lunedì 17 novembre 2025

mostra di Beato Angelico a palazzo Strozzi

Prima di tutto, il Convento di San Marco è uno dei luoghi più suggestivi al mondo (n cui gli affreschi di Fra' Domenico, eleganti e toccanti, si fondono perfettamente all'architettura di Michelozzo) e merita una visita sempre e comunque.
Avevo sempre pensato di preferire quella parte più sobria della sua produzione pittorica (rispetto a quella più ricca delle pale d'altare). La mostra a Palazzo Strozzi mi ha fatto capire quanto mi sbagliassi: non c'è modo di scegliere, l'immenso frate è sempre e comunque inarrivabile artista.
Il caro Guidolino da Vicchio, poi pittore, poi Fra' Domenico, miniatore e pittore, fa parte di una seconda generazione di artisti rinascimentali noti anche come "Mediatori". Essi effettivamente mediano le novità dei primi tre inventori del Rinascimento Umanistico con alcune caratteristiche del Gotico Internazionale (come eleganza, ricchezza dei materiali e idealizzazione dei personaggi), ma attenzione a non attribuire a questo termine, mediatori, un significato negativo.
Primo, perché se non ci fossero stati loro a diffondere le novità del Rinascimento attraverso un linguaggio più "accettabile" per i committenti, probabilmente tutto sarebbe finito con Brunelleschi, Donatello e Masaccio, con il loro coraggio e la loro arte quasi violenta per quanto moderna.
Secondo, perché in un artista come Fra' Domenico l'idealizzazione dei personaggi sacri e l'utilizzo dell'oro non sono una scelta di stile. Non si tratta di un vuoto ritorno all'eleganza, bensì di una precisa scelta concettuale e, soprattutto, spirituale.
Tanto per capirsi: Masaccio ha fatto diventare la Madonna di carne, l'ha portata sulla terra e l'ha resa concreta. Le ha donato un vero corpo capace di occupare uno spazio reale e generare ombre portate. Le ha conferito un volto di pelle che venisse segnato dal tempo e dal dolore.
Fra' Domenico sceglie di fare esattamente il contrario e cioè di portare noi spettatori in paradiso. Riesce a farci ammirare la Madonna per quello che secondo la sua fede, incontestabilmente, è: l'unico essere umano venuto al mondo senza peccato originale, la nostra "Stella Maris" fatta di spirito e purezza assoluta.
E Fra' Domenico, anche se "mediatore", è un grande umanista e innovatore: è il primo a concepire la composizione della "Sacra conversazione" in contrapposizione al polittico medievale (si veda la "Pala di Annalena" in mostra) e quando i personaggi ritratti sono figure più terrene, come i santi, sa donargli corporeità, naturalezza dei gesti e un'umanizzazione quasi commovente.
Non solo, va anche oltre, varcando le soglie del Surrealismo (per esempio nelle predelle così come nel celebre "Cristo deriso" al convento di San Marco) in scene fortemente simboliche o composizioni ardite (si veda ne "il giudizio universale" in mostra la divisione invalicabile, quasi una sorta di autostrada, generata dalla fuga prospettica dei sepolcri scoperchiati).
L'uso dei colori poi è strabiliante, inebriante, innovativo e perfettamente bilanciato: le scene possiedono una tale valenza cromatica da renderle capolavori anche volendole considerare solo dei quadri astratti.
Fra' Domenico è stato classificato anche come uno dei "Pittori della luce", ma credo sinceramente che ogni classificazione vada stretta a questo artista, a parte il nome attribuitogli dalla tradizione popolare che ben allude alle sensazioni che è capace di regalare.
Con ammirazione infinita, sempre grazie, Beato Angelico.

lalla

mercoledì 12 novembre 2025

Ginevra e la gatta in una sola notte ⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️

Oggi compio mezzo secolo, il mio auto regalo è finalmente pronto e, concedetemi di dirlo: parecchio bellino.
Sono fe-li-cis-si-ma!

E allora:
Tanti auguri a me,
tanti auguri a me,
tanti auguri alla lallaaa,
tanti auguri a me!!!

Ieri mi sono già fatta gli auguri sui social, in anticipo di un giorno perché oggi ho un casino di cose da fare e perché non temo il malocchio (semmai, da brava Strega, lo infliggo).
Tranquilli, farsi gli auguri ogni piè sospinto fa solo bene e anzi potete farmeli anche voi, oggi o in qualunque altro momento, acquistando "Ginevra e la gatta in una sola notte" (in formato cartaceo o e-book) e scrivendo una fantasmagorica recensione... No, scherzo: basta che scriviate due righe o la lista della spesa tanto per fregare l'algoritmo di Amazon e far scaturire da me gratitudine eterna.
Invece, ve lo confesso (perché non sono scaramantica, ma spudorata sì) che 5 stelle splendenti (una per ogni mia decade) mi farebbero parecchio, ma parecchio, comodo...
Grazie di cuore a chi mi sosterrà e i miei migliori auguri di Buon Non Compleanno a tutte e tutti!

lalla

sabato 8 novembre 2025

gioco di ruoli per raccontare la "Condizione Femminile"

Siccome stamani mi va di divertirmi, facciamo un gioco.
Una sorta di gioco di ruolo (o meglio di ruoli) in cui lalla è una pittrice già morta e sepolta… o magari anziana (che darmi così la morte non è il massimo neppure per finta), ma soprattutto tanto e inspiegabilmente (ri)conosciuta da meritare una lettura d’opera fatta in classe da un'entusiasta Professoressa Gonnelli durante la sua ora di Storia dell’Arte.
Fine quinta, fine programma… Ogni anno, nelle ultime ore a disposizione, l’insegnate si dedica a commentare insieme a studenti e studentesse alcune opere di arte contemporanea, tanto per generare qualche ultimo spunto di riflessione nelle sue classi prossime al distacco e alla partenza per il mondo, quindi ci sta.
Va bene, cominciamo a giocare.

Sono le 13:02 e l’orologio ha appena intaccato la diabolica sesta ora di lezione durante la quale la stragrande maggioranza dei neuroni del cervello (di insegnanti e studenti/sse) si è ormai suicidata e i pochi superstiti gridano disperati: “Ma basta, cazzo! È pomeriggio… Abbiamo fame!!!”
L’eroica PG (Professoressa Gonnelli) irrompe in classe apparentemente splendida e splendente e dotata di una voce squillante quanto una venditrice d’asta: “Buongiorno classe!”
Pinco Pallo, ridestandosi dall’angolo in fondo all’aula nel quale sonnecchiava spalmato più sulla parete che sul banco: “Buongiorno Prof…. Ma come fa ad avere ancora tutta questa energia alla sesta?”
PG, ridacchiando: “Più che di energia, a quest’ora parlerei di forza della disperazione, ma facciamoci coraggio, che oggi commentiamo l’opera di un’artista vivente… Forza Pinco Pallo, che siamo agli sgoccioli!” (mai dimenticarsi di Pinco Pallo, altrimenti quello torna in letargo) “Vi ricordate quella pittrice e scultrice fiorentina di cui abbiamo iniziato a parlare la scorsa settimana? Lalla?”
Meno male che qualcuno ancora è sveglio, infatti interviene la stoica e diligentissima Priscilla, ancora perfettamente eretta al primo banco: “Certo: è anche una scrittrice, mia mamma ha letto alcune sue commedie romantiche.”
PG: “Grazie Priscilla. Sì, è vero: scriveva per diletto (e credo che lo faccia ancora) perché adorava divertirsi e far divertire, ma ha invece dipinto e scolpito per esigenza, per sopire un bisogno profondo. Per cura.”
Si risolleva anche Pallina, quella apprensiva del gruppo: “Perché? Era malata prof?”
PG: “No, Pallina: non era malata, ma era viva. E la vita non è sempre semplice, soprattutto per una persona empatica e (iper)sensibile quale probabilmente è stata, soprattutto per una donna.”
Pinco Pallo e gli altri maschietti non se la prendono per un’affermazione del genere; con la scusa di parlare di Storia dell’Arte, nei cinque anni passati insieme, spesso PG li ha portati a riflettere sui diritti umani, sui doveri civili, sulle ipocrisie umane e sulle problematiche legate alle differenze e disparità (tra cui anche quelle di genere). Sarà anche la sesta ora e saranno tutti mezzi addormentati, ma stiamo pur sempre parlando di una classe molto consapevole.
PG: “Bene, l’opera scelta è Condizione femminile, realizzata nel giugno del 2025,” e così dicendo, proietta l’immagine sulla LIM.
Protesta Cippa Lippa, che oltre a essere cotta dalla stanchezza, è sempre stata un po’ polemichina: “Che senso ha fare una pittura così tradizionale nel 2025 dopo che Duchamp ha girato un cesso al contrario e l’ha chiamato Fontana nel 1917?”
PG sorvola, come anche Duchamp avrebbe serenamente fatto, sulla poca eleganza della parola cesso: “Beh, la Storia dell’Arte è fatta di corsi e ricorsi e la pittura figurativa (che non è per forza anche tradizionale) è sempre destinata a tornare. Un autore può risultare originale e contemporaneo anche attraverso una tecnica poco innovativa. Ad ogni modo, Cippa Lippa, proviamo ad analizzare l’opera e poi alla fine ne riparliamo, Okay?”
“Prima di tutto, io ho avuto la fortuna di vedere questa opera dal vivo e ricordatevelo: le opere andrebbero sempre viste e giudicate nelle loro reali dimensioni (che a proposito non sono queste, è un po’ più grande: 120 x 90 cm) e nella loro reale matericità. La materia, la tecnica, sono importanti. Della tecnica utilizzata dall’autrice abbiamo già parlato la scorsa volta… Qualcuno si ricorda?”
Priscilla, sperticandosi con la mano, come se nel primo banco l’intera classe e PG non riuscissero a vederla: “Utilizzava una tecnica molto diretta (probabilmente ispirata da quella dei Macchaioli avendo avuto una prozia, Emma Chiarugi, allieva di Giovanni Fattori ed essendo cresciuta con molti suoi quadri appesi alle pareti) e cioè mettendo i colori a olio con diluente vegetale direttamente su un supporto ligneo senza alcun tipo di imprimitura o trattamento.”
Sia lodata Priscilla, sempre sia lodata.
PG: “Molto bene. Ora, nel caso dei Macchiaoli la scelta era dettata dalla povertà (ricorderete che spesso dipingevano su tappi di scatole di sigaro inchiodate ad un tronco d’albero come cavalletto) e anche dal desiderio di velocità esecutiva (dipingendo all’aperto), invece per lalla le motivazioni sono differenti: il supporto da lei scelto (la masonite o MDF), non è solo il più economico e meno prestigioso in commercio (un pochino le piaceva l’idea di nobilitare con il talento un materiale tanto umile, è pur sempre fiorentina come noi e tutti i fiorentini si sentono un po’ figli del grande Brunelleschi, capace di inventare il Rinascimento e dare un nuovo volto alla città utilizzando i materiali più poveri a disposizione: muratura mista con intonaco e pietra serena o semplici mattoni rossi), ma anche il più difficoltoso. Senza imprimiture, senza trattamento, l’MDF succhia tutto il colore, lo assorbe, lo ferma e si oppone allo scivolare della pennellata. Più volte lalla ha raccontato di quanto fosse fisicamente estenuante dipingere, ma anche di quanto quella fatica della mano e delle membra le risultassero essenziali per accompagnare la fatica psicologica che il processo le richiedeva.”
Adesso tutta la classe la ascolta.
Pallina: “Io però Prof non capisco: se dipingere era così faticoso, perché lo faceva?”
PG, che mentre spiega si infervora come se stesse difendendo una parente prossima: “Perché non poteva farne a meno. Perché dentro sentiva tante cose e, quando queste diventavano troppe, logoravano, spingevano e l’unico modo di stare bene era riuscire a tirarle fuori ed affrontarle. Per questo vi dico che la sua pittura è stata una cura. Ogni quadro l’ha aiutata ad affrontare dei mostri o a comprendere meglio ed esprimere delle sensazioni, talvolta anche di tenerezza estrema o amore.”
Pallina: “Amore per chi? Non ci aveva raccontato che era stata parecchio sfigata con gli uomini?”
PG: “È stata tradita o delusa da quasi tutti gli uomini che ha conosciuto, sì. E, se è per questo, anche da molte amiche femmine. Tanto per non farsi mancare nulla, ha avuto anche un po’ di problemi fisici. Ma, nonostante tutto, è sempre stata molto innamorata della vita, dei suoi figli, della sua famiglia e di molte altre persone di cui si è presa cura. Compresa sé stessa: ha amato molto anche sé stessa e di sé stessa si è sempre presa cura… Adesso torniamo a leggere l’opera in questione, va bene? Prima di tutto: il soggetto. Sempronio, prova tu.”
Sempronio, dal terzo banco, nel quale fino ad adesso si sentiva abbastanza al sicuro: “Rappresenta una donna mezza nuda seduta su un letto un po’ disfatto, no?”
PG: “Va bene. E la composizione com’è?”
Sempre Sempronio, che a questo punto si sente preso di mira: “Boh… cioè: è divisa in due, no?”
PG: “Sì: è divisa in due fasce orizzontali: sfondo neutro e letto, quindi molto classica ed equilibrata.”
Sempronio, a cui non è andata giù di essere stato interpellato: “La figura però le è venuta un po’ spostata da una parte, mi pare.”
PG: “Ora, le è venuta… Magari ha deciso di dipingerla decentrata a ragion veduta.”
Priscilla, sempre sul pezzo: “Infatti anche Fattori utilizzava composizioni a fasce e decentrava il soggetto (si pensi al Carro di buoi in Maremma), questo fa proprio parte della classicità: raggiungere l’armonia compositiva senza la perfetta simmetria che conferirebbe all’immagine troppa rigidità. Inoltre, la scelta del formato mi sembra vicina al rettangolo aureo.”
Vabbè, in pagella a Priscilla tocca darle 10 per forza.
E, dal fondo, inaspettatamente risorge anche Pinco Pallo: “Forse ha scelto di mettere la donna di lato per evidenziare un vuoto accanto a lei.”
Vedi Pinco Pallo quando si sveglia come è arguto? Mai sottovalutare i sonnecchiosi!
PG: “Molto, molto bene.”
Priscilla, che ama avere l’ultima parola: “La posa della donna ricorda un po’ La Pubertà di Munch.”
PG: “Perfetto Priscilla, sicuramente. Anche la rarefatta ombra portata della figura sulla sinistra sembra citare quella più compatta e incombente del grande pittore pre-Espressionista. In quel caso l’autore aveva una visione molto negativa del femminile e voleva raccontarci che il diventare donna equivale quasi a una condanna a morte… Vediamo invece cosa voleva comunicarci questa autrice concentrandoci sull’iconografia, su rimandi e simboli, oltreché semplicemente sul soggetto ritratto… Qualche idea sul letto?”
Immancabilmente, Priscilla: “Nella tradizione classica spesso le figure femminili sono state ritratte in posa semi distesa su un talamo (come Veveri, amanti e procreatrici) a differenza della posa eretta del chiasmo attribuita agli uomini (simbolo delle loro virtù eroiche)… Qui la donna è seduta, quasi come se si fosse alzata dal letto.”
PG: “Proprio così, Priscilla. È seduta in modo solido e sembra quasi osservare e quindi prendere coscienza e le dovute distanze dal letto e dalla posizione semidistesa che le è sempre stata attribuita, insomma: dalla condizione femminile, che infatti è il titolo del quadro.”
Sempronio, a cui si è risvegliato pure l’ormone: “Il letto disfatto non potrebbe alludere al fatto che c’è stato un rapporto sessuale con un uomo che poi se n’è andato?”
PG: “E perché no? Può alludere a quello o più in generale alla dimensione domestica e intima, alle molti notti di sonno insieme e ad un periodo di vita condiviso con qualcuno che adesso non le è più accanto.”
“E lei, la protagonista, come vi sembra fisicamente?”
Sempronio: “Altetica.”
PG: “E’ vero, ha una muscolatura molto definita, ma anche un’anatomia minuta. Aggiungerei che il suo corpo risulta molto bello, ma altrettanto particolare e non omologato ad un preciso canone estetico. Possiede insomma la bellezza della realtà... Sui colori, qualcosa da dire?”
Ignoriamo per un attimo la mano di Priscilla e concediamo la parola a Pinchina che ha osato alzare la sua dalla seconda fila: “Ci sono tanti bianchi, ma non sono mai del tutto bianchi… comunque molto neutri e desaturati. Solo nella figura spicca il blu del velo che contrasta con l’incarnato un po' aranciato, che infatti è il suo complementare.”
PG si complimenta con sé stessa: ha fatto un bel lavoro con questa classe.
“Brava Pinchina, i bianchi non sono mai del tutto bianchi e neppure i neri, sai: la pittrice non usava mai il nero puro, ma mescolava blu e marroni in modo che ne risultasse sempre una tinta mutevole e mai un colore piatto che avrebbe monopolizzato troppo la tavolozza cromatica e l’attenzione... Rappresentazione dello spazio?”
A questo punto tocca a Chicca (stanno prendendo coraggio): “C’è molta tridimensionalità, le pieghe del lenzuolo sembrano vere e le gambe della donna sono un po’ in scorcio prospettico, no?”
PG: “Concordo. E adesso provate a dirmi cosa vi trasmette questo quadro.”
Dopo un po’ di silenzio, Pallina: “Solitudine e tristezza. Anche il volto in ombra di lei…”
Priscilla: “Anche se il lenzuolo è tutto ripiegato, ordine… e vuoto, come diceva Pinco Pallo.”
Strano che Priscilla conceda un merito a un suo compagno, ci sta che Pinco Pallo le garbi un po'.
Quello, forse recependo il richiamo della foresta, torna da noi: “Però lei così seduta eretta a me sembra molto padrona della situazione, molto solida, non mi pare che le manchi nulla e quindi vuoto sì, ma anche pienezza.”
Stai a vedere che tocca dare 10 pure a Pinco Pallo!
PG: “Vuoto, ma anche pienezza. Potremmo forse dire anche: assenza, ma anche presenza (magari nel ricordo). Fragilità, ma anche forza. Mancanza, ma anche completezza… Siete d’accordo?”
Annuiscono tutti convinti, anche Cippa Lippa, che si è tenuta in disparte rispetto alla conversazione, ma che ha ascoltato con attenzione e che adesso non pensa più che fosse inutile dipingere un quadro come questo nel 2025.
PG: “Bene. In conclusione, osservando anche la tecnica, la figurazione e cosa trasmette, se doveste definire lo stile di questa pittura o inserirla in un movimento, dove la piazzereste?”
Priscilla: “È una pittura realistica. Come tecnica assomiglia a quella dei Macchiaioli o agli autori della pittura del Ritorno all’Ordine che infatti viene chiamata del Ritorno al Realismo.”
PG: “Bene, quindi Realismo, ma proprio come Fattori?”
Ecco finalmente anche la voce di Cippa Lippa: “No. Non si tratta di un realismo distaccato e scientifico come quello di Fattori, dentro c’è dell’altro: c’è il sentire personale dell’autrice.”
Ovvia, allo scrutinio toccherà abbondare con i 10.
“Proprio così, Cippa Lippa, infatti l’autrice stessa ha definito la sua pittura Realismo Intimo.”
“Ottimo lavoro ragazzi e ragazze! Vi invito ad andare a vedere le opere dell’autrice presenti in città e adesso, mancando venti minuti alla conclusione della sesta ora del venerdì della penultima settimana delle vostre lezioni di liceo, vi concedo di sbracarvi sui banchi senza ritegno.”
Invece no, almeno in quattro si avvicinano alla cattedra e chiedono di poter osservare altre opere dell’autrice insieme a PG perché ormai gli è scattata la curiosità, unica e sola scintilla capace di condurre alla conoscenza.

Gioco finito e vi prego di perdonarmi. Lo so che è stato molto autocelebrativo e altrettanto surreale. Primo perché come pittrice non mi si fila nessuno, secondo, perché vivo in una società che non attribuisce quasi alcun valore all’insegnamento. Ma mi andava di raccontare molte cose del mio quadro e stamani avevo deciso di divertirmi, quindi mi sono concessa di ruzzare.

lalla

sabato 4 ottobre 2025

io non ho fede

Una cosa che invidio a chi ha una fede, religiosa, filosofica o politica, una qualsiasi fede sincera, è la capacità di sentirsi sicuri e nel giusto. Di assolversi completamente. Non solo, di sentirsi parte del gruppo dei buoni, il che aiuta molto.
Anche, di considerarsi potenti, certi che il proprio gesto possa fare una differenza definitiva e di aver trovato un modo per risolvere. Di essere ottimisti e sentirsi perfino entusiasti, nonostante tutto.
Io purtroppo non ho mai avuto fede e forse per questo di fronte ai piccoli o enormi mali del mondo provo solo un'inconsolabile disperazione. L'egoismo, la cattiveria, la meschinità e la ferocia umana mi sconcertano.
Il mio ateismo ogni volta mi fa sentire colpevole e sola. E mi rende pessimista: non intravedo vie per la salvezza, temo solo inasprimenti di odio e interminabili scie di dolore. Non credo che la Storia vada a migliorare o che riesca a insegnare qualcosa al genere umano. Io, molto spesso, mi vergogno solo di farne parte.

lalla

martedì 30 settembre 2025

io e l'Arte

Non so cosa significhi essere un'artista e neanche mi interessa molto scoprirlo, ma so di aver imparato a disegnare prima di aver imparato a vivere. Anzi, sospetto che sia stato il disegno l’unico in grado di insegnarmi a farlo. 
I miei quadri, le mie sculture, i miei figli d’arte rimangono quasi sempre con me, attaccati alle mie pareti, nella mia casa. Salutandomi e osservandomi ogni giorno esattamente quanto io osservo loro. Durante le lunghe ore passate insieme, possono ricordarmi il motivo che mi ha spinto a crearli: quel dolorino latente di solitudine, quell’esigenza di affondare e raccogliere quello che sento nel profondo per poi tentare di portarlo all’esterno, quel coraggio di arrischiarmi, di uscire per essere vista.
Soprattutto, il mio bisogno di comunicazione e comunione sempre disilluso, sanno ogni volta analizzarlo e consolarlo esattamente come già avevano saputo fare durante la loro nascita.
E possono anche raccontarmi qualcosa che io non avevo pensato o deciso a priori, qualcosa che le mie opere sono diventate autonomamente e che è altro al di fuori di me. Possono aiutarmi a spostare il mio punto di vista arrivando a spiegarmi ed insegnarmi l’inaspettato. Su me stessa e sugli altri.
Ecco perché non ha alcuna importanza che i miei lavori non abbiano un valore per il resto del mondo, considerando quanto ne hanno per me. Ecco perché non posso venderli e non riesco a staccarmi da loro: perché di fatto non creo opere, ma talismani. L’arte è la mia cura e probabilmente anche la mia unica forma di religione. Non sono mai stata capace di vivere senza di lei su questa terra. Togliermela significherebbe uccidermi.

lalla

lunedì 8 settembre 2025

il salto generazionale

Le donne più importanti della mia vita hanno praticamente la stessa faccia e questo mi intenerisce parecchio.
La cosa più buffa è ascoltare la mia mamma farsi i complimenti da sola quando mi dice: "Che bel viso ha la Matilde, chissà come diventerà da grande? Sarà sicuramente bellissima!" (Nota bene che nelle foto della stessa età sono quasi identiche) Poi, per stemperare, ci mette un po' di dramma che come condimento va sempre bene: "Mi piacerebbe tanto vederla... eh, peccato che io non ci sarò più."

lalla

sabato 6 settembre 2025

perché ti firmi lalla e perfino con la minuscola?

Perché non è un nome serio. È un soprannome infantile che mi regalò la mia tata amatissima. Sono stata una bambina dolce, ma un po’ complicata. Sensibile e sognatrice, curiosa di scoprire e vogliosa di assaggiare, golosa, riflessiva, ribelle verso regole che non condivideva. Propensa a fare marachelle.

Ebbene, quando dipingo, quando scrivo, voglio essere ancora quella bambina lì. Non solo, voglio anche dire parolacce e disturbare (purché lo stia facendo per arrivare a qualcosa che ritengo giusto e non per ottenere qualcosa che mi fa comodo). Voglio essere maleducata tanto quanto solo a una bambina verrebbe ancora concesso di essere. Ed esserlo senza vergogna.

Mi viene in mente il non senso del nome DADA ispirato al verso di un infante. Non mi piace chi lo chiama Dadaismo, o Movimento Dadaista, rischia di mitigarne il potente carattere eversivo e di conferirgli una veste aurea e troppo seria (sicuramente non desiderata da Tristan Tzara). Ecco, lo stesso vale anche per me: preferisco essere considerata una strega che una persona seria.

lalla

P.S. Sulla mia amaca si sta bene parecchio... Una Strega Epicurea, così è anche meglio.


venerdì 5 settembre 2025

Saturno (un pochino) contro

Ieri sera mi si è carinamente spaccato a metà un dente, uno di quelli che sorridendo si vedono.
Stamani prima di andare a lavoro ho trovato la gomma della bici bucata.
Poi a scuola dovevamo fare una comunicazione importante e i telefoni erano tutti fuori uso.
Boh, a un certo punto ho pensato: forse oggi facevo meglio a starmene a letto.

Ma anche no, in fondo sono solo sciocchezze.
I telefoni sicuramente verranno riparati e una volta concluso il lavoro siamo state dal dottore, sia io che la bici. Lei aveva anche un freno rotto e domani sarà a posto.
Per il mio dente ci vorranno almeno sette mesi... pazienza, di piccoli guasti ne ho anche altri. Ne abbiamo tutti. E alla fin fine tutti speriamo di venir riparati.

lalla


mercoledì 3 settembre 2025

duri come le pigne

Nella vita reale certi uomini con me o mettono in atto approcci molesti (e francamente suicidi), oppure riescono a intuire l'antifona e giustamente mi scansano.

Ma su FB, poveri cuccioli, hanno evidentemente più difficoltà nel decifrare i segnali. Eppure non credo che il mio modo di pormi lasci molto all'interpretazione... Se solo qualcuno di loro di degnasse di leggere.

Ho circa 1000 richieste di "amicizia" maschili sospese. Ogni tanto, mossa a compassione (se sul profilo vedo foto che farebbero pensare a un interesse artistico oppure ci sono molti conoscenti in comune) concedo il beneficio del dubbio.

Mal me ne incolse.
Immancabilmente, mi tocca ascoltare la mia lalla nella testa ripetermi per la milionesima volta: "Oh brava grulla, io te l'avevo detto!"

lalla

venerdì 29 agosto 2025

momenti di ordinario cattivo gusto

Vi racconto una breve (e banalissima) storia vera.Famiglie con componenti di età varie, non così in confidenza (ci si incontra solo al mare) fanno il bagno dove non si tocca.
La conversazione riguarda l'ambiente paradisiaco e il bel colore dell'acqua.
Una donna commenta: "Ma quanto è salata, non si affonda neppure volendo."
E io confermo: "in effetti galleggio anche stando ferma."
Quindi il marito di lei (con cui converso tre volte di numero all'anno) pensando di essere simpatico aggiunge: "Per forza, te c'hai due airbag."
Accidenti, che buontempone!
Cosa avrei dovuto rispondergli?
Così a bruciapelo e davanti anche ai figlioli: "Tu invece a pacco non sei messo tanto bene, forse è per questo che affondi."

Perdonatemi, mi rendo conto che sto diventando sempre più intollerante e stronza, ma sappiate che non ne posso proprio più di allusioni e battute sul corpo femminile.
In ogni caso, essendo in verità molto più educata di lui (e della stragrande maggioranza dei maschi italiani) mi sono solo girata dall'altra parte e sono andata a nuotare un po' più in là.
Ma attenzione che la pazienza è ormai agli sgoccioli, il prossimo rischia forte.

la Strega