Ho affrontato con curiosità la lettura, presto riscaldata da fugaci sorrisi o sommersa da profonda commozione.
Leggevo quelle pagine, infarcite di piccoli errori di battitura, e nella mia mente riuscivo quasi a vedere il gesticolare delle sue grandi mani e a sentire il suono della sua voce profonda e colorita.
E mi sono sentita simile a lui, io che non gli somiglio quasi per niente, ma in questo si.
Nessuno dei due è un bravo scrittore, ma va detto: conosciamo l'arte del racconto.
Su questa dote ho fondato tutti i miei rapporti interpersonali.
Il mio lavoro a scuola è solo questo: catturare l'attenzione dei ragazzi raccontando delle storie.
Purtroppo mi rendo conto che non riesco ad essere distaccata, non vorrei, ma ogni volta finisco per raccontare sempre me stessa. E non importa se quella che espongo è la storia di Gauguin o quella di Paolo Uccello... alla fine, è sempre la mia storia.
E nella pittura è lo stesso: in un ritratto vorrei catturare l'anima di chi ho davanti, ma mi ci cascano dentro anche il mio stato d'animo e le sensazioni che provo mentre lo faccio.
Questo blog è soltanto uno dei tanti modi che ho trovato per sfogare la mia voglia di raccontare e raccontarmi.
E non è tutto, non mi basta mai: la verità è che racconto la mia vita a tutti, ogni giorno.
Al panettiere che vorrebbe pensare solo a calcolare il resto, ai colleghi che vanno di fretta, al fattorino Ups che di me non gliene frega proprio niente... per tutti ho in serbo un commento confidenziale o una battuta.
Racconto per l'esigenza di condividere, per la soddisfazione di rapire e toccare l'animo altrui... o anche solo per il gusto di strappare un sorriso.
Nell'arte del racconto non sono essenziali attentidibilità e precisione.
Per questo esagero, smusso, condisco ed elaboro in modo che ogni insipido fatto diventi un aneddoto gustoso. Theo dice che non mi chiamerebbe mai a testimoniare ad un processo ed ha ragione, ma non lo faccio con premeditazione, la mia non è "voglia di mentire", ma di affascinare.
Non sono mai stata una bugiarda, sono estremamente sincera nel raccontare ciò che sento, la "mia verità", che non corrisponde sempre e comunque a quella del resto del mondo.
Ed è con questo spirito che sto affrontando anche il fumetto di Emma.
Mi pizzica dentro un'urgenza folle di riuscire a raccontare questa storia ed è quasi una tortura sapere che mi ci vorranno anni...
un'altra cosa che spero di aver ereditato dal mio babbo è la capacità di finire le cose che inizio.
lalla

P.S. Dopo il breve incontro con Modigliani, Emma ha abbandonato molte insicurezze e rigidità, è diventata emancipata e libera. In queste scene partecipa ad un ballo e conosce il signorino Di Stefano, ebreo italo-americano, impacciato ed ingenuo. Grazie alla sua nuova consapevolezza, ad Emma non sfuggono gli occhi buoni e sinceri di lui e per la prima volta si diverte a condurre le danze...