Sarebbe
bello poter dire: “durante l’autunno e l’inverno sono ingrassata”.
Così, come facesse parte di un ciclo naturale, tipo le bestie che accumulano
prima del letargo, una sorta di dato di fatto, ma al passato.
E invece no, la verità è che lo sto facendo tutt’ora. E non so bene come
uscirne.
Mi tirano tutti i vestiti sulla pancia! Il fatto è che accumulo solo sopra (e per
sopra non intendo le tette, quelle ci sono comunque, purtroppo intendo pancia, braccia
e doppio mento). Avete presente la famosa siluette “a mela”? Nel mio caso è
sempre stata più “a lattina di Coca Cola con le poppe”… però maschio… ho la
ciambella sopra i pantaloni, ma che brutta!
Dio, quanto invidio le donne “a pera” e la loro cellulitica femminilità!
Il problema lo conosco molto bene: la mia è fame nervosa.
E ne basta pure poca (visto il mio metabolismo), quindi non aspettatevi grandi
abbuffate (ma magari, della serie: ingrasso, ma almeno mi sfondo di leccornie!).
No, il mio fegato non le reggerebbe, ormai da un decennio seguo un regime
alimentare appropriato a base soprattutto di frutta, carne magra e verdure, condite
con olio a crudo.
Però, da ottobre, mi sono concessa di reinserire un po’ di carboidrati (che di
solito rifuggo) e poi, soprattutto, indugio nei dolciumi al cacao (di cui,
ammettiamolo, sono diventata dipendente).
Non va bene per niente.
Ultimamente, mi sono perfino concessa un’Icnusa non filtrata a settimana.
Il fegato, ne sono certa, non ha gradito: “per me solo acqua, orzo e tisane al
finocchio, prego”.
Ma sapeste invece quanto garba a tutto il resto del mio corpo! E come riesce a
farmi staccare il cervello alla fine di una giornata scolastica estenuante e interminabile,
dodici ore connessa su Whatsap e Teams. L’intero popolo della scuola è al
capolinea, sappiatelo, sia professori che studenti, siamo tutti alla canna del
gas (io, al collo di bottiglia, evidentemente).
I disturbi psicologici e alimentari non ce li ho solo io, purtroppo.
Le mie sono bazzecole in confronto alle crisi attraversate dalle mie
studentesse e dai miei studenti.
Ma torniamo a me e a problemi meno gravi. In questi mesi ho sbocconcellato
impunemente tavolette di cacao all’arancia, oppure mangiato una pizza e bevuto
una birra (entrambe proibite), guardando bei filmoni in pieno degrado e relax (pigiamata
e plaiddata) sul divano. Da sola, per due motivi: 1. mi vergogno a farlo in
compagnia. 2. la compagnia non esiste.
Non sono mica scema: lo capisco benissimo che sono azioni consolatorie, coccole
alternative (infatti lo faccio quando non ho i figli con me). E so che non è
una cosa sana.
Che si tratta di una ricerca di sollievo e piacere immediato (che funziona pure,
ma che a lungo andare mi sta condannando ad assumere la forma di un insaccato).
Di cosa mi devo consolare?
Volete saperlo davvero? Di due cose soprattutto:
1) Del clima opprimente che la pandemia ha imposto nelle scuole. Ha distrutto tanta
della bellezza dell’insegnamento e ha reso il mio lavoro terribilmente frustrante.
2) Del fatto che sono delusa che quel merdoso del genio della lampada non abbia
esaudito il mio desiderio: non ho trovato un editore, sono sconosciuta al
popolo del mondo e nessuna amante del rosa leggerà mai il mio libro!
Poi c’è una certa solitudine esistenziale di fondo, che mi accompagna da tutta
la vita (come il desiderio di sfogarla sul cibo).
E ora, anche una nuova guerra. Da sommarsi a tutte quelle che già c’erano.
Infine, devo ammettere una certa ciclicità, ogni tre anni circa mi lascio
andare a una leggera, ma progressiva, trasgressione alle mie regole alimentari.
E boom: gonfio come un pallone!
Dopo, mi scatta qualcosa nel cervello. Una sorta di schifo per me stessa, uno
scatto d’orgoglio, che mi porta di nuovo a auto-contenermi nella mia dieta perenne:
niente grassi saturi, niente carboidrati, niente alcolici.
Divento isterica, questo è vero, però dimagrisco.
Per perdere i 6kg accumulati negli ultimi 6 mesi, mi ce ne vorrebbero almeno
altrettanti di semi-digiuno e, una volta persi, la gioiosa condanna al solito regime
di privazioni. Che fatica…
Come faccio ad uscirne? Dove la trovo la forza di impormi di nuovo la
disciplina ferrea di cui il mio corpo necessita? E quando mi scatta l’auto-schifo
stavolta? Mi sto avvicinando al temibile punto di non ritorno… aiutatemi!
Ovviamente, per pandemia e guerra, non potete nulla, ma ci sono altri tentativi
di intervento possibili:
1) Sei un’amica?
- Leggi il mio libro, recensiscilo e consiglialo a tutto l’universo femminile!
- Invitami a uscire, ci vediamo un film al cinema e poi ci beviamo una birra
insieme (linea a parte, è comunque molto più sano che farlo da sola sul divano).
2a) Sei un amico?
- Leggi il mio libro (o regalalo alla tua lei), recensiscilo e consiglialo a tutto
l’universo femminile!
2b) Sei un amico single e belloccio?
- Invitami a cena (evento mai successo in vita mia), per una volta mi metterei
in tiro (rotolini permettendo) e ingrasserei a sbafo.
Che dite? Alla veneranda età di 46 anni, farei meglio a godermi la vita senza
rimorsi, arrendermi ad un certo sovrappeso e ricomprarmi il guardaroba?
Uffa… ma io odio fare shopping!