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Incredibile ma vero: partecipo a una mostra di pittura e scultura dal titolo "INDIVIDUAZIONI"!!!
Ora non eccitiamoci troppo, innanzi tutto non è una personale, ma una collettiva.
Inoltre non è un gran riconoscimento, ma è solo segno che potevo permettermi la quota di partecipazione.
Però, ad onor del vero, la proprietaria della galleria si è detta felicissima della mia partecipazione e ha predetto una lunga e proficua collaborazione...
si, "proficua", nel senso che le opere sono in vendita (ho deciso di correre il rischio, ipotizzando una certa scarsità di acquirenti e poi è arrivato il momento di capire se i miei quadri piacciono ad altri oltre che a me).
Aggiungerò maggiori dettagli più avanti.
Intanto posso dirvi che l'inaugurazione si terrà Sabato 20 febbraio alla Galleria d'Arte Mentana in piazza mentana a Firenze.
Quell'infausto primo giorno sarò presente anch'io (in preda a un'orribile miscuglio di imbarazzo e soddisfazione, probabilmente scossa da tic, risolini isterici e ondate d'adrenalina) e la TV Toscana (pronta a documentare il mio pietoso stato).
I miei lavori (dovrebbero essere 4 quadri e 2/3 sculture) rimarranno in mostra per 20 giorni, fino al 16 marzo.
Spero di non far eccessive figuracce e di conservare un buon ricordo del tutto.
E' troppo, vero, sperare che si tratti dell'inizio di qualcos'altro?
lalla
"poltrona Chesterfield", olio su masonite, 47,5 x 65 cm.
Serena è un Dottore.
C'è una grossa differenza tra "fare il Dottore" ed "essere Dottore".
Lei è, non fa.
Passa gran parte del suo tempo in reparto, a Careggi.
Quest'anno ha lavorato 600 ore in eccedenza al suo orario, queste ore le verranno cancellate senza pietà dalla busta paga, le ha lavorate "non a scopo di lucro" direi, ma solo per il bene dei suoi pazienti.
Poi, quando stacca, dopo un turno massacrante di 24 ore, e se va verso casa per rilassarsi, magari le arriva la telefonata di qualcuno di famiglia. Serena è mia cugina e qualche volta la rompipalle al telefono sono io.
Mi dispiace molto importunarla, ma mi fa anche piacere perchè ogni malanno è una scusa per parlare un po' con lei.
Quindi, oltre a seguire i suoi pazienti, ha tutta una ciurma di parenti piagnucolosi alle calcagna.
Lei si dedica a tutti, senza chiedere nulla e senza risparmiarsi, ha sempre un sorriso e un consiglio per ciascuno.
Spesso si scorda di mangiare o di dormire, tanto è presa dal salvare tutto e tutti intorno a se.
Il suo corpo minuto sprigiona una forza inesauribile.
Non sapendo come ringraziarla per avermi sempre aiutato, ho provato a ripagarla con l'unica cosa che forse so fare.
Dipingerla è stato un vero piacere, mi è venuta di getto, senza alcuno sforzo.Non le ho reso giustizia perchè è difficile cogliere la bella luce che brilla nei suoi occhi vivi, spero che mi perdoni e apprezzi comunque.
lalla
Serena, olio su masonite, 30x40 cm.
Non si può studiare tutta la vita l'arte antica, amarla come io la amo, e non esserne influenzati una volta scelta questa strada.
Dei greci ammiro soprattutto il senso di assoluto.
Si erano prefissi uno scopo: rappresentare attraverso l'arte la loro superiorità.
Non si sa come, ma alla fine hanno raggiunto la prefezione che tanto cercavano.Per capire cosa intendo, ai ragazzi, a scuola, faccio sempre questo esempio: provate a chiudere gli occhi e a immaginarvi un rettangolo... fatto?
Adesso aprite gli occhi e ditemi: com'era il rettangolo?Posso dirvelo io com'era: avete immaginato tutti la facciata del Partenone di Atene, il Rettangolo con la "R" maiuscola, quello della "sezione aurea".Ecco cosa sono riusciti a fare i greci spingendo la loro ossessiva ricerca di perfezione fino a raggiungere le proporzioni intrinseche nell'essere umano, capaci di trasmettergli il senso di eterno e di vero.
Non lo hanno fatto solo in architettura, ma anche in scultura e in pittura.La loro ricerca è stata tanto assoluta da lasciare un segno indelebile in tutta l'arte occidentale, tanto forte da tornare periodicamentre e sempre, tanto inevitabile da potersi definire "classica".
Però l'arte greca che è giunta fino a noi si è caricata degli inevitabili segni del tempo, è solo una rovina (in architettura), un frammento o una copia (in scultura), niente più che una descrizione scritta (in pittura).
La sua perfezione è stata scalfita, spezzata, erosa.Forse proprio per questo irrompe nel nostro immaginario ancora più spettacolare e romantica.Le metope greche sono elementi architettonici e scultorei che, alternati ai triglifi, componevano il fregio nel tempio dorico.
Non sono qualcosa di integro e finito, sono parti, frammenti di un insieme.
Stranamente però, anche decontestualizzate e appese in un museo, conservano il loro fascino. Al di là del soggetto sempre diverso, ognuna raggiunge perfettamente, pur nella propria asimmetria e originalità, quel senso di assoluto e di vero. Il segreto è nella composizione delle parti, nell'armonia dei vuoti e dei pieni, nell'equilibrio dei segni.
Ed ecco le mie metope.
Sono anch'esse dei frammenti, parti di un'insieme (di un corpo).
Non possiedono la forza delle loro antenate e per questo acquistano un senso solo se poste l'una accanto all'altra.
Nella loro precarietà cercano, timidamente, di catturare quell'attimo di eternità e di assoluto tanto cari alla classicità.lalla
metope, olio su quattro pannelli di masonite 25x25.
metopa 1metopa 2
metopa 3
metopa 4