Siccome c’ho spesso troppe cose da fare e troppissime cose che
mi frullano in testa, tempo e voglia per mettermi ai fornelli: poca. Lo faccio
il minimo indispensabile e almeno una volta al mese ordino il cinese. Fatica
zero, figlioli felici come pasque e io pure.
A dicembre ci è capitato di ricevere in omaggio i biscottini della fortuna. Non
ne aprivo uno dal 30 dicembre 2016 e ci avevo trovato scritto: “this is going
to be a turbolent year”… maledetti dolcetti , fortuna una cippa!
Comunque, credevo fosse una pratica estinta (e pensavo a causa delle
rimostranze di certi clienti), ma invece no, evidentemente sono temerari questi
asiatici.
Sapete che cosa ho trovato scritto stavolta nel mio biscottino?
“You’ll make it!”
Col punto esclamativo, eh!
Antichi risentimenti cancellati in un attimo. E non è che ne ho sgranocchiati
venti per trovarlo, c’avevo questo e rizzati. A Tinne è toccato uno tristissimo
sull’andamento delle proprie finanze, per dire.
E a gennaio? Ne ho aperto un altro: “Respect! You show courage.”
E ai miei figli sempre roba banalotta e tristanzuola.
Ho preso i magici fogliettini motivazionali e li ho appiccicati sullo schermo
del PC così da poterli venerare a dovere. Ormai li amo questi cinesi veggenti della
rosticceria. E cucinano pure da Dio!
Ho finito il mio libro, l’ho fatto.
E, alla faccia di coloro che potranno pensare che sia troppo leggerino o più
semplicemente una emerita schifezza, intendo pubblicarlo. Coraggio.
Questa consapevolezza mi dà alla testa, mi fa sentire tutta friccicarella. E
magari è solo il canto del cigno e tra un pochino si verificherà la catastrofe,
ma speriamo di no! E poi anche se fosse, ma mettiamoci un bel
chissenefrega. Mi sono divertita tanto a scriverlo, è questo che conta.
Le mie sante nipoti mi hanno aiutato nell’editing e adesso la mia storia
d’amore è (abbastanza) pronta per uscire da questo computer.
Condurlo fuori nel modo giusto non sarebbe propriamente un gioco da ragazzi(e).
Dovrei iscriverlo a concorsi letterari, inviarlo e aspettare almeno un anno la
risposta di una casa editrice che si rispetti… ci vorrebbero molta strategia e
pazienza, doti che io non possiedo.
E sicché mi sto già organizzando per fare tutto
da sola. In fondo fare è più divertente che delegare, no?
Ammetto con serenità di essere una maniaca del controllo. Ci tengo che per lo
meno sia tutto schifo del mio sacco… o fragrante farina.
Mi tocca specificare che è un libro dai 18 in su (non volendo farmi mancare
nulla, c’ho infilato pure le parolacce), ma il reale bacino di possibili
lettrici penso possa comprendere tutte le ragazze dai 16 ai 76 anni che
gradiscano svagarsi con un rosa.
E mica sono poche ‘ste tipe, ce ne sarà almeno una decina tra loro a cui
piacerà?
Vedremo. O meglio: leggerete, se vi va.
lalla
P.S. Eccomi alla ricerca di ennesimi refusi sulla prova di auto-pubblicazione di Blu Maria con
Amazon KDP arrivata ieri sera fresca fresca. Con gli occhiali, sì, perché è inutile negarlo: ormai sono presbite (dal greco, vecchia). Ma chi se ne frega, anzi, ma meno male: mica me li concedevo tuti questi divertimenti da giovane! Vi giuro che tenere tra le mie mani
per la prima volta il libro vero e proprio, fatto di carta e non di pixel, è
stata un’emozione da capogiro! Poi mi sono accorta di tutte le beghe sul colore
delle illustrazioni e sull’impaginazione… è tutto da aggiustare, mannaggia. Ma d’altronde
le prove si fanno per questo, no?