha preso in giro
sono vere. E’ sempre stato molto acuto e intelligente, molto oggettivo. Il
punto è proprio questo: chi ama non può essere oggettivo. Chi ama desidera far stare bene l’altro, incoraggiarlo. Se davvero ama, non dovrebbe cercare di
dominare, di manipolare, di cambiare l’altra persona per farla aderire al
proprio disegno, dovrebbe lasciarla libera di essere se stessa, con i suoi
difetti, ed amarla lo stesso, come ho fatto io.
P.P.S.S. Ma che cavolo sto dicendo? Oggettivo un caz**! Avrò pure un corpo tozzo, ma ho una bocca da favola, poppe fantastiche e due gambe da urlo, altro che tiro con l’arco, come diceva il mio babbo ogni volta che indossavo un gonna “Lalla, hai due gambe da fare invidia a Angie Dickinson!” poi guardava la mamma e compiaciuto aggiungeva, tutte le volte, ma come se questa informazione la conoscesse solo lui e giungesse nuova a noi altre “la chiamavano “le gambe”. Anche lui ti sei portato via 2016, ma era giunta la sua ora e neanche per questo ti porto rancore.
P.P.S.S. Ma che cavolo sto dicendo? Oggettivo un caz**! Avrò pure un corpo tozzo, ma ho una bocca da favola, poppe fantastiche e due gambe da urlo, altro che tiro con l’arco, come diceva il mio babbo ogni volta che indossavo un gonna “Lalla, hai due gambe da fare invidia a Angie Dickinson!” poi guardava la mamma e compiaciuto aggiungeva, tutte le volte, ma come se questa informazione la conoscesse solo lui e giungesse nuova a noi altre “la chiamavano “le gambe”. Anche lui ti sei portato via 2016, ma era giunta la sua ora e neanche per questo ti porto rancore.