sabato 22 febbraio 2025

quattro vite, ma cinque no.

Nella prima, sarei una madre instancabile e un’ottima insegnante, completamente dedita ai miei ruoli di cura. Dei miei figli, di mia madre, dei miei studenti, delle mie amiche. Di chiunque incontri la mia strada. Sempre in ordine e in orario. Sempre efficiente, accogliente e disponibile con tutti. Cucinerei delizie culinarie solo per soddisfare il gusto dei miei commensali e organizzerei eventi e feste solo per la gioia dei miei invitati. Lascerei che tante amorevoli sanguisughe mi prosciughino senza provare alcun rimorso e mi sentirei realizzata così.

Nella seconda, sarei un’artista (e affanculo tutti gli altri) completamente assoggettata ai bisogni e alle esigenze della mia lalla interiore. Non dipingerei soltanto. Tornerei anche a modellare la creta (Dio, quanto mi manca!) e non solo, non mi basterebbe neppure quella. Avrei uno studio enorme dove mi rifugerei vestita di stracci per sperimentare tecniche nuove e perdermi attraverso colori e materie. Vivrei in modo sregolato, mi nutrirei solo di cibi precotti, perderei il senso del tempo in una ricerca continua e disperata della sola espressione di me.

Nella terza, sarei una scrittrice (e magari pure sceneggiatrice). Osserverei le dinamiche sociali con occhio curioso, le rielaborerei liberamente nel mio cervello e darei vita a migliaia di trame ironiche e avvincenti. Quando la mia mente, prestissimo al mattino, mi riporterebbe alla coscienza attirandomi all’interno delle mie storie, la asseconderei infilandomi una maglia sformata sopra il pigiama e andando alla tastiera del mio pc. Sarebbero ore liete di libertà assoluta e pieno potere. Inventare e manovrare altre vite mi regalerebbe una sensazione quasi divina. Infine, la gratificazione di poter tirare dentro a quelle vite le mie lettrici e i miei lettori mi inebrierebbe totalmente.

Nella quarta, non farei un benemerito cazzo! Troverei il modo di vivere di rendita e divertirmi soltanto. Di mettermi in ghingheri e andare a ballare ogni volta che ne avessi voglia. Di viaggiare ed esplorare il mondo. Di perdermi in luoghi lontanissimi e sentirmi straniera. Di scoprire scenari inaspettati e assaggiare sapori nuovi. Di lasciarmi sorprendere da culture e personalità differenti. O anche di passare ore in completo spegnimento sul divano davanti a una serie TV, sorseggiando una tisana calda o sgranocchiando una tavoletta di cacao amaro. Al massimo stiracchiandomi e basta, che pure andare al gabinetto mi farebbe fatica. E perché no?

Però, porca miseria, non credo nella reincarnazione e di vita ne ho solo una. Sicché mi tocca fare tutto di corsa per farlo rientrare in questa e basta. Arrabattarmi tutto il giorno (e parte della notte) e fare magie come una prestigiatrice, sentendomi sempre in affanno e un pochino in difetto (in colpa) con l’una o l’altra versione di me…

Mi viene di pensare che sarebbe stato più facile essere una persona “normale”. Una mamma un po’ distratta (che forse alla fine i figli crescono pure meglio), un’insegnante un po’ menefreghista (che tanto il monumento non lo fanno a nessuna), una che non sa tenere una matita in mano (molti hanno già creato e meglio, non è che fosse così essenziale che lo facessi anch’io), insomma una tipa tranquilla che non viene svegliata alle cinque del mattino dalla propria immaginazione. Una che dorme in pace.
Una volta a settimana andrei dal parrucchiere e mi piacerebbe fare shopping. Mi farei offrire la cena da bellimbusti più o meno piacenti, troverei gratificante un pettegolezzo così come un acquisto o una conquista amorosa. Sarei una donna serena ed equilibrata. Socialmente molto più accettabile…

No: questa quinta vita non la voglio! Mi tengo le mie quattro pigiate in una. Mi tengo la mia irrequietezza e il mio essere debordante. Magari prima o poi questo rimpallo mi farà diventare pazza, ma preferisco rimanere lalla fino alla fine.

lalla








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