lunedì 14 dicembre 2009

lavori in corso

Ecco le foto dei "lavori in corso" al laboratorio di Sesto.
Ci sono anch'io e mi prendo cura delle mie "bambine".


"Arcipelago".
La creta è quasi secca, oggi l'ho controllato e ho cominciato la levigazione della superficie con carta vetrata e spugna bagnata.


"Il corpetto della sposa".
E' ancora morbido al tatto, oggi sono riuscita (non senza fatica e qualche brivido) a traslarlo sul telaio.


Ecco le sculture prima di essere coperte con panni umidi, pronte per continuare l'essicazione.
Le ho modellate "per forza di mettere" con argilla mista mezza-pressa.
Mi raccomando "bambine": statevene buone e tranquille senza fare scherzi mentre sono via!

lalla

venerdì 11 dicembre 2009

Il punto prima di partire

E' un po' che non mi faccio più viva.
Quindi, per chi se lo stesse chiedendo, ultimamente non sto pensando solo ad acquistare valanghe di regali.
In realtà sono piuttosto attiva, quindi è arrivato il momento di farvi il punto su quello che ho combinando, sto combinando e combinerò nei prossimi giorni:

1) Sto lavorando a una serie di piccole pitture, che mi soddisfano molto, ma che non posso mostrarvi perchè avranno un senso solo l'una accanto all'altra.
Quella di oggi è qui accanto a me, mentre scrivo inalo la piacevole fragranza della vernice mista all'olio d'oliva: una goduria!

2) A giugno dovrei partecipare a uno spettacolo teatrale ("Due Partite", un testo della Comencini) con delle amiche. Per adesso proviamo insieme con molte difficoltà a tante risate, sono serate veramente piacevoli e mi mancava un po' di complicità femminile.

3)Da circa tre settimane ho ripreso la mia relazione amorosa con una vecchia fiamma: l'argilla.
Lo so, lo so, non son buone le minestre riscaldate, ma vi assicuro che per la creta è diverso, ogni volta che ricomincio mi conquista più della precedente!
Sto modellando alcune sculture, di dimensioni considerevoli.
Due sono a buon punto e ne seguo l'essicazione con sincera preoccupazione e affetto, per adesso non sembrano essersi crepate, spero che anche nella cottura tutto vada bene...
Due sono ancora nella mia testa che aspettano di scendere dal mondo delle idee e immergersi in quello della materia.
Magari la prossima volta che vado al laboratorio di Sesto faccio un po' di foto, per lo meno, se a 900° scoppia tutto, rimarrà una traccia del mio lavoro...

4) A proposito di roba che scoppia, speriamo che la Ryanair sappia il fatto suo.
Trascino la mia famigliola in Andalusia (quest'anno avevo proprio voglia di regalarmi qualche giorno a zonzo).
Il bello è che ho organizzato tutto io e ora sono terrorizzata all'idea di volare...
be, ci sarà il Re dei Sugolini a farmi coraggio, lui non vede l'ora di decollare.

Visti i molteplici impegni ( e non trascurando il reperimento dei suddeti regali), non credo di riuscire ad aggiornare queste pagine entro Natale, quindi:
Tanti Auguri a tutti!!!!
Ci sentiamo dopo le feste (almeno che non parlino di me sul tg5 la prossima settimana...).

lalla

domenica 22 novembre 2009

collezioni e ricordi

Soffro al pensiero di dovermi dividere dai miei quadri, anche se spero di riuscire a farlo.
La verità è che non riesco a separarmi da niente.
E' quasi una malattia, tengo tutto, accumulo cose su cose, molte senza alcun valore.
Non butto via neanche gli scontrini.
E non è del tutto una scemenza, serve, serve a ricordare e ad essere felici.
Mettiamo l'arrivo dei primi freddi ad esempio, il cambio di stagione, levo dall'armadio un morbido cappotto di lana, lo metto ed esco, affondo le mani nelle tasche e... ops, sento una cartina ripiegata (è lì che dorme da qualche mese in attesa che io la ritrovi), la prendo, la srotolo, è la ricevuta di una cenetta che abbiamo fatto in primavera, immediatamente mi torna alla mente ogni particolare di quella sera: cosa abbiamo mangiato e l'intera atmosfera... un ricordo perduto risorge dalla memoria, è bellissimo e per un secondo i miei occhi guardano nel tempo e gli angoli della mia bocca si curvano all'insù.
Per questo non riesco a buttare la ricevuta nel cestino che vedo sulla destra mentre cammino, la ripiego con cura, la ripongo al calduccio nella tasca e la ringrazio di avermi regalato ancora un attimo di felicità.
Con i miei quadri è la stessa cosa, a livello artistico non sono un granchè, ma guardarli mi ricorda il piacere che provavo mentre li dipingevo.
Qualche volta cammino per casa e mi capita di soffermare lo sguardo sul particolare di una pittura, mi imbambolo lì e sto bene per qualche minuto... i miei quadri sono quasi terapeutici o più probabilmente io sono quasi pazza!
Comunque, anche per questo da quando sono piccola faccio una delle collezioni più sceme del mondo: raccolgo sassi, conchigline, sabbia e li conservo in portagioie e bottigliette di scarso valore, ogni "reperto" riporta il luogo e la data del suo ritrovamento... una gran paccottiglia che racchiudo in una scatolona di latta. Ogni tanto apro la scatolona, scelgo un portagioie, osservo il piccolo gruzzolo di sassolini e detriti e leggo la data, immediatamente ritorno alla splendida giornata di sole e al momento di spensieratezza in cui ho raccolto il mio piccolo tesoro. Il déjà vu può durare anche una decina di minuti, è meraviglioso ed è sempre più sicuro che io sia completamente pazza.
Detto questo, l'ultima natura morta accosta a dei fiori delicatissimi del mio giardino alcuni pezzi dalla mia collezione di "reperti da spiaggia", è un po' decadente e malinconica, come tutti i ricordi...

lalla


"plumbago e ciclamini con conchiglia e portagioie", olio su masonite, 35x 50 cm.

domenica 8 novembre 2009

cos'è la bellezza

Che cos'è la bellezza femminile?
Se l"Afrodite di Milo" o la "Nike di Samotracia", con le loro mutilazioni, sono belle, bellezza non sempre significa integrità e freschezza.
Se le turgide grassezze di Ingres sono belle, bellezza non significa un corpo atletico e sodo.
Se la Venere di Botticelli, con le sue spalle cadenti e i piedi oblunghi, o se i nudi di Modigliani, con i colli lunghissimi e i lineamenti taglienti, sono belli, bellezza non ha un solo canone di proporzioni.
In tutti questi esempi, bellezza è sicuramente armonia delle forme ed è soprattutto eleganza della linea.
Bellezza può albergare in un corpo segnato dal tempo come le statue dell'antichità?
Bellezza può nascondersi nelle rotondità adipose fino a toccare i cellulitici eccessi di Rubens?
Ho passato l'adolescenza a odiare ogni piccola diversità del mio corpo: avrei desiderato i riccioli (io che ho i capelli lisci come spaghetti), avrei voluto un seno piccolo, una vita sottile ed essere più alta di 10 cm. Com'ero bella da ragazza e non lo sapevo.
Ho passato la mia vita a dieta, cercando di arginare una spiccata golosità e un metabolismo troppo lento.
Tra 4 giorni compio 34 anni, ho i primi capelli bianchi, 10 chili di troppo e varie vicissitudini hanno segnato la mia pancia.
Il mio corpo è stanco e pieno di storia, in contuinuo declino, dalla nascita del Re dei Sugolini si è drasticamente allontanato da qualunque canone di bellezza tonica e plastificata.
Ma oggi posso vivere una vita che mi piace solo in virtù dell'ospitalità che mi offre.
Quindi finalmente ci faccio pace e gli dico grazie di avermi portato fin qui: sei bello così come sei!

lalla



"nuda", olio su tela, 30x60 cm.

lunedì 2 novembre 2009

sono una dilettante

Oggi un artista che stimo e che ho conosciuto tramite la rete ha perso un po' di tempo per me, per darmi dei consigli. Innanzi tutto è stato molto gentile, vede in me del talento e della passione, non so perchè, e questo mi fa sentire bene.
Poi
mi ha fatto riflettere su alcuni problemi che riguardano il mio lavoro.
Principalmente la drastica assenza di una "ricerca", "un filo conduttore", "un senso" ai soggetti che scelgo.

Rispondo in queste righe, come ho fatto direttamente con lui.
E' vero, non c'è che dire: la mia produzione nel suo insieme "non ha ne capo, ne coda".
Il fatto che io lavori senza "uno scopo" vero e proprio o " un messaggio da mandare" è proprio la caratteristica che da sempre mi differenzia da un vero artista.
E' per questo che mi considero solo una dilettante.

Non so cosa mi impedisca di caratterizzarmi.
Ho forse visto e conosciuto troppa arte?
Visito mostre, mi aggiorno, trascino la mia famiglia per musei anche in vacanza... la mia è una vera passione che sazia il mio desiderio di ricerca e comunicazione.E' come se avessi ascoltato troppa musica e al momento di comporre una melodia personale, immancabilmente, mi entrasse sempre in testa un motivo conosciuto.
Insomma, quando dipingo finisco sempre per assomigliare a qualcuno che conosco.
Mi è sempre sembrato tanto difficile trovare una strada personale, al punto di fare "come la volpe con l'uva": decidere che in fondo non la vorrei e che non sarebbe giusto cercarla.
La mia pittura non è riconoscibile, non ho un vero e proprio stile.
Le uniche caratteristiche che, mi sembra, accomunino tra loro i miei dipinti sono:
- L'armonia d'insieme di forme, linea, colori.
- Le composizioni equilibrate.

- Prevale talvolta una certa eleganza liberty un po' orientaleggiante, forse in me connaturata perchè sono donna.
- L'attenzione per il soggetto e la perdita dello sfondo.
- L'uso del colore celeste/blu oltremare.- La preferenza, come soggetti, per il corpo femminile, le nature morte, i ritratti.
- Tutti i quadri o le sculture sono dominati da un certo silenzio e immobilità.


Potrei smettere, dato che non c'è un vero senso in quello che faccio.

Ma fin da quando ero molto piccola, se non disegno, se non dipingo, ne sento la mancanza.
Quindi, mi sono rassegnata a vivere serenamente l'arte, come qualcosa che mi dia piacere mentre la faccio.

Ho smesso di pormi troppe domande.
Ogni tanto ricasco nella tentazione di "cercare un senso" ed escogito "serie" di dipinti che possano portare avanti una ricerca precisa...
ho sempre qualche progetto in mente, tutte le volte però le cose vanno così:
parto piena di entusiasmo col primo dipinto e mentre lo faccio soddisfo la mia idea, mi appago... a quel punto tutto il discorso perde per me interesse e sono attirata da nuove idee e soggetti.
Insomma "vado di palo in frasca"...
questo è un altro motivo per cui credo che non riuscirò a vendere mai.
Non so... c'è speranza?

Proverò a cambiarmi, a domare la mia incostanza.
Saluto Luigi Capizzi, se, anche grazie a lui, riuscirò a migliorarmi, a non essere solo una dilettante, il risultato sarà su queste pagine.

lalla

"nudo al centro", olio su masonite, 50x70 cm.

martedì 20 ottobre 2009

le coincidenze

La vita è regolata dal caso, in questo momento ne sono certa, e talvolta è caratterizzata da strane coincidenze.
La mia seconda gravidanza si è interrotta il giorno del quarto compleanno di Elia.
Mia sorella non ha potuto assistere alla laurea della sua seconda figlia perchè quello stesso giorno si è ricoverata all'I.E.O di Veronesi (l'operazione è andata bene).
Ho avuto una forte colica addominale la notte prima dell'operazione agli occhi di Theo per togliersi la miopia (anche questa operazione è andata bene), tre giorni dopo l'ho avuta di nuovo mentre aspettavo notizie di Silvia da Milano.
Da un mese a questa parte, ho iniziato a stare sempre peggio con lo stomaco.
Molti hanno creduto che potessero essere disturbi psicosomatici, legati alle tante difficoltà che ho dovuto affrontare ultimamente.
Possibile che possa superare ogni preocc
upazione o delusione senza sentirne il peso addosso?
Alla fine anche io sono stata tentata di pensarla così e la cosa mi scocciava non poco, perchè psicologicamente mi sembrava di stare bene e mi meravigliavo di quanto potesse essere subdola la mia mente se riusciva a farmi provare tanto dolore...
Poi
, qualche settimana fa, i disturbi sono peggiorati al punto da dover andare al pronto soccorso.
In conclusione: la mia mente è innocente, il colpevole è la mia colestasi (cistifellea) che, citando il dottore "sembra un sacchetto pieno di granaglia tanto è piena di calcoli".
Ogni volta che un calcolino si muove e va a otturare il dotto di scarico della bile, ho una colica.
Al calcolino non gliene frega nulla se quel giorno si opera qualcuno della mia famiglia, tanto e vero che le coliche sono continuate anche in seguito.
Quindi, anche questa volta, si trattava solo di una coincidenza.
Preso atto di questa realtà, potrei cercare di convivere con le coliche o fidarmi del consiglio dei dottori e togliere la colestasi.
L'operazione non dovrebbe essere rischiosa, non risolverà tutti i miei guai digestivi, ma certo dovrebbe essere d'aiuto.
Però io sono un tipo fifone, non volo in aereo, non faccio immersioni con le bombole e non penso all'anestesia totale con grande rilassatezza.
E' solo che mi dispiacerebbe levarmi di scena, la vita mi piace e sono felice (alla faccia delle difficoltà).
..
Che fare?
Ok, ho scelto di operarmi.
L'appuntamento è per giovedì.
In questi giorni coccolo molto il Re dei Sugolini, mi addormento abbracciata al mio Theo e ho preso anche un gatto a vivere con noi. Aspetto serena e curiosa di scoprire cosa il caso riserverà per me.

lalla

P.S. il lavoro sotto non è niente di speciale, è servito soltanto a passare qualche ora serenamente con me stessa e col mio stato d'animo del momento.

"la scelta", olio su vecchio supporto in legno, filo metallico e campanellino.

lunedì 12 ottobre 2009

il cavolo a merenda

Per la cronaca:
il Re dei Sugolini ha ricominciato l'anno scolastico con 3 settimane di ritardo rispetto ai compagni (clavicola sinistra spezzata cascando dal letto mentre dormiva, alla faccia della fortuna!), poi, dopo 3 giorni in classe si è beccato l'influenza (evvai!), quindi un'altra settimana a casa ...
oggi è tornato all'asilo e io ho assaporato l'ebrezza della libertà!
Mi son messa di buzzo buono a pensare alla pittura.
L'ultimo strano quadro ha il merito (o la colpa) di avermi fatto riflettere un po' su possibili esperimenti futuri.
Ho pensato che vorrei portare avanti il concetto che mi ha sempre affascinato di ritrarre parti di corpi, non solo la loro integrità, quasi fossero frammenti di antichi nudi che hanno attraversato la storia e son giunti fino a noi stanchi e mutilati.
Inoltre ho rimuginato che, al di là del soggetto, che in fondo mi interessa poco, dovrò cercare di realizzare una serie di composizioni armoniose, superfici curve e levigate, bilanciamenti di ombre e luci, immagini statiche ed eterne...
come appare lampante leggendo queste righe, forse per la troppa eccitazione di ritrovarmi finalmente libera dal mio ruolo di mamma 24 ore su 24, il mio cervello ha cominciato a girare a vuoto e volare un po' troppo alto, quindi mi ci voleva proprio un dipinto meno "concettuale", qualcosa di rilassante e che con questi ragionamenti c'entrasse come il cavolo a merenda!

lalla


"cavolfiore e zucchine", olio su masonite, 30x40 cm.

giovedì 8 ottobre 2009

le modelle 2

Come ho già scritto su questo blog, una delle cose che da sempre mi riesce bene è fare ritratti, ma spesso il soggetto non è stato soddisfatto perchè si è visto troppo vecchio, troppo triste... o col naso troppo grosso!
Ultimamente ispiro in giovani amiche molta fiducia e questo mi garantisce un piccolo gruppetto di modelle volontarie, lo fanno per me, per permettermi di andare avanti con la pittura.
Per non so quale alchimia, risquoto tra le mie cavie un certo successo al punto che talvolta vorrebbero venire in possesso del quadro che le raffigura.
Quindi la situazione si complica:
1) Vorrei un giorno diventare "una pittrice" sul serio e mi servono soggetti, mi sevono modelle.
2) I quadri dovranno prima o poi essere visti, uscire di casa, magari anche essere venduti (orrore!) altrimenti il punto 1) non verrà mai realizzato.
3) Non posso accettare dei soldi da amici o parenti e quindi non posso vendergli dei quadri.
4) Non posso neanche regalarglieli, quelli abbastanza ben riusciti si contano sulle dita delle mie mani e rimarrei al punto di partenza se me ne liberassi.

Allora come fare?
Una soluzione l'avrei trovata: posso ringraziare le mie modelle donando loro un disegno, un piccolo ritratto mi sembrerebbe perfetto!
Ammetendo però che possa piacergli, che non si vedano troppo vecchie, troppo tristi o... col naso troppo grande!

lalla


"Samuela", seppia su carta-cotone, 30x20 c.

venerdì 2 ottobre 2009

non lo faccio più

Da qualche tempo il Re dei Sugolini ha imparato che può cavarsela dopo una qualsiasi marachella pronunciando, con lo sguardo sinceramente pentito e la vocina tremula, la semplice frase:
"non lo faccio più".
Ovviamente il Re dei Sugolini sta mentendo e rifarà 1000 volte le sue marachelle, ma ugualmente io mi intenerisco e lui la passa liscia...
Allora vediamo se funziona anche per me e se mi perdonate questo quadro.
Era nato nella mia testolina bacata come un omaggio ai tanti nudi della scultura classica che sono giunti nel nostro immaginario mozzi, privi di una parte, ma non del loro fascino.
Una specie di Afrodite moderna e decadente.
Poi la drammatica scelta: far emergere il modellato dal fondo nero (Caravaggio insegna).
Il risultato è terribilmente strano, un po' funereo...
Chiunque sia ben lungi dall'essere Caravaggio come me, dovrebbe evitare per sempre il nero!
Quindi lo prometto, con lo sgurado sinceramente pentito e la vocina tremula:
non lo faccio più.

lalla

                                         "Afrodite con ortensie", olio su masonite, 43x62 c.

domenica 27 settembre 2009

le modelle

A casa dei miei ho un grosso quadernone di quelli a fogli bianchi, formato A4, spesso almeno 2 cm, tutto pieno di disegni. E' una delle tante cose che ho lasciato quando mi sono trasferita, è lì che aspetta di tornare a vivere con me. Quando l'ho riempito avevo 7 anni. I soggetti sono praticamente tutte donne (ballerine, trapeziste, ritratti...).
Ho sempre dipinto le donne di casa, rispetto ai maschi la maggioranza era schiacciante, e probabilmente mi sono convinta che era quella la metà dell'umanità che valesse la pena di essere ritratta.

Le più gettonate, lungo la mia precaria carriera, siamo state io e mia sorella.
E' molto bello dipingere sempre la stessa persona, sono arrivata negli anni a conoscere ogni curva e caratteristica del volto e del corpo di Chiara, come del mio.

Ultimamente alcune amiche hanno accettato di posare per me come modelle e ho potuto così provare l'ebrezza di corpi e volti nuovi.
Ogni corpo, ogni volto, ha una storia, un modo di porsi, un modo di mostrarsi o di nascondersi.
E' un'esperienza nuova ed elettrizzante.
Questa è Samuela, è appena finito, spero di essere riuscita a cogliere qualcosa di lei, durante le pose era un po' timida e dolcemente insicura, è stata molto carina a fidarsi di me.

lalla


"Samuela", olio su masonite, 35 x 50.

domenica 6 settembre 2009

si ricomincia

L'estate è finita.
La gravidanza è finita, male.
La vita continua e si ricomincia.
Si ricomincia col solito tran tran.
Si ricomincia a dedicarsi alla mia famiglia (il piccolo grande Re dei Sugolini si è sentito un po' trascurato nei mesi passati, a vomitare).
Si ricomincia a pensare al proprio benessere (dovrei perdere almeno 10 Kg, non ce la farei neanche se mi venisse una dissenteria).

Si ricomincia a prendere in mano una matita o un pennello (per adesso il pennello è servito solo a riverniciare il tavolino in ferro battuto che tengo in giardino).
Si ricomincia a pensare che possa esistere un giorno in cui ce la sentiremo di nuovo di cercare un altro bambino.
Quest'anno i posti a scuola sono pochi, starò a casa per qualche mese, quindi spero di potermi dedicare seriamente anche alla pittura, oltre che ai folli progetti di cui sopra.
Per adesso, ecco mia nipote Elena con la sua piccola Sofia, è solo un disegno, ma farlo mi è piaciuto molto.
La Lele ha un'acconciatura un po' antiquata che esalta i suoi lineamenti rinascimentali, Sofia è una bambola tirabaci, ma quale bambina non lo è?

lalla


"Elena e Sofia", matita e acrilico su carta, 30 x 40.

martedì 9 giugno 2009

è primavera

La Storia dell'Arte è curiosamente governata da corsi e ricorsi della classicità (intendo quella greco-romana).
Il classicismo torna ciclicamente a riproporre le sue regole e i suoi canoni (nel Romanico intorno al 1000, nel rinascimento del 1400-'500, nel neoclassicismo del 1700, nel "ritorno all'ordine" intorno al 1920...).
Altrettanto certamente, dopo un periodo classico, accorrono Movimenti o artisti pronti a spezzare, rinnegare, fuggire le regole all'insegna della libertà, dello svago, dell'invenzione!
Forse perchè di Storia dell'Arte ne ho studiata tanta (troppa?), si verifica in me uno strano fenomeno di trasposizione di questo processo.
Capita così che io senta il bisogno di tanto in tanto di abbandonarmi all'esuberanza del "mio" barocco, all'elaganza del "mio" gotico o liberty, alla libertà e al divertimento delle "mie" avanguardie...
capita ed è un fuoco che mi tormenta e mi diverte come l'afa estiva, che mi scuote come una tempesta di neve invernale, che mi appaga come un forte vento liberatorio!
capita, ma con altrettanta frequenza sento poi il bisogno di tornare al "mio" classicismo, fatto di composizione, controllo, equilibrio fromale e cromatico.
Dopo lo sbandamento emotivo della libertà bramo un "ritorno all'ordine" e
alla quiete della primavera...


lalla

margherite, nespole e fragole, olio su masonite, 50x24 cm.

lunedì 27 aprile 2009

cambia il vento

Ed ecco che ogni tanto, come in barca a vela, cambia il vento e ci si deve riorganizzare.
Ho sempre rimandato l'idea di un secondo bambino, scottata dal ricordo delle difficoltà legate alla prima gravidanza. Appena parlavo con amici e parenti delle mie paure tutti (tranne mia madre) a rassicurarmi che "la prossima volta potrebbe essere diversa"... potrebbe, appunto.
Infine, non il miraggio di una fantomatica gravidanza perfetta, ma le soddisfazioni del mio primo "prodotto finito" son state tali da farmi tentare...
e ho scelto coscentemente: sapendo di potermi aspettare di tutto, nel bene e nel male.
Magari se stavolta potessi evitare di rischiarci le penne...
ancora penso, e spero, che questa volta sarà diversa però le rotture di scatole sono comunque piuttosto evidenti.
Per esempio:
dover ammettere con me stessa di non essere più in grado di lavorare.
Per il bene del bambino, per la mia sicurezza, sono stata messa "a riposo".
Ed è un bel cambiamento di vento, uno scossone.
E' un vero boccone amaro da mandar giù l'idea di non portare in fondo qualcosa che ho iniziato, rispettare le promesse che ho fatto... ai miei ragazzi mi affeziono, troppo considerando che avrei dovuto comunque separarmene a giugno.
Mi rimane il dubbio di averli danneggiati in qualche modo. Continuo a ripetermi che "nessuno è insostituibile", so che è vero e spero che i miei supplenti facciano un buon lavoro.
Che poi uno può pensare "che ti lamenti: avrai più tempo per dipingere, rilassarti e stare col piccolo Re dei sugolini".
Ma io sono "a riposo", non "in vacanza", e non è facile dipingere in preda alle nausee o accudire Elia se non posso prenderlo in collo, ogni tanto mi sento mancare...

Comunque, inutile ribellarsi ai repentini cambiamenti di vento, tanto vale adattarsi.
E allora ho finito il quadro e ho per la testa un sacco di altri progetti, non solo pittorici.
La verità è che potrò anche stare per tre mesi immobile in un letto se ce ne sarà bisogno (in questo senso ho già dato e so che ci vuole ben altro per abbattermi), ma la mia testa ferma non ci starà mai.
E quindi basta lamentarsi, nessun rimorso,
cambio le vele e ricomincio a navigare verso nuove avventure!

lalla

P.S. A PROPOSITO DEL QUADRO: mi sono divertita a lasciar vagare la mano e la mente in un oceano cromatico. Uno spasso, davvero. I vortici di colori, le forme sinuose, mi hanno catturato e guidato in questo "bagno" di tinte vivaci e complementari. Il mio volto soddisfatto nel sonno esprime perfettamente, credo, la serenità che mi ha regalato ogni singola pennellata.


olio su legno, 167 x 83 cm.

mercoledì 1 aprile 2009

Anteprima

mercoledì 25 marzo 2009

piccoli e grandi progetti

E' un pò che non scrivo, ma non sono stata con le mani in mano.
Prima di tutto ho imbastito un piccolo progetto di grandi dimensioni.
Sto dipingendo un olio su legno da appendere sopra la testata del letto. Il soggetto sono due corpi che dormono/volano/sognano in mezzo a vortici di colori e forme astratte (un grazie a due insuperabili "K" della pittura: Klimt e Kandinsky).
E' un pò rischioso, ma molto divertente e trascinante durante l'esecuzione.
Se il risultato dovesse risvegliarmi incubi anzichè sogni, eviterò di appenderlo in camera...
è quasi a metà, appena finito lo esporrò al pubblico ludibrio su questo blog!
Il lavoro però procede più lentamente del solito e il motivo sta nel fatto che contemporaneamente ho messo in cantiere anche un grande (enorme) progetto di piccole dimensioni.
L'enorme progetto per adesso ha le sembianze di un anacardo a grandezza naturale e alberga spensierato nella mia pancia. Nonostante le misure ridotte ha già la capacità di farsi sentire procurandomi nausee, svenimenti, insonnia e quant'altro. Che animaletto meraviglioso. Con pesanti scariche ormonali mi ha immeditamente fatto precipitare in un buffo stato di intenerimento materno/felicità demenziale.
Questo progetto si che è rischioso... che incoscente che sono!
Ma ormai la strada è presa e non si torna indietro. Spero con tutto il cuore di arrivare in fondo e che alla fine venga fuori un piccolo capolavoro come il Re dei sugolini.
Chi può dirlo... potrebbe anche arrivare una dolce Principessa.

lalla

domenica 22 febbraio 2009

le cose che non ti aspetti

In settimana son successe alcune cose che non ti aspetti.

LA PRIMA COSA riguarda il mio rapporto con l'arte e mi ha provocato sensazioni contrastanti.
Per la prima volta in 30 anni, qualcuno si è proposto di acquisire un mio lavoro in cambio di denaro. La persona in questione non mi conosce, ha visto i miei lavori solo in rete, è stato molto gentile, ha espresso il desiderio di acquistare due quadri.
In un primo momento tutta la questione mi ha sorpreso e lusingato.
In un secondo momento mi sono resa conto che avrei dovuto chiedere una cifra. Mi sono scontrata col fatto che nel mercato l'arte è prezzata secondo due parametri: un tot al metro (come un'imbiancatura) e applicando un coefficiente che varia a seconda che l'autore abbia fatto più o meno mostre o sia appoggiato a delle gallerie (non in base alla qualità effettiva del prodotto).
Ebbene, riguardo ai parametri sopra espressi, i quadretti in questione sono di piccole dimensioni e io sono una perfetta sconosciuta.
Vaglielo a spiegare al mondo che per me hanno un valore speciale...
In un terzo momento mi sono resa conto che mi sarei dovuta separare dai miei quadri. Per sempre.
Insomma non è stato facile gestire la cosa, alla fine ho deciso che potevo, con fatica, cedere un solo quadro, quello a cui ero meno legata sentimentalmente e ho probabilmente sparato una cifra troppo alta.
Il cortese compratore si è quindi defilato.
Da questo fatto inconsueto ho imparato alcune cose.
Prima di tutto adesso mi è chiaro il
perchè molti giovani artisti contemporanei scelgano di lavorare su enormi formati.
Secondo, il "nulla di fatto" mi ha molto sollevato, ho sempre dipinto per piacere, mai per denaro.
Non so se tutto ciò sarebbe stato un bene, mi sarei sentita una specie di "prostituta dell'arte", dicono che la prima volta sia la più difficile e dopo ci si abitua... non so.

LA SECONDA COSA riguarda il Re dei
Sugolini e mi ha provocato solo sensazioni spaventose.
Durante tutta la settimana pregustavo l'arrivo del venerdì, sapendo che mi attendeva un lunghissimo ponte a scuola, fino al giovedì seguente.
Pregustavo le mattinate a dipingere, dopo aver depositato Elia all'asilo.
E invece..
.
Innanzi tutto la notte tra giovedì e venerdì dormo male, mi sale un
di febbre e il mal di gola (porca miseria). Eppure, stoica, tiro in fondo la mattinata a scuola, sicura che una volta a casa potrò godermi il mio programmino (si può dipingere anche con la febbre...).
Invece, arrivo a casa ed Elia mi accoglie con una vomitata spettacolare... ecco, il programmino di pittura si
sfascia davanti ai miei occhi.
Le vomitate si susseguono nella giornata (la pediatra, che come al solito non viene a casa, improvvisa una diagnosi telefonica e mi liquida con "è il solito virus, mezza Firenze ce l'ha").
Nel pomeriggio il piccolo Re dei
Sugolini non riesce a tenere neanche un cucchiaino d'acqua e comincia a diventare strano, cade in una specie di dormi-veglia, è sempre più terreo, smette perfino di lamentarsi.
C'è qualcosa che non va, altro che programmino di pittura saltato.
Prima di cena il suo stato mi spaventa e insisto per andare al
Meyer.
Non sappiamo cosa fare, non siamo dei dottori, siamo solo i suoi genitori.

Theo ha paura che per un virus ci ridano in faccia e ci rimandino a casa, io ci spero che ci ridano in faccia e ci rimandino a casa, ma ci credo poco.
Per farla breve, abbiamo passato la notte al nuovo
Meyer (un luogo funzionalmente e architettonicamente bellissimo, ma meno ci si va, meglio è).
Io, con 38° di febbre, e
Theo abbiamo passato la notte intorno al suo letto. Com'era tenero e indifeso, con la manino tutta steccata e incerottata da cui usciva il tubicino della flebo.
Elia era in uno stato di grave disidratazione, ancora poche ore senza liquidi e la situazione poteva precipitare, ma al mattino, dopo tre flebo, stava già bene.
Da questo fatto inconsueto ho imparato alcune cose.
Prima di tutto mi sono resa conto che nella vita esistono dei momenti catartici, nei quali devi prendere una decisione, se per qualche ragione prendi quella
sbalgiata, tutto sarà diverso e forse, irrecuperabile.
La seconda è che sono troppo fortunata.
Perchè è stato straziante tenere tra le braccia quella specie di fantoccio senza forze, è stato orribile vedere che si spegneva e non saperlo riaccendere, ma a me è successo solo per una sera.
Il resto dei giorni il Re dei Sugolini non mi da tregua, rompe, pretende e comanda, e meno male!

E chi se ne frega della pittur
a!

lalla

sabato 7 febbraio 2009

Chiara


"Chiara", olio su masonite, 35x40 cm.

Di seguito allego un brano tratto da "Storia di una bambina di 8 anni", un libretto che ho scritto nel 2000, che parla della mia infanzia e che, ovviamente, non ha mai varcato le mura della nostra casa.

lalla



" (...) Chiara rappresenta invece il rapporto più importante e contorto della mia vita.
Un giorno eravamo la mamma e noi figli sul maggiolino, io ero seduta dietro con Guido, tornavamo a casa dopo essere stati dalla nonna. La mamma a un tratto dice:
- io e il Babbo abbiamo fatto poker, siete contenti?
Gli altri due gioiscono e si complimentano, io non capisco niente.
Allora me lo spiegano e io rispondo: - Che bello… –
No che non ero contenta, tra poco sarei andata a scuola e la mamma c’avrebbe portato il bambino nuovo con se dalla nonna.
Non sarei stata più la piccina di casa. Era una svolta, e grossa.
Invece è stata la più grande delle mie fortune.
E’ nata Chiara, la persona più diversa da me che esista sulla terra.
La persona con cui mi sono sempre dovuta confrontare.
Dai contrasti, dalla vicinanza, dai giochi, dai pianti, dai dispetti e dall’amore che abbiamo avuto insieme si sono formati i nostri caratteri.
Io mi ero abituata a stare da sola e ogni tanto reclamavo il mio spazio, invece lei mi stava sempre appiccicata come l’edera.

Sui 9-10 anni avevo una passione: fare intrugli.
Con Chiara pestavamo i petali di orchidee e camelie con molto spirito per fare i profumi (alla fine veniva solo alcool colorato e ci toccava rovesciarci di nascosto mezza boccetta di schanel della mamma per ottenere il profumo).
Lavoravo anche in proprio però, quando si trattava di cose che ritenevo troppo pericolose per lei, che era piccola.
Avevo escogitato di servirmi dello spazio sotto gli armadi. Per non so quale ragione ero convinta che stando tutta distesa in terra, con solo la parte superiore del corpo nascosta sotto il mobile, nessuno mi avrebbe scoperto.
Talvolta mescolavo le creme della mamma, i saponi e i detersivi in un tappo di barattolo. Dopo qualche settimana nascevano muffette con colori a sorpresa.
Oppure imbastivo dei piccoli falò con ramoscelli in miniatura e fiammiferi che si esaurivano in 10 secondi.
La situazione mi sfuggì di mano quando, essendo il posto sotto l’armadio occupato da troppe cremine, optai per fare un fuochino sotto la libreria di Chiara.
Ovviamente bastarono 5 secondi perché il fuoco attecchisse sulla costola di un libro. Presa dal panico cominciai a soffiare, a sbattere un cuscino, ma era tutto inutile, anzi, il fuoco si diffondeva.
Mi dispiaceva dare fuoco alla casa, ma anche essere scoperta, sapevo di averla fatta grossa e che forse mi toccavano gli sculaccioni. Alla fine cedetti, tentai di cavarmela andando in cucina e fingendo stupore:
- Tata, mamma, sono andata in bagno e mi è parso di veder uscire un po’ di fumo dalla camera di Chiara, chissà cosa sarà successo…-
Penosa.
Quando Chiara lo venne a sapere non voleva più che entrassi in camera sua. Allora gli giurai che non ero stata io, ma i raggi solari che filtrando dal vetro della finestra avevano acceso la scintilla sulla carta (l’avevo visto ne “La casa nella prateria”).
Non ci credette e per tutta risposta mi dette un morso sul braccio.

Cercavo, finchè era piccola, adesso non ci provo più, di far valere con lei le mie ragioni di “sorella maggiore”.
E lei, tra le lacrime, un giorno mi guardò convinta dicendomi:
- Tanto un giorno toccherà a te di essere piccina e io sarò quella grande e mi dovrai ubbidire –
Mai promessa è stata mantenuta di più, Chiara riesce a rigirarmi come un calzino e di sicuro non sono più io a dare ordini.
I nostri rapporti sono un’altalena costante e devo sforzarmi tanto per adeguarmi al suo carattere forte, alla sua fierezza, alla sua intransigenza, in tutto ricorda nostra nonna.
Soffro quando le differenze sono così forti da separarci, ma ci vogliamo bene, sempre."

sabato 24 gennaio 2009

il cambiamento

E' da qualche mese ormai che ho ricominciato stabilmente a dipingere e a pubblicare articoli sul mio blog.
In questi giorni pensavo a questa "rinascita artistica" e mi auguravo di poterla portare avanti, anche se ancora non ho ben capito dove voglio andare a parare.
La vita è strana: non sempre prende la direzione che vorresti, nonostante ciò ad un certo punto ti ci abitui e ti metti in pace con te stessa, proprio allora, sorpresa: succede qualcosa che ti costringe per forza a cambiare strada!
Non è raro nel corso degli anni, a me è successo almeno 4 volte, meno male.
Quando, dopo il liceo artistico, mi lasciai convincere ad abbandonare il mio sogno di frequentare l'accademia e "scelsi" di laurearmi in architettura credevo di aver chiuso per sempre con pennelli e colori. L'unica speranza era il miraggio, un giorno, di poter insegnante la storia dell'arte.
Era il 1° anno con accesso a numero chiuso, mi dissi:"io non mi preparo, alle selezioni ci vado così, se è destino che faccia l'architetto, l'esame lo passerò".
Lo passai.
Il primo giorno varcai la soglia dell'università vestita a lutto, convinta di aver accettato di vivere un compromesso per sempre.
Sorpresa n° 1: l'agosto seguente fui attratta da un trafiletto di giornale che parlava di una fantastica "scuola internazionale di comics" a Firenze. Una vera "sola" a parer mio, per lo meno quando la frequentai io, ma almeno ho placato la mia voglia di disegnare per 3 anni.
E poi, ecco una svolta: lì ho conosciuto Theo.
Ma i 3 anni son finiti e il mio mediocre destino di secchiona si stava compiendo: macinavo esami come uno schiacciasassi. Una volta laureata, la scuola era ingolfata, l'unica alternativa "concreta" erano 8 ore al giorno al CAD in uno studio d'architettura.
Rassegnata, ho iniziato a lavorare dal Prof. Maestro, una persona suggestiva, ma che tristezza fare qualcosa quando non è quello che vorresti fare.
Sorpresa n° 2: in seguito a una terribile tragedia e a strani eventi, la vita mi ha presentato un maestro ceramista, il Sig. Mattioli, anche lui un personaggio fuori dall'ordinario, Giorgio mi ha trovato in gamba e mi ha offerto di rimanere a "imparare il mestiere" al suo laboratorio.
Ed ecco quindi che al mio matrimonio ho potuto regalare agli amici piatti dipinti da me, iniziare una nuova vita con Theo, facendo un lavoro che ho adorato per 5 anni.
"Evviva" ho pensato "sono una ceramista e lo sono diventata andando a bottega dal mio maestro, come i grandi artigiani del Rinascimento!".
Sorpresa n° 3: istituiscono la SSIS per abilitarsi nella materia che ho sempre desiderato insegnare, ci sono solo 15 posti a Firenze per tutta la Toscana, cosa devo fare?
Mi son detta: "io non mi preparo, alle selezioni ci vado così, se è destino che faccia l'insegnante, l'esame lo passerò"
L'ho passato.
Ho iniziato a insegnare, è arrivato Elia, gestire anche il lavoro di ceramista era impossibile.
Come al solito l'arte ci rimette sempre.
"Questa volta è fatta" mi sono detta "la maternità è la svolta decisiva, è una questione di priorità e adesso Elia viene prima di tutto... questa è la mia vita: insegnante e mamma".
No, l'arte è sempre la prima che ci rimette, ma è anche quella che torna sempre a bussare alla mia porta.
Sorpresa n° 4: l'anno scorso ho avuto pochissime ore di servizio e così, volente o nolente, son tornata a far ceramica stabilmente al laboratorio (che liberazione!).
Quest'anno a scuola ho un orario completo che mi piace e mi sfinisce, ma mi sono detta: "basta! Sono vecchia per aspettare che la vita mi sorprenda e mi obblighi a tornare a prendere in mano un pennello. Questa volta mi ci rimetto da sola ..."
Ecco perché esiste questo blog.

Mamma mia come sono prolissa...
Allego un dittico che feci dopo ben 2 anni di completa astinenza, quando Elia aveva quasi 1 anno e mezzo.
E' stato dipinto come omaggio a un grande pittore post-impressionista, Gauguin.
Lo stesso vale per "Sassi in equilibrio" (già pubblicato su questo blog) realizzato in un solo giorno rubato alla SSIS e a tutto il resto, per trascorrere nel miglior modo che conosca il mio compleanno.
Gauguin non mi affascina soltanto per l'uso emotivo del colore (evocato dallo spirito e non copiato dalla realtà) o per il fascino dell'esotico e il ritorno a una sintesi delle forme quasi arcaica.
Non mi affascina solo per i suoi quadri, ma per il modo in cui ha vissuto.
Ha sempre amato l'arte, ma, per gran parte della sua vita, in segreto.
E' stato costretto a una vita convenzionale, un agiato e rispettabile agente di cambio parigino (ma che di nascosto di dilettava di pittura e cercava di stringere amicizia con gli impressionisti). All'età di quasi 40 anni probabilmente si era abituato all'idea di essere un grigio, serio e triste contabile, ma...
sorpresa: un crack economico lo lascia senza lavoro e lui manda tutto a quel paese e comincia a dipingere e a viaggiare prima in Normandia, poi nella splendida Thaiti.
Al di là delle collocazioni geografiche, il suo è un viaggio soprattutto interiore, un'immersione in un mondo di colori vibranti, di pennellate curvilinee, di creazione e sogno.
Scusate, quando parlo di Gauguin sembro un'invasata...
ma la sua vita è un inno al cambiamento, all'affermazione tardiva, ma furiosa, di se stessi.
Beato te, Gauguin!
Qualche volta penso "ormai è troppo tardi..." , poi mi ricordo che un genio come te è rimasto sopito per 40 anni... dopo tutto il mio piccolo talento dalla vita è stato fin troppo assecondato...

lalla


ALLEGORIA DELLA FAMIGLIA e MATERNITA', olio su legno, gennaio 2007.

venerdì 23 gennaio 2009

11/1/2009 - la tela

Premessa: una persona che prende 3 influenze in 3 mesi non è degna di esistere o di percepire uno stipendio.
Comunque, stavolta si è trattato in un virus leggero (almeno che adesso non si incancrenisca o che non mi regali una bella ricaduta...). Un virus che ho combattuto stoicamente giovedì recandomi a lavorare imbottita di tachipirina e che poi ha avuto la meglio su di me i soli giorni di venerdì e sabato.
In compenso una persona che si ammala spesso può consolarsi dipingendo.
Però, se in casa hai finito il tuo supporto preferito (la masonite), hai la febbre oltre i 38°, fuori ci sono 0° e Brunetta che ti attende, allora ti devi accontentare di ciò che hai a disposizione.
A disposizione non c'era altro che una tela, per fortuna non una vera e propria "tela molliccia", ma un rigido "cartone telato". Io, ormai da molto, odio le tele.
Però, mi sono detta: "E' il supporto universale, il più amato da Tintoretto ai giorni nostri... facciamo uno sforzo".
Quindi, controvoglia e reprimendo i miei pregiudizi, mi sono decisa.
I materiali, durante il lavoro, sono tutto.
Cioè: cambia il modo di dipingere, cambia il risultato.
Per i miei gusti e il mio divertimento, la masonite è splendida: rigida, liscia, il pennello scorre veloce, ma il colore viene presto assorbito e di conseguenza puoi correggere e intervenire liberamente. Con la masonite io controllo perfettamente il risultato. Alla fine il prodotto può piacere o no, ma com'è l'ho deciso io.
La tela è morbida, "rimbalza" ad ogni pennellata, non che questo sia un male, è solo che a me non piace. Inoltre sulla tela il pennello si inceppa e non assorbe il colore per niente, quindi ti ritrovi bioccoli sciolti di colore che si mescolano tra loro in modo incontrollato..
in poche parole: con la tela io non controllo il risultato, viene fuori un po' quel che gli pare!
Quindi ho faticato un po' per cercare di conformare l'immagine ai miei desideri, talvolta stupendomi di come il tutto prendesse una buona strada (sempre per volere della tela, non mio).
Ecco il quadro, più corposo e denso del solito, forse non peggiore, ma diverso.

lalla

P.S. comunque la prossima volta torno alla masonite e chi se ne frega di Tintoretto!




















LIMONE, MELE E PEPERONCINI
, olio su cartone telato.

7/1/2009 - le vacanze

Durante le vacanze, per fare ciò che più ci piace, c'è ancora meno tempo.
Perchè le vacanze ci obbligano moralmente a tutta u
na serie di frequentazioni parentali e cerimoniali vari... inoltre nel momento esatto in cui le lezioni scolastiche sono state interrotte e io sono magicamente entrata nelle vacanze natalizie, è stata sospesa anche la scuola materna di Elia...
così, in realtà, per me non son state vere vacanze, ma la mia occupazione è semplicemente cambiata: da insegnante e mamma a soltanto mamma 24 ore su 24.
Quindi, tempo per dipingere o cose simili assolutamente zer
o.
Però le vacanze son state belle.
Innanzi tutto non ci siamo mossi, non s'è fatto granchè: serate impegnate a farsi gli auguri tra parenti o amici, belle magiate e sacrosante dormite fino alle 10.00/10.30 (anche io, miracolo, non mi succedeva da anni!).Ci siamo riposati... e ci voleva proprio!
Il Re dei sugolini è stato un tesoro, certo, ha preteso attenzioni, ma questo fa parte del personaggi
o.
Insomma, porca miseria, mi ci ero proprio abituata e domani l'idea di alzarmi alle 7.00, lo devo confessare, mi farà un po' fatica... ma tornare in classe no, quello per fortuna mi fa piacere.
Comunque stamani Elia ha già ricominciato la materna, mentre per me era il giorno libero settimanale. Così ho trovato 2 ore per fare dei ritrattini alle mie nipotine, glieli avevo promessi...
non sono niente di che, anche perchè non sono fatti per essere interessanti agli occhi di un adulto, ma pensati invece per piacere a due bambine di 6 e 8 anni. Quindi sono sdolcinati, accademici, leziosi... eppure mi son
divertita a farli, forse perchè voglio bene ai due soggetti.Quelllo di Lucia, più cupo e corposo, lo trovo meno scontato e più gradevole, proprio per questo temo che a lei non piacerà.

lalla


LAURA, lapis 2B su cartoncino fabriano, fondo in acrilico.


LUCIA, lapis 2B su cartoncino fabriano, fondo in acrilico.

2/12/2008 - l'influenza

Salve,
in questi giorni sarò a casa per influenza.
L'influenza è un virus del cavolo, stai malissimo quando ce l'hai, eppure è la più insulsa e trascurabile delle malattie.
Ricordo che una volta il mio Prof. di matematica al liceo mi disse: "l'influenza è quella malattia che, stando a letto e prendendo medicine, passa in 7 giorni, altrimenti dura addirittura un'intera settimana!".
I primi brividi, insieme a un latente mal di
testa, sono iniziati domenica pomeriggio, mentre perdevo la vista e il cervello nella correzione di un fascicolo di compiti. All'inzio ho fatto finta di niente e mi son sempre più accoccolata vicino a un termosifone, volevo a tutti i costi finire la correzione e l'indomani riportare in classe i lavori valutati. E' un diritto dei ragazzi sapere al più presto "di che morte si deve morire..."
Poi, verso le 20.00 la situazione è diventata evidente: ormai ero praticamente appollaiata sul termosifone, aggredita da dolori muscolari, un insidioso pizzicorino alla gola sempre più fastidioso, la sud
orina...
Porca miseria, ho posato i compiti (tutti corretti) sulla scrivania e mi son resa conto che, nostante avessi passato 3 ore della domenica a dedicarmi al mio lavoro, il g
iorno seguente sicuramente non avrei fatto il mio dovere.
Sensi di colpa a pioggia.
Come faranno i miei studenti senza di me? Hanno perso già troppi giorni quest'anno... come recupereremo il programma se io non riesco a essere presente?
Poi, una nottata insonne superata solo grazie alla Tachipirina ("santo subito" a chiunque ne sia stato inventore e/o produttore) e doloracci vari mi hanno fatto tornare alla ragione: in questo stato non sono in grado nè di guidare, nè tanto meno di insegnare.
Così, ansichè alla mia cattedra, sto trascorrendo queste ore nello studio di Theo a dipingere, ascoltando Radio DJ e le sue battute.
Sono in attesa che venga il medico mandato da Brunetta, mi piacerebbe molto che arrivasse, vorrei chiedergli di prescrivermi qualche sciroppo, ma non so se con questo tempaccio si farà vedere...

Tutto sommato son dolci e bellissime mattine (soprassedendo sui sopracitati malesseri fisici).
Ogni tanto riaffiorano i sensi di colpa per il misero 50% di stipendio che sto percependo pur non essendo a lavorare, ma poi torna un brivido, la febbre risale a 38° e la mia coscienza torna in pace.

lalla

Ricordiamoci l'attenuante della febbre e del mal di gola... ecco che cosa ho prodotto:


ORCHIDEE, MELE E CACHI, olio su masonite, 50x70 cm.

23/11/2008 - 33 anni

In questi giorni ho compiuto 33 anni, come Cristo. Non male, no?
Blasfemia a parte, è stato un buon compleanno, ho fatto una festicciola circondata da amici, condita da polenta, salciccia e un adeguato grado alcolico nelle vene.
Però non son pochi 33 anni.
I compleanni son quei capolinea che ti obbligano a fare un punto della situazione. A tirare un po' di somme.
E dunque, ecco che cosa penso: sono sommersa di impegni e di passioni che non posso seguire, di idee che non posso sviluppare, di pensieri e sogni che non posso realizzare o che solo in parte riesco a sfiorare.
Che peccato...

vorrei chiarie: la mia vita mi piace, ma ne vorrei almeno altre due contemporanee a questa.
Una non mi basta!

- Nella prima vita sarei l'amorosa e responsabile MAMMA DI ELIA (e magari anche di qualcun'altro) e un'impegnata INSEGNANTE...
- Nella seconda vita sarei un'ARTISTA MALEDETTA, votata solo alla mia arte: pittura, ceramica, recitazione, scrittura... tutte le mie passioni sopite che finalmente divengono protagoniste assolute della mia esistenza!
- Nella terza vita sarei la COMPAGNA DI THEO, la sua amante appassionata, lo seguirei nei suoi viaggi in giro per il mondo, con lui intraprenderei nuove e sconcertanti avventure...
Insomma, 3 amori sono troppi, no?
Mi sento quasi bigama, anzi poligama... con Elia, Theo e l'Arte che si contendono la mie giornate.
Probabilmente finisco per non far bene nessuna delle cose.
E' il mio destino, credo: rimanere solo una DILETTANTE in tutto quello che faccio.
Spero che non me ne vogliano le persone che mi vivono accanto e che mi perdo
nino pensando all'attenuante generica: "nessuno ha il dono dell'ubiquità".
forse Cristo l'aveva... ma dicevo, appunto: blasfemia a parte.

lalla
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olio su masonite, 50 X 70 cm.

31/10/2008 - soggetto e sfondo

Salve,
torniamo a parlare un pò di pittura.
Stanotte ho finito un nuovo quadretto che farà coppia col nudo disteso sul divano blu.



NUDO DI SCHIENA, olio su masonite, 35x50 cm.

Colgo l'occasione per parlare un pò di soggetti e sfondi.
Concludere un quadro col suo sfondo è stato per me sempre un grosso problema. Quando mi metto a dipingere lo faccio per soddisfare un desiderio interiore e inizialmente ho una spinta fortissima a procedere, tanto che non sento nè fame (miracolo!), nè sonno. Finchè non vedo concludersi il soggetto scelto è veramente una tortura doversi fermare. Quando ciò avviene però l'interesse a potare in fondo il lavoro cala drasticamente.
Ho cercato di oppormi in varie maniere a questo fatto e anch'esso, nel corso degli anni, è stato un problema. Uno di quei problemi che metteva in dubbio tutto il mio rapporto con la pittura e la capacità di poterla fare. I soliti espertoni non dimenticavano di mettermi in crisi...
adesso sono arrivata alla conclusione che il mio non è un modo strano di dipingere, è forse perfino sincero.
L'occhio umano non vede la realtà come la prospettiva rinascimentale, non è capace di cogliere in perfetta messa a fuoco un ambiente architettonico e i personaggi che lo abitano. La prospettiva rinascimentale era uno strumento non di realismo, ma di astrazione verso un mondo perfettamente razionale, misurabile e matematico.
L'occhio umano si concentra di volta in volta sul particolare, l'oggetto che gli interessa e il resto è sfocato, incerto.
Così, ho escogitato un trucco: anzichè forzarmi a dipingere tutto il quadro con la stessa messa a fuoco, mi lascio libera di cambiare scala di dettagli e attenzione, come faccio nella realtà quando osservo qualcosa che mi interessa e lascio perdere il resto.
Funziona! Concludere un quadro non è più un processo penoso, ma rilassante.
Il lato pratico non sempre è all'altezza del ragionamento.

lalla

21/10/2008 - Sentirsi stanche e inutili

Salve,
sono reduce da quasi 10gg di occupazione a scuola.
Innanzi tutto va precisato che al giono d'oggi l'occupazione non è come quella di un tempo (quando gli studenti si barricavano letteralmente nell'edificio, non facevano passare nessuno e ci mettevano la faccia con i carabinieri che arrivavano e prendevano i nomi dei presenti...).
Magari, i suddetti studenti sfasciavano pure qualche banco e imbrattavano le pareti, quindi non sto dicendo che andassero presi come esempio comportamentale, però almeno una protesta era e una protesta sembrava.
Oggi, nell'epoca del politically correct, perfino l'occupazione ha perso la sua naturale connotazione di azione estrema.
Quindi lunedì 13 ottobre son rimasta sorpresa di veder appesi gli striscioni ai cancelli di scuola accupata, ma soprattutto son rimasta esterrefatta nel vedere gli studenti spostarsi e lasciarmi passare con gentilezza "venga Prof, entri pure".
Per farla breve: tutti abbiamo convissuto tranquillamente, i ragazzi hanno giocato a carte, la segreteria è rimasta in funzione, noi insegnanti abbiamo passato 10gg in aula docenti, abbiamo preso servizio firmando il registro e non svolgendo il nostro lavoro guardandoci nelle palle degli occhi per ore e ore...
... un 'attività terribilmente stancante, credetemi, sentendosi allo stesso tempo totalmente inutili.
Nel contempo ho dovuto sorbire i comizi politici dei vari Prof-colleghi, dovendomi mangiar le dita per non intervenire... mi viene quasi da pensare:" meno male che mi sono presa l'influenza con 38° di febbre, che almeno per 4 giorni ho evitato questo strazio".
Il fatto è che non considero l'occupazione una forma di protesta produttiva.
E, diciamocelo, sono anche convinta che l'80% degli studenti ha votato di occupare per farsi una bella vacanza e senza conoscere per niente la riforma Gelmini.
Il restante 20% era convinto invece, ed è anche peggio, perchè probabilmente è stato soltanto sfruttato a livello politico, e non lo sa.
Scrivo queste cose consapevole di non essere riuscita io stessa, con tutta la mia buona volontà, a capire il senso di questa riforma. Quel che ho capito è che mancano i soldi e come al solito si va a tagliare sul sistema scolastico.
Che bellezza... saremo tutti più ignoranti e forse più felici.
La cosa più triste è che di proteste gli studenti dovrebbero proprio farne tante e di una riforma seria da tempo se ne sente il bisogno!
Per esempio, quest'anno ho conosciuto una 5° che si affaccia all'ultimo anno avendo svolto in modo frammentario e superficiale il programma di disegno e risultando nella storia dell'arte indietro di 2 anni. Quando ho chiesto spiegazioni, la classe ridacchiando si è quasi vantata che per i primi due anni l'insegnante ganzo di turno li ha fatti riposare anzichè lavorare...
... e io mi sono sentita triste.
Triste per quell'insegnante, che è un povero fallito e per di più delinquente perchè ha rubato il diritto a 20 persone di conoscere una materia che poteva anche cambiargli la vita.
Triste per quegli studenti, che pochi giorni dopo hanno cominciato una protesta a testa bassa contro un sconosciuta, ma che non hanno alzato un dito, nè una parola contro il loro professore ganzo che li ha defraudati per 2 anni.
Perchè agli studenti non interessano i propri diritti?
Potrebbero pretendere, per esempio, delle belle telecamere in classe per impedire ai loro presunti educatori di fare porcate... io sarei d'accordo, non ho niente da nascondere.
Come si fa a parlare di privacy se devo far lezione a 20 ragazzi? Un insegnante svolge un lavoro pubblico, non privato.
E gli studenti universitari? Nessuno che si lamenti mai del fatto che i dottorati e gli assegni di ricerca vengono dati solo ai raccomandati figli di papà o all'amante del professore... eppure questa è la pura verità, l'ho provata sulla mia pelle.
Porca miseria, svegliatevi ragazzi, fatela una bella protesta contro le ingiustizie che conoscete da vicino! Così per una volta ci vengo anch'io in piazza e non mi sentirò più così stanca e inutile.

lalla

16/10/2008 - autoritratti

Buon giorno,
è il terzo inserimento in 3 giorni, ma di certo non aggiornerò più con questa frequenza il blog, è solo che sono a casa malata in questi giorni e quindi c'è un pò di tempo a disposizione che in futuro non ci sarà.

Parliamo un pò di soggetti.

Lo so che un bel paesaggio può essere meraviglioso, ma a me non interessa (creativamente, intendo).Da quando ho 5 anni faccio ritratti o disegno donne, nude preferibilmente.
Quando ero più inesperta e credevo subito a ciò che mi dicevano, questo era un problema per me ("non sei una vera artista se non sai dipingere tutto" ; "non sei una vera artista se no
n senti il bisogno di disegnare ogni giorno").
Adesso che sono cresciutella di essere "una vera artista" non me ne frega proprio nulla e ho un pò più di cultura (potrei citare Amedeo Modigliani, senz
a nessuna pretesa di paragone, e zittire così i miei detrattori).
Sul fatto delle donne nude si son sprecate facili psicanalizzazioni saffiche e battute negli anni...
sul fatto dei ritratti, credo di essere una buona ritrattista, però c
'è un problema: IL SOGGETTO NON E' MAI CONTENTO ("sono somigliante, ma triste" ; "sembro più vecchio" ; "io ho il naso più piccolo!...")
Quindi preferisco ritrarre me stessa, così almeno non mi lamento...

ed ecco che ancora il campo dei soggetti si restringe (ma per fortuna ho nel taschino un'altra citazione: la grande Frida Khalo)
In conclusione quindi, ecco un pò di lalle attraverso gli anni.

lalla


una lalla in completo relax dipinta ai tempi dell'università, olio su masonite, 70x50.

SASSI IN EQUILIBRIO, una lalla dipinta in onore di Gauguin il giorno del mio compleanno, nel 2003, olio su masonite, 70x50.

una lalla Pierfrancescana del 2004, olio su cartone telato.
Aggiungi immagine
una lalla finita ieri (infatti nella foto ci sono alcune parti ancora bagnate che risultano traslucide come nella gota, nel sotto mento o nella mano). Lo so, non è granchè, Theo mentre la facevo mi guardava male... e in effetti non è un'immagine felicissima, la metto solo perchè voglio farvi vedere come sono oggi. olio su masonite, 50x35.

15/10/2008 - un po' di miei lavori...

Innanzi tutto, mettiamo le mani avanti.
Io non sono un'artista, sono solo una persona che sa disegnare e che sa tante cose sulla storia dell'arte. Cioè, su quelli che l'arte l'hanno fatta davvero.
Io invece, fin da quando ero piccola, disegno per divertimento, per lasciarmi andare, per farmi rapire dal processo creativo.
Non ho nessun messaggio da dare al mondo, non ho nessuna s
offerenza interiore da comunicare e non voglio rivoluzionare l'arte.
La verità è che mentre dipingo o modello la creta, sono felice e libera.
Il prodotto può risultare più o meno convincente, ma infondo mi interessa poco, non faccio questo per guadagnarmi da vivere. Faccio questo, e tanto altro, vivendo.


lalla

AUTORITRATTO, terracotta 18x35x10 (profondità) c.


ELIA, olio su masonite, 24x29.

DIVANO BLU, olio su masonite, 50x35.

IL CIELO DI PIAZZA SIGNORIA, olio su masonite, 35x50.

14/10/2008 - Ciao a tutti

Ciao a tutti, vi racconto in breve la mia vita, così chiudiamo l'argomento e non ne parliamo più.
Ho quasi 33 anni, ho raggiunto di corsa, ma con determinazione
e calma ogni obiettivo che mi sono posta. Da piccina non ho frequentato nessun asilo, ma ho scorrazzato libera per i campi fino a 5 anni e mezzo. Alle elementari sono stata una specie di bambina prodigio nel disegno, leggermente dislessica e molto asociale. Poi dalle medie, trainata da un inspiegabile senso del dovere, ho rivelato la mia vera natura: una super-secchiona (vispa per giunta). Quindi arrivano di conseguenza il 60/60 alla maturità artistica, il 110 e lode all'università di architettura conseguito non ancora ventiquattrenne e una cronica tristezza e solitudine. Per fortuna insieme all'università ho frequentato la scuola internazionale di comics, che per il lavoro non mi è servita proprio a niente, ma come agenzia matrimoniale sì: il mio compagno di banco si chiamava Theo. E' stata una storia d'amore molto bella, romantica e avventurosa, mi ha riscattato di una gioventù seriosa e monotona.
6 anni dopo ci siamo sposati, 3 anni dopo ci siamo allargati...
nel frattempo ho frequentato anche la ssis e sono entrata a far parte d
el temerario esercito di precari della scuola, mi son divertita a far la ceramista con impegno e buoni risultati e perfino a giocherellare in teatro.
Da quando è nato Elia, tutte le mie certezze e i miei interessi hanno perso di significato e l'unico pensiero fisso che valesse la pena di girare nel mio cervellino è diventato lui.
Fin dal primo momento che Theo l'ha messo sul mio corpo martoriato dalle flebo, dal catetere, dalle punture e dall'episiotomia, su quel corpo che non si poteva alzare e prendersene cura come tradizione vorrebbe, fin da quel momento ho deciso a mente fredda che c'era un unico modo per sopportare l'idea di quello strazio e non associarlo mai a lui. Quell'unico modo era non staccarlo mai più dal mio corpo e viziarlo nel modo più totale e deciso.
Ho tenuto fede a quel pensiero e, come faccio sempre, mi sono impegnata molto nel perseguirlo: ho consolato ogni sua lacrima, l'ho coccolato per ore, gli ho fatto millemila foto al mese. Elia è diventato la mia vita. Una mielosa tortura, una totale perdita di libertà (unico sfogo, scapparsene a scuola).
D'altronde come fare diversamente: è bello come il sole (le mamme, si sa, sono di parte), vispo come un fringuello, egocentrico come un attore e prepotente come un dittatore.
Solo un anno fa, quando ormai Elia aveva compiuto 2 anni, la mia mente è stata obbligata a liberarsi da questa dolce galera e a seguire la malattia del mio babbo, un periodo terribile che ha cancellato la mia consueta serenità per l'intero inverno trascorso. Quegli eventi si sono in parte placati, ma un leggero retrogusto di fiele avvelena il miele della mia vita.
Quindi, dopo questo scossone, tento di riacquistare un pò di spazio anche per me.
Di conseguenza questo blog in onore di Elia si chiama "il re dei sugolini", ma al suo interno ci saranno le mie "opere" di dubbio valore artistico, le mie esperienze a scuola, i proble
mi con la linea e anche le mie ricette di cucina...

a presto
lalla

p.s. so bene che "millemila" non è proprio una parola (anche "sugolini" se è per questo), chi mi conosce sa che non considero un normale vocabolario adeguato ai mei pensieri...