domenica 22 novembre 2009

collezioni e ricordi

Soffro al pensiero di dovermi dividere dai miei quadri, anche se spero di riuscire a farlo.
La verità è che non riesco a separarmi da niente.
E' quasi una malattia, tengo tutto, accumulo cose su cose, molte senza alcun valore.
Non butto via neanche gli scontrini.
E non è del tutto una scemenza, serve, serve a ricordare e ad essere felici.
Mettiamo l'arrivo dei primi freddi ad esempio, il cambio di stagione, levo dall'armadio un morbido cappotto di lana, lo metto ed esco, affondo le mani nelle tasche e... ops, sento una cartina ripiegata (è lì che dorme da qualche mese in attesa che io la ritrovi), la prendo, la srotolo, è la ricevuta di una cenetta che abbiamo fatto in primavera, immediatamente mi torna alla mente ogni particolare di quella sera: cosa abbiamo mangiato e l'intera atmosfera... un ricordo perduto risorge dalla memoria, è bellissimo e per un secondo i miei occhi guardano nel tempo e gli angoli della mia bocca si curvano all'insù.
Per questo non riesco a buttare la ricevuta nel cestino che vedo sulla destra mentre cammino, la ripiego con cura, la ripongo al calduccio nella tasca e la ringrazio di avermi regalato ancora un attimo di felicità.
Con i miei quadri è la stessa cosa, a livello artistico non sono un granchè, ma guardarli mi ricorda il piacere che provavo mentre li dipingevo.
Qualche volta cammino per casa e mi capita di soffermare lo sguardo sul particolare di una pittura, mi imbambolo lì e sto bene per qualche minuto... i miei quadri sono quasi terapeutici o più probabilmente io sono quasi pazza!
Comunque, anche per questo da quando sono piccola faccio una delle collezioni più sceme del mondo: raccolgo sassi, conchigline, sabbia e li conservo in portagioie e bottigliette di scarso valore, ogni "reperto" riporta il luogo e la data del suo ritrovamento... una gran paccottiglia che racchiudo in una scatolona di latta. Ogni tanto apro la scatolona, scelgo un portagioie, osservo il piccolo gruzzolo di sassolini e detriti e leggo la data, immediatamente ritorno alla splendida giornata di sole e al momento di spensieratezza in cui ho raccolto il mio piccolo tesoro. Il déjà vu può durare anche una decina di minuti, è meraviglioso ed è sempre più sicuro che io sia completamente pazza.
Detto questo, l'ultima natura morta accosta a dei fiori delicatissimi del mio giardino alcuni pezzi dalla mia collezione di "reperti da spiaggia", è un po' decadente e malinconica, come tutti i ricordi...

lalla


"plumbago e ciclamini con conchiglia e portagioie", olio su masonite, 35x 50 cm.

domenica 8 novembre 2009

cos'è la bellezza

Che cos'è la bellezza femminile?
Se l"Afrodite di Milo" o la "Nike di Samotracia", con le loro mutilazioni, sono belle, bellezza non sempre significa integrità e freschezza.
Se le turgide grassezze di Ingres sono belle, bellezza non significa un corpo atletico e sodo.
Se la Venere di Botticelli, con le sue spalle cadenti e i piedi oblunghi, o se i nudi di Modigliani, con i colli lunghissimi e i lineamenti taglienti, sono belli, bellezza non ha un solo canone di proporzioni.
In tutti questi esempi, bellezza è sicuramente armonia delle forme ed è soprattutto eleganza della linea.
Bellezza può albergare in un corpo segnato dal tempo come le statue dell'antichità?
Bellezza può nascondersi nelle rotondità adipose fino a toccare i cellulitici eccessi di Rubens?
Ho passato l'adolescenza a odiare ogni piccola diversità del mio corpo: avrei desiderato i riccioli (io che ho i capelli lisci come spaghetti), avrei voluto un seno piccolo, una vita sottile ed essere più alta di 10 cm. Com'ero bella da ragazza e non lo sapevo.
Ho passato la mia vita a dieta, cercando di arginare una spiccata golosità e un metabolismo troppo lento.
Tra 4 giorni compio 34 anni, ho i primi capelli bianchi, 10 chili di troppo e varie vicissitudini hanno segnato la mia pancia.
Il mio corpo è stanco e pieno di storia, in contuinuo declino, dalla nascita del Re dei Sugolini si è drasticamente allontanato da qualunque canone di bellezza tonica e plastificata.
Ma oggi posso vivere una vita che mi piace solo in virtù dell'ospitalità che mi offre.
Quindi finalmente ci faccio pace e gli dico grazie di avermi portato fin qui: sei bello così come sei!

lalla



"nuda", olio su tela, 30x60 cm.

lunedì 2 novembre 2009

sono una dilettante

Oggi un artista che stimo e che ho conosciuto tramite la rete ha perso un po' di tempo per me, per darmi dei consigli. Innanzi tutto è stato molto gentile, vede in me del talento e della passione, non so perchè, e questo mi fa sentire bene.
Poi
mi ha fatto riflettere su alcuni problemi che riguardano il mio lavoro.
Principalmente la drastica assenza di una "ricerca", "un filo conduttore", "un senso" ai soggetti che scelgo.

Rispondo in queste righe, come ho fatto direttamente con lui.
E' vero, non c'è che dire: la mia produzione nel suo insieme "non ha ne capo, ne coda".
Il fatto che io lavori senza "uno scopo" vero e proprio o " un messaggio da mandare" è proprio la caratteristica che da sempre mi differenzia da un vero artista.
E' per questo che mi considero solo una dilettante.

Non so cosa mi impedisca di caratterizzarmi.
Ho forse visto e conosciuto troppa arte?
Visito mostre, mi aggiorno, trascino la mia famiglia per musei anche in vacanza... la mia è una vera passione che sazia il mio desiderio di ricerca e comunicazione.E' come se avessi ascoltato troppa musica e al momento di comporre una melodia personale, immancabilmente, mi entrasse sempre in testa un motivo conosciuto.
Insomma, quando dipingo finisco sempre per assomigliare a qualcuno che conosco.
Mi è sempre sembrato tanto difficile trovare una strada personale, al punto di fare "come la volpe con l'uva": decidere che in fondo non la vorrei e che non sarebbe giusto cercarla.
La mia pittura non è riconoscibile, non ho un vero e proprio stile.
Le uniche caratteristiche che, mi sembra, accomunino tra loro i miei dipinti sono:
- L'armonia d'insieme di forme, linea, colori.
- Le composizioni equilibrate.

- Prevale talvolta una certa eleganza liberty un po' orientaleggiante, forse in me connaturata perchè sono donna.
- L'attenzione per il soggetto e la perdita dello sfondo.
- L'uso del colore celeste/blu oltremare.- La preferenza, come soggetti, per il corpo femminile, le nature morte, i ritratti.
- Tutti i quadri o le sculture sono dominati da un certo silenzio e immobilità.


Potrei smettere, dato che non c'è un vero senso in quello che faccio.

Ma fin da quando ero molto piccola, se non disegno, se non dipingo, ne sento la mancanza.
Quindi, mi sono rassegnata a vivere serenamente l'arte, come qualcosa che mi dia piacere mentre la faccio.

Ho smesso di pormi troppe domande.
Ogni tanto ricasco nella tentazione di "cercare un senso" ed escogito "serie" di dipinti che possano portare avanti una ricerca precisa...
ho sempre qualche progetto in mente, tutte le volte però le cose vanno così:
parto piena di entusiasmo col primo dipinto e mentre lo faccio soddisfo la mia idea, mi appago... a quel punto tutto il discorso perde per me interesse e sono attirata da nuove idee e soggetti.
Insomma "vado di palo in frasca"...
questo è un altro motivo per cui credo che non riuscirò a vendere mai.
Non so... c'è speranza?

Proverò a cambiarmi, a domare la mia incostanza.
Saluto Luigi Capizzi, se, anche grazie a lui, riuscirò a migliorarmi, a non essere solo una dilettante, il risultato sarà su queste pagine.

lalla

"nudo al centro", olio su masonite, 50x70 cm.