domenica 17 novembre 2019

Arno Terribile

Vivo nel quartiere di Sant’Ambrogio, sotto il livello dell’Arno.
Al momento dell’acquisto della casa avevo del tutto sottovalutato la questione.
Poi, durante i lavori di ristrutturazione, da alcuni pannelli di legno nel mezzanino saltarono fuori panconi di terra secca, che ci faceva della terra a 4m di altezza? A svelare l’arcano fiorirono gli aneddoti dei vicini: nel 1966 l’appartamento (P.T. + mezzanino) fu completamente sommerso di acqua, o meglio, di melma (per non dire merda) e gli occupanti si salvarono arrampicandosi dal giardino sul balcone del primo piano. Da allora ogni piena mi terrorizza. E’ pur vero che dall’ultima alluvione di Firenze qualcosa è stato fatto (tipo l’invaso di Bilancino), basterà? Non ci resta che sperare di esser stati più bravi che con il Mose di Venezia. In ogni caso, penso che se la Natura decidesse di mettersi “di buzzo buono”, non ci sarebbero invasi, dighe o argini capaci di fermarla.
Non riesco a non pensare a tutta la mia vita che verrebbe spazzata via, ai miei quadri, alle mie foto, ai miei ricordi. Ho persino ideato un piano di evacuazione, ma non credo che al momento del bisogno (tutta impanicata) sarei capace di metterlo in atto.
Ciò nonostante, pur non arrivando ai livelli di incoscienza di Turner (che si fece legare all’albero maestro di una nave durante la tempesta), anche io sono attirata dal lato Sublime e Terribile della Natura.
Un’oretta fa sono andata sulle sponde a veder passare il mostro che ruggisce (la piena era prevista per le 12.00). Prima sono salita su Ponte alle Grazie per osservare il Ponte Vecchio (la zona Uffizi è dove il passaggio si strozza di più) e poi proprio su Ponte Vecchio
per fotografare il nostro Liceo che sfidava la furia dell'Arno. Mi ha dato un po' di brividi salire sui ponti, ma ho pensato " se hanno resistito 35 anni fa...". Il rombo delle acque era assordante. Spaventoso, eppure non ero sola su quelle sponde, tanta potenza terrorizza, ma in un certo senso attrae. Incute un forte rispetto, diciamo che è capace di ricollocarci al nostro giusto posto, quello di ospiti di questa Terra. Noi esseri umani ci riteniamo tanto superiori, ma alla fine non siamo altro che piccole formichine in balia degli eventi atmosferici.
Non sono un’esperta, ma mi sembra che verso le 13.00 il livello stesse già calando, anche per oggi spero di non finire sott’acqua. Penso a quelli che purtroppo in questi giorni ci sono finiti (a Venezia, a Matera) e che di certo ci stanno finendo in questo momento, da qualche parte, in giro per l'Italia.
Pare che domani voglia ricominciare a piovere, ancora. Sono quasi tre settimane che non fa altro che piovere, stanotte sembrava che stesse scendendo il diluvio universale. D'accordo la potenza sublime della Natura, ma a questo punto s'è capito, anche meno va bene.
Il primo che mi dice che l’Autunno è la sua stagione preferita, Novembre è un mese meraviglioso o che l’acqua fa bene alle piante, me lo mangio per colazione.
Teniamo duro ancora un po' va, che stanno già montando le lucine per le strade e, se una tempesta non se le porta via, tra poco è Natale!

lalla

martedì 12 novembre 2019

44

Oggi compio 44 anni e sono ancora una bambina, infatti la prima cosa che mi viene da pensare (o meglio, fischiettare) a riguardo è “44 gatti in fila per sei col resto di due, col resto di DueeeeeEEEE!!! ZAM ZAM!”
La seconda è che, se le donne in Italia vivono in media 85 anni, da oggi posso finalmente definirmi “una donna di mezz’età”. Che culo.
Ed ecco subito il terzo pensiero “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita…” Che culo per la seconda volta, io non voglio smarrire proprio niente! Banalissima “crisi di mezz’età”  via da me che sarò pure un po’ pazza, ma banale proprio per niente!
Va bene, niente crisi, ma un po’ di dubbi esistenziali ce li avrai, no?
Allora ci penso meglio… trovato!
Ecco un dilemma che mi ha sempre tormentato:  perché tutti dicono di togliere il nero dai peperoni grigliati dato che le verdure sbruciacchiate sono cancerogene e poi in farmacia ti vendono il carbone vegetale? E’ il peperone a essere particolarmente assassino o lo sono i farmacisti?
E anche, quando negli anni ’90 (da certe citazioni temporali i 44 si percepiscono tutti) c’erano le bancarelle che vendevano le pseudo Lacoste con la codina del logo girata male, fu adottato il termine “tarocchi=falsi”, perché? La lettura delle carte è forse una fregatura più grande di una borsa di Cucci?
Allora, se potete, datemi una mano a risolvere questi gravissimi dubbi esistenziali, invece non ho bisogno di aiuto riguardo al perché si dica “fare il portoghese” quando vuoi entrare senza pagare o altre cose così, in questa mia mezza età sui fondamentali mi sono informata!
Scherzi a parte, anche se li ho compiuti solo alle 7.30 di stamani, avere 44 anni mi piace molto.
Non solo perché mi piacciono graficamente i due quattro uguali e il suono che fanno quando lo dico.
In generale mi piacciono i miei compleanni perché mi piace ricordare e misurare il tempo che passa. Mi piace crescere e quindi, in sostanza, mi piace anche invecchiare.
Non è una cosa strana, è una cosa giusta.
Molte persone si vergognano di invecchiare, soprattutto molte donne. Un po’ perché “gli uomini quando invecchiano diventano più interessanti”, “come sono affascinanti gli uomini brizzolati!” E le donne? Le donne invece quando invecchiano diventano una schifezza e tanto per tirarle su di morale fioriscono i modi di dire simpatici e burloni tipo “hai il sale e pepe nei capelli”, “hai le zampe di gallina intorno agli occhi”… ma cosa ho al posto della faccia: l’occorrente per fare il brodo? Evidentemente sì e l’hai appena acquistato al supermercato, infatti sulla bocca  ti sta venendo “un codice a barre”.  Ma che carini!
Cosa dovrebbero fare allora questi poveri sacchetti della spesa ambulanti? Ma che domande! Dovrebbero immediatamente correre ai ripari attuando tutta una serie di interventi più o meno invasivi, dallo scontato tingersi i capelli grigi, al quotidiano stuccarsi la faccia di intonaco, fino allo stirarsi le rughe e tutti i lineamenti (con il bisturi, quando l’intonaco non basta più) e alla definitiva mummificazione iniettandosi il botulino… altro dubbio esistenziale: ma il botulino non era un batterio che se avevi la sfiga di mangiartelo ti spediva allegramente all’altro mondo? Siamo sicuri che faccia tanto bene iniettarselo nella faccia? Solo se lo ingurgiti nell’esofago è particolarmente assassino o lo sono i chirurghi estetici?
Ma io mi chiedo: perché? Perché donne sottostate a tutto questo? Possibile che ancora pensiate che un segno del tempo possa in qualche modo svalutarvi? Ma ribellatevi, porca miseria!
Certo, anche a me piace truccarmi un po’, ma essendo ancora una bambina lo faccio come un gioco di travestimento, come lo facevo a 8 anni con i Truccosetti e cioè mettendomi un po’ di rossetto scintillante, la riga nera e l’azzurrino sugli occhi. Io mi rifiuto di stuccarmi la faccia, la pelle è mia, le rughe sono mie e guai a chi le tocca!

In questa foto purtroppo non si vedono abbastanza i miei splendidi capelli bianchi, ma ero appena uscita dalla doccia e le mani sono avvizzite dall’acqua calda: si vede la mia pelle. Io non sono una statua di cera, io sono vera, io sono viva, io sono fatta di tessuto biologico che (nonostante un giornaliero ricambio) deve per forza portare i segni di questi 44 anni.
Mi fa piacere che si vedano perché io li ho vissuti intensamente e sono fiera di ricordarmeli tutti, in ogni minimo dettaglio, uno per uno.

lalla

P.S. La ricerca della zampa non è stata così facile e dal Pollaiolo io e Matilde siamo state più di 30’ in coda. “Signora, dopo le cosce e le alette desidera altro?”
“sì, grazie, vorrei una zampa di gallina”.
Le altre persone che ci guardano stupite neanche avessi chiesto la Luna e lui, sulla difensiva: “no, non posso vendergliela”.
“Perché no? Questi polli avranno avuto dei piedi o erano tutti mutanti? Per favore…”.
“Va bene, aspetti qui” scappa sul retro e poi mi passa un pacchettino sottobanco, neanche stessi acquistando della droga, e mi sussurra: “ma mi scusi, a lei cosa serve una zampa di gallina?”
E io, a voce alta: “Ma è chiaro, no? Per farci una pozione magica!”.

lunedì 11 novembre 2019

sono fiera di me

Sono fiera di me.
Ieri i genitori delle due bimbe che ho ritratto sono venuti a prendere il quadro.
Quando inizio un lavoro li rassicuro sempre: “nessun acconto e se il risultato non dovesse piacervi, non preoccupatevi, lo terrei io”. D’altronde, hanno rifiutato tele a dei mostri sacri come Caravaggio, non lo considererei certo un oltraggio se prima o poi rifiutassero una masonite a me.
Comunque, il giorno che il committente viene è la prima volta che vede il quadro e io sono sempre molto emozionata, non tanto per il rischio di tenerlo con me (non sarebbe un dramma, mi affeziono a tutti quelli che faccio), ma perché ciò significherebbe che l’ho deluso e questo in effetti mi dispiacerebbe.
Stavolta i soggetti erano due e sapevo fin dal principio che sarebbe stato molto più complicato (ma anche parecchio stimolante). Era importante capire i due caratteri, sottolineare le due individualità, ma anche catturare i punti di contatto, creare un dialogo di atteggiamenti e di sguardi, tra loro e con lo spettatore. Che sfida! Solo quando sono arrivata alla fine, mi sono resa conto di avercela fatta e mi sono sentita soddisfatta.
Ma in ogni caso, ieri me ne stavo un pochino sulle spine.
Invece, l’espressione che hanno fatto davanti al quadro è stata meravigliosa, direi (dal mio punto di vista) abbastanza emozionante. Come se avessero riconosciuto immediatamente le proprie figlie, ma per la prima volta le stessero guardando in un modo diverso (e in effetti era vero perché lo stavano facendo attraverso il mio sguardo). Vederle così, come le ho viste io, gli è piaciuto molto.
C’è qualcosa di davvero bello in tutto questo e non è propriamente l’aspetto del quadro.
Un po’ mi dispiace non farlo vedere anche a voi nella sua interezza, ma potete anche accontentarvi di un particolare perché il bello non sta nell’oggetto, bensì nelle sensazioni che ho provato io realizzandolo e in quelle che loro hanno provato (e spero proveranno ancora) osservandolo.
Infondo non conoscete le due bambine, forse non conoscete neanche me, non potreste comunque afferrare granché dando un’occhiata veloce a un’immagine su uno schermo digitale. Può darsi invece che possiate farlo di più leggendo queste parole, se vi fidate di me.
Allora fatelo, fidatemi di me, e capirete perché oggi mi sento così fiera.

lalla

"Ritratto di due sorelline", olio su masonite, particolari.