Io non
lo so se esista al mondo una donna che se ne sia sempre
fregata del proprio aspetto fisico, io me lo auguro che esista, con tutto il
cuore, questo essere superiore, ma non ci scommetterei.
Non sono mai stata magra e longilinea, ma in gioventù neanche oggettivamente grassa o brutta. Eppure ho passato tutto il liceo, il periodo della mia vita in cui
sono stata più tonica e fresca, a vergognarmi. D’estate poi, ogni volta che mi
infilavo un costume soffrivo e tenevo il fiato (quello ancora adesso a dire il
vero), neanche lo sport nazionale di tutta la spiaggia fosse stato guardare me
e criticare le proporzioni imperfette del mio corpo.
All’università ho capito di essere diventata belloccia, ma in un modo che non
mi piaceva affatto. Non ero alta e statuaria come avrei desiderato essere, bensì
un piccolo concentrato di curve e messaggi fuorvianti (bocca carnosa e seno prorompente)
che scatenavano nei maschi reazioni insopportabili. Non mi riusciva fare una conversazione
senza che mi guardassero le poppe, eh no, porca miseria, io volevo essere ascoltata!
Mi sono impegnata al massimo per essere, aspetta, com’è che ha scritto di
recente quel cane di giornalista a proposito di una direttrice d’orchestra “brava
come un uomo” in modo che “l’orecchio non sentisse la differenza”? Anzi, avevo
deciso di essere parecchio più brava di qualsiasi uomo e donna, tanto per andare
sul sicuro. E, a proposito del mio aspetto fisico, mi sono sentita in dovere di
nascondermi, di eliminare il problema: in facoltà mai uno scollo, mai un abito aderente,
mai un rossetto.
Se ci ripenso, che rabbia, che bocca magnifica avevo, che peccato
non aver avuto la sfrontatezza di colorarla tutti i giorni a festa!
A 25 anni sono entrata nel mondo del lavoro e ho continuato sulla mia strada:
serietà e impegno al 100% e in ambito lavorativo mantenere un profilo meno
femminile possibile. Come architetto, come ceramista, poi come insegnante.
Avevo 28 anni quando sono entrata in classe per la prima volta, sembravo una liceale
(il bidello mi brontolava nel corridoio e così avevo preso l’abitudine di
girare con il registro davanti alla faccia, bei tempi, adesso non mi prende più
nessuno per una studentessa!). Il solo pensiero che gli studenti maschi, invece
di seguire i miei discorsi, potessero far pensieri erotici su di me mentre
spiegavo, mi dava la nausea. Quindi solo jeans, scarpe da ginnastica e golf
larghi.
Ho fatto male, ho sbagliato per anni.
Come supplente ho girato molto e praticamente in ogni Istituto ho incontrato la
prof-panterona-sexy, con tacco 12, tutta scollacciata e fasciata di pelle e
pizzi, ora, non dico che avesse ragione lei a porsi in questo modo, ma non l’avevo
neanche io a mettermi un sacco in testa. Non c’è niente di male a essere una donna e neanche a essere una donna formosa
o, come diceva il mio babbo, maggiorata. Nel privato ho imparato presto ad
andarne fiera, ma per anni a scuola mi sono affannata a nascondere la mia
femminilità. Lo facevo perché volevo essere presa sul serio e mi preoccupavo
troppo di cosa avrebbero pensato i miei studenti maschi, così ho finito per dimenticarmi
delle mie studentesse femmine.
L’insegnamento funziona soprattutto seguendo il fenomeno del modellamento (loro
ti guardano e, senza neanche rendersene conto, ti imitano). Cioè: se voi che la
tua classe si impegni al massimo, devi impegnarti al massimo. Se vuoi che
rispettino i tempi di consegna fissati per gli elaborati, devi riconsegnare le
verifiche celermente tu stessa, e così via. Io voglio che le mie studentesse crescano libere e sicure di se stesse, non
posso veicolare il messaggio che la femminilità sia qualcosa da nascondere.
Da almeno
una decina d’anni mi trucco e mi vesto in modo più femminile (non volgare), se
i maschietti fanno pensieri strani vuol dire che hanno scariche di ormoni
incontrollate verso un’insegnate che potrebbe essere la loro mamma e questi
sono problemi loro. Sì, se davvero gli uomini ogni 7 secondi pensano al sesso (come dicono certe
ricerche) sono problemi degli uomini e non delle donne. Non siamo noi ad avere
la responsabilità di dover raffreddare i loro bollenti spiriti. Non siamo più
nell’Era preistorica, la trovassero da soli una maniera di non essere ingrifati
dalla mattina alla sera.
In ogni caso, non è tanto perché sei troppo sensuale, ma perché c’hai un po’ di
pancetta e ormai non sei più una ragazzina, meglio coprirti… Eh no! Basta anche
con questa storia di dover per forza rispondere a un canone di perfezione, non
è che quando usciamo di casa andiamo a sfilare per un concorso di miss Italia. In questi giorni gira la polemica sulla scelta di Gucci di usare una modella
con un volto dai lineamenti anticonvenzionali e decisi, è stata massacrata dalle critiche
in rete, le hanno dato di cozza senza pietà. Ogni tanto se la sono presi anche con i piedi della Ferragni (ora, a
me della Ferragni non frega nulla, ma mi sembra oggettivamente gnocca e che la
gente abbia da ridire sulla forma dei suoi piedi, mi spaventa). Questa storia
dell’aspetto fisico non è una scemenza come potrebbe sembrare. Alle mie
studentesse spiego cosa sia il modello ideale greco, ma non voglio certo portarle
a desiderare di esserne dei cloni, voglio che imparino ad andar fiere di
particolarità, stravaganze, cicatrici e anni che passano.
Per questo vado a scuola con il giubbotto foderato di pelo rosa fuxia, perché mi
(ci) mette allegria, lo so che è disturbante, alcuni colleghi mi guardano male, bene
così. Per questo non mi tingo i capelli (non capisco perché gli uomini debbano
migliorare diventando “brizzolati” e noi donne “grigie” si faccia così schifo) i
miei capelli sono lunghi e profumati, liscissimi come seta e rigati d’argento, bene
così. Per questo sorrido spesso e non riesco a omologarmi e a tenere un basso profilo,
dico sempre come la penso e lo faccio con voce troppo alta e squillante, essere
me stessa spesso mi costa il prezzo della solitudine e ogni tanto fa male, ma
va bene così.
Noi donne siamo fin troppo complessate, ora, magari ce lo abbiamo scritto nel DNA, ma diciamo che una spintarella in questo senso ce l’hanno
data un po’ tutti da quando siamo venute al mondo. Non hanno fatto altro che
ripeterci ogni giorno (e in modo anche altamente contraddittorio) come dobbiamo o
non dobbiamo essere, cosa dobbiamo o non dobbiamo dire, come dobbiamo o non dobbiamo
comportarsi… ma che palle!!! Che poi ti dicono sempre che questi “consigli”
sono per il tuo bene, per proteggerti, perché “sei donna”...
Come se in qualche modo fossimo noi le responsabili degli sfruttamenti, delle
angherie, delle violenze e dei soprusi che il sesso forte ci infligge da
millenni. Non di rado si arriva all’assurdo: “Il marito la picchiava da anni, ma la colpa
è sua che ci stava insieme, perché non l’ha lasciato?” (come no, infatti le
poveracce che vengono ammazzate ogni 3gg quasi sempre avevano pure avuto il
coraggio di denunciare, ma non le ha aiutate nessuno). “L’hanno aggredita, ma d'altronde
girava in strada da sola di notte…” In che senso, qual è il nesso logico? “L’hanno
violentata, ma aveva la minigonna: se l’è cercata”… stiamo scherzando???
La prossima volta che sento dire pubblicamente una stronzata del genere giuro
che per protesta giro con un fazzoletto raso-passera per un mese e organizzo una
marcia notturna in disabilié.
Questo argomento è molto serio, io credo che dovremmo cominciare tutti (e in modo decisamente più coerente) a lasciar
perdere le lezioni sull’estetica, il galateo, il modo giusto di atteggiarsi e di
parlare, invece dovremmo accettare un po’ di più come siamo fatti noi stessi e come
sono fatti gli altri. Le apparenze e i gusti personali non ci competono. Dovremmo andare al sodo, spiegando fin dalla culla (e poi a scuola), sia
alle femminucce che ai maschietti, cosa siano Amore e Rispetto.
Proviamoci. Io ci provo.
P.S. il 27 agosto 1997 (4gg prima che morisse la povera Lady D) mi sono spaccata la testa cadendo in bagno (un bel 7 nel cranio, sull’Occipitale), m'è andata parecchio bene. Di solito a fine mese festeggio la mia sopravvivenza con qualche foto auto-celebrativa che inneggi alla (mia) vita, con una danza, quest’anno ci vado cauta perché sono un po’ dolorante (lasciamo perdere, và, prima o poi mi tocca rifarmi un’anca bionica). Poco più di una piroetta, senza vergogna e anche per rassicuravi che (anche essendo arrivata a -7 kg) non è che sia diventata un’acciuga, non sia mai! Solo un po’ più stagionata, ma sempre maggiorata sono!
Non preoccupatevi, con questo vestito in classe non ci vado, ma facciamola poco lunga che vi siete guardati gnudi e crudi in spiaggia fino ad adesso.