Prima di tutto, il Convento di San Marco è uno dei luoghi più suggestivi al mondo (n cui gli affreschi di Fra' Domenico, eleganti e toccanti, si fondono perfettamente all'architettura di Michelozzo) e merita una visita sempre e comunque.
Avevo sempre pensato di preferire quella parte più sobria della sua produzione pittorica (rispetto a quella più ricca delle pale d'altare). La mostra a Palazzo Strozzi mi ha fatto capire quanto mi sbagliassi: non c'è modo di scegliere, l'immenso frate è sempre e comunque inarrivabile artista.
Il caro Guidolino da Vicchio, poi pittore, poi Fra' Domenico, miniatore e pittore, fa parte di una seconda generazione di artisti rinascimentali noti anche come "Mediatori". Essi effettivamente mediano le novità dei primi tre inventori del Rinascimento Umanistico con alcune caratteristiche del Gotico Internazionale (come eleganza, ricchezza dei materiali e idealizzazione dei personaggi), ma attenzione a non attribuire a questo termine, Mediatori, un significato negativo.
Primo, perché se non ci fossero stati loro a diffondere le novità del Rinascimento attraverso un linguaggio più "accettabile" per i committenti, probabilmente tutto sarebbe finito con Brunelleschi, Donatello e Masaccio, con il loro coraggio e la loro arte quasi violenta per quanto moderna.
Secondo, perché in un artista come Fra' Domenico l'idealizzazione dei personaggi sacri e l'utilizzo dell'oro non sono una scelta di stile. Non si tratta di un vuoto ritorno all'eleganza, bensì di una precisa scelta concettuale e, soprattutto, spirituale.
Tanto per capirsi: Masaccio ha fatto diventare la Madonna di carne, l'ha portata sulla terra e l'ha resa concreta. Le ha donato un vero corpo capace di occupare uno spazio reale e generare ombre portate. Le ha conferito un volto di pelle che venisse segnato dal tempo e dal dolore.
Fra' Domenico sceglie di fare esattamente il contrario e cioè di portare noi spettatori in paradiso. Riesce a farci ammirare la Madonna per quello che secondo la sua fede, incontestabilmente, è: l'unico essere umano venuto al mondo senza peccato originale, la nostra "Stella Maris" fatta di spirito e purezza assoluta.
E Fra' Domenico, anche se "mediatore", è un grande umanista e innovatore: è il primo a concepire la composizione della "Sacra conversazione" in contrapposizione al polittico medievale (si veda la "Pala di Annalena" in mostra) e quando i personaggi ritratti sono figure più terrene, come i santi, sa donargli corporeità, naturalezza dei gesti e un'umanizzazione quasi commovente.
Non solo, va anche oltre, varcando le soglie del Surrealismo (per esempio nelle predelle così come nel celebre "Cristo deriso" al convento di San Marco) in scene fortemente simboliche o composizioni ardite (si veda ne "il giudizio universale" in mostra la divisione invalicabile, quasi una sorta di autostrada, generata dalla fuga prospettica dei sepolcri scoperchiati).
L'uso dei colori poi è strabiliante, inebriante, innovativo e perfettamente bilanciato: le scene possiedono una tale valenza cromatica da renderle capolavori assoluti (anche volendole considerare solo dei quadri astratti).
Fra' Domenico è stato classificato anche come uno dei "Pittori della luce", ma credo sinceramente che ogni classificazione vada stretta a questo artista, a parte il nome attribuitogli dalla tradizione popolare che ben allude alle sensazioni che è capace di regalare.
Con ammirazione infinita, sempre grazie Beato Angelico.
lalla









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