martedì 30 settembre 2025

io e l'Arte

Non so cosa significhi essere un'artista e neanche mi interessa molto scoprirlo, ma so di aver imparato a disegnare prima di aver imparato a vivere. Anzi, sospetto che sia stato il disegno l’unico in grado di insegnarmi a farlo. 
I miei quadri, le mie sculture, i miei figli d’arte rimangono quasi sempre con me, attaccati alle mie pareti, nella mia casa. Salutandomi e osservandomi ogni giorno esattamente quanto io osservo loro. Durante le lunghe ore passate insieme, possono ricordarmi il motivo che mi ha spinto a crearli: quel dolorino latente di solitudine, quell’esigenza di affondare e raccogliere quello che sento nel profondo per poi tentare di portarlo all’esterno, quel coraggio di arrischiarmi, di uscire per essere vista.
Soprattutto, il mio bisogno di comunicazione e comunione sempre disilluso, sanno ogni volta analizzarlo e consolarlo esattamente come già avevano saputo fare durante la loro nascita.
E possono anche raccontarmi qualcosa che io non avevo pensato o deciso a priori, qualcosa che le mie opere sono diventate autonomamente e che è altro al di fuori di me. Possono aiutarmi a spostare il mio punto di vista arrivando a spiegarmi ed insegnarmi l’inaspettato. Su me stessa e sugli altri.
Ecco perché non ha alcuna importanza che i miei lavori non abbiano un valore per il resto del mondo, considerando quanto ne hanno per me. Ecco perché non posso venderli e non riesco a staccarmi da loro: perché di fatto non creo opere, ma talismani. L’arte è la mia cura e probabilmente anche la mia unica forma di religione. Non sono mai stata capace di vivere senza di lei su questa terra. Togliermela significherebbe uccidermi.

lalla

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