Sono una persona fondamentalmente atea e scientifica, razionale
e tranquilla, so bene la realtà qual è, eppure, di quando in quando, mi concedo
di giocare, mi concedo di viaggiare.
Ho iniziato quando ero bambina. Ogni tanto avevo bisogno di liberarmi di tutto il peso della vita reale e di
galleggiare in una dimensione magica e parallela, immaginare piccole fate tra i
fiori o sirene fluttuanti tra le onde, parlare agli oggetti, al vento e al mare,
indovinare i segreti e i pensieri altrui. Questo, inevitabilmente, mi ha reso
una bambina strana. Ho passato l’infanzia da sola, incompresa dalla mia maestra
e probabilmente anche da tutti gli altri. E vabbè, tutto non si può avere.
Adoro la matematica e l’astrazione, un altro gioco che mi sono sempre concessa
è contare tutto, far caso alle date, concentrarmi sui numeri ricorrenti,
geometrizzare la realtà, cercare le simmetrie e i ritmi segreti del tempo. So benissimo che è tutto casuale, che non
esistono una Cabala suprema, un Disegno divino o un Fato già scritto. E’ solo
un gioco, nulla di più.
Quando ero ragazza, ad esempio, mi ero fissata col 12, “mi succede tutto col
12!”. Il meccanismo era semplice: ignoravo tutti gli altri numeri e ponevo
l’attenzione solo su ciò che aveva a che fare col 12 che così sembrava,
magicamente, ricorrere sempre.
Poi ho conosciuto Lui e il 12 è andato un po’ in secondo piano, non so perché
ma mi ci siamo stabilizzati oltre la ventina. Un professore (piuttosto
maniaco) gli disse di fare attenzione a me, che avevo il naso strano e che
probabilmente ero una specie di seducente streghetta.
Un milione di anni fa, sotto un meraviglioso albero di Natale
a Piazzale Michelangelo, gli ho regalato il mio primo bacio e una silenziosa promessa
di amore eterno. Mi sembrava così speciale e pieno di talento. Pensavo di aver incontrato finalmente qualcuno a cui piacessi
davvero (così stramba com’ero), qualcuno a cui aprire le porte del mio mondo
segreto senza paura di essere giudicata, qualcuno su cui avrei potuto
contare sempre.
Il 29 giugno 2002, 6 anni dopo, sotto il meraviglioso moro del nostro giardino,
ho ripetuto quella promessa davanti a tante persone care. L'indomani apparentemente siamo
partiti in treno per Roma, in hotel ci hanno dato la camera n° 12, in verità
siamo partiti per il mio mondo incantato. L’ho accompagnato in una realtà
parallela fatta di dolcezza, serenità, fiducia e amore. E' stato meraviglioso per entrambi.
La prima desideratissima gravidanza è stata difficilissima, ma tra di noi c’era una
grande sintonia.
Il 28 luglio 2005, io ed Elia abbiamo lottato insieme (e l’uno contro l’altra)
per la vita o per la morte. Per 12 lunghissime ore, poi alla fine, il 29 luglio, il mio
piccolo Re dei Sugolini è finalmente nato e io sono quasi morta. Lui era così
felice di avere un figlio che non si è accorto di niente, è uscito a
complimentarsi con i parenti e non ha capito che me ne stavo andando. Comunque
io sono una pellaccia, sono solo quasi morta, non del tutto, perciò va bene
così.
Crescere insieme Elia è stato stupendo, siamo partiti tutti per
l’Isola dei Sugolini.
Però, dopo qualche anno, Lui ha cominciato a diventare un
po’ insofferente a tutto ciò che non gli sembrava “perfetto”. E qui bisogna
capire che valore dare alla parola “perfetto”. Innanzitutto diciamo che la
perfezione non esiste e meno male se la si intende come un monotono modello
ideale, il clone inutile di un pensiero comune. Io sono di certo più strana che
perfetta, ci vuole poco a rendersene conto e Lui cominciò a farlo. Elia è uno
spettacolo, ma anche lui ha le sue stranezze e molto spesso ha bisogno di
liberare il suo pensiero parallelo. Quindi è speciale, meglio che perfetto, no?… ma
certamente non sempre di facile lettura, non per tutti gli altri. Ad esempio per
le maestre della materna non risultava abbastanza “standardizzato”… ok, non
vogliamo certo che diventi un po’ disadattato come la madre, diamogli una mano
a standardizzarsi (a travestirsi da persona comune) per facilitargli la vita e
i rapporti sociali, certamente, sono d’accordo, ma poi, alla fin fine chissenefrega
delle maestre della materna che avevano da ridire se colorava gli alberi di
grigio invece che di marrone, no? No? Ecco, invece a Lui fregava. Comunque, per il resto, tutto
bene.
4 anni dopo ero di nuovo incinta. Al quinto mese qualcosa cominciò ad andare
storto, la piccola aveva dei problemi al cervello, all’inizio la diagnosi non era chiara (caliamo un velo pietoso sugli obiettori di coscienza). comunque io volli
aspettare per capire. Credevo che Lui mi stesse accanto e che come me volesse capire,
ma iniziai a rendermi conto che stava combattendo una battaglia diversa: voleva
solo dimostrare a tutti i costi che i dottori si erano sbagliati e che la bambina “era
perfetta”. Un mese di analisi, poi la situazione precipitò e io che, ve l’ho già
detto, sono una persona razionale e che sa bene la realtà qual è, decisi. Comunque
a quel punto anche Lui era d’accordo. Quando i dottori in Francia fissarono
l’inizio del processo di ITG (interruzione terapeutica di gravidanza) per il 28
luglio, sbiancai. L’equipe parlava solo francese, io non parlo una parola di
francese, Lui parla francese, ma quando è arrivato il momento di spingere, è
uscito, mi ha lasciata sola a partorire quel piccolo cadavere.
Così, il 29 luglio 2009, quattro anni dopo aver messo al mondo il mio piccolo Re, ho di nuovo fatto quello che
dovevo, ma stavolta da sola.
Ero delusa, ma ho pensato solo “non l’ha fatto apposta, comunque è finita,
perciò va bene così”.
Cosa succede nella testa di una madre che ha spettato 6 mesi una figlia che non
conoscerà mai? Niente di così insopportabile in verità, purché questa madre
riesca a rendersi conto che siamo animali e che questo può succedere, che la
natura fa delle prove a caso e non sempre il risultato va nella direzione che vorremmo e che
per fortuna la scienza può aiutarci ad aggiustare il tiro. Non succede molto,
davvero, ma continua ad aspettare, questo sì. Negli anni seguenti ho desiderato
tanto un altro figlio che mi aiutasse a terminare quella gravidanza iniziata e
mai conclusa. Solo adesso me ne rendo conto: può succedere molto di peggio
nella testa di un padre che ha spettato 6 mesi una figlia che non conoscerà
mai. Stava di nuovo combattendo una battaglia diversa dalla mia: voleva
dimostrare a tutti i costi (e a tutti gli altri?) che “eravamo perfetti” e che Lui
poteva avere un altro figlio sano. Sentivo che ne aveva tanto bisogno, lo amavo
e anche io volevo un altro figlio perciò abbiamo tentato molte volte. Ogni
volta che iniziava e poi andava male era sempre peggio per me, sempre meno
grave per Lui che stava prendendo le distanze. Al quarto aborto spontaneo ho deciso
che non ne valeva più la pena. Avevamo già qualcosa che era “più che perfetto”:
avevamo noi due e avevamo Elia, nessuno al mondo era fortunato quanto noi! Ho
detto “basta, godiamoci questa vita”.
Ed è successa una cosa strana, non so se in modo completamente razionale o
meno, non credo, ma ad un certo punto Lui ha fatto di testa sua.
Col senno di poi, mi rendo conto che il suo amore per me (ammesso che sia stato
mai capace di provarne) è finito quel giorno. La questione non è se sia stato
un atto più o meno volontario o inconsapevole, la questione è che (dopo tanti
anni di tentativi inutili) quell’unica volta che ha agito da solo ha avuto
successo. Questo lo ha fatto sentire di nuovo “perfetto” e potente e lo ha
distaccato per sempre da me (che mi ero tirata indietro e quindi ai suoi occhi avevo
fallito). Da quel momento ha smesso di considerarmi una persona con dei
sentimenti, mi ha usato e basta.
Fisicamente la gravidanza di Matilde è stata altrettanto difficile di quella di
Elia, evidentemente non sono una brava gestante (c’è chi è portata e chi no),
ma alla fine tiro fuori dei bei capolavori! Dal punto di vista psicologico è
stata peggio perché Lui aveva già ottenuto tutto quello pensava di poter
ottenere da me e stava spostando tutto il suo interesse su se stesso e sul suo
nuovo potere.
Il 29 aprile 2014 mi si sono rotte le acque, di mattina, al supermercato, ero
positiva al tampone per lo streptococco perciò siamo corsi subito all’ospedale,
mi hanno rimandato indietro “lei si è sbagliata: non si sono rotte le acque”. Col
cavolo, hanno sbagliato loro a fare la diagnosi, Matilde ha maturato
un’infezione pazzesca, la sera ho puntato i piedi e sono voluta tornare
all’ospedale, induzione d’urgenza, la mia piccola Fata è nata nella notte, quasi morta, ma solo quasi, non del tutto, perché è una pellaccia come la
sua mamma. Col cazzo che va bene così, comunque anche questa era fatta.
A questo punto Lui è crollato, ha avuto una specie di “depressione post-parto”,
oggi mi viene di pensare che gli sia venuta perché si vergognava di come si era
comportato con me e di come sentiva di volersi comportare in futuro, forse già sentiva
di non provare più niente e questo lo spaventava, non me lo diceva, anzi mi
rassicurava che Noi (io, Elia e Matilde) eravamo tutta la sua vita, sembrava disperato ma di
nuovo empatico e dolcissimo… io gli credevo, gli sono rimasta sempre
accanto, ho fatto tutto quello che potevo per cercare di farlo tornare da Noi
(io, Elia e Matilde) che invece eravamo tanto felici. Ed è incredibile il modo
in cui riuscissi a vivere spaccata in due (angosciatissima per Lui, felicissima
per Loro), ma lo facevo. Io me la sono proprio goduta questa bimba, come il mio
bimbo, Loro sono la dimostrazione che la vita ti sorprende sì con delle grandi
sfighe, ma ogni tanto ci mette una botta di culo inimmaginabile e quello è il
momento di essere grata e felice perché non esserlo sarebbe proprio un delitto.
Quando la depressione gli è passata anche Lui mi è sembrato di nuovo felice,
non proprio uno splendore, ma comunque ho smesso di chiedermi ogni minuto del
mio tempo: “Sarà soddisfatto? E’ tutto abbastanza perfetto?”. Diciamo che,
vista la situazione, mi sembravano domande retoriche. Mi sono un po’ rilassata,
può succedere, ok?
Il 28 gennaio 2016 abbiamo fatto le valige uno accanto all’altra, mi ricordo
che cercavo in Lui una consolazione: sapevo di partire per andare al capezzale
di mio padre (non sapevo che lui sapeva di partire per andare ad imbrodarsi di successo ed iniziare una tresca con un’altra donna). E’ stato il mio
primo grande lutto, mi aspettavo un aiuto da Lui, un appoggio, invece sono seguiti due
mesi di totale assenza e freddezza e quindi svariate proteste e domande
da parte mia, sempre senza risposta. Non riuscivo a capire perché ce l'avesse con me.
Il 28 marzo, a cena, a 2 metri da Elia, con un bel sorrisetto compiaciuto, mi ha
comunicato ”mi sento benissimo, ho finalmente capito che per raggiungere
l’equilibrio devo allontanarmi da te.”
Gli ho quasi sputato la minestra in faccia, credevo stesse scherzando “mi stai
lasciando?”
“Che vuoi che sia? Possiamo tranquillamente rimanere a vivere insieme e crescere
i bimbi, ma i nostri percorsi devono separarsi”. Discorsi senza senso.
“Ma che stai dicendo?... c’è un’altra donna? Per questo da due mesi sei tutto
da un’altra parte?”
“Assolutamente no! Vedi che non sei in grado di capire?! Tu devi curarti e solo
dopo capirai!”.
Ero talmente sotto shock che gli permisi persino di coricarsi nel letto accanto
a me e Matilde, credevo sinceramente che stesse sparlando, non poteva essere vero!
Il 29 mattina, una volta rimasti soli ha confessato che aveva incontrato
un’altra, la sua vera anima gemella, la donna che finalmente lo aveva portato
all’equilibrio e alla perfezione “tu lalla non arriveresti ai nostri livelli
neanche con 5-6 anni di analisi”. Che delusione, che squallore e che idiozie…
ma incominciavo a intravedere il senso. Che stupida! Altro che aver trovato una
persona speciale con cui condividere il mio mondo e su cui poter contare
sempre!
Ho chiesto chi fosse l’eletta (la curiosità è donna) e quando era cominciata questa storia,
poi ho aggiunto: “Quanto sei banale” e “esci da questa casa”. E
dal mio mondo di meraviglie, per sempre.
Non era questo che volevo, proprio per niente, e fino a quel momento di
rivelazione l’ho amato e ho fatto di tutto per scusarlo. Cosa succede nella
testa di una donna che scopre di aver creduto a una falsità per quasi
vent’anni? Cosa succede nella testa di una donna che scopre di aver donato
tutta se stessa e i suoi figli alla persona sbagliata? Praticamente tutto. Prova
il dolore più grande della sua vita, una roba da creparci, ve lo giuro, e solo
perché sono davvero una pellaccia non è successo. Ho subito un trauma da cui
non penso che mi riprenderò mai. Cioè: sono di nuovo felice, ma non mi fido più, non c'è verso e questa
non è una cosa bella. E vabbè, tutto non si può avere.
Ho sempre me stessa e i miei due bambini meravigliosi, perciò me la faccio
andare bene così.
E nonostante tutto, ogni tanto, mi concedo ancora di lasciare questa terra. Mi
aiuta la mia mente che non si ferma mai, mi aiutano tutti i miei sensi
altrettanto instancabili, mi aiutano le mie mani, sporche di terra o
di colori.
Pochi giorni fa il mio avvocato mi ha comunicato che ormai la separazione è
ufficiale “dopo la firma è arrivato il nullaosta, a fine
luglio il divorzio”.
“Di preciso quando?”
“La legislazione è nuova… un giorno che cada dopo il 26 luglio… per sicurezza diciamo il
30”.
Ok, non il 29, non può succedere tutto il 29 luglio, giusto? O forse sì?
lalla
P.S. Siete curiosi di sapere che fine ha fatto quella che
insieme erano arrivati a dei livelli che io manco con 5-6 anni di analisi? Dopo
2 mesi in città ha fatto le valige, arrivederci e grazie!
Sì, lo so: non è elegante gioire delle disgrazie altrui, né tanto incantato
portare rancore. Inoltre, per il bene dei miei figli, devo sperare che Lui sia
felice così da poter essere anche un buon padre… lo so, lo so, ma sapete che vi
dico? Che sono un essere umano anch’io, porca miseria, e che persino le fate se
si incazzano diventano streghe!
Dopo che la bella dileguossi come Cenerentola, Lui mi ha detto: “aveva ragione il nostro
professore, tu sei davvero un po’ strega, hai sempre sentito e capito tutto”.
Ah sì? O non ero quella che doveva curarsi per riuscire a capire? Chissenefrega di quello che mi dice! Comunque, tante volte fosse vero… ieri
era il 28 marzo, il nostro nuovo anniversario, appena sveglia, davanti allo specchio, gli ho mandato
una bella maledizione: “Con me hai assaporato la vera felicità, ma sei stato tanto
stolto da sottovalutare e rinnegare la tua fortuna. Che tu possa cercarmi in
tutte le donne che incontrerai e non trovarmi mai più!”.
Faceva parecchio Malefica, vero?
Suvvia, è già passata, ieri sera spaghetti con le vongole, oggi è il 29, sono
di nuovo razionale e tranquilla e spero sinceramente, per il bene di tutti, che lo sia anche
Lui.