domenica 25 marzo 2018

divorziare da te è stato come pagare una bolletta alle poste

Abbiamo firmato il divorzio il 15 marzo.
Secondo me la parola “divorzio” suona male e “divorziata” peggio.
Sono parole un po’ sgraziate che comunicano (neanche tanto velatamente) una certa accezione negativa. Sono andata a vedere l’etimologia, dal latino divortium “separazione”, che deriva da divortĕre = divertĕre “separarsi”. Appena ci metti la derivazione latina, tutto suona meglio!
mhm... continuano a garbarmi poco, allora mi metto a cercare delle alternative per definirmi:
“a-sposata” (non va bene, mi fa pensare a una roba gridata alla romana tipo “a-stronzaa”!!!);
“separata” (mi fa venire in mente la maionese quando impazzisce… per carità!);
“divisa” (formale e fredda come gli abiti militari… vade retro!);
“dis-giunta” (medio, forse fa un po’ troppo tecnico del Comune);
"scompagnata" (come i calzini nei cassetti...);
“libera” è senza dubbio la migliore, ma è una bugia.

Qualche giorno fa, cercando dei documenti sul mio computer, mi sono imbattuta per sbaglio in un piccolo file di testo (non bastava la casa, con la sua ventennale raccolta di oggetti, a riversarmi continuamente addosso tracce del nostro passato, anche il disco fisso ci si mette!). Ricordi, ricordi, ricordi. Maledetti ricordi!

L'hai scritto tu, dopo sei anni d'amore e circa due mesi prima di sposarmi. Ora, io sono una persona sincera e non ho problemi ad ammetterlo (mica ci tengo a pigliarmi per il culo da sola): non è tutto finto quello che c’è scritto, credo che fossi davvero molto innamorato di me, e io lo ero di te. Mi piacevi un sacco. Molti pensano che mi piacessi fisicamente, ma io sinceramente non ti ho mai percepito così fico rispetto a me, mi sembravi grandemente alla mia portata da quel punto di vista, i quid in più erano altri: l’enorme talento, l’arguzia e l’ironia tagliente, il delizioso profumo di pane e un’apparente sensibilità… anche tu mi sembravi diverso e speciale. Percepivo una grande affinità elettiva e una sensazione di appartenenza, per questo quando mi chiedesti in moglie durante un autoscatto a Berlino accettai subito, mi sembrava qualcosa di naturale e in più era una valida scusa per dare un gran ricevimento e condividere la nostra felicità (il mio animo festaiolo ed esibizionista ha bisogno di eventi!), poi mi misi a piangere quando capii che dicevi sul serio. Un piccolo inciso: riguardando questa foto oggi mi rendo conto che si tratta dell'autoscatto più misero/pissero/scrio della storia degli autoscatti, il tuo malfunzionamento fotografico avrebbe dovuto farmi riflettere?
Ci siamo sposati in Comune e il nostro matrimonio è durato solo 20’ (il tempo di leggere e firmare i documenti), ma dopo abbiamo festeggiato fino al mattino, è stata la festa nuziale più bella del mondo (forse tu non te la ricordi, ma chiedilo pure a uno dei 260 invitati, confermeranno). Ho provato di tutto, soprattutto gioia, completezza, orgoglio ed eccitazione. Il nostro primo anno di matrimonio è stato effettivamente il più spensierato e felice della mia vita, io credo, anche della tua (come hai fatto a sottovalutare la tua fortuna?). Non solo, io avevo già trasformato l’innamoramento in fiducia, condivisone, affetto, entusiasmo, voglia di impegnarmi e crederci… insomma, in Amore.
Questa l'ho scritta io, dopo 19 anni d'amore e circa un mese prima che tu mandassi tutto a puttane per miss eleganza (ma in effetti lo stavi già facendo da anni). Ti ho amato fino alla fine (neanche di questo ti sei accorto) nonostante le tue pecche risultassero sempre più evidenti e ti ho dato tutto quello che potevo darti (io che naturalmente mi pongo in modalità "geshia" e sono fin troppo in grado di dare). Tu no, mi dispiace, probabilmente non è dipeso dalla tua volontà (ti concedo l'attenuante di averci provato), ma evidentemente non sei capace, di nessuna delle due cose, per cui non l’hai fatto. O meglio, hai creduto di farlo, ma piuttosto velocemente ti sei dimenticato che amare non è solo prendere (serenità, affetto, entusiasmo), amare non é solo stare bene con l'altro e non è neanche dipendere dall'altro. Non mi è mai piaciuta la frase cioccolatinosa "non posso vivere senza di te", ma quando mai? Non ci si deve scegliere per necessità, ma per la volontà di procedere insieme. Nello stesso modo, non si dovrebbero desiderare dei figli solo per soddisfare un bisogno egoistico, ma perché ci si sente pronti a dare incondizionatamente (e andrebbero messi in ponte in una situazione di benessere e ottimismo, non perché ci si sente in crisi e ci manca qualcosa). E soprattutto: chi per natura è portato a dare molto e chiede poco, non è detto che si meriti di ricevere poco, pochissimo, infine niente e poi di peggio. I rapporti d'amore richiedono un grande impegno reciproco, se non si è pronti a dare, non si è pronti ad amare.
Il tuo vero “Io” (tanto tenacemente risvegliato con la psicanalisi e un’indigestione di qualunquismo e religioni orientali) secondo me somiglia tanto a quello di un egocentrico narciso privo di consistenza. Comunque, fregatene di quello che penso io! Chi sono io per giudicare? Magari invece sei l'uomo più profondo del mondo e pure il più giusto e altruista, ma evidentemente abbiamo due modi totalmente diversi di concepire i sentimenti e la vita, affinità elettiva addio per sempre. Ecco, magari prima di spingermi verso certi passi, prima di farmi credere che ci fosse tanta comunione di intenti, potevi interrogare un po' più profondamente te stesso. Forse l’hai fatto e hai deciso scientemente di procedere in tal senso e allora permettimi anche di nutrire dei dubbi sul reale scopo con cui hai intrapreso la nostra unione, così a posteriori, non sembra essere stato quello di condividere la vita, bensì quello di usarmi per creare un quadretto perfetto dove far gozzovigliare il tuo Ego. Mi hai strizzato come un’arancia e poi hai gettato la buccia, a me piacciono molto le arance, ma non desideravo fare la stessa fine. Da due anni a questa parte, il palesarsi della tua vera natura e del tuo comportamento, ha gettato un velo di squallore su tutti gli anni passati insieme. E’ triste sentirselo dire e non ti piace, lo so, ma è così: 19 anni di ricordi insudiciati e completamente desaturati nonostante, vivendoli, molti di loro mi fossero sembrati un caleidoscopio di felicità.

Non voglio perderli lo stesso, i miei ricordi, non voglio dimenticare le sensazioni che io ho provato, dopo tutto è stata la mia vita, "pensavo fosse amore invece era un calesse", ma io lo pensavo sul serio. Non voglio perderli, ma non è facile gestirli, non sono più qualcosa di buono.
Se non i ricordi, cosa mi resta di buono?
Mi restano i miei figli.
Ma, credimi, qui sta l’inghippo davvero machiavellico: in realtà sono i "nostri" figli.
Le persone che amo di più al mondo mi tengono legata a quella che schifo di più.
Il verbo “schifare”, oltreché impropriamente usato in forma attiva, ti disturba perché troppo pesante? Perché insomma, non va bene offendere e nemmeno farsi coinvolgere ancora così tanto dopo tutto questo tempo... e basta!
Tranquillo, non è come sembra: ormai da molti mesi, a livello personale, mi tocchi molto ma molto poco (complimenti, ce l’hai fatta alla grande a non farti amare più da me).
Non è facile spiegare cosa provo oggi per te dal punto di vista diretto (cioè considerando solo io e te, senza implicazioni legate alla prole), probabilmente provo davvero poco (nel bene e nel male), un senso di distanza, di estraneità. Quando ti vedo (almeno tre volte a settimana) o quando ci scriviamo sulla chat “gestione figli” (circa tutti i giorni) mi fai incazzare ogni volta di meno e mi fai pena ogni volta di più. Lo so, queste cose non si dicono, sono diventata davvero una a-stronzaa, ma non sto dicendo che fai pena in assoluto, è solo la percezione che io ho di te: un essere fragile, piccolo e vecchio. E subito dopo mi pongo sempre la stessa domanda: “ma io come cavolo ho fatto a pensare di affidare tutta la mia vita a questa persona? Mi ero soffritta il cervello?”
Hai ragione: non sono una a-stronzaa, sono proprio una strega velenosa!
Fatti delle domande però, mi ci hai trasformato tu.
Comunque, schifii a parte, sono passati due anni, a me che me ne frega ormai? Se non mi piaci più perché non guardo semplicemente da un'altra parte e soprassiedo sulla tua svolta trombo-new-age?
Perché la cosa non riguarda solo noi due!
Vedo soffrire nostro figlio ed è un enorme dolore. Vedo com’è insofferente verso questo nuovo padre-zen-sentimentalmente-perso che non riconosce più. Ascolto come si sfoga contro di te e a me tocca l’inverosimile compito di cercare di “difendere” il buono che può trovare nel padre (machiavellico, te l’ho detto!). Vedo come si mangia le unghie e le mani fino a sangue, come dilata le sue paure e si rifugia in schemi ripetitivi per ritrovare un minimo di sicurezza. Ripigliati per favore, fallo per lui! Datti pace, tanto non la trovi una teoria filosofica capace di santificare la merda che hai fatto! Non ti rendi conto che abbiamo (mi ci metto anche io: ti ho scelto io come padre) traumatizzato questo ragazzino, la persona che più al mondo avremmo dovuto proteggere? Bravi parecchio. Se non provi a tornare la persona che conosceva (e non credo proprio che lo farai perché significherebbe ammettere con te stesso di aver fatto degli errori e non ne sei capace), nostro figlio dovrà crescere con questo senso di perdita e smarrimento. E magari verrà sù benissimo lo stesso dato che “le difficoltà aiutano a crescere” nella stessa misura in cui “pestare una merda porta bene” (ma quanto puzza…).
Ecco perchè col cazzo che ti perdono!
E nostra figlia? Dovrà crescere con due genitori asposati/separati/divisi/disgiunti/scompagnati, o come caspita vogliamo definirci, ma certamente mai “liberi” l'uno dall'altra.
In più ti sei comportato così inverosimilmente male (ma davvero, porca vacca, ancora mi chiedo come cazzo hai fatto, cioè: fare schivo va bene, ma ti ci sei messo proprio d'impegno, eh?) da distruggere tutta la montagna di ammirazione che provavo per te e adesso devo sopportare che i miei figli vengano cresciuti da una persona che non stimo più. Ti rendi conto in che situazione mi hai messo?
Ecco perchè col cazzo che ti perdono!
Ho smesso di salutarti due anni fa, in un certo senso questa è una forma di sincerità e rispetto, spero che tu lo capisca: che senso avrebbe augurarti buona giornata con un bel sorriso quando in realtà sarei ben lieta se dopo mezz’ora ti prendesse una diarrea con flautolenza in pubblico? Meglio lasciar perdere...

Abbiamo divorziato nello studio di un avvocato e il nostro divorzio è durato solo 20’ (il tempo di leggere e firmare i documenti), poi sono tornata a casa. Non ho provato niente, né sollievo, né rabbia, né malinconia, né rancore. Niente. E’ stata solo una formalità, come pagare una bolletta alle poste. La consapevolezza che il nostro rapporto continuerà ciò nonostante, mi ha tolto la voglia di festeggiare.
Io non lo so cosa ci aspetta, ho smesso di fare previsioni, all'inizio il dolore e la disillusione sono state così forti da risultare insopportabili e ho desiderato (lo sai già) che scomparissi dalla faccia della terra; adesso tutti i miei sentimenti verso di te si sono sbiaditi e desidero solo che tu sia il padre migliore che tu possa essere. Anzi, non lo desidero, lo pretendo! Io che come compagna ti ho dato così tanto, chiedendoti relativamente poco, proprio adesso che non siamo più una coppia, ho bisogno che tu faccia una cosa per me: ho bisogno che per i figli tu sia la migliore versione di te stesso e, credimi (io l'ho vista), non è questa. Puoi fare di meglio. Anche io, è chiaro, devo fare altrettanto (strega il meno possibile), loro lo meritano.
Forse avevi ragione e vivremo entrambi fino a 100 anni, è probabile che anche in quel caso, effettivamente, mi dispiacerà morire. Mi dispiacerà salutare il cielo, il sole, le stelle, la terra, il mare, gli alberi, il vento, la neve, gli animali, le mie modeste opere, le meravigliose immagini che ho visto (e quelle ancora da vedere), i luoghi che ho visitato (e quelli ancora da scoprire), i sapori che ho assaggiato (e quelli ancora da assaggiare), le persone care (e quelle ancora da conoscere), sopra ogni cosa mi dispiacerà salutare il mio Re dei Sugolini e la mia Piccola Fata.
Su una cosa però penso che ti sbagliassi, devi capire che (sentimenti rancorosi o meno) tutta la gestione del nostro rapporto é diventata qualcosa di molto faticoso per me, se davvero continuerà per altri 60 anni, sospetto che sarà abbastanza stremante e un giorno poter finalmente salutare te, di nuovo e per l’ultima volta, non mi dispiacerà affatto.
S
arà un sollievo. 

lalla

P.S. comunque stasera vado a ballare, che anche su questo ti sei sbagliato: l’arancia un bel po’ di succo ce l’ha ancora!