E’ più
di un anno che siamo impantanati in una pandemia mondiale.
Roba da film di fantascienza di quella pesa, dove nella descrizione leggi “ambientato
in un futuro distopico” e tu non sai bene cosa significhi “distopico” finché non lo vedi e allora capisci: significa “di merda”.
Eppure gli sventurati protagonisti in qualche modo ci vivono nella distopia
(pure se puzza) e gli succedono delle cose, tipo che sopravvivono (o anche no),
lavorano (o anche no), si ribellano (o anche no), si innamorano (o anche no) e
robe così.
La sopravvivenza mia e dei miei cari per adesso è OK e non so dirvi quanto mi
senta grata per questo. Ma la strage giornaliera è insopportabile. Se ne sta
andando una fetta enorme di popolazione e il fatto che siano quasi tutte
persone di una certa età è ancora più grave in Italia che in altre nazioni. Da
noi gli anziani fanno parte della famiglia, siedono al tavolo per il pranzo
domenicale, raccontano aneddoti ai nipoti, tramandano il lessico famigliare,
custodiscono la memoria. Alla fine di questo massacro avremo perso una parte
importante e bella del nostro paese, solo allora ci renderemo conto di essere
un po’ meno italiani di prima e tutto sarà ancora più triste.
Parlando del lavoro, vista la situazione sono fortunata ad averne ancora uno e sono fiera di averlo portato avanti con dignità, in un anno non ho perso un’ora di
lezione e i miei studenti non sono rimasti indietro in niente nella mia
materia, tantomeno nell’entusiasmo (che è la cosa più importante). Ma quanto
mi è costato, quanto mi/ci costa, sembrano passati due, tre anni, non uno.
Siamo inevitabilmente tutti molto stanchi e chi ha parlato di allungare l’anno
scolastico per “recuperare” le ore perse, è un folle.
Durante il primo lock-down la gestione della scuola è stata durissima e
totalizzante, in più mi sono fatta un mesetto di polmonite e nonostante questo
ho continuato a insegnare come nulla fosse, a pre-registrare lezioni nelle ore
più impensate e caricarle su You-tube, sempre disponibile a rispondere alle
domande, collegata con studenti e colleghi h24 su tre diversi canali virtuali
(Argo, Teams, Whatsap). Contemporaneamente, la gestione del mio ragazzino (che
intanto cambiava voce e diventava un ragazzone) e della mia bambina (a cui
insegnavo a leggere, scrivere e far di conto). Tempo per la pittura: zero. Sul
finale ero abbastanza stremata, ma ce l’ho fatta, sono un essere altamente
adattabile. Aiutava pensare al “prima” che era ancora molto vicino, il
“durante” sembrava faticoso e orribile, ma passeggero.
Il lock-down ha funzionato, ma lo Stato non ne ha approfittato per fare un
cavolo di nulla (tipo restaurare qualche scuola che cade a pezzi o aumentare i
mezzi pubblici, per dire). Esame di maturità e poi finalmente è arrivata
l’estate che abbiamo passato al mare con la mia mamma e isolati dal resto del
mondo. Da lontano guardavo afflitta e disgustata le immagini di folle in
discoteca e ammucchiate negli apericena, consapevole che in autunno saremo
tornati nella merda distopica. Tutti a dire “che brutto anno scolastico è stato
il 2019/20” e io che non mi capacitavo, non capivano che il prossimo sarebbe
stato peggiore?
Da settembre ci hanno ributtato in classe, 20-25 studenti senza mascherina,
distanza legale di 1m tra le rime boccali (il ché significa che bastava che si
chinassero a prendere entrambi un libro nello zaino per baciarsi in bocca). Scientificamente
parlando, incredibile.
E mentre la pandemia riprendeva (ovviamente) vigore, abbiamo sperimentato in
presenza tutte le percentuali possibili, il 75%, il 100%, il 25% lo 0% (prima
di Natale), poi il 50%, di nuovo lo 0%... ogni volta colleghi eroici hanno dovuto
reinventare un orario nuovo per l’intero istituto in meno di 48h. Devo
confessare che quando due settimane fa dal ministero hanno tirato fuori il 60% e infine il 70%
avrei voluto indire una marcia di studenti e insegnanti
(tutti ben distanziati) per chiedere una percentuale a caso tipo il 58% o
meglio il 69 (che almeno fa goliardia), per una volta sarebbe stato giusto
prendere un po’ per il culo questi imbecilli che ci governano, dato che quest’anno
si son divertiti così tanto a farlo loro. Possibile che nessuno sappia che per
garantire una didattica efficace e un apprendimento sereno degli studenti, la
prima cosa che serve è un minimo di chiarezza e stabilità? Vabbè.
Comunque, nonostante il delirio delle percentuali, nonostante il mio ruolo di
insegnante completamente denaturato (non posso più girare tra
i banchi e nessuno può vedermi sorridere), nonostante
le privazioni, nonostante i molteplici tamponi eseguiti (soprattutto sulla Matilde),
nonostante le varie quarantene, nonostante le notizie funeste dei media, nonostante tutto quello che viene detto contraddetto ogni giorno sui vaccini, nonostante i 200 morti giornalieri, nonostante tutto, va ammesso, molto
tristemente, che questa precarietà è diventata una sorta di normalità. Una
normalità distopica.
Una normalità fatta di volti coperti e mani igienizzate, una normalità fatta di
distacchi e solitudini profonde. Il “prima” ormai sembra lontanissimo e forse,
irrecuperabile.
In autunno ho capito che non potevo permettermi il lusso di aspettare il suo ritorno, ho capito
che l’attesa mi/ci avrebbe distrutto. Dovevamo accettare di essere diventati i
protagonisti di questo maledetto film di fantascienza. Sono, appunto, un essere
altamente adattabile, ho smesso di pensare al “prima” e mi sono costruita un
“durante” accettabile.
I miei studenti rischiavano di lasciarsi andare e non avrebbero potuto vedermi
sorridere? Li avrei sorpresi continuamente, avrei fatto sorridere loro! Le mie
lezioni sono diventate ancora più informali, degli show di intrattenimento. Loro
mi hanno ripagato continuando a impegnarsi e imparare.
I miei figli avrebbero dovuto rinunciare alla vita sociale? Li avrei coccolati,
intrattenuti e scossi il più possibile! Siamo scappati sull’argine dell’Arno a
fare un pic-nic cinese a ottobre (quando ancora si poteva), abbiamo comprato il
gelato a dicembre, quasi ogni domenica abbiamo imbastito serate cinema con pizza
sul divano, abbiamo giocato insieme, solo 4 volte siamo potuti tornare dalla mia famiglia in campagna (distanziati e mascherinati). Per fortuna Elia ha ripreso a cantare nel
gruppo rock (sta prendendo le misure con i suoi nuovi bassi) e Matilde si è
pian piano inserita in seconda elementare. Loro mi ripagano sempre e comunque, solo perché esistono.
Nel “prima” i week-end senza figli mi concedevo di andare a ballare, uscire con le amiche o fare
un viaggetto, adesso avrei dovuto passare giornate intere chiusa in casa da
sola? Mi sono concessa qualche passeggiata con la mia migliore amica e di riempire le ore con quello che più amo fare,
soprattutto, dipingere! Il tempo non è mai abbastanza, non ci penso proprio a sprecarlo rimpiangendo la movida.
Ho scritto poco, ma è solo perché ho dipinto molto e per me sono la stessa
cosa, dipingere e scrivere. Sono sempre io che cerco
una via per uscire fuori, è solo la strada che cambia.
Da mesi l’immersione in questa maleodorante distesa di feci, in
questo clima di orrore e insicurezza costante, mi fa desiderare di creare
immagini che alludano alla Bellezza. Mi manca tanto la Bellezza, quella dei
musei, dei viaggi, delle scoperte, dei sorrisi, della gioia sregolata (senza regole), della
spensieratezza.
La Bellezza, qualcuno ha detto, ci salverà.
Io non so se questo sia vero, forse non lo è per tutti, per me credo proprio che sia così.
lalla
P.S. La mia splendida Piccola Fata ha posato per questo dittico. Dipingerla
mi ha regalato un sollievo indescrivibile. Indescrivibile, nonostante io lo conosca
molto bene. Lo provo ogni giorno da quando è arrivata su questa terra, da quando la osservo muoversi,
meravigliosa, davanti ai miei occhi.
Questa bambina pochi giorni fa ha compiuto 7 anni.
Lei è la Bellezza e mi ha
già salvato.
Mio marito mi ha lasciato per una donna più giovane ed ero devastata. Era come se lo avesse avuto sotto un incantesimo malvagio, Saul si è rivoltato contro di me durante la notte senza alcun preavviso. È successo l'anno scorso, ero disperato, quindi ho usato ogni singolo sito Web di incantesimi che potevo trovare senza risultati. Un amico mi ha mandato dal Dr. Adeleke e l'ho contattato. Ha iniziato a lavorare con me a giugno. Come risultato di tutto il suo meraviglioso lavoro, io e il mio uomo siamo tornati insieme. Sono così felice e privilegiato di avere una persona così grande come te al mio fianco. Grazie! Contatta aoba5019@gmail.com e su whatsapp:+27740386124
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