Nella prima, sarei una madre instancabile e un’ottima insegnante, completamente dedita ai miei ruoli di cura. Dei miei figli, di mia madre, dei miei studenti, delle mie amiche. Di chiunque incontri la mia strada. Sempre in ordine e in orario. Sempre efficiente, accogliente e disponibile con tutti. Cucinerei delizie culinarie solo per soddisfare il gusto dei miei commensali e organizzerei eventi e feste solo per la gioia dei miei invitati. Lascerei che tante amorevoli sanguisughe mi prosciughino senza provare alcun rimorso e mi sentirei realizzata così.
Nella seconda, sarei un’artista (e affanculo tutti gli altri)
completamente assoggettata ai bisogni e alle esigenze della mia lalla
interiore. Non dipingerei soltanto. Tornerei anche a modellare la creta (Dio,
quanto mi manca!) e non solo, non mi basterebbe neppure quella. Avrei uno
studio enorme dove mi rifugerei vestita di stracci per sperimentare tecniche
nuove e perdermi attraverso colori e materie. Vivrei in modo sregolato, mi
nutrirei solo di cibi precotti, perderei il senso del tempo in una ricerca continua
e disperata della sola espressione di me.
Nella terza, sarei una scrittrice (e magari pure
sceneggiatrice). Osserverei le dinamiche sociali con occhio curioso, le rielaborerei
liberamente nel mio cervello e darei vita a migliaia di trame ironiche e avvincenti.
Quando la mia mente, prestissimo al mattino, mi riporterebbe alla coscienza attirandomi
all’interno delle mie storie, la asseconderei infilandomi una maglia sformata
sopra il pigiama e andando alla tastiera del mio pc. Sarebbero ore liete di libertà
assoluta e pieno potere. Inventare e manovrare altre vite mi regalerebbe una
sensazione quasi divina. Infine, la gratificazione di poter tirare dentro a
quelle vite le mie lettrici e i miei lettori mi inebrierebbe totalmente.
Nella quarta, non farei un benemerito cazzo! Troverei il modo di vivere
di rendita e divertirmi soltanto. Di mettermi in ghingheri e andare a ballare
ogni volta che ne avessi voglia. Di viaggiare ed esplorare il mondo. Di
perdermi in luoghi lontanissimi e sentirmi straniera. Di scoprire scenari inaspettati
e assaggiare sapori nuovi. Di lasciarmi sorprendere da culture e personalità differenti.
O anche di passare ore in completo spegnimento sul divano davanti a
una serie TV, sorseggiando una tisana calda o sgranocchiando una tavoletta di
cacao amaro. Al massimo stiracchiandomi e basta, che pure andare al gabinetto
mi farebbe fatica. E perché no?
Però, porca miseria, non credo nella reincarnazione e di
vita ne ho solo una. Sicché mi tocca fare tutto di corsa per farlo rientrare in
questa e basta. Arrabattarmi tutto il giorno (e parte della notte) e fare magie come una prestigiatrice, sentendomi
sempre in affanno e un pochino in difetto (in colpa) con l’una o l’altra versione di me…
Mi viene di pensare che sarebbe stato più facile essere una persona
“normale”. Una mamma un po’ distratta (che forse alla fine i figli crescono
pure meglio), un’insegnante un po’ menefreghista (che tanto il monumento non lo
fanno a nessuna), una che non sa tenere una matita in mano (molti hanno già
creato e meglio, non è che fosse così essenziale che lo facessi anch’io), insomma
una tipa tranquilla che non viene svegliata alle cinque del mattino dalla
propria immaginazione. Una che dorme in pace.
Una volta a settimana andrei dal
parrucchiere e mi piacerebbe fare shopping. Mi farei
offrire la cena da bellimbusti più o meno piacenti, troverei gratificante un pettegolezzo così come un acquisto o una conquista amorosa. Sarei una donna
serena ed equilibrata. Socialmente molto più
accettabile…
lalla
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