sabato 17 dicembre 2011

la fortuna si prende le sue piccole rivincite

Per adesso il Natale, con poca orginalità, ci ha portato l'influenza....
ricordo che era da poco iniziato il 2011 ed io ero bloccata a casa con la polmonite quando ricevetti la telefonata di una tipa tutta entusiasta: "Signora, congratulazioni, lei è davvero fortunata!"
Mah, questa mi giunge nuova, pensai, "se lo dice lei..."
"Ma certo! Fortunatissima! Il numero del suo scontrino è stato estratto tra tutti quelli delle persone che hanno fatto la spesa al mercato di Sant'Ambrogio nel mese di dicembre e così ha vinto una notte in albergo 4 stelle con colazione a buffet, per lei e la sua famiglia, in una città italiana a sua scelta, da utilizzare entro il 31 dicembre 2011!"
Cavolo, ma guarda che strana coincidenza, che sorprese mette insieme il caso!
Io non vinco mai niente, non perchè non sia "fortunata" (come diceva la signora), ma perchè non gioco mai, nemmeno con i "gratta e vinci". Non ho la mentalità dell'imprenditore, figuriamoci quella dello scommettitore!  
Se agli esami ho sempre studiato tutto il programma non era solo per pura secchionaggine, ma soprattutto per il terrore che mi andassero a chiedere proprio ciò che avevo saltato. Altri invece si presentavano con la metà degli argomenti e poi magari gli andava pure bene. Io sono una che non rischia, alla fortuna non credo, e nemmeno alle superstizioni e alla jella.
Diciamo che non amo delegare al caso ciò che posso decidere personalmente.
Per questo odio volare e ho odiato l'anestesia totale, perchè in questi casi ti devi affidare agli altri e, soprattutto, al caso. Per questo non amo vivere sotto il livello dell'Arno, perchè anche la metereologia è molto, molto casuale e credo che se la pioggia un giorno decidesse di nuovo di mettercela tutta, come nel '66 potremmo farci ben poco e io mi ritroverei sott'acqua.
Ok, mi sto lasciando predere dal catastrofismo e sto uscendo fuori tema...
torniamo a noi ed alla vincita "fortunata".
Siamo a circa un anno fa, con in mano il coupon, incredula, feci un giro sul sito per verificare le mete disponibili e non ebbi dubbi... Roma, che meraviglia!
Come week-end ho scelto il 17/18 dicembre per varie ragioni. La meno romantica delle quali è che Theo era sempre impegnato con la squadra di calcio. La più romantica delle quali è che, nel dicembre 1997, io e Theo festeggiammo il primo anno d'amore proprio a Roma; sempre a Roma abbiamo fatto il nostro piccolo viaggio di nozze nel 2002... insommma, mese e luogo perfetti per festeggiare i nostri primi 15 anni insieme ("che teneri", starete pensando, ed anche "che fortuna questo bel viaggetto").
In quest'anno scolastico non ci eravamo mai ammalati e negli ultimi tempi stavo giusto pensando: "stai a vedere che ci siamo fatti un po' di anticorpi, finalmente!". Sarebbe meglio non pensare mai assurdità simili. Se avessi creduto nella fortuna, avrei anche pensato che simili congetture potessero perfino portarmi jella.
Ed eccoci a domenica 11 dicembre, prima di cena Elia mi sembra calduccio, gli provo la febbre, ahi, 38.2°. Da lunedì la febbre di Elia sale a 39,6°.
Martedì 13 sto maluccio anche io, ma non voglio crederci, vado a scuola piena di brividi e quando torno sto davvero da cani, ho la febbre a 38.2°. Sono immediatamente disperata perchè dovrò saltare la scuola di mercoledì, in mattinata i ragazzi avevano un compito da fare e nel pomeriggio c'era il ricevimento genitori. Sensi di colpa.
Un attimo dopo mi chiama Chiara e mi rendo conto che, porca la miseria, il sabato successivo ho il treno per Roma... "ma figurati" mi schernisce Chiara "ce la fate di certo a guarire, siamo a martedì!"
Cominciate a temere anche voi quello che temevo io? 
Però mi sembrava assurdo... sarebbe stata proprio una beffa!
Ed infatti giovedì la febbre cala, siamo entrambi praticamente sfebbrati, è giusto: va bene il caso, ma la jella è troppo.
Ed infatti ieri, venerdì, la febbre risale ed oggi siamo tutti e due di nuovo malatissimi (Elia oltre i 39°, io sui 38°), ed anche questo è giusto: il caso concerne ogni possibilità, anche quella più assurda.
La morale è che la mia "vincita fortunata" mi è costata 40 euro di treno (il rimborso della freccia rossa è solo dell'80%). Poca roba, ma non sapete come mi girano le scatole. 
Il fatto è che comincio a sospettare che la fortuna esista davvero e che sia stata lei a volermi beffare... non l'avevo capito subito che era tutto un suo ardito piano, una sua vendetta per il mio atteggiamento indifferente di una vita, per non aver mai contato su di lei. 
A questo punto mi piacerebbe riparlarne al telefono con la donnina di Sant'Ambrogio (esperta di fortuna), per sentire un po' lei cosa ne pensa...


lalla

mercoledì 7 dicembre 2011

chissà cosa ci porterà il Natale

Non manca mica tanto a Natale.
Magari quest'anno le vetrine saranno un po' meno strabilianti e le strade un po' meno luccicanti, ma insomma, crisi o non crisi, è sempre Natale.
Mi piacciono le decorazioni, mi piace fare una lunga lista e poi il giro dei negozi per cercare i regali (lo so, sono l'unica!), mi piace spendere per gli altri (io che per me sono così tirchia), mi piace pensare a loro mentre acquisto qualcosa che a me sembra perfetto e che con ogni probabilità al destinatario farà pena, mi piacciono le maratone in famiglia caratterizzate soprattutto da abbuffate culinarie (pranzoni/cenoni, etc. che quest'anno potrò a mala pena assaggiare), mi piace il clima "siamo tutti più buoni", mi piace la curiosità che sento prima di aprire un pacco (chissà che cosa ci sarà in serbo per me...) e mi piacciono perfino le canzoni.... insomma: il Natale mi piace.
Però devo confessare che non è merito/colpa del periodo se sono felice.
Sono felice perchè ho preso un decisione allegra, e spensierata.
Ho allegramente, e spensieratamente (perchè queste due qualità sono essenziali in una decisione del genere) deciso di provare ad avere un altro figlio. Il perchè ed il come di questa decisione son presto detti. Il nostro "ménage à trois" è molto bello, sereno, facile... fa appunto parte della natura umana complicare le cose semplici.
Sono tre anni che io e Theo abbiamo deciso, non sempre tutto va liscio al primo tentativo, ma adesso il fegato è a posto, il momento è giusto.
Quindi ho deciso di riprovarci, ma mi rimaneva un po' di paura.
Non avevo paura di rischiare di lasciarci le penne nel parto (come per Elia), non  avevo paura che qualcosa andasse storto e che alla fine dovessi annegare nella delusione (come per la seconda gravidanza). Non c'è mai tempo per pensare a cose così razionali e giuste quando si prendono queste decisioni.
Ci vorrebbero appunto allegria e spensieratezza. Però, un po' di paura l'avevo.
Avevo paura di desiderare un'altra figlia soltanto per sostituire quella mancata. Di volere una rivincita, non un bambino. Avevo paura di proiettare su quel piccolo esserrino innocente l'immagine irrisolta di quella bambina con le treccine che non ho conosciuto mai. E se fosse stato maschio? Avevo paura di non saper più essere una buona mamma, di non saper gestire un altro "fidanzato" (ne ho già due). Avevo paura della reazione di Elia, della sua gelosia fisiologica, della sofferenza che proverei, che proverò, quando lui ce l'avrà con me e mi scaccerà via per aver creato il suo rivale.
Mi stavo appunto torturando con tutte queste paure quando, la scorsa settimana, ho scoperto cos'è una gravidanza biochimica. Niente di speciale, solo una nozione che mi mancava. E' proprio vero che nella vita non si finisce mai di imparare.
E mi è passata la paura.
Ho finalmente sgombrato la mente da tutti i fantasmi e riaperto la porta.
Io non so quando, o se, arriverà un altro figlio. Come il Natale "quando arriva, arriva" e se sarà femmina o maschio, non mi interessa più. Se un giorno deciderà di entrare nella nostra piccola famiglia, sarà il benvenuto. Farà un gran casino, è chiaro, scompiglierà tutti gli equilibri. Creerà il primo giusto allontanamento tra Elia e me, il primo giustissimo limite al suo regno. 
Elia soffrirà e crescerà, lo stesso farò io. 
E dire che lo chiede tanto, un fratellino... povero ignaro mio piccolo Re, lo aspettano tempi duri.
Ma siamo bravi noi tre, siamo in gamba, in qualche modo ce la caveremo.
Però, che emozione concedersi il lusso di una nuova avventura! Che curiosità di scoprire che cosa c'è in serbo per noi, che ebbrezza mettersi alla finestra ad aspettare...
Alla fine è bastato aprire una porta per essere ancora più felici.



lalla

venerdì 4 novembre 2011

la perfetta padrona di casa

Innanzi tutto devo fare la spesa.
Lo scrivo subito, così mi convinco e non finisce come con la lavatrice e il riordino dei cassetti e cioè che rimanda rimanda poi non ne faccio di niente.
Il giovedì ed il venerdì a scuola non lavoro (a proposito, da quando ho ricominciato mi sento rinata, evviva!). "Fortunata" penserete voi, chissà quanto tempo a disposizione per fare un girino al mercato o riordinare la casa prima del fine settimana. Orrore!
Al mercato non ci vado per presa di posizione. E' uno di quei luoghi dove vai per comprare un tozzo di pane in dieci minuti, ritorni carica di borse con viveri di ogni genere, inutili golfini in pura vera lana/plastica che si infeltriranno al primo lavaggio e un sacco di altre cose che non ti servivano, c'hai schiacciato un'oretta buona e il pane te lo sei pure scordato.
Diciamolo: è colpa mia, non c'è proprio verso che io sia una "perfetta padrona di casa".
Nel tempo libero invece di dedicarmi a consone occupazioni divago scrivendo, disegnando, fantasticando... per tutte le cose pratiche sono disordinata, disinteressata, approssimativa. 
Un disastro.
E mi vesto pure male. Perchè per giunta odio fare shopping, anche e soprattutto nei negozi, non solo al mercato. Odio vedere uno splendido e colorato abitino sul manichino in vetrina, entrare per provarlo (e sorvoliamo sul prezzo) per scoprire che sì, miracolosamente hanno anche le mia taglia, ma che poi addosso a me mi fa sembrare una pentolaccia da abbattere a bastonate. E odio quelle commesse poco più che adolescenti taglia 40/42, che spergiurano sulla propria mamma che stai benissimo col sudetto abitino, anche se in realtà non ti conveniva mettertelo neanche quando frequentavi il liceo. Così finisce che non mi compro nulla e vado avanti mesi con infeltriti e sformati golfoni prevalentemente neri.
Odio vestirmi al mattino, aprire cassetti ed armadio ed osservare i desolati grovigli di abiti obsoleti nel gusto o nelle taglie, robaccia importabile, di cui sarebbe meglio mi liberassi, ma rimanda rimanda...
e non parliamo della cosmesi. Cos'è? Mi lavo la faccia ed il corpo col sapone e festa finita.
Le profumerie di tutto il mondo andrebbero in rovina se dipendessero da me. Vale lo stesso per i parruchieri, i miei capelli sono tutti dritti e crescono velocemente, li lavo ogni due giorni (niente balsamo, troppa fatica) e li pettino, quando sono cresciuti troppo me li faccio tagliare tutti pari da Theo.
Che donna! Per lo meno sono economica.
Eppure me la cavo bene lo stesso. C'è da non crederci, ma il bilancio è in positivo.
Certo, non è il tram tram di tutti i giorni che mi distingue, ma gli sporadici fuochi d'artificio, quelli sì!
Se Theo mi rimane accanto, se gli amici accorrono, è perchè adoro il travestimento. All'occorrenza posso trasformarmi in avvenente compagna, in premurosa ospite e cuoca sopraffina. Adoro l'ospitalità. Mi rende orgogliosa, mi diverte. Alle feste do il meglio di me. E alla fine non sono poche le occasioni per festeggiare, ogni scusa va bene per stare in allegria.
Accadrà nel pomeriggio, stasera e nel Week-end.
Tra una settimana per festeggiare il mio compleanno (il 36°) la casa sarà perfetta, l'atmosfera originale, la cena luculliana e io sprizzerò allegria e beltà da ogni poro!
Bene, in attesa di questi lieti eventi, adesso è giunto il momento di fare la spesa.
Vado alla coop ad arraffare un po' di viveri per riuscire a sfamare famiglia ed amici.
E prometto che quando il cassetto sarà completamente privo di biancheria intima, gioco forza, farò anche una lavatrice.


lalla

giovedì 13 ottobre 2011

un'insegnante

Un po' mi costa dover ammettere che l'ultimo mese non sono stata serena.
Probabilmente non ha aiutato che io mi sia autocostretta, con l'approvazione del mio epatologo, ad una estremamente poco gratificante dieta priva di grassi saturi. 
Addio per sempre pizza, schiacciata, cono gelato e qualsiasi altro cibo che si cuocia con i grassi. Se qualcuno vi dice che la cucina sana è anche buona vi sta mentendo: senza usare l'olio tutto sembra lesso ed insapore. Theo si lamenta continuamente "Eri una cuoca così brava... adesso sembra di cenare all'ospedale Careggi".
Comunque la vera ragione è un'altra: essere rimasta a piedi, senza lavoro, mi pesava più di quanto volessi ammettere. Non che in definitiva non fossi felice, i miei due ragazzi mi riempiono sempre la vita. Ma i miei due ragazzi un lavoro ce l'avevano e io no. Così erano tante le ore di solitudine e noia. Noia, che rabbia doverlo ammettere! In vita mia mi sono sempre lamentata del contrario: di non avere abbastanza tempo per far tutto. Ma tutto cosa? 
A quasi 36 anni di mentire a me stessa non ho più voglia.
Il lavoro di pittore non esiste, non più. La colpa è della crisi? La colpa è dei galleristi che se ne fregano? La colpa è dei possibili acquirenti che preferiscono spendere quei pochi soldi che hanno in cappotti o cosmetica? E che ne so. Però è un dato di fatto: non esiste più.
Il mio fumetto è stato bocciato. Evidentemente non sono abbastanza brava, non era la mia strada, il mio mestiere. Alla scuola di comics, nel 1994, ho incontrato Theo, rimane comunque una buona esperienza come agenzia matrimoniale!
Recentemente ho scritto molto, ma per carità, per quanto io mi impegnassi sapevo che valeva qualcosa solo per me. Se non posso essere pittrice, nè fumettista, figuriamoci quante possibilità ci sono che io sia una scrittrice...
E poi sono arrivate le briciole, 4h ad un professionale di Empoli e da lunedì probabilmente altre 4h allo scientifico di Campi Bisenzio. Due vecchi leoni davanti a me in graduatoria hanno rifiutato: "abbiamo più di cinquant'anni, preferiamo il sussidio di disoccupazione, non siamo tanto sciocchi da spaccarci la schiena per racimolare un terzo dello stipendio". Ed io ho accettato: di perdere il sussidio che almeno mi dava da mangiare, di accontentarmi di una miseria, di dover fare in auto su è giù per la Toscana (con ore in entrambe le scuole perfino nello stesso giorno). Ho accettato perchè non potevo fare altrimenti.
Perchè sono troppo giovane per fare la pensionata. Perchè finalmente posso sentirmi di nuovo utile e capace. Perchè per poter dormire il sonno del giusto ho bisogno di un dovere da compiere, di un lavoro da fare, di una fatica da sentire.
Così potrò finalmente lamentarmi il lunedì di quanto sia faticoso alzarsi alle 6.30, farsi tre ore di macchina rimbalzando da una scuola all'altra, tornare a casa sfinita alle 14.30 e girare 30' per cercare parcheggio, correggere montagne di disegni e compiti scritti ogni fine settimana, ritagliare faticosamente poche ore per scrivere o disegnare... non è permesso a nessuno di lamentarsi dello stare a casa, pagata dall'inps e con un sacco di tempo a disposizione.
E finalmente potrò dire di essere di nuovo l'unica cosa che probabilmente sono.
Un'insegnante.


lalla

domenica 18 settembre 2011

il Re va a scuola

Ed ecco che il Re diventa grande. 
Mercoledì 14 settembre 2011 ha iniziato la prima elementare. I genitori di oggi partecipano emotivamente fin troppo alla vita dei figli. Io, ormai s'è capito, sono un caso patologico. Sono quasi 6 mesi, dalla scelta della scuola, che vivo sulla graticola. Mercoledì siamo andati a scuola a piedi tutti e tre insieme, io e theo per mano e lui davanti che saltellava, ignaro e curioso, verso l'istituto. Lo guardavo, con i pantaloncini corti, la cartella e il rigido grembiulino blu con la goletta bianca, udendo affiorare dal profondo la canzoncina di Pinocchio (quello bello della tv). Mi si stringeva il cuore per la consapevolezza che la sua spensieratezza giunge alla fine, che d'ora in avanti ci saranno punizioni e premi, un voto per ogni suo comportamento.
Va detto che la scuola elementare per me è stato un vero supplizio e questo concorre ad aumentare il mio attuale stato d'ansia.
Non avevo proprio voglia di rinunciare alle mie belle scorribande nei campi, alla mia libertà (niente asilo, fino a quel giorno ero cresciuta allo stato brado), al mio mondo perfetto fatto soprattutto di me stessa. Confrontarsi con gli altri, quella era la nota più dolente. Non partecipavo alla ricreazione, preferivo non mescolarmi, stare in pace seduta nel mio banco, disegnare e per pochi minuti tornare nel mio mondo, tornare libera. La matematica mi divertiva, mi veniva naturale, ma con le parole facevo fatica, molta. Ne scambiavo intere, parti, o singole lettere (la z con la s, la c con la q), avevo enormi difficoltà a leggere (ho cominciato a farlo fluidamente solo dopo i 10 anni). Col senno di poi potremmo dire "affetta da leggera dislessia e problemi di socializzazione", ma frequentavo una scuola di campagna e qualche anno è passato... allora la maestra diceva "tanto dolce e mansueta, ma un po' limitata".
Facciamo un esempio: confondevo "arancione" con "viola", ma non scambiavo i colori, non ero daltonica, scambiavo le parole. Un giorno la mamma mi disse di provare ad associare la parola "arancione" al frutto "arancia", quel semplice passaggio logico bastò ad ancorare finalmente la parola giusta al giusto significato. Ed è così poi che son riuscita a cavarmela: riconducendo sempre le parole ad un ragionamento logico, associandole ad immagini e concetti. Col tempo son divenuta anche una gran secchiona, ciò nonostante ancora mi succede di cadere in fallo. Questo post lo rileggerò circa dieci volte, per trovare tutte le lettere scambiate prima di pubblicarlo. Nel mio cervellaccio "via scialoia" diventa "via la sogliola" o parlo 30' ai miei studenti del Vedutismo di Canaletto chiamandolo Tintoretto. Loro lo sanno, sono avvertiti e mi tengono d'occhio!
Come siamo davvero, non cambierà mai. Il mio strano cervello funzionerà sempre in modo un po' diverso e lo stesso farà quello di Elia. Saper sopportare la propria diversità non è semplice e molto dipende da chi incontriamo sulla nostra strada. 
La mia maestra A. era un brava donna, ma vecchio stampo, sicura nel giudicare "ciò che era giusto" e "ciò che era sbagliato". Non era neppure cattiva, probabilmente ero io che interpretavo male ogni suo gesto. Fu un rapporto problematico, non c'è dubbio.  Il primo giorno chiese di alzare la mano ai bambini che sapevano scrivere i propri nomi, io l'alzai perchè "lalla" sapevo scriverlo proprio bene, mettevo anche una "L" sopra l'altra, creando un bell'effetto grafico. Quindi scrisse i nomi di noi temerari alla lavagna e ci chiese, uno ad uno, di venire a riconoscere il proprio. Quando toccò a me rimasi a lungo a cercarlo, ma non lo trovai. Mi apostrofò davanti a tutti: "Così non va bene! Non mi piacciono i bambini bugiardi". 
Ma io non sono bugiarda... c'era solo stato un fraintendimento, presi un gesso e lo scrissi. A lei non andava bene lo stesso, quello non era il mio nome, il mio nome era "Ilaria". Dopo pochi minuti arrivò un'altra maestra dicendo che c'era stato uno sbaglio, che le due sezioni andavano riequilibrate: le serviva un'altro studente. La mia maestra  A. non se lo fece ripetere due volte: "prenditi lei". 
Non ricordo niente del resto dell'anno e dell'altra maestra, ricordo solo quel primo giorno in cui mi sentii giudicata, e scartata. 
Dall'anno seguente avevo di nuovo la maestra A. Mi piaceva recitare ed ero molto brava, ma nella recita di Natale ero sempre una comparsa perchè perfino il mio aspetto non andata bene, in quella di seconda mi assegnò la parte del pastore maschio perchè ero scura di pelle e col caschetto corto (per carità! "La Madonna e gli angeli devono essere biondi, le femmine devono avere i capelli lunghi"). Ed io mi prendevo le mie piccole rivincite... quando le servivo mi utilizzava volentieri, così, quello stesso anno, mentre gli altri seguivano le lezioni, mi fece decorare tutte le finestre della scuola (anche quelle di quinta) con le storie della natività. Feci un bel lavoro: la Sacra Famiglia era più scura di quella di Barack Obama!  
Probabilmente A. aveva anche scarso senso dell'umorismo perchè non la prese molto bene  e continuarono le ostilità... nonostante i miei progressi e i miei tanti talenti, ero stata bollata come "inadeguata" e ai suoi occhi lo rimasi per sempre. Ci siamo rincontrate anni dopo, lei già in pensione, io già laureata, ci salutammo con affetto, poi rimase ammutolita ascoltando il resoconto della mia eccellente carriera scolastica  e confessò che le dispiaceva di avermi sottovalutato.
Ecco, spero che Elia possa avere maggiore fortuna con la sua Maestra e che impari a chinare il capo con furbizia con qualche anno di anticipo rispetto a me. Con furbizia, nel senso che non sempre le persone con più autorità di te hanno ragione, ma qualche volta vale la pena farglielo credere per vivere in pace e non farsi del male da soli.
Torniamo a mercoledì, le premesse non sono male.
Siamo entrati in classe anche noi genitori per i primi 10', i bambini seduti ai banchi e un po' impietriti dall'emozione, noi in piedi e la maestra a fare un bel discorso di benvenuto. Elia, dopo aver bruciato le poche energie in strada, era presto tornato ad uno stato letargico ed appariva il più disinteressato ed assonnato di tutti (fosse stato a casa avrebbe dormito almeno fino alle 10.00). Non che la maestra fosse la Fata Turchina, però a dire il vero sembrava molto serena e accogliente. Ad un certo punto ha esclamato: "Non ho mai visto bambini tanto tranquilli e silenziosi... ma insomma: possibile che non ce ne sia uno, neanche uno, che proprio non voleva venire stamani?"
Ed ecco che il Re si desta dal suo sonno e, alzando la mano, esclama: "io".
Tutti i presenti son scoppiati a ridere, ma io sapevo che avevano frainteso, che non c'era niente di personale in quella risposta e che voleva solo dire "in questo momento vorrei starmene a letto". Ho sentito salire un brivido di terrore e ho pensato: "eccoci male, ci siamo...".
E invece la maestra/Fata Turchina mi ha sorpreso, gli ha dato un buffetto sulla guancia e ha aggiunto: "Bravo! Mi piacciono molto i bambini sinceri".
Incrociamo le dita.
Elia, dopo soli tre giorni, mi dice che la scuola è molto noiosa (probabilmente saper già leggere e scrivere non aiuta in questo senso), ma chissà... magari la Fata saprà incuriosirlo e guidarlo.
E se invece incontrasse il suo Lucignolo?


lalla















P.S. Ed eccolo nel suo banchino: perfettamente fuor d'acqua, rintontito dal sonno e con gli occhi tanto gonfi da non poter neanche far leva sulla sua arma migliore: il suo irresistibile fascino... in bocca al lupo Pinocchio!

sabato 3 settembre 2011

un po' depressa

Veramente non mi va tanto di scrivere perchè sono un po' depressa.
Capita, anche a me. E sempre in questo periodo dell'anno.
Volendo psicanalizzare la cosa, le cause ci sono tutte:
1) La nostra meravigliosissima vacanza in Sicilia è strafinita da un pezzo. Aspetto i viaggi per un anno, li organizzo per mesi e poi sono bellissimi, ma durano solo due settimane... tutti, compresa me, pensano che io abbia un gran senso del dovere e probabilmente tutti, compresa me, si stanno sbagliando perchè io sto molto ma molto bene in vacanza e vorrei starci molto ma molto di più.
2) Le giornate si stanno inesorabilmnete accorciando, presto arriverà l'inverno boreale e con esso freddo e umidità (lo sapevate che in realtà abito al polo nord, che il sole non entra mai in casa e che per 4 mesi scompare anche dal nostro giardino?).
3) Il mio bel colore brunito da pop-star venezuelana si sta inevitabilemnte stingendo verso il mio solito olivastro (verdognolo). Magari "stingendo"... più che altro si sta sgretolando e squamando facendomi assomigliare ad un serpente durante la muta.
4) In provincia di Firenze, la mia classe di concorso ("disegno e storia dell'arte") è stata l'unica dove non c'è stata nessuna assunzione. Al rinnovo delle graduatorie due insegnati trasferitasi da altra provincia mi sono passate avanti (una guerra tra poveri)... l'attesa delle convocazioni per un'insperata supplenza annuale mi sta sfiancando. Praticamente vivo con gli occhi sbarrati davanti al sito del Provveditorato sperando nel miracolo. Che bella situazione per una che si è laureata con 110 e lode a neanche 24 anni e adesso ne ha quasi 36...
5) Da Parigi, per il fumetto di Emma, mi hanno risposto picche.
Peccato, è stato così divertente scrivere la sceneggiatura che automaticamente mi veniva di pensare che fosse una storia carina, ma certo doveva sfiorarmi l'idea che fosse quasi impossibile mettersi a fare un lavoro che non è il mio e farlo pure bene...
6) Il mio fegato fa sempre le bizze e la biopsia penzola come una spada di Damocle sulla mia testolina.
Ok, direi che tutto ciò basta per essere un po' depressa.
Ma passa presto, lo so.
1) Infondo dei viaggi mi restano i ricordi, milioni di foto e la nostalgia (che è sempre molto dolce).
2) L'inverno, quando ci sei dentro, non è poi così male: ci sono i compleanni, gli addobbi natalizi, le maratone acquista-regalo, i cenoni, qualche volta la neve... e la polmonite.
3) Non è che l'abbronzatura possa fare chissà quale miracolo: anche colorata assomigliavo più ad una badante di mezza età che a Beyonce.
4) Forse qualche oretta a scuola salterà fuori, troverò un altro lavoro (sarebbe più probabile vincere al Super Enalotto che non gioco) e se proprio avrò più tempo libero mi inventerò qualcosa, vedi il punto 1.
5) Per il fumetto, non è detto che mi arrenda alla prima porta in faccia, infondo un po' di sberle tonificano.
6) Il mio fegataccio (Theo scherza dicendo che ha fatto domanda per avere quello di Amy Waihause o di Vasco Rossi), ma in realtà si sa che quelle un po' mezze malaticce poi fanno le scarpe a tutti!
Sto già meglio, evidentemente scrivere grullate è terapeutico.
E mi è anche tornata voglia di dipingere.

lalla



mercoledì 6 luglio 2011

Potrei raccontarvi un sacco di cose

Potrei raccontarvi che, dopo aver approfondito il mio rapporto con l'arte, sono infine approdata ad un maturo e coscienzioso astrattismo post-moderno.
Potrei raccontarvi che in realtà questo quadro non è astratto, bensì rappresenta l'eterno dualismo di acqua e fuoco, il ribollire lavico della materia primordiale da cui scaturisce la vita.
Potrei raccontarvi che la scelta di un soggetto informale, materico e primitivo è in polemico contrasto con una società legata sempre più spiccatamente ad un'immagine artefatta e digitale.
Potrei raccontarvi che questo quadro è un omaggio, solo grafico e non concettuale, al grande, anzi grandioso, Kandinskij.
E nonostante solo l'ultima frase possa ritenersi in parte vera, qualunque cosa io vi raccontassi voi mi credereste, perchè sono brava a raccontare storie.
Ma sono una persona onesta. Probabilmente priva di talento, ma onesta.
Quindi vi racconterò solo la verità.
E la verità è che avevo voglia di dipingere, anzi, non proprio di dipingere...
ecco, meglio, come i bambini: avevo voglia di colorare.

lalla

olio su multistrato di legno, 50x60x2,5 cm.

P.S. Theo, vedendolo, ha esclamato: "Ganzo! Hai dipinto Topolino in acido!"
(vedi un certo fumetto underground primi anni '80), evidentemente per i quadri senza soggetto (e senza senso) funziona un po' come per le macchie di inchiostro nero di certi psicologi: ognuno ci vede quel che gli pare...
putroppo da quando me l'ha detto anch'io non riesco più a guardarlo senza vederci gli occhi pallati e il naso vibrante del topastro impazzito!

mercoledì 8 giugno 2011

si parte e poi si torna

Quest'anno sono terribilmente indietro sul fronte "vacanze".
Di solito sono io quella che (in ordine) sogna, propone, organizza, pianifica.
E devo farmi i complimen
ti da sola perchè i nostri viaggi sono sempre stati bellissimi.
Siamo avventurieri del fai-da-te, cercatori di tesori, sperimentatori di cibi, camminatori
infaticabili e fotografi attenti. Che meraviglia! E poi c'è tutto il divertimento organizzativo del prima e la nostalgica dolcezza del dopo, non potrei vivere senza viaggiare...
prima di conoscere Theo passavo le vacanze con la mia famiglia, all'Elba.
Ed anche quelle erano belle vacanze. Un mese mezzi nudi a rosolare su uno scoglio assolato, a nuo
tare in mare, facendo pesca subaquea, mangiando pomodori e schiacciata a morsi tutti i giorni. Erano vacanze vere, dove dimenticavamo di guardare l'orologio e non sapevamo più che giorno della settimana fosse. Poi, anche quelle vacanze finivano. Eravamo stati così bene, eppure son proprio i ritorni a casa che ricordo con più tenerezza.
Quando eravamo bambini le 5 ore di viaggio ci sembravano 5 giorni. Quindi esistevano tutta una serie di rituali che spezzavano il viaggio. Per esempio fermarsi a fare la pipì tutti insieme ogni anno nello stesso boschetto maremmano, ristorarsi con un panino alla porchetta ogni anno dallo stesso porchettaio... quando finalmente doppiavamo la "colonna del Grillo" mancava poco più di un'ora a Reggello e iniziavamo a sentire nell'aria il profumino della pasta fresca della Tata. La Tata e Memmo sono stati per vent'anni i casieri della nostra fattoria, per noi bambini più che altro sono stati dei nonni. Ogni anno salutavano il nostro ritorno con una splendida cena. Così in macchina partivano le scommesse: la Tata avrà fatto i ravioli o le tagliatelle?
Poi finalmente arrivavamo a casa, ed era fantastico entrare e risentirne l'odore, gua
rdarsi allo specchio e scoprire quanto fossimo diventati neri al sole, quanto fossero ricresciuti e strinacchiati i capelli.
La Tata e Memmo avevano preparato un'enorme tavolata nella loro cucina sommando tavoli di diverse altezze e misure, tutta squinternata. Ci sedevamo tutti insieme su sedi
e disuguali e ogni volta la Tata metteva le mani avanti "mi dispiace piccini, non sono venuti bene quest'anno, la pasta è un po' duretta" oppure "il sugo mi sembra un po' sciocco"...
ovviamente era tutto meraviglioso e noi facevamo a gara a chi ne mangiava di più. Ovviamente lo sapeva anche la Tata, ma dopo tante ore passate a stendere l'impato d'uova di papero e farina le piaceva sentirsi dire "no, è tutto speciale, meglio dell'ulima volta!".
Eravamo tutti euforici in quelle sere di ritorno, non ne ricordo neanche una con un litigio, come se la vacanza fosse appena iniziata, come se avessimo dimenticato che dopo poche ore sarebbe iniziata di nuovo la routine, dopo pochi giorni ci saremmo assuefatti all'odore della casa e niente ci sarebbe sembravo più così speciale.
L'ho imparato fin da piccola: vale la pena di par
tire anche solo per la gioia di tornare, quindi devo smetterla di tergiversare: avanti con l'organizzazione.
E c'è un'altra cosa...
in realtà sto tergiversando anche con questo post...
devo farvi vedere/leggere le prime 4 tavole complete (ci sono ancora alcune correzioni da fare, ma niente di sostanziale).
E' inutile che non lo faccia, io ce la sto mettendo tutta, ma se questa storia dovesse far proprio pena è bene saperlo subito, che qualcuno me lo dica. Di smettere non ci penso nemmeno, semmai d'ora in poi me la terrei per me, alla mia Emma ormai voglio troppo bene, devo regalarle la sua storia.
Mi tremano le gambe e avrei voglia di mette
re le mani avanti, ma non come faceva la Tata (per farsi fare i complimenti), io ho una gran paura davvero.
Perchè lo so, veramente, che qualche volta la pasta mi viene sciocca e il sugo troppo saporito...

lalla




sabato 21 maggio 2011

Le emozioni più grandi ce le regala il Re dei Sugolini

Martedì siamo rientrati da un'allegra scampagnata tra Svizzera ed Alsazia nata da un invito per Theo al festival di fumetto di Colmar. Negli ultimi anni arrivano molti inviti e di solito il nostro criterio di selezione è: se il festival è importante ci va Theo, se il posto è bello turisticamente e ci rimborsano il viaggio mi accodo anch'io, se (come in questo caso) la città è anche raggiungibile con tappe interessanti in auto allora ci portiamo dietro anche Elia.
Così abbiamo visto e fatto tutta una serie di avventure: visitato Lugano (molto carina); guidato attraverso la Svizzera (autostrade dissestate tipo la Salermo-Reggio Calabria, con limiti di velocità tartarugherschi, ma naturalisticamente spettacolari); conquistato la vetta del monte Pilatus usando ogni tipo di mezzo di trasporto compreso il trenino a cremagliera più ripido del mondo, la funivia, l'ovovia e un esilarante bob (...per poi sentirsi dire dal piccolo Re che la cosa migliore della giornata erano stati i giochini fatti sul nuovo SmartPhone del babbo); passato 2 giorni a Colmar (che oltre a essere una marca di vestiti da sci è anche una splendida cittadina medioevale alsaziana, Theo ha fatto millemila dediche ai suoi fan, io ed Elia abbiamo visitato un museo di giocattoli in movimento, uno d'arte medioevale, passeggiato e attraversato i canali in canoa.); visitato Lucerna (splendida, bagnata dal lago, circondata dalle Alpi innevate e con museo dei trasporti interattivo).
Cavolo, quante cose!
E in tutto questo, ci ha pensato il piccolo Re dei Sugolini a regalarmi le emozioni più grandi...
Il primo giorno di dediche del babbo, io e lui abbiamo passato la mattinata passeggiando per il centro pedonale. Alle 12.30 uscendo da una chiesa gotica mi rendo conto dell'ora ed esordisco: "è quasi l'ora di pranzo, adesso torniamo da babbo". L'avessi mai fatto! Il piccolo Re, euforico e spensierato, in sella al suo monopattino, attraversa in un attimo la piazza, io gli sto dietro quasi correndo, poi, per circa mezzo secondo la mia vista è oscurata da due banchi del mercato che stanno smontando, quando giungo alla fine della piazza ci sono tre strade animate da turisti allegri e vuote di Elia. Lo chiamo, nessuna riposta. E' scomparso. Basta una frazione di secondo per farmi precipitare nello sconforto, mi trasformo nella classica mamma italiana disperata e comincio a urlare il suo nome con voce sempre più alta e straziante. Immediatamente molti sconosciuti, gentilissimi, mi aiutano ad attivare la polizia. Io chiamo Theo che si precipita per partecipare alle ricerche...
per fortuna si è risolto tutto in quindici minuti, il piccolo Re, preso da chissà quale ebbrezza, aveva monopattinato per circa 600 metri prendendo vari svincoli, poi ad un tratto si era ritrovato solo e si era messo a chiamarmi piagnucolocalndo e così due negozianti l'hanno trovato...
10-15 minuti per tutti hanno significato un breve momento di paura e scompiglio, per me è stato un tempo infinito nel quale ogni disgrazia che avrebbe potuto capitargli mi è passata nel cervello, l'illogicità del fatto che se ne fosse andato da solo alimentava un'orribile vocina nella mia testa che diceva "me l'hanno preso" e il terrore di non rivederlo mai più mi scaraventava nella disperazione... diciamo: 10 anni di vita in meno per me e va tutto bene ciò che finisce bene.
appena l'ho rivisto l'angoscia è passata, ho sentito le gambe molli e la testa vuota, era in braccio ad un vigile, in mezzo ad una strada, ci ha visto arrivare di buon passo, io e Theo, e deve aver pensato "la miglior difesa è l'attacco", con voce squillante mi ha apostrofato: "dov'eri mamma? Dovevi seguirmi!" e poi "la colpa è tua se mi sono perso, perchè non mi dai una mappa"... io intanto mi avvicinavo a lui senza più forze, nè voce, solo la voglia di toccarlo di nuovo, quando ha potuto guardare la mia faccia da vicino ha capito da solo che non era il caso, è diventato di miele, mi ha teso le braccia, come già faceva in fasce, a 6 mesi, mi ha abbracciato e baciato ripetendomi continuamente: "non pensarci più mamma, stiamo sempre insieme".
Per ore ho lasciato che quelle coccole sciogliessero ogni briciola di tensione.
A fine pomeriggio Elia aveva già smesso di pensare all'accaduto ed il suo cervellino ha iniziato a registrare l'importanza che le persone davano al lavoro del babbo. Si è messo anche lui a disegnare, nel salone medioevale del comune, accanto a Theo e davanti alle file di fans curiosi, sentenziando "devo fare le dediche perchè è una cosa molto importante".
Così la giornata si è conclusa per me con una splendida sensazione di deja-vu...

lalla

1996, Firenze. Depliant pubblicitario della scuola internazionale di comics con foto degli studenti.
Quella col caschetto a sinistra, spalmata sul disegno, sono io; quello accanto a me, composto ed educato, è Theo.

2011, Colmar. Dedicaces degli autori al Festival di BD di Colomar, salone del Koi Fuss.
Quello col caschetto a sinistra, spalmato sul disegno, è Elia; quello accanto a lui, composto ed educato, è Theo.

P.S. Riconsegnandoci Elia, i due negozianti francesi ci hanno mostrato perplessi un foglietto tipo post-it. In quei pochi minuti avevano cercato di far capire a gesti al piccolo Re che volevano sapere il nome dei suoi genitori ed il telefono di uno dei due, così lui aveva chiesto carta e penna, devono aver pensato che il poverino non sapesse in realtà scrivere o non avesse capito bene...
il post-it, poco utile ma decisamente esilarante, riporta una scritta in stampatello perfettamente leggibile "LALLA E THEO" e subito sotto un'altra scritta "SAMSUNG GALAXY", che è appunto
il nuovo SmartPhone del babbo...

giovedì 21 aprile 2011

menti piccole, grandi e pure

In questo periodo sto cercando di mettere insieme qualche tavola che possa dirsi, approssimativamente, finita. Il mio povero cervellino arrugginito deve destreggiarsi tra le limature della sceneggiatura, la ricerca della documentazione, la nascita delle varie inquadrature, la creazione grafica, i dettagli dei dialoghi... è un lavoro immenso. Qualche volta mi immagino come il regista Peter Jackson a cui fosse stata affidata l'invenzione, la produzione e la realizzazione insieme del super-kolossal cinematografico "Il Signore degli anelli". Invece sono solo io, che sto tentando di tirar fuori una storiella che mi girava per la testa, e poco più.
La fatica psicologica che mi richiede gestire il macroscopico e il microscopico insieme è un'ennesima prova di quanto sia limitata la mia mente. Sono sempre stata una persona intelligente, ma creativa no, non direi. Forse lo ero da bambina, fin quando mi sono rifiutata di avere amici e di imparare a leggere, fin quando son rimasta chiusa nel mio mondo, nella mia stanza da sola o nel mio banco delle elementari a disegnare (per 5 anni ho saltato volontariamente la ricreazione). L'unico luogo dove mi sentissi serena e libera era quello generato dalla mia testa e dalla mia mano destra, mi inebriavo del senso di potenza che sentivo ogni volta che appoggiavo il lapis sul foglio bianco, e creavo, neanche fossi stata Dio.
La mia diversità mi permetteva di ardere come un fuoco, ma mi condannava ad essere sola, e triste.
Col tempo ho preferito essere felice, mi sono adeguata, e mi sono spenta.
Con estrema meticolosità ho inscatolato i pensieri, ho regolarizzato i collegamenti, ho normalizzato i sogni e le aspettative.
Ho imparato ad apprezzare il mondo reale, viziato da regole, doveri e schemi e ho soffocato quello puro e spontaneo della mia immaginazione.
Nessuno potrà mai togliermi "il saper disegnare", ma a che serve ormai? Non potrò mai più essere creativa, non come lo ero da bambina, sono troppo secchiona.
Picasso diceva "quando ero adolescente disegnavo già con la tecnica e la perizia di Michelangelo, ho passato l'intera vita cercando di tornare a disegnare con la purezza e la spontaneità di un bambino di 6 anni".
E' incredibilmente vero: la mente del mio piccolo Re, che ha cinque anni e mezzo, è così sconfinata da palesarmi ogni volta l'ordinarietà della mia.
Quando lo aspettavamo, eravamo molto curiosi di scoprire se avrebbe avuto i capelli ricci come Theo o lisci come me, ma che venisse fuori un disegnatore sembrava scontato, viste le nostre attitudini allo scarabocchio. I figli sono sempre una sorpresa, innanzi tutto il calcio tanto amato da Theo e il disegno venerato da entrambi, sembrano, per adesso, lasciarlo del tutto indifferenti.
Ma la cosa più sconcertante è la sua mente.
Elia non è mai banale, ordinario, scontato.
Ha imparato a tre anni e mezzo a leggere, da solo (figuriamoci se gli insegnavo io, che con la mia dislessia ho imparato a 10!), all'ingresso nella materna ha avuto problemi a socializzare con i suoi coetanei (che per adesso non sono suoi simili), ad oggi segue alla prefezione le itruzioni di montaggio di un Lego adatto ad un dodicenne e poi può combinarlo per generare invezioni argute, progetta nuovi personaggi, me li disegna e insieme li realizziamo. Ricorda tutto perfettamente a memoria (libri, canzoni, parole, immagini, situazioni), conosce tutto e vede tutto. Non so come spiegare, vede con occhi diversi da noi adulti e anche dagli altri bambini. Vede scritte, disegni o forme geometriche nella natura, paragona suoni, crea giochi visivi o di parole.
Un aneddoto: l'atro giorno, per farlo divertire, ho acquistato delle decorazioni pasquali in gel per la porta a vetri di casa. I soggetti sono due grandi cestini pieni di uova, un coniglietto un fiocco e dei ciuffetti d'erba. Io tenevo il foglio di plastica con le gelatine e con il disegno da copiare e lo dirigevo per creare due cestini simmetrici sulle due ante della porta, lui staccava e attaccava diligentemente accompagnando l'operazione con dei "bleah" ogni volta che toccava la strana consistenza del gel (tanto maniacale è la mia mente, che quando si distraeva, senza farmi vedere, staccavo e risistemavo i pezzetti che talvolta attaccava leggeremente storti).
Una volta finito il lavoro avanzavano due uccellini, Elia li mette uno di fronte all'altro come per baciarsi e anche noi ci coccoliamo, poi dice "guarda mamma, i due uccellini messi così sembrano due baffi" e vedo che fa per staccare parti dei decori, perfetti e simmetrici, appena conclusi. Inizialmente tento di fermarlo "non toccare quelli finiti Elia, sono perfetti...", poi ci ripenso, "e che cavolo!", reprimo questo impulso malsano e secchionesco e mi metto da parte, mi levo fisicamente di mezzo, come una mamma è giusto che faccia "va bene amore, divertiti pure, io vado in cucina a preparare la cena".
Ad un certo punto, mentre rigiro il sugo, mi chiama trionfante, allora vado a vedere e rimango congelata, col mestolo in mano, ad ammirare la vastità della sua mente.
Il piccolo Re dei Sugolini ha smontato e rimontato tutte le gelatine creando un grande volto umano, gli uccellini sono baffi, un cestino capovolto è il cappello, le uova delimitano il contorno del viso, l'erbetta è la barba, i conigli le orecchie... sembra un dipinto di Arcimboldo, ma la meraviglia sta proprio qui: Elia non conosce Arcimboldo, la sua non è citazione, ma creazione.
Non so cosa farà Elia della sua vita, non so se diventerà un geniale ingegnere, un meticoloso insegnante o un semplice cartolaio. Non so se rimarrà per sempre differente dagli altri o sceglierà di adeguarsi e vivere tranquillo, non importa, qualunque scelta farà voglio avere la forza di lasciargliela fare da solo.
Se continuerò ad essere fortunata potrò stare a guardare, in disparte.
Ed è davvero molto, perchè anche adesso, quando guardo il Re dei sugolini, penso di aver fatto tutto giusto: io e Theo insieme siamo straordinari, perchè io e Theo insieme siamo Elia.
E se Elia è il futuro, il futuro mi piace.

lalla

venerdì 11 marzo 2011

è quasi primavera e fioriscono le pagine

Ormai sono tornata a scuola da più di un mese, le prime due settimane con la mascherina (credibilità 0, ridicolezza 10), la terza settimana senza mascherina, la quarta con un raffreddore assurdo (costipata e di nuovo sputacchiante)... quindi, tiriamo un po' le somme, da Natale ad oggi 30 giorni a casa ed una sola settimana di normale insegnamento... cavolo, che efficenza!
E pende ancora sulla mia testa la minaccia della biopsia al fegato, rimandata in extremis grazie ad un'incredibile prestazione delle mie transaminasi scese sotto i minimi storici, ma non oso sperare che ci rimangano a lungo...
In tutta questa visione incerta e disastrata della mia salute, la Preside e il resto del Consiglio di Classe, senza alcuna giustificazione logica, hanno creduto che io fossi la persona adatta su cui fare affidamento per portare la 5° all'esame di maturità come membro interno... cavolo, che ottimismo!
Ciò singnificherà, nella migliore delle ipotesi, tenere botta fino a metà luglio e cioè lavorare un mese in più per sole 350 euro, il che mi scoccia parecchio perchè speravo di potermi dedicare soltando al fumetto di Emma finchè Elia era all'asilo...
è sempre molto difficile trovare dei ritagli di tempo, anche se ultimamente (sarà la primavera alle porte?) sono attraversata da un grande fervore creativo.
Mi succede di scrivere (o riscrivere) intere pagine della sceneggiatura di notte, mentre albeggia e Theo riposa beato accanto a me, o in auto, tra un semaforo e l'altro, circondata dagli altri conducenti che bestemmiano, le scrivo nella mia testa e quando cominciano ad essere troppe bisogna che mi precipiti ad un computer per scaricarle prima che scompaiano nel mare magnum dei miei pensieri.
Tutto questo ribollimento letterario non è per forza un bene, le pagine fioriscono e si moltiplicano con estrema facilità e ormai siamo a 68... troppe per un volume a fumetti!
Aspetto con ansia un periodo di depressione creativa nel quale
potrò, giustamente, rivedere , tagliare e restringere il tutto.
E poi c'è un altro problema, sospetto che la causa di tanta espansività letteraria sia uno squilibrio ormonale post-adolescenziale, dato che ciò che scrivo è fin troppo appassionato e zuccherino.
L'altro giorno, mentre leggevo a voce alta tutta emozionata il nuovo finale, l'empatia che sentivo con Emma traspariva nella mia voce rotta, ad un tratto ho iniziato a notare sul volto di Theo un susseguirsi di varie espressioni, nessuna delle quali mi pareva un buon segno.
Alla fine Theo ha fatto due domande: "perchè ti commuovi?" e poi "ma il finale sarebbe questo? Mi sembra un pippone tale che ammazzerebbe un toro..."
Anch'esse non mi sono parse un buon segno...
be, tutto considerato, forse è meglio far decantare il tutto e sperare che arrivi davvero al più presto l'agognata depressione creativa a portare consiglio!

lalla

p.s. In questa tavola tutta verde e rosa Emma ha soli 17 anni, da pochi giorni conosce Elena, ufficialmente accolta in casa come aiuto dell
"anziana governante .
Emma è affascinata da questa bellissima ragazza e cerca di spezzare le barriere sociali e culturali.
E' felice di avere finalmente una coetanea alla quale confidare i propri sogni e aprire il proprio cuore, è convinta di aver trovato l'amica che la salverà dal vuoto affettivo lasciato dalla madre...

venerdì 25 febbraio 2011

l'arte del racconto

A Natale il mio babbo ci ha regalato una trentina di pagine A4 appena uscite dalla sua stampante e rilegate con semplici clips, una trentina di pagine che narrano, tramite brevi fotogrammi, tutta la sua giovinezza. Ha spiegato che si trattava solo del primo capitolo e che desiderava, col tempo, aggiungerne altri, per completare il racconto della sua vita. Quest'urgenza è verosibilmente nata dalle sue difficili condizioni di salute, ma nel corso degli anni non ha mai perso l'occasione di tramandarci tutto tramite una saggia "tradizione orale".
Ho affrontato con curiosità la lettura, presto riscaldata da fugaci sorrisi o sommersa da profonda commozione.
Leggevo quelle pagine, infarcite di piccoli errori di battitura, e nella mia mente riuscivo quasi a vedere il gesticolare delle sue grandi mani e a sentire il suono della sua voce profonda e colorita.
E mi sono sentita simile a lui, io che non gli somiglio quasi per niente, ma in questo si.

Nessuno dei due è un bravo scrittore, ma va detto: conosciamo l'arte del racconto.
Su questa dote ho fondato tutti i miei rapporti interpersonali.
Il mio lavoro a scuola è solo questo: catturare l'attenzione dei ragazzi raccontando delle storie.
Purtroppo mi rendo conto che non riesco ad essere distaccata, non vorrei, ma ogni volta finisco per raccontare sempre me stessa. E non importa se quella che espongo è la storia di Gauguin o quella di Paolo Uccello... alla fine, è sempre la mia storia.
E nella pittura è lo stesso: in un ritratto vorrei catturare l'anima di chi ho davanti, ma mi ci cascano dentro anche il mio stato d'animo e le sensazioni che provo mentre lo
faccio.
Questo blog è soltanto uno dei tanti modi che ho trovato per sfogare la mia voglia di raccontare e raccontarmi.
E non è tutto, non mi basta mai: la verità è che racconto la mia vita a tutti, ogni giorno.
Al panettiere che vorrebbe pensare solo a calcolare il resto, ai colleghi che vanno di fretta, al fattorino Ups che di me non gliene frega proprio niente... per tutti ho in serbo un commento confidenziale o una battuta.
Racconto per l'esigenza
di condividere, per la soddisfazione di rapire e toccare l'animo altrui... o anche solo per il gusto di strappare un sorriso.
Nell'arte del raccon
to non sono essenziali attentidibilità e precisione.
Per questo esagero, smusso, condisco ed elaboro in modo che ogni insipido fatto diventi un aneddoto gustoso.
Theo dice che non mi chiamerebbe mai a testimoniare ad un processo ed ha ragione, ma non lo faccio con premeditazione, la mia non è "voglia di mentire", ma di affascinare.
Non sono mai stata una bugiarda, sono estremamente sincera nel raccontare ciò che sento, la "mia verità", che non corrisponde sempre e comunque a quella del resto del mondo.
Ed è con questo spirito che sto affrontando anche il fumetto di Emma.
Mi pizzica dentro un'urgenza folle di riuscire a raccontare questa storia ed è quasi una tortura sapere che mi ci vorranno anni...
un'altra cosa che spero di aver ereditato dal mio babbo è la capacità di finire le cose che inizio.

lalla

P.S. Dopo il breve incontro con Modigliani, Emma ha abbandonato molte insicurezze e rigidità, è diventata emancipata e libera. In queste scene partecipa ad un ballo e conosce il signorino Di Stefano, ebreo italo-americano, impacciato ed ingenuo. Grazie alla sua nuova consapevolezza, ad Emma non sfuggono gli occhi buoni e sinceri di lui e per la prima volta si diverte a condurre le danze...

sabato 15 gennaio 2011

fantasia e nasi imponenti scarseggiano

Eccomi qua, la polmonite ce l'ho ancora e questo sembra suggerire che sia di origine virale.
Qualsiasi batterio al mondo, per quanto tenace, sarebbe caduto eroicamente sotto la mitraglia di veleni che mi hanno somministrato. Io stessa sono sopravvissuta a mala pena e detto tra noi, uccidere l'organismo ospite per liberarsi degli intrusi,
francamente mi sembra una terapia un po' estrema...
Comuque non mi lamento, ho attraversato influenze molto più noiose.
Però mi tortura abbastanza il senso di colpa verso i miei studenti. I recenti tagli alle scuole fanno sì che esse non abbiano i soldi per pagare una supplente, di conseguenza, fino a che non torno a scuola, le mie classi non faranno più lezione di Storia dell'Arte, ora, magari loro stanno saltando di gioia all'idea, ma pensare questo non mi fa sentire meglio...

Il tempo, stando chiusa in casa, passa lentamente, ma io ne approfitto per poter portare avanti il fumetto di Emma.
Innanzi tutto ho finito la prima stesura della sceneggiatura (da approfondire, tagliare, limare e rivedere cinquantamila volte prima che sia accettabile), ma così almeno ho un canovaccio su cui lavorare.
Quindi mi sono concessa di tornare a disegnare un po', le mani mi pizzicavano dalla voglia...
ma dato che ormai sono nell'ordine di idee di fare un lavoro serio, mi sono messa appositamente nelle pesti: ho scelto un dialogo (e non una scena spettacolare) dove ci fosse anche una figura maschile (tanto per vedere se me la cavo abbastanza con l'altro sesso, in caso contrario non sarei capace di disegnare la mia stori
a e tanto vale smetterla di approfondire, tagliare, limare e rivedere cinquantamila volte la sceneggiatura...).
Nel mio fumetto ho immaginato che il rapporto conflittuale col rigido padre padrone (intelligentissimo, ma arido di sentimenti) sia stata la molla di ribellione che ha animato molte scelte di Emma. Ad un certo punto del racconto mi serviva un amore giovanile e passionale che abbattesse le sue barriere legate all'educazione altoborghese, così ho avuto un'idea: regalarle qualche ora di passione col grande Amedeo Modigliani. Gli anni tornano, avrebbe potuto incontrarlo, entrambi sono stati allievi di Fattori e Amedeo è il personaggio perfetto: pittore, belloccio, donnaiolo, squattrinato, perso... il padre di lei lo avrebbe
detestato e questo lo avrebbe reso ai suoi occhi ancora più affascinante!
Lo so, lo so, è del tutto improbabile che ciò sia accaduto veramente, ma francamente non mi interessa, la mia Emma non corrisponde perfettamente a quella in carne ed ossa vissuta tre generazioni fa.
La mia Emma è un'essere ideale, generata dalla mia mente quando ero solo una bambina (quando per ore osservavo i petali dei fiori o i riflessi sui vasi delle sue splendide nature morte floreali), ha continuato a vagare in essa per tutti questi anni, è un mito, un sogno, ed è giusto che brilli di luce propria.

Questa passione giovanile con Modigliani è un piccolo dono che le faccio: aver avuto l'onore di toccare ed assaporare almeno per una volta il vero fuoco dell'arte, ardente e folle come lui era.
Sono certa che ne sarebbe contenta.
E non credo affatto alla frase "la realtà supera di molto la fantasia", ma chi l'ha detto?
Probabilmente qualcuno con poca immaginazione...

lalla

P.S.
Ho fatto ad Emma una rinoplastica al contrario rispetto ai disegni precedenti (che ho già corretto), per regalarle maggiore carisma e un aspetto più aderente alla documentazione storica in nostro possesso, d'altronde non credo neanche al luogo comune che i nasi imponenti (e magari un po' gobbuti) siano ineleganti sul volto di una donna, ma chi l'ha detto?
Probabilmente qualcuno con un piccolo ed inespressivo nasino all'insù...



Nelle tavole non si vedono ancora i baloon con il testo e questo le fa sembrare strane ed un po' vuote. Ma a parte questo devo ammettere che ancora il risultato non è del tutto coerente. C'è sempre qualcosa di buono e c'è sempre qualcosa di abbastanza pessimo... qualche volta dubito di essere all'altezza del compito che mi sono data.

lunedì 3 gennaio 2011

broncopolmonite

Lo avevo detto che dopo la neve sarebbero arrivati i malanni...
due notti dopo la "battaglia di pallate" si presenta, puntuale, una tossaccia, una di quelle che ti tocca riaddormentarti seduta nel letto perchè se fai tanto di rimetterti distesa ti si spella la gola.
Porca miseria, è il 20 di dicembre, non è il momento adatto per ammalarsi, bisogna tener duro.
E così faccio: affronto diligentemente la maratona di scrutini per chiudere il trimestre, allegramente quella degli ultimi regali, stoicamente quella dei vari cenoni/pranzoni per festeggaire con amici e parenti il Natale. Mi travesto da sana con un bello strato di trucco sfavillante e ogni tanto, alla zitta, trangugio una tachipirina e gli antibiotici (dalla vigilia comincio a sospettare qualcosa: sputacchio orribile muco giallastro! bleah! Mi faccio schifo da sola!)
Reggo fino al 27, ma mi rendo conto che sto peggiorando, così, per telefono la Dottoressa mi raddoppia l'antibiotico, evvai! Forse ce la faccio a debellare gli orribili batteri con una doppia dose di veleni!
E invece no, il 31 sono a pezzi e la scatola di antibiotici è a fine, la dottoressa è allegramente in ferie...
alle 11.00, prima di mettermi ad affettare frutta per la macedonia, decido di recarmi alla guardia medica per sapere se servirà un'altra confezione di veleni, quella mi chiede: "ma lei da quanto tempo è in questo stato?" "Non saprei... che dice: continuo ancora un po' gli antibiotici?" La poverella chiama i rinforzi, arriva un'altra, più sgamata che sentenzia: "altro che antibiotici, lei ora va subito all'ospedale a farsi una lastra perchè ha la polmonite".
Eccoci, ci voleva anche la pomonite! Io devo cucinare il pesce per stasera!
Niente panico, alle 12.00 vado a piedi al vicino prontosoccorso di S.M.Nuova, come al solito appena mi vedono mi prelevano 6-7 provette di sangue (sono sempre più convinta che gli ospedali siano abitati da vampiri), mi fanno la lastra ai polmoni e poi mi scaraventano in un angolo del corridoio, apparentemente dimenticata.
Sono preoccupatissima di non riuscire a tornare a casa in tempo per prepare la cena. Alle 14.00 ho una fame da lupi, un'infermiera ha pietà di me e mi passa di straforo due fette di pane e stracchino, poi, finalmente, verso le 15.00 si fa viva la dottoressa: "lei ha una broncopolmonite al polmone destro, deve starsene almeno 15gg al calduccio e farsi una bella batteria di punture" "allora posso tornare a casa?" "si, la dimettiamo, purchè si riposi"
"ma io stasera ho amici a cena, che fo, gli dico di non venire?" "faccia pure la sua cena, ma mi prometta di non stancarsi troppo".
E quando mai.
Così sono scappata a casa, ho imbandito la tavola, addobbato la casa e me stessa, ho festeggiato l'ultimo dell'anno con la famiglia e gli amici, abbiamo mangiato, riso e sparato botti, come è giusto che sia... il giorno dopo ero un po' sfinita effettivamente.
Il vecchio anno si è chiuso con una broncopolmonite, il nuovo si è aperto con l'appuntamento giornaliero della puntura di Theo (sospetto che un po' si diverta a giocare al dottore... io odio le punture!).
Non è la prima volta che prendo la broncopolmonite, ne presi una molto seria in seconda elementare, gli antibiorici mi facevano effetto come l'acqua fresca e me ne dovetti stare 45 giorni a letto (volevano bocciarmi per troppi giorni d'assenza). Ho ricordi sfocati di quell'esperienza: la sensazione fredda che provai mentre in camiciolina mi facevano la radiografia; le sere in cui tutta la famiglia si riuniva sul mio letto bastardo a guardare la televisione insieme; il giorno in cui mi portarono uno scatolone di cartone, lo aprii e dentro c'era un piccolo cucciolo di beagle, la mitica Nina; il tempo lentissimo che sembrava infinito e i mille modi che avevo trovato per ingannarlo...
pensavo che prima o poi sarebbe passata, sarebbe stato solo questione di tempo.
Ed è così, i malanni passano sempre. Il guaio è che, forse proprio a causa di quella prima esperienza che minò il mio sistema immunitario, i malanni tornano anche.
Esistono malati immaginari (che son sani, ma si immaginano le malattie) io sono una che si immagina un sacco di cose, ma per le malattie non ne ho bisogno perchè di quelle ne frequento parecchie.
Niente di grave, per carità! Ma basta che passi un virus a tre chilometri di distanza e stai pur certa, si accorgerà di me e verrà a farmi visita (viaggio con una media di una tonsillite ogni due mesi...).
E poi ho anche qualche piccola cronicità, tanto per non farmi mancar niente: il reflusso grastroesofageo, l'ipotenzione ortostatica, un'epatite inspiegabile... che catorcio!
Non basta avere buona volontà e mettercela tutta con lo spirito se poi il fisico ti frana da tutte le parti!
Non potrò mai essere una persona ideale, sempre così malaticcia, manchevole, assente causa "non robusta e non sana costituzione"... che delusione,
povero Theo, povero piccolo Re e poveracci i miei studenti che il 10, puntualmente, non mi vedranno rientrare!

lalla