sabato 31 dicembre 2016

il 2016 è stato l'anno della verità ed io una piccola Cassandra.

Ebbene siamo giunti alla fine 2016, sei stato un anno tosto, ma sincero.
Circa un mesetto fa mi sono imbattuta in questa paginetta a fumetti che avevo realizzato e regalato al mio ex nel 1998, agli albori del nostro amore. La paginetta voleva essere una parodia scherzosa del nostro rapporto, mi ero impegnata molto nel realizzarla perché di solito non mi cimentavo nello stile grottesco, quello è il suo campo, è un genio nel fumetto umoristico e su questo non si discute (peccato che in Francia non se ne sia accorto nessuno), io invece sono una disegnatrice realistica/accademica/pallosa. Scrivere la sceneggiatura e i dialoghi invece mi era venuto naturale e mi aveva divertito tanto. Ricordo che lui fece un mezzo sorriso e subito dopo un commento negativo sullo stile, disse che il mio modo di disegnare era sempre “inquietante” (vedi le gocce di sudore nella vignetta n° 5 o i peli nella n° 14). Anche a me, rileggendolo adesso, è sembrato davvero molto (moltissimo) inquietante, ma nel contenuto. Sono rimasta di ghiaccio: questa paginetta stilisticamente incerta è la sintesi perfetta della nostra storia, altro che parodia. Io che faticavo come una bestia, che correvo di continuo per moltiplicare magicamente le ore della giornata, studiavo come una forsennata per superare esami all’università, esami alla Scuola di Specializzazione, preparare lezioni, correggere compiti, vincere un concorso… per mandare avanti la famiglia, organizzare feste, diversivi, viaggi, intrattenere i bambini e coccolare lui… per essere sempre bella e pronta quando schioccava le dita, lui, al contrario, che faceva la sua vita, con calma, che mi concedeva  il suo tempo quando ne aveva voglia, senza rinunciare a niente, che si prendeva i suoi spazi, per giocare a calcio, per viaggiare ai festival, per avere le sue vie di fuga, da me, da noi. E il finale, perfetto. Ma non ci sbagliamo: quella nella terzultima vignetta non voleva essere  una metafora della donna sexy in contrapposizione alla casalinga, è proprio una “donnina allegra” (come le chiamava bonariamente il mio babbo quando negli anni ‘90, passando in auto all’imbrunire, le vedevamo comparire sul viale e non so perché le chiamasse così, forse perché non le aveva mai conosciute da vicino e conservavano per lui una certa aurea di sogno, ma io le guardavo in faccia e mi sembravano tutto fuorché allegre), la tipa in questione era pure bruttina e un po’ sfatta, aveva il suo "ufficio” dietro lo studio di illustrazione vicino al Comunale, se ne stava lì strizzata nel bustino e nelle calze autoreggenti davanti all’uscio, ad adescare in pieno giorno, e il mio ex ogni volta faceva commenti , allegri, appunto. Perciò non è vero che l’amore “rende ciechi”, io ci vedevo benissimo anche 20 anni fa! Lalla, la piccola Cassandra che non ha creduto neppure a se stessa.
Il problema dell’amore è intrinseco proprio nel motivo che ti far star bene: la presenza in massa di serotonina all’interno del tuo corpo. E così, strafatta fino alla punta dei capelli come ti ritrovi, ti senti euforica, ti senti speciale, ti senti felice e vorresti continuare a sentirti così, perciò, per quanto intelligente tu possa essere, sei spinta a sottovalutare drammaticamente i segnali.
Mi sono innamorata di lui proprio per quel suo umorismo così pungente e arguto, per come mi faceva ridere, mi prendeva in giro, credevo che fossero solo scherzi “perché in realtà mi ama, in realtà ha scelto me”. Adesso mi sono resa conto che non scherzava mai. Le sue non erano battute benevole, ma il suo modo per “smontare” chi aveva di fronte e ribadire la sua superiorità. Non erano mai rivolte verso se stesso. In breve tempo aveva individuato i miei punti deboli, le mie insicurezze, i miei complessi (dove non c’erano, li ha generati lui) e ha cominciato a martellare lì (in modo ironico e geniale). Così la prima volta ho riso, la seconda anche, poi, lentamente, e sempre sorridendo, ho cominciato a credergli. Ho creduto di avere un corpo tozzo e brutto dato che ogni volta che mettevo un abitino corto che lasciasse nude le gambe esordiva con “stasera tiro con l’arco, eh?” (in una scena di uno dei miei film preferiti, “Robin Hood” della Disney, il protagonista a un certo punto si traveste da cicogna, mi diceva sempre che quella ero proprio io, col busto corto e largo, due gambe lunghe e secche e un becco al posto del naso). Il mio naso… un becco, una pinna di squalo, un’arma pericolosa… il mio abbigliamento mai abbastanza femminile, mai all’altezza di qualche ragazza imbarazzante che incrociavamo per strada, sentirsi sempre paragonata a tutte le altre… i miei occhi all’ingiù (questa poi!)… il mio seno giunonico praticamente ignorato per due decenni “il seno grande è meglio vestito”…
e non era solo una questione fisica, intendiamoci, in ogni cosa che facevo non ero mai all’altezza del suo modello ideale. Perciò come insegnate di Storia dell’Arte ero approssimativa, “tu non conosci davvero affondo la materia, un vero insegnante scrive trattati, fa ricerche serie, come il nostro amico Giovanni, lui sì che è un insegnante serio, te sei una dilettante”. E come mamma, neanche lì andavo davvero bene perché ero troppo ansiosa, tradizionale, troppo presente e affettuosa, anche in questo venivo continuamente paragonata alle altre che erano sempre un passetto avanti e più moderne. Ero addirittura non correttamente alfabetizzata, perché "hai delle lacune che non riuscirai a superare mai a causa del tuo atteggiamento" (vedi le mia lieve dislessia)… ero troppo rumorosa e chiacchierona se eravamo in pubblico… ero troppo volgare se mi scappava una parolaccia… ma io andavo avanti, tra una corsa e l'altra non ho mai rinuciato ad essere me stessa e a coltivare le mie passioni, a quel punto però venivo quasi osteggiata (ma sempre con la giusta ironia): questo blog era "una roba da femmine" e la mia scrittura “di pancia, ma senza stile” “tu sei brava solo a scrivere i temi sul razzismo” (al liceo andavo molto bene in Italiano, ma secondo lui, “noi scrivevamo saggi storici e commenti letterari, a te facevano scrivere temi di attualità che non hanno alcun valore”). Ogni volta che dipingevo partivo bene, ma poi lui si faceva tutta una sua idea su come avrei dovuto finire il quadro, un suo progetto di perfezione, io ovviamente andavo per la mia strada e allora lo deludevo e diventava cattivo “non sei mai all’altezza in ogni parte del dipinto. Non mantieni abbastanza la concentrazione. Peccato, l’hai rovinato”.
Ma che pal*e! Ma come caz** ho fatto a sopportare uno str**zo  presuntuoso pezzo di merd** così??? (scusate, ma se sono volgare, sono volgare).
Ve l’ho detto:  è colpa della serotonina che, bugiarda come una ladra, ripetendomi per 20 anni "sono solo scherzi perché in realtà ti ama, in realtà ha scelto te”, mi ha rubato mezza vita. Per fortuna adesso la serotonina si è dissipata, ma la sua stronzaggine no.
Lui continua ad essere se stesso (non è che l’alzata d’ingegno che ha avuto l’ha reso una persona migliore, anzi), continua a tentare di smontarmi nascondendo nei suoi discorsi da S.Paolo folgorato sulla via di Damasco i soliti messaggi denigratori “l’amore vince su tutto, sei tu che non lo capisci e fai soffrire i nostri figli” (traduzione: la colpa se soffrono è tua che non accetti la famiglia allargata) “I figli stanno male a stare lontani da te perché avete un legame troppo forte, è un bene che si distacchino da te, li farà crescere” (traduzione: sei sempre la solita cattiva madre) “è colpa tua se le persone danno il loro peggio con te, devi curarti e scoprire e accettare la tua zona d’ombra” (traduzione: dovrei accettare la sua) “tu non puoi comprendere il percorso di individuazione di Jung che ho avuto perché non sai niente di psicologia e non hai mai letto un libro in vita tua almeno che non dovessi farci un esame, studia prima di parlare con me” (non credo che qui ci sia bisogno di tradurre). Sapete perché insiste? Perché ancora una volta mi rifiuto di aderire alla sua idea su come dovrebbe finire questa storia, al suo progetto di perfezione, me ne vado per la mia strada e allora, come sempre, lo deludo e diventa cattivo.
Però, mi dispiace per il mio caro ex, non funziona più, grazie all’enorme vaso di Pandora che questo 2016 ha scoperchiato per me, è stata spazzata via in un soffio tutta la serotonina dal mio corpo ed io posso essere me stessa con orgoglio e imparare a sbattermene altamente il caz**  dei suoi giochini! E se io rimango Robin Hood alla gara di tiro con l'arco, lui si é trasformato in Giovanni senza terra, vanitoso, invidioso, che brama la corona e finisce per succhiarsi il ditone rimpiangendo la mamma... evviva il Re fasullo d'Inghilterra!
Un po’ mi preoccupa, devo ammetterlo, pensare che quando scoperchi il vaso di Pandora lo schifo esce a raffica e non si ferma più… ci vorrà ancora parecchia pazienza, anche il 2017 non sarà una passeggiata.
Ma non importa, forza e avanti lalla, a testa alta.
Addio 2016 e grazie, non ti dimenticherò mai.


Lalla

P.S. tutte le cose su cui mi ha preso in giro sono vere. E’ sempre stato molto acuto e intelligente, molto oggettivo. Il punto è proprio questo: chi ama non può essere oggettivo. Chi ama desidera far stare bene l’altro, incoraggiarlo. Se davvero ama, non dovrebbe cercare di dominare, di manipolare, di cambiare l’altra persona per farla aderire al proprio disegno, dovrebbe lasciarla libera di essere se stessa, con i suoi difetti, ed amarla lo stesso, come ho fatto io.
P.P.S.S. Ma che cavolo sto dicendo? Oggettivo un caz**! Avrò pure un corpo tozzo, ma ho una bocca da favola, poppe fantastiche e due gambe da urlo, altro che tiro con l’arco, come diceva il mio babbo ogni volta che indossavo un gonna “Lalla, hai due gambe da fare invidia a Angie Dickinson!” poi guardava la mamma e compiaciuto aggiungeva, tutte le volte, ma come se questa informazione la conoscesse solo lui e giungesse nuova a noi altre “la chiamavano “le gambe”. Anche lui ti sei portato via 2016, ma era giunta la sua ora e neanche per questo ti porto rancore.

sabato 3 dicembre 2016

a scuola con la Prof. Gonnelli, parlando di lalla

Non l’ho ancora scritto su queste pagine, ma… (pausa di suspense)… Da-Dam: da quest’anno sono tornata a insegnare al liceo!
A dire il vero l’accoglienza della dirigenza non è stata un granché, molta puzza sotto il naso, mi hanno affidato solo 4 classi e per il resto “potenziamento” (cioè tappabuchi dei colleghi assenti in classi dove non fanno neppure la mia materia…):
Ma io non mi arrendo con tanta facilità, senza far nulla non ci sto, mi sto impegnando al massimo e ho anche richiesto di poter aiutare in quelle ore una studentessa italiano lingua2 (cioè una bimba dolcissima che è arrivata a settembre dall’Egitto parlando solo arabo) e poi allegria: 4 classi sono mie!
Sono così felice di poter insegnare di nuovo la Geometria Descrittiva, la prima volta che ho spiegato le Proiezioni Ortogonali di punti nello spazio molti dei miei studenti mi guardavano come se fossi io a parlare arabo, ma non importa, alcuni erano curiosi… e dopo io ho sorriso per due giorni di seguito!

Allora, per festeggiare, facciamo un gioco: che la prof. Gonnelli debba commentare un quadro di lalla. Dai, coraggio, così se non altro venite un po’ a scuola insieme a me. Vedrete che (anche se in questo caso l’argomento della lezione non è un granché) la mia classe è un bel posto e ci si sta bene.

prof. G: “ … i disegni li abbiamo ritirati tutti tranne quello di Pinco… “
Pinco, lo sbuccione, tutto sbracato sul banco:  “Se l’è mangiato il gatto Profe”
prof. G: “ Non ne dubito, intanto ti metto una coppia di meno. A questo punto mancano una ventina di minuti… che si fa, interrogo o facciamo insieme una bella lettura d’opera per vedere se la lezione della scorsa volta l’avete capita (e studiata)?”
Tutti: “La lettura! La lettura!!!”-
prof. G: “Figuriamoci... va bene, in verità non ho molta voglia di interrogare oggi...
diamo un’occhiata a “Io, 41 anni”.
Svariati (e a cadenza differenziata): “a che pagina?”
prof. G: “Se avete studiato, la pagina la conoscete… O.K., guardate tutti l’immagine e usiamo la scheda per la lettura d’opera (quella famosa fotocopia che dovete tenere di conto come una reliquia sacra)…”.
Pinco: “Sieeee, io l’ho persa il primo giorno, Profe”.
prof. G, come se nulla fosse: “allora, per i dati perdiamo poco tempo, l’Autrice è lalla, il Titolo è “Io, 41 anni”, la Data è il 2016 (ora, lo sapete che di solito me ne importa poco delle date, ma questo anno è importante nella vita dell’autrice, è l’anno dei lutti, in cui ha perso il padre ed è stata lasciata dal suo compagno amatissimo)…”.
Pallino, quello sgamato e un po’ belloccio, da sotto il ciuffo: “Pe’ i’ su babbo mi dispiace Profe, ma d’essé mollata succede, la fa un po’ lunga ‘sta lalla...”
prof. G: “Sì, in effetti, ma dovete capire che per un’autrice così empatica e bisognosa di esternare i propri sentimenti e pensieri un trauma del genere non può non influenzare la sua produzione. Mica è stata lasciata dal fidanzatino del liceo (senza offesa, eh!), questo uomo per lei era tipo Romeo per Giulietta, aspettate… tipo il vampiro di twilight per Bella!”
Pallina, quella un po' timida e romantica con l’extension fuxia e il naso affondato tra i cuori del suo diario (tutti segretamente dedicati a Pallino): “Siii!!! Edward Cullen! Che fico Profe!”
prof. G: “… appunto, ed era anche il padre dei suoi figli, amatissimi pure quelli”
Il solito Pallino: “ma quanto amava ‘sta lalla…”.
prof. G: “Pallino, non è che ti deve piacere per forza questa autrice, basta che la studi! A me Dante Daniele Rossetti non piace un granché, ma mica ve lo vengo a dire!”. Risatina generale. “Andiamo avanti va', altrimenti non se ne esce. La Tecnica è …”
Pinca, quella secchiona col golfino infeltrito (slogandosi il braccio): “lalla dipingeva mettendo il colore a olio direttamente sulla masonite, senza preparare il supporto, con una tecnica diretta, in questo modo il colore assorbiva e si seccava velocemente e lei finiva una zona alla volta senza usare passaggi successivi, ritoccando pochissimo le zone dove era già passata”.
prof. G: “Brava Pinca. Committente nessuno, è stato fatto per rispondere ad un bisogno personale come quasi tutti i suoi lavori. Ecco, questo è importante: Iconografia (che cosa rappresenta e come), chi ci prova?”
Pinca, che è pure brava oltre che secchiona: “Si tratta di un autoritratto. La pittrice è vestita di nero (molto semplice, per non distogliere l’attenzione dal volto). L’unico gioiello è un anello d’argento a sostituire il posto che fu della fede. Tiene in mano, vicino alla testa, delle rose autunnali che la madre aveva raccolto nel giardino della sua casa d’infanzia e le aveva donato per il suo compleanno, sono un po’ stanche e spampanate… forse un richiamo alla bellezza che sfiorisce invecchiando… alla caducità della vita”
prof. G: “Perfetto Pinca! Bene!. Inoltre forse ci sono altri simboli… stesso significato di “tempo che passa” per i capelli con fili d’argento, ma ancora femminili, soffici e portati sciolti, così leggeri… incorniciano il volto ovale quasi a richiamare il velo di Maria (non dimenticatevi che lalla era un’insegnate di Storia dell’Arte e di Madonne ne aveva viste tante)… e le rose hanno le spine, così accostate al volto sono quasi “pericolose” e richiamano probabilmente alla corona di spine di Cristo e alla passione appena attraversata dall’autrice”.
Sguardo truce di Pallino.
prof. G: “ O.K. ragazzi, noi ci proviamo, ma poi, come vi ho sempre detto: vattelappesca cosa passava per la testa degli autori, forse semplicemente le piacevano le rose e i capelli sciolti!”.
Pallina, ridestandosi dal suo diario: “posso dirla io la Composizione? Quella l’ho capita!”
prof. G, incoraggiante: “ma certo”
Pallina: “la composizione è piramidale, cioè fatta a triangolo. In più le rose e le foglie non sono proprio simmetriche (per non trasmettere rigidità), ma si bilanciano secondo le diagonali di una x, tipo quella roba dei greci antichi… com’è che si chiamava?”
Pinca, ormai col distacco del braccio e la voce un po’ concitata: “si chiamava Chiasma ed è lo schema compositivo del Doriforo di Policleto (V sec. a.C.)”.
prof. G: “Ma brave le mie ragazze!" Sorridono soddisfatte "Sveglia maschietti: Colore, Linea, Luce…? Niente? Allora, I colori sono molto vari sull’incarnato, gioca con i complementari (rosa/rosso + verde), in questo quadro ricompare il nero dopo tanto tempo, può darsi che il periodo personale attraversato dall’autrice c’entri, ma per rispetto a Pallino eviterò di aggiungere oltre.” Gli butto la battuta lì e lui la raccoglie regalandomi il primo sorriso. Poi continuo: “La linea è varia, prevalentemente curva ed elegante, la luce frontale e piuttosto diffusa, non ci sono grossi contrasti chiaroscurali. Il fondo è molto luminoso”.
Pallino, concedendosi: “vabbè Profe, l’Interpretazione dell’autore la faccio io”.
prof. G: “Vai. facci sognare!”
Pallino: “ ’sta lalla si rappresenta così com’è, ce l’ha detto lei Profe l’altra volta (Pallino ci tiene a non prendersi delle responsabilità) che mostra le rughe e il palmo delle mani che ha un sacco di pieghe, perciò, ‘nsomma, 'un è che vole sembrà più bella di quello che è…” lo aiuto: “Magari è pure contenta di farci vedere le rughe e i capelli bianchi, no? Di essere sopravvissuta al suo passato. Tipo un guerriero che mostra le sue cicatrici con orgoglio… ci dici anche Cosa trasmette secondo te?”.
Pallino, che non è scemo per niente: “Bo…ha un’espressione triste… no, triste no, ci guarda negli occhi… fiera”.
prof. G: “... e quindi la sua sarebbe più una corona d'alloro che di spine, una corona di gloria...molto, molto bene Pallino. Per concludere: lo Scopo dell’opera, come tutte le sue opere, è terapeutico. Lalla dipingeva per stare bene. Non era tanto il risultato ad interessarle, ma il processo creativo. Le serviva a scaricare e comunicare le emozioni, a comprendere la realtà, anche ad evaderne in caso di bisogno. Non produceva molto, ma ogni tanto era proprio un'esigenza… se vi interessa approfondire, leggetevi il blog che scriveva a completamento delle sue pitture”. Drriiiinnnnnn!!!!! “Va bene ragazzi, la prossima settimana vi riporto i disegni corretti, Pinco, ricordati che se non mi consegni il tuo ti becchi un 2. Buona giornata a tutti, studiate bene questa autrice e ripassate indietro per venerdì”
Svariati: “arrivederci Prof.” e ancora: “che pagine di preciso?”
Pinco: “ma un’interroga mica la prossima volta Profe? Vero?”
prof. G: “te non ti preoccupare Pinco, disegna e studia, io interrogo quando ne ho voglia… ormai ci conosciamo da un po’: dovreste averlo capito che sono cattivissima!”.

lalla

P.S. Sono convinta che un bel sorriso appena entrata in classe sia il modo migliore per iniziare la lezione e che la noia sia la nemica peggiore dell’apprendimento perciò poche nozioni, molti concetti e accanto ai grandi artisti del passato cito davvero film, serie T.V. e libri da nerd (perchè lo sono io!). Faccio battute su di me e su Picasso, ma pochissime su di loro, i ragazzi hanno bisogno di rispetto e di essere presi sul serio. Alla fine la Storia dell'Arte piace quasi a tutti (anche a Pinco) e io metto 10 a chi se lo merita o
 2 a chi non fa niente (gratificazione e coerenza sono tutto), nessuno si è mai lamentato più di tanto: patti chiari e amicizia lunga!