sabato 4 ottobre 2025

io non ho fede

Una cosa che invidio a chi ha una fede, religiosa, filosofica o politica, una qualsiasi fede sincera, è la capacità di sentirsi sicuri e nel giusto. Di assolversi completamente. Non solo, di sentirsi parte del gruppo dei buoni, il che aiuta molto.
Anche, di considerarsi potenti, certi che il proprio gesto possa fare una differenza definitiva e di aver trovato un modo per risolvere. Di essere ottimisti e sentirsi perfino entusiasti, nonostante tutto.
Io purtroppo non ho mai avuto fede e forse per questo di fronte ai piccoli o enormi mali del mondo provo solo un'inconsolabile disperazione. L'egoismo, la cattiveria, la meschinità e la ferocia umana mi sconcertano.
Il mio ateismo ogni volta mi fa sentire colpevole e sola. E mi rende pessimista: non intravedo vie per la salvezza, temo solo inasprimenti di odio e interminabili scie di dolore. Non credo che la Storia vada a migliorare o che riesca a insegnare qualcosa al genere umano. Io, molto spesso, mi vergogno solo di farne parte.

lalla

martedì 30 settembre 2025

io e l'Arte

Non so cosa significhi essere un'artista e neanche mi interessa molto scoprirlo, ma so di aver imparato a disegnare prima di aver imparato a vivere. Anzi, sospetto che sia stato il disegno l’unico in grado di insegnarmi a farlo. 
I miei quadri, le mie sculture, i miei figli d’arte rimangono quasi sempre con me, attaccati alle mie pareti, nella mia casa. Salutandomi e osservandomi ogni giorno esattamente quanto io osservo loro. Durante le lunghe ore passate insieme, possono ricordarmi il motivo che mi ha spinto a crearli: quel dolorino latente di solitudine, quell’esigenza di affondare e raccogliere quello che sento nel profondo per poi tentare di portarlo all’esterno, quel coraggio di arrischiarmi, di uscire per essere vista.
Soprattutto, il mio bisogno di comunicazione e comunione sempre disilluso, sanno ogni volta analizzarlo e consolarlo esattamente come già avevano saputo fare durante la loro nascita.
E possono anche raccontarmi qualcosa che io non avevo pensato o deciso a priori, qualcosa che le mie opere sono diventate autonomamente e che è altro al di fuori di me. Possono aiutarmi a spostare il mio punto di vista arrivando a spiegarmi ed insegnarmi l’inaspettato. Su me stessa e sugli altri.
Ecco perché non ha alcuna importanza che i miei lavori non abbiano un valore per il resto del mondo, considerando quanto ne hanno per me. Ecco perché non posso venderli e non riesco a staccarmi da loro: perché di fatto non creo opere, ma talismani. L’arte è la mia cura e probabilmente anche la mia unica forma di religione. Non sono mai stata capace di vivere senza di lei su questa terra. Togliermela significherebbe uccidermi.

lalla

lunedì 8 settembre 2025

il salto generazionale

Le donne più importanti della mia vita hanno praticamente la stessa faccia e questo mi intenerisce parecchio.
La cosa più buffa è ascoltare la mia mamma farsi i complimenti da sola quando mi dice: "Che bel viso ha la Matilde, chissà come diventerà da grande? Sarà sicuramente bellissima!" (Nota bene che nelle foto della stessa età sono quasi identiche) Poi, per stemperare, ci mette un po' di dramma che come condimento va sempre bene: "Mi piacerebbe tanto vederla... eh, peccato che io non ci sarò più."

lalla

sabato 6 settembre 2025

perché ti firmi lalla e perfino con la minuscola?

Perché non è un nome serio. È un soprannome infantile che mi regalò la mia tata amatissima. Sono stata una bambina dolce, ma un po’ complicata. Sensibile e sognatrice, curiosa di scoprire e vogliosa di assaggiare, golosa, riflessiva, ribelle verso regole che non condivideva. Propensa a fare marachelle.

Ebbene, quando dipingo, quando scrivo, voglio essere ancora quella bambina lì. Non solo, voglio anche dire parolacce e disturbare (purché lo stia facendo per arrivare a qualcosa che ritengo giusto e non per ottenere qualcosa che mi fa comodo). Voglio essere maleducata tanto quanto solo a una bambina verrebbe ancora concesso di essere. Ed esserlo senza vergogna.

Mi viene in mente il non senso del nome DADA ispirato al verso di un infante. Non mi piace chi lo chiama Dadaismo, o Movimento Dadaista, rischia di mitigarne il potente carattere eversivo e di conferirgli una veste aurea e troppo seria (sicuramente non desiderata da Tristan Tzara). Ecco, lo stesso vale anche per me: preferisco essere considerata una strega che una persona seria.

lalla

P.S. Sulla mia amaca si sta bene parecchio... Una Strega Epicurea, così è anche meglio.


venerdì 5 settembre 2025

Saturno (un pochino) contro

Ieri sera mi si è carinamente spaccato a metà un dente, uno di quelli che sorridendo si vedono.
Stamani prima di andare a lavoro ho trovato la gomma della bici bucata.
Poi a scuola dovevamo fare una comunicazione importante e i telefoni erano tutti fuori uso.
Boh, a un certo punto ho pensato: forse oggi facevo meglio a starmene a letto.

Ma anche no, in fondo sono solo sciocchezze.
I telefoni sicuramente verranno riparati e una volta concluso il lavoro siamo state dal dottore, sia io che la bici. Lei aveva anche un freno rotto e domani sarà a posto.
Per il mio dente ci vorranno almeno sette mesi... pazienza, di piccoli guasti ne ho anche altri. Ne abbiamo tutti. E alla fin fine tutti speriamo di venir riparati.

lalla


mercoledì 3 settembre 2025

duri come le pigne

Nella vita reale certi uomini con me o mettono in atto approcci molesti (e francamente suicidi), oppure riescono a intuire l'antifona e giustamente mi scansano.

Ma su FB, poveri cuccioli, hanno evidentemente più difficoltà nel decifrare i segnali. Eppure non credo che il mio modo di pormi lasci molto all'interpretazione... Se solo qualcuno di loro di degnasse di leggere.

Ho circa 1000 richieste di "amicizia" maschili sospese. Ogni tanto, mossa a compassione (se sul profilo vedo foto che farebbero pensare a un interesse artistico oppure ci sono molti conoscenti in comune) concedo il beneficio del dubbio.

Mal me ne incolse.
Immancabilmente, mi tocca ascoltare la mia lalla nella testa ripetermi per la milionesima volta: "Oh brava grulla, io te l'avevo detto!"

lalla

venerdì 29 agosto 2025

momenti di ordinario cattivo gusto

Vi racconto una breve (e banalissima) storia vera.Famiglie con componenti di età varie, non così in confidenza (ci si incontra solo al mare) fanno il bagno dove non si tocca.
La conversazione riguarda l'ambiente paradisiaco e il bel colore dell'acqua.
Una donna commenta: "Ma quanto è salata, non si affonda neppure volendo."
E io confermo: "in effetti galleggio anche stando ferma."
Quindi il marito di lei (con cui converso tre volte di numero all'anno) pensando di essere simpatico aggiunge: "Per forza, te c'hai due airbag."
Accidenti, che buontempone!
Cosa avrei dovuto rispondergli?
Così a bruciapelo e davanti anche ai figlioli: "Tu invece a pacco non sei messo tanto bene, forse è per questo che affondi."

Perdonatemi, mi rendo conto che sto diventando sempre più intollerante e stronza, ma sappiate che non ne posso proprio più di allusioni e battute sul corpo femminile.
In ogni caso, essendo in verità molto più educata di lui (e della stragrande maggioranza dei maschi italiani) mi sono solo girata dall'altra parte e sono andata a nuotare un po' più in là.
Ma attenzione che la pazienza è ormai agli sgoccioli, il prossimo rischia forte.

la Strega

giovedì 28 agosto 2025

diverse priorità

La mattina del 27 agosto 1997 mi sono alzata dal letto all'isola d'Elba e subito dopo ho rischiato di morire. Sono svenuta in un bagno. Un piccolo bagno scavato nella roccia e per il quale, da quel giorno, non provo più alcuna simpatia.
Prima di tutto, ricordo perfettamente la sorpresa di sentire la testa vuota e lo spaesamento; era la prima volta che svenivo.
Poi, ricordo il mio ultimo pensiero: "Non mi sento tanto bene, aspetta che apro la porta e torno a letto."
E ricordo l'ultima immagine: la mia mano che afferra la maniglia.
E potevo morire così, a neppure 22 anni, con queste ultime sensazioni inutili e banali, in una stanzuccia umida e buia, da sola.
Invece, la mia testa ha scansato per un pelo lo spigolo del lavandino ed è atterrata sulla parete piatta: mi sono spaccata il cranio, un bel 7 sull'occipitale, ma non sono morta.
Ogni 27 agosto mi sento felice di averla scapata. Ne valeva proprio la pena, mi è sempre piaciuto molto stare su questa terra e oggi, dopo ben 28 anni, mi sento ancora entusiasta di scoprire e godere, progettare e fare. Mi sento bene, perfino più pimpante d'allora.

Aspetta un po', ricordo anche che nei giorni precedenti alla caduta ero molto tristanzuola e delusa perché il mio ragazzo non voleva venirmi a trovare al mare dopo settimane di distanza, gli faceva fatica. E la sera prima avevamo un po' litigato al telefono perché stavamo insieme da meno di un anno, lui si dichiarava innamoratissimo quanto me e questa cosa della fatica (parecchio indicativa, a posteriori) giustamente non mi pareva normale. Poi in verità all'ultimo momento cambiò idea e decise di farmi una sorpresa, ma quando arrivò io ero già ricoverata in ospedale sicché alla fin fine, almeno per quella volta, la sorpresa gliela feci più io.
Ecco, ricordo pure che ero così scemetta che, mentre mi portavano in ambulanza a sirene spiegate con la pressione in caduta libera, disperati perché non trovavano l'accesso alle vene collassate, l'unica cosa a cui pensavo era che mi sarebbe dispiaciuto morire senza prima farci pace. Ma dico io, con tutte le cose fantastiche che mi sarei persa, solo di piacere a un maschio mi preoccupavo?
Che priorità sballate, adesso non me ne frega più un cazzo.

lalla




32.000 uomini che odiano le donne

32.000 mariti, compagni e padri che condividono su una chat SENZA CONSENSO foto intime di mogli, compagne e figlie.
32.000 che non hanno la più minima idea di cosa significhi amare e tanto meno prendersi cura della donna che hanno accanto.
32.000 che considerano le parti intime della donna (perché in fondo solo di quelle gli importa) come una proprietà. Oggetti da collezionare, di cui vantarsi e da scambiare con gli altri maschietti tipo figurine "celo, manca".
32.000 che pensano solo a soddisfare il proprio bisogno di piacere. Che si definiscono fantastici sc*patori, ma in realtà non sono altro che seg*ioli incapaci.
Chiedo scusa, non volevo offendere chi si masturba, femmina o maschio che sia, in quello non c'è assolutamente niente di male.
Volevo offendere i 32.000 str*nzi, anche se mi piacerebbe pensare di non conoscere uomini così e che nessuno di loro mi legga. Ma purtroppo non posso saperlo, nessuna di noi può.

lalla

9 agosto 2025 - la medusa

Ti tuffi il primo giorno nel mare profondo e lei ti accarezza con i suoi tentacoli ardenti. La fai poco lunga e dici "non è niente" e infatti il dolore presto passa.

Ma il giorno dopo riprende vita e pizzica. La notte seguente peggio ancora. Per parecchi giorni, sembra che passi e invece torna. Che rottura di palle.

Eppure, pian piano l'impronta rossastra si secca e al rientro a casa, un giorno, senza preavviso, scompare.

Solo allora ti rendi conto che era rimasta sulla tua caviglia come ultima traccia d'estate e che perfino lei ti mancherà.

lalla

giovedì 31 luglio 2025

pittura e mare

Mi è venuto di pensare che esista un parallelismo tra la mia scelta di non fare la pittrice per mestiere e il fatto di non vivere al mare. Conosco persone che ci abitano, in entrambi i luoghi, finendo per sottovalutarli e non amarli quanto meriterebbero.

Chi artisticamente si ripete per fini commerciali sedando ogni sincerità pittorica. Chi, con casa sulla costa, vive tutto l'anno rintanato, bianco come una mozzarella, senza mai andare a fare una passeggiata sulla riva.

Lo ammetto: ho sempre avuto paura di rischiare questo. Non me la sono mai sentita di far diventare la mia pittura un obbligo. Per come sono fatta, è troppo importante, vitale, che rimanga un bisogno, un'esigenza irrefrenabile. Perfino un po' violenta.
 
Così, la pittura e il mare, insoddisfatti, mi chiamano insistentemente, come due sirene. Irresistibili. E da loro ritorno sempre. Perché non li abito, è vero, ma quando vi torno, solo allora, mi sento veramente a casa.

lalla

4 giorni nelle 5 terre - 25 luglio 2025

Tanto verde e blu, tanta luce e tanto mare negli occhi. Tante foto.
Tanti odori e sapori in bocca.
Tanti passi nei piedi, nelle cosce e nei polpacci. Inerpicandomi tra vigneti, agave e fichi d'india per poi ridiscendere verso borghi e acqua.
Tanto ascolto e condivisione con una persona che mi vuole bene da sempre.
4 giorni di cura.

lalla



martedì 22 luglio 2025

18 luglio 2025 - empatia

Sentire tanto dall'esterno mi espone a grandi delusioni e continue sofferenze, questo è vero, ma non voglio e non posso considerarlo un difetto, né una debolezza.

Fa risuonare dentro di me la gioia degli altri e per questo sono spinta a cercarla. L'essere altruista per me non è una forma di sacrificio, bensì di benessere.

Volendo espandere il concetto di "altri" ad ogni entità esterna (persone, animali e piante), l'empatia mi permette anche di meravigliarmi e riempirmi della bellezza della natura.

Le persone narcise, loro sì che mi sembrano sfortunate. Il problema non è solo sociale e cioè che siano egoiste e pensino solo a sé stesse, ma soprattutto personale e cioè che "sentano" solo sé stesse.

Le vedo affannarsi inutilmente cercando di soddisfare ogni bisogno o realizzare ogni desiderio, ma sospetto che abitino una solitudine universale, ripiegate nel proprio, celato, dolore. E mi dispiace per loro.

lalla



mercoledì 25 giugno 2025

complimenti o suggerimenti che la gente mi dice in buona fede e che invece a me danno sui nervi

1) "Quando/perché non ti rifai una vita?"
Un grande classico, oserei dire, intramontabile, a cui io, stronza che non sono altro, sarei sempre più propensa di rispondere: "Perché non te la rifai tu?"

2) "Oddio, come stai bene, sei dimagrita tantissimo!"
In verità ho perso solo 4 kg e tutto questo entusiasmo mi pare sottintendere che prima sembrassi un bidone.
Comunque, devo anche io ammettere che fu più sgradevole quando tre anni fa una commessa mi consigliò di scegliere un modello di borsa più grande perché "più adatto alla mia stazza."

3) "Non andare avanti, lascialo così!" Ogni volta che mostro un work in progress dei miei dipinti. Anche in questo caso, sempre più stronza, avrei voglia di rispondere: "Dipingi il tuo quadro e lascialo al punto che preferisci."
Piccola parentesi: forse i miei non-finiti attraggono perché ho una strana tecnica pittorica: non creo un abbozzo generale (tanto ho già tutto in testa) e non c'è quasi nessun disegno preparatorio (solo una traccia), invece procedo per zone terminando una parte alla volta e mettendo via via le varie parti in equilibrio... Questo rende i vari step affascinanti, ma non significa che il quadro sia finito.

4) 5) 6) ... Ce ne sarebbero molti altri perché, lo ammetto, sono una a cui dà molto fastidio che la gente dica come sia meglio essere, fare o comportarsi, pure se lo fa attraverso dei complimenti (e mossa dalle migliori intenzioni).
Sappiatelo: con me è tutta fatica sprecata perché io continuerò a essere, fare e comportarmi solo come mi pare. Non a caso, sono una Strega!

lalla
Condizione femminile - inizio

Condizione femminile - Step 2


Condizione femminile - Step 3
Condizione femminile - Step 4
Condizione femminile - Step 5
Condizione femminile - Step 6
Condizione femminile - olio su masonite, 120 x90 cm

giovedì 12 giugno 2025

al mio corpo

Sto pensando al mio corpo perché, nonostante le tante arie che ci diamo, quello tutti siamo: dei corpi.
La nostra concretezza di carne è la prima parte di noi che la gente vede, forse l’unica che riuscirà mai a vedere. Forse l’unica che esista davvero. Il mio corpo, nonostante tutti i suoi problemi (piccole complicanze di salute, oltreché imperfezioni estetiche), l’ho sempre, visceralmente, amato.

Prima di tutto, perché mi concede di stare al mondo. E di starci bene grazie al delizioso cocktail chimico “gioia di vivere” che mi serve ogni mattina. Poi, perché sa fare molte cose: il mio cervello sa capire e imbastire percorsi logici spericolati, i miei occhi sanno osservare e la mia memoria ricordare, le mie mani sanno disegnare e modellare, la mia bocca sa assaporare, le mie gambe sanno vagare ed esplorare.
E pure due volte mamma m’ha fatto diventare.

Grazie care membra.
Vi ho sempre mostrato senza pudori perché mi piacete (così come mi piacciono i corpi in generale, solo che, devo ammetterlo: a voi sono più affezionata) e penso che meritereste baci e carezze quotidiane non solo da parte mia. Può darsi che non siate state apprezzate abbastanza dal resto del mondo e di questo mi rammarico, ma dovete capire che le persone faticano a riconoscere la bellezza, la propria e quella degli altri.

Un difetto vero ce l’avete: siete effimere così come lo sono le vostre capacità. In futuro camminerete con meno vigore, penserete con maggiore difficoltà, forse la vostra fame di scoperta si sazierà e smetterete anche di immaginare e creare. Arriverà persino il giorno in cui non riuscirete più a miscelare le dosi e vi dimenticherete la ricetta della gioia di vivere.
Ma fino ad allora, finché voi stesse me ne concederete la forza, sarò io, con gratitudine, a prendermi cura di voi.

lalla

mercoledì 28 maggio 2025

voglio le percentuali

Voglio conoscere le percentuali di uomini che commettono abusi, molestie, violenze di genere e femminicidi in Italia. Ho cercato, ma invano.
Allora se le conoscete, per favore, condividetele.
Ho bisogno di dati precisi e attendibili.

Non mi basta più parlare alle mie classi di quante siano le donne che subiscono abusi e di che tipo di abusi si tratti.
Non va bene continuare a concentrarsi solo sulle vittime come se la violenza fosse qualcosa che un giorno le accede e basta.

Dobbiamo spostare l'attenzione sui colpevoli. Voglio le percentuali. Le voglio, così gli uomini la smetteranno di pensare che sia una cosa che non li riguarda, che si tratti sempre di qualcun altro e non di loro. Così si renderanno conto, fin da giovani, di dover compiere una scelta precisa per non farne parte.

lalla

foto di repertorio dal backstage dell'opera "2020"

giovedì 22 maggio 2025

cara lalla che non mi dai pace

Ti rendi conto che un'esistenza tranquilla mi proteggerebbe dalle insidie? Sia psicologiche che fisiche. Tu invece, birbona, mi spingi sempre a pensarne (e cercare di farne) troppe, tutte insieme e di corsa. Mi rendi spericolata. Infatti ogni tanto mi faccio male e non solo metaforicamente parlando: l'altro giorno mi sono quasi accecata e sono certa che la colpa sia tua!

Ma, lo ammetto, il ribollio interiore che mi regali è terribilmente invitante. Sei in gamba lalla, ci sai fare: sai spingermi sempre oltre al limite, sai sorprendermi, sai farmi sentire viva.
Prendi adesso per esempio: stai facendo frullare nella mia testa tre nuovi progetti, uno abbastanza grande e due enormi (perché sei pure megalomane).

Io invece, sappilo, in questo momento dovrei pensare solo a chiudere l'anno scolastico e a prendermi cura della mia famiglia. A fare la brava insegnate, la brava mamma, la brava figlia, la brava amica...
Eppure non avevo dubbi che avresti trovato il modo di mettermi ancora nei guai!
A dire il vero, ci contavo.

qui lalla mi suggerisci una posa d'arpista col nuovo pannello appena ritirato in segheria e vedi bene che io ci crederei pure troppo se non arrivasse l'intruso!

domenica 11 maggio 2025

la solitudine

All’inizio è un’esigenza. Una scelta di difesa, l’unica possibile.
Devi stare sola perché ti hanno fatto troppo male e hai paura che te ne facciano ancora. Qualsiasi bestia dopo aver combattuto, si rintana per leccarsi le ferite.

Nel tempo, si trasforma in conoscenza. Dei propri bisogni, dei propri gusti, dei propri tempi. Si adatta e riempie ogni tuo vuoto, ti avvolge e ti consola. C’è un momento in cui arriva a farti amare profondamente te stessa, a renderti fiera, a farti sentire completa, perfino fortunata.

Tutti dicono che è giusto, che è lì che dovevi arrivare, che è un bene, ma non è propriamente vero. Invece quel momento è pericoloso: la solitudine non ti sta solo convincendo che basti a te stessa, ma che sia meglio così. Ti sta seducendo. 

Quando te ne rendi conto, è già troppo tardi: da calda coperta è mutata in corazza. Adesso riesci a percepirla, rigida e fredda, così come possono farlo gli altri, nitidamente. E, a proposito, è per questo che gli fai paura, proprio come loro ne facevano a te. È per questo che ti scansano. Ed è spiacevole. Assolutamente spiacevole.

Finalmente lo ammetti: la solitudine non è più solo una tana, ma una gabbia che probabilmente non lascerai mai. Non ti resta che farci pace. Raschi fino in fondo ogni briciola della forza che lei ti ha insegnato e la riempi il più possibile di colori, di sole, di te. Sorridi e vai avanti. Puoi farlo e lo fai.

lalla

venerdì 9 maggio 2025

differenze di genere

Negli ultimi giorni ho incontrato un sacco di donne che si meravigliano di quanto sia dimagrita (poco eh, anche se a loro pare moltissimo) oppure che mi fanno i complimenti per i bellissimi pantaloni colorati che indosso (o entrambe le cose).

Allora, quando una dice: "Sto cercando di dimagrire e mi piace vestirmi carina. Lo faccio per me stessa, non per piacere a un uomo", speriamo sia vero.

No perché, tanto tanto volesse conquistare una femmina avrebbe almeno un senso, dato che saranno loro, ad ogni incontro, a farle la lastra.
 
Ma se mira a un maschietto proprio no perché quelli, poveri angeli, manco si ricordano di come si sono vestiti loro, figuriamoci cosa gliene fregherà mai se una poraccia, con sforzi sovrumani, ha perso tre chili!

lalla


venerdì 25 aprile 2025

seconda presentazione de "la saga dei colori" in arrivo

Ma io che ogni tanto scrivo commedie romantiche? Infatti colleziono anche Barbie, quindi il profilo folle coincide alla perfezione. Davvero, eh, non sto scherzando: sono già a quattro!
Di libri, il numero delle Barbie non ve lo dico altrimenti mi fate rinchiudere.
In ogni caso, dimentichiamo per un attimo le inquietanti ragazze di plastica e concentriamoci sulle commedie romantiche.
Se non le avete ancora lette, vi invito a provarci, pare che non siano poi così male...
Se lo avete già fatto e vi sono piaciute, sappiate che mi fareste un enorme regalo lasciando una recensione su Amazon (anche fosse di una sola riga, mi aiuterebbe moltissimo a realizzare il mio sogno).
Cavolo, scusate, mi dispiace pensare di scocciare la gente, tanto è vero che ho aspettato tantissimo per organizzare la mia prima presentazione letteraria de "la saga dei colori". Ma, inaspettatamente, a febbraio è venuta fuori una serata parecchio allegra;
Allora, per chi se la fosse persa (o fosse tanto masochista da volersene sorbire due), ne sto mettendo su un'altra che dovrebbe avvenire giovedì 5 giugno alle 18:00 alle Murate Caffè Letterario a Firenze.
Sia che leggiate i miei romanzi, sia che partecipiate con me alla serata di giugno, sia che seguiate il mio blog il Re dei Sugolini o i miei profili social oppure che ci si ritrovi a chiacchierare per strada... sia quel che sia, spero di intrattenervi e di non annoiarvi mai. Se dovesse accadere, chiedo scusa.
Intanto: grazie, grazie, grazie di cuore a tutte le persone che mi sostengono! 

lalla

#BluMaria #RossoLeonardo #GialloCristina #IndacoBianca



martedì 22 aprile 2025

Pasquetta

Stasera penso che la vita sia straordinaria così com'è, senza il bisogno di scomodare grandi nomi, eroi, morti o presunte resurrezioni. Perfino senza riferirsi al genere umano.
Me lo ricorda la mia gattaccia Selina.
Lei che mi guarda sempre come se mi schifasse a morte. Lei che mi sfugge irritata ogni volta che la sbaciucchio.
Lei che però si fida di me e la notte si accovaccia tra le mie gambe.
Lei che oggi pomeriggio ha aspettato che rientrassi per iniziare il travaglio e mi ha chiamata, supplicata di starle accanto. Per ore. Arrivando a pretendere di partorirmi in braccio. E io che gliel'ho lasciato fare, accarezzandola e consolandola senza sosta, fusa e dolore, occhi negli occhi. Finché non è arrivato il primo piccino e lei è diventata mamma. Finché non ha distolto il suo sguardo verso qualcosa di molto più importante 
della propria paura e di me.
Grazie Selina e viva la vita che, ne sono certa, è più forte dello squallore, dell'egoismo e anche della grandezza degli esseri umani. È più forte dei peggiori e dei migliori di noi.
È più forte e basta e va avanti sempre.

lalla

lunedì 14 aprile 2025

la casa di lalla

Stamani, dopo aver salutato mia figlia, mi sono guardata intorno e ho capito: la mia casa non è più solo la mia casa. Sto propagando me stessa, sto debordando. Senza rendermene conto, e con estrema lentezza, sto costruendo il mio "Merzbau".
La meravigliosa casa di Schwitters fu tragicamente bombardata e distrutta durante la seconda guerra mondiale.
Pensare che anche "la casa di Lalla" un giorno venga distrutta, smembrata e persa, un po' mi spaventa e un po' mi consola. Mi deresponsabilizza.
Ho un problema di "contenimento", non riuscirò mai a fermarmi e quasi certamente arriverò a dilagare, ma poco importa: sono praticamente sconosciuta e quello che faccio non ha un valore per il resto dell'umanità. Non servirà scomodare il frastuono della Storia per cancellare il mio passaggio, basterà il silenzioso scorrere del tempo.

lalla

domenica 6 aprile 2025

il dittico della cura

Per una volta, vorrei provare a vincere la mia natura logorroica e non scrivere (quasi) niente nella speranza che la mia pittura riesca a spiegarsi da sola.
Speranza vana, ne sono cosciente; ma in ogni caso, anche se provassi a farlo a parole, verrei comunque fraintesa. E allora, sai cosa? A questo giro, mi piacerebbe risparmiarvi la noia di leggermi.
Ci terrei a fare una sola (inutile) precisazione: questo dittico non è né il mio autoritratto, né il ritratto di mia figlia. Vi chiederei quindi di astenervi, se possibile, da commenti del tipo: "Ti sei fatta più vecchia" o "Matilde ha la faccia diversa", il naso così, il naso colà e via dicendo. Cioè: non è che questi due quadri debbano piacervi per forza, ma almeno sappiate che il soggetto che ho tentato di rappresentare non sono due persone, bensì la cura.

La cura che mi prendo delle persone che amo. 
La cura che loro hanno di me. 
La cura che metto nei miei quadri. 
La cura con cui la pittura mi guarisce.

lalla

P.S. Chiedo scusa, a stare proprio zittina non sono riuscita neppure stavolta.
"Dittico della Cura", olio su masonite, marzo-aprile 2025
"La cura - primo pannello", olio su masonite, 60 x 45,5 cm
"La cura - secondo pannello", olio su masonite, 60 x 45,5 cm

venerdì 14 marzo 2025

la piena

Sono cresciuta in mezzo ai campi. In campagna il valore di una persona si misura a seconda che sappia o meno accendere un fuoco. Io so accendere un fuoco e non solo: so gestirlo e prendermene cura. Le fiamme mi sono amiche e non mi hanno mai spaventata.
L'acqua sì, tanto.
Quella eccessiva, piovuta dal cielo sotto forma di rovesci e grandine e, soprattutto, quella straripata dai fossi, dai torrenti, dai fiumi. Quella che distrugge.
Ieri, percorrendo le scale della mia scuola appollaiata sull'Arno, l'ho guardato gonfiare rabbioso avvertendo salire la consueta inquietudine. Lui può tutto.
Da quasi vent'anni vivo sotto il livello dell'Arno, la mia casa del '66 fu riempita di melma fino al soffitto.
In situazioni metereologiche estreme come oggi, mi capita di immaginare i miei quadri che galleggiano nel fango. Tutto il racconto della mia vita devastato e perduto.
Non è una visione rassicurante.

lalla

sabato 1 marzo 2025

senza rimpianti

Cinque anni e, se non sbaglio, cinque chili fa.
Tornare indietro con gli anni non posso e, a dire il vero, neanche voglio. Ho fatto tante cose in questi cinque anni, me li sono vissuti bene e guadagnati fino in fondo. Sono miei, non vorrei mai che qualcuno me li portasse via.
Tornare indietro con i chili, ammetto la mia vanità, mi piacerebbe. Ci sto provando e magari ci riesco pure, ma senza farne un dramma. Vediamo.
Tornare all’estate e al mare che adoro, direi che mancano solo pochi mesi. Però una cosa: anche se la tentazione è forte, non voglio fare l’errore di farmeli scivolare via nell’attesa. Voglio giocarmeli al meglio. Pure se gli impegni di lavoro mi sfiniranno. Pure se sarà buio e piovoso come oggi (e pioggia e buio mi fanno schifo). Voglio trovare il modo di gustarmi ogni giorno. Un colore, un sapore e una nuova avventura alla volta.
Voglio arrivare su quella spiaggia senza rimpianti.

lalla

giovedì 27 febbraio 2025

la pittura come cura al "carcere duro" delle Murate

Qualche giorno fa ho avuto modo di visitare uno spazio del vicino complesso delle Murate che ancora non conoscevo: il carcere duro.
Durante il regime fascista vi vennero reclusi diversi dissidenti politici e un gruppo che aveva rifiutato la leva (in seguito fucilato). Dopo la seconda guerra mondiale questa piccola ala carceraria divenne tra le più temute d’Italia.
Il primo impatto con l'ambiente mi ha stretto lo stomaco.
Ciò che mi ha ferito maggiormente non è stata la metratura ridotta delle celle, ma la mancanza di luce. Le finestre non sono vere finestre, ma solo prese d’aria che affacciavano su un corridoio. Non si vede il cielo. Non concedevano di percepire lo spazio aperto neppure all'esterno (e spesso venivano oscurate). I detenuti non potevano osservare il cromatismo di un’alba o di un tramonto, il mutare delle nubi, l’alternanza tra notte e giorno. Niente, solo buio, per giorni e giorni. Che carognata.
L’assenza di luce è una forma di tortura e porta alla disperazione.
Poi, la sorpresa che è arrivata a commuovermi: nonostante quegli uomini fossero stati rinchiusi con il chiaro intento di portarli a un passo dalla morte, molti di loro sono stati capaci di sentirsi ancora vivi.
I detenuti potevano comunicare con i secondini solo scrivendo con un carboncino le richieste su dei piccoli foglietti da inserire in un cassettino/feritoia; ebbene, molti hanno utilizzato quei carboncini anche per scrivere sulle pareti. Motti politici, battute di spirito, calendari e forse un alfabeto morse.
Infine, alcuni hanno scelto di disegnare.
Hanno scelto la pittura come conforto e cura.
La cella numero 45 conserva due paesaggi dal tratto pulito e fresco (segno di una mente ancora incredibilmente lucida): una veduta cittadina datata 25 settembre 1945 e un’oasi nel deserto (chissà se ricordo di un viaggio o metafora della salvezza).
La cella numero 65 mostra un’ammaliante figura femminile con blusa elegante e mano sul fianco. Il punto di vista leggermente ribassato dello spettatore le conferisce potenza. Sulla destra, una scena erotica piuttosto naif espressione del desiderio spontaneo e giusto dell’autore di assaporare ancora il piacere.
Anche la cella 66 è decorata con tre figure femminili a grandezza naturale. Nella parete di sinistra sorprendono una sorta di danzatrice del ventre (maestosa e dettagliatamente agghindata) e una donna nuda dal busto di profilo (con seni perfettamente in scorcio prospettico) e sguardo intenso. 
Queste figure femminili mi hanno ricordato quelle del Simbolismo tardo ottocentesco (la Salomé di Gustave Moreau, per intenderci). Mi hanno trasmesso un senso di potere quasi mistico. Sono vere e proprie dee, dell’amore, della procreazione, della vita.
Sono vere e proprie opere d’Arte. E non importa se mancano di virtuosismo tecnico (evidentemente impossibile, considerando il contesto e la privazione di mezzi). Sono Arte nella sua accezione più pura ed elevata. Lo sono come compiutissima espressione di sé del detenuto che, in quel momento, per esigenza e non per posa, si è fatto artista. Tanto quanto lo è stata Frida Kahlo rappresentando ed esorcizzando per tutta la vita il proprio dolore fisico e psicologico attraverso autoritratti surrealisti. Tanto quanto lo sono stati gli uomini preistorici scolpendo “veneri” come speranza di prosperità, fertilità e sopravvivenza. Tanto quanto lo diventa chiunque quando intensamente percepisce l’esigenza di creare per resistere al dolore dell’esistenza e poter continuare a vivere.

lalla

lunedì 24 febbraio 2025

al GAM da Berthe Morisot

Due settimane fa ho visitato la mostra alla GAM di Torino dedicata a Berthe Morisot, pittrice Impressionista non abbastanza celebre per le sue pitture (forse ricorderete “la culla” del D’Orsay) e nota ai più come “l'amante di Edouard Manet”.
Le tele esposte provengono quasi interamente dal museo Marmottan, che oltre alla sua maggiore raccolta di opere conserva anche “Impression soleil levant” di Claude Monet (e quello lo conoscete tutti, giusto?)
Sono stata due volte al museo parigino e avevo già avuto modo di apprezzare varie opere di Berthe, ma diverse da quelle esposte a Torino (evidentemente in magazzino ne hanno tante), quindi durante la visita non c’è stata alcuna ripetizione, ma solo piacevole scoperta.
Però, prima di passare a parlare di cose belle, siccome sono rompina, due critiche al GAM mi tocca farle per forza.
La prima: l’illuminazione delle tele è spesso inadeguata e costringe a guardarle di tre/quarti per evitare il riflesso dei faretti; non si poteva fare di meglio?
La seconda: non c’era bisogno di un allestimento forzatamente “femminile” con carte da parati floreali dai colori pastello nonché attaccapanni liberty con tanto di sciarpa di seta “da donna” appesa, tanto ridicola che una visitatrice un po’ ingenua ha pensato bene di appenderci anche il suo cappotto e si è beccata una partaccia dal guardiano (una scena esilarante). Insomma, s’è capito che è un’artista donna, ma anche meno. La Morisot è stata grande e ha partecipato a molte mostre del gruppo, a questo punto possiamo smettere di definirla “Impressionista donna”, basta dire “Impressionista”.
Ella stessa dichiarava: “Non credo che ci sia mai stato un uomo che abbia trattato una donna alla pari, e questo è tutto ciò che chiedo perché conosco il mio valore”.
Chapeau.
Riflettiamo ad esempio sull’appellativo “amante di” che le viene soventemente appioppato, per fortuna la mostra non calca eccessivamente la mano su questo, eppure non riesce a esimersi dal riempire una prima sala di copie di ritratti che le fece Manet. Insomma, come prima cosa non può fare a meno di presentarcela attraverso gli occhi di lui (che poi sono diventati quelli della Storia) nonostante, credetemi, Berthe sia perfettamente in grado di raccontarsi anche da sola.
Qualcosa tra loro c'è stato, questo è vero.
Berthe Morisot è giovane, talentuosa e bella, conosce Edouard Manet (già sposato) e si crea tra loro un’intesa artistica e umana molto forte. Non ci sono prove che tale intesa sia diventata anche fisica, ma in varie lettere entrambi parlano dell’altro con ammirazione e trasporto. Berthe posa per Edouard in numerose opere (la prima è “Il balcone”) ed è lui a introdurla nel gruppo Impressionista. In seguito, Berthe ne sposa il fratello (Eugene Manet), un uomo gentile e rispettoso della sua indole artistica, dalla loro unione nascerà la figlia Julie e la pittrice parlerà sempre di un matrimonio molto felice.
Ora mi chiedo, che Berthe e Edouard in principio siano o meno stati amanti: perché non ci si riferisce con la stessa frequenza a Manet come a “l’amante della Morisot”?
Se la vita sessuale (o il ruolo di amante/moglie/madre) di una donna ancora oggi sembra interessarci più del suo operato artistico o bastare da solo a riassumerne l’esistenza, non dovrebbe essere lo stesso anche per quella di un uomo?
Ammetto di essere caduta anche io in questa trappola in passato, ma cara Berthe, te lo prometto: da questa riga in avanti, alla pari.
Ed eccoci al percorso della mostra, osservando il suo lavoro e leggendo le sue parole, traspare quanto la Morisot amasse la vita e ne avesse compreso profondamente il senso.
“…la mia vita si limitava al voler fissare qualcosa di quello che accade. E quell’ambizione è ancora smisurata (…) un atteggiamento di Julie, un sorriso, un fiore, un frutto, un ramo d’albero, una sola di queste cose mi basta.”
Le tematiche raffigurate sono quindi le piccole (e grandi) cose quotidiane che l'autrice sapeva osservare con particolare attenzione e delicatezza. Come Auguste Renoir, canta il benessere della società moderna. Una cosa da notare però è quanto le molte donne della Morisot risultino meno leziose di quelle del celebre collega; Auguste tende ad avere una visione idealizzata del mondo femminile, mentre lei, facendone parte, lo conosce intimamente e può essere più realista.
La pittura tonale an plein air è sicuramente compatibile col resto del gruppo Impressionista, ma la tecnica della Morisot si distingue per l’uso di pennellate molto libere. I quadri sembrano quasi schizzi fatti col colore, il segno è vigoroso e la tavolozza vira spesso verso particolarissimi verdi (con i relativi rosa/arancio complementari). Le immagini sono fresche e l'accordo cromatico perfetto.
Morisot, attraverso colori e segno, riesce a regalare un viaggio molto puntuale all'interno della propria realtà. Meriterebbe una memoria "singola" e sicuramente un po’ più di pagine all'interno dei manuali di Storia dell’Arte.

lalla