martedì 27 giugno 2017

è estate, adesso ci vuole il Genio della Lampada!

E’ arrivata l’estate. Per circa un mese a Firenze c’è stata alta pressione, un caldo sano, pulito, meraviglioso. Male, stai a vedere che l’Anticiclone delle Azzorre vuol fare il simpatico anche quest’anno, presentarsi in anticipo (facendoci evaporare in città) e poi levarsi di mezzo sul più bello (quando ci piacerebbe rosolare al mare)!
Meteo a parte, l’estate è la stagione dove tutto può succedere, soprattutto perché la gente ha parecchio tempo libero e rischierebbe di annoiarsi se non trovasse il modo di riempirlo facendo qualche danno. Detto così fa paura, ma tranquilli, di solito poi non succede mai niente di che e con l'autunno si dimentica tutto.
Comunque, pensavo alle possibilità, alle opportunità… all’essere aperta ai colpi di scena (che sono bellissimi)… ad avere dei desideri. Dopotutto, i sogni son desideri (irrealizzabili) di felicità… e che ci posso fare? Io sono cresciuta con lei! E lo so che adesso ci sono Merida che si ribella (un po’ a bischera) orsificando i fratellini e la mamma, Elsa che manda affanculo tutti, si fa un bel restyle e congela mezzo mondo o Moana che salva gli oceani tutta da sola… cioè, voglio dire: lo so che, perfino andando a razzolare tra le principesse Disney, ci sono nuovi modelli da seguire… ma prima c’era lei: Cenerentola… oh mia cara Cenerentola, io ho cercato di rinnegarti, ma non ce la faccio proprio, nonostante non condivida la tua abnegazione alle faccende domestiche (quello proprio no) devo guardare la realtà in faccia e accettarla: “sii gentile e abbi coraggio” e “i sogni son desideri” mi fanno impazzire...
io ti amo Cenerentola!
Outing a parte, stavo dicendo: pensavo a dei desideri solo per me, qualcosa che cambierei, qualcosa di inaspettato… mi vengono in mente cose proprio fuori dal mondo… mi ci vorrebbe il Genio della lampada… e vabbè, tanto siamo a sognare, no? Che Genio sia!

Allora, caro Genio, sono solo 3 giusto? Pronti.
1) Vorrei che un editore notasse il mio blog e gli piacesse come scrivo senza che io mi dia da fare in questo senso, non devo dar fastidio alle persone, cercare di introdurmi in ambienti che non conosco, vendere l’anima al diavolo o cose così (il lavoro sporco devi farlo tu!). Non deve essere per forza un editore grande, mi basta un editore piccino (vedi che sono ben disposta? Che mi so accontentare?). L’importante è che quello che scrivo gli piaccia un sacco e che mi dica una frase tipo: “pubblichiamo un libro con i suoi post migliori” oppure: “mi scriva un libro a tema”… e mi paghi qualche soldo. Non fare quella faccia! Non è una questione di avidità, è che se mi pagasse per scrivere allora io potrei definitivamente schiacciare i sensi di colpa. Se mi pagano è lavoro, no? Quindi non mi starei solo divertendo/curando/svagando mentre scrivo, ma starei facendo il mio dovere! Finalmente avrei una giustificazione per il tempo che rubo a tutto il resto… poi, vabbè, magari dacci un occhio tu, il libro potrebbe non venir fuori una totale schifezza, potrebbe avere un certo successo, così magari dopo me ne chiedono un altro… e bla, bla, bla… ma non importa, attieniti alla prima parte del desiderio, il resto sono solo dettagli.
2) Sto davvero iniziando a volere un gran bene a me stessa, nel senso materiale di me stessa, cioè al mio corpo: a ossa, ciccia e pelle. Gli sono tanto grata per avermi portato fino a qui e per accompagnarmi ogni giorno nelle mie avventure.
Sono grata al mio sguardo dolce e al mio sorriso radioso che purtroppo (e per fortuna) non spaventano nessuno. Sono grata a entrambi i miei cervelli: a quello solido (nella mia testa) così strano e originale a quello liquido (nel resto del corpo) così equilibrato e costante. Sono grata alle mie gambe snelle che mi portano a spasso su questa terra (e che hanno sempre più voglia di viaggiare!). Sono grata alle prime rughe e ai capelli bianchi che mi ricordano il tempo che passa, la storia che ho già vissuto e quella che mi aspetta, le battaglie che ho perso e quelle che ho vinto (in verità non credo che dal passato si impari un granché, comunque ci si può sempre provare). Sono grata anche al mio fegato da rottamare, mi ricorda che non mi è concesso far tutto, che non sono perfetta, ma fallibile e biodegradabile (e son tutte cose positive, da tener bene a mente). Sono grata ai miei seni enormi che hanno allattato i miei figli e sono grata alla mia pancia per averli cresciuti e cullati… ecco via, però diciamocelo: la pancia è così brutta!
Sì, lo so che ci sono cose più importanti dell’aspetto fisico, ma tu smettila di giudicarmi Genio! Io col mio secondo desiderio faccio quello che mi pare, OK?! Ho fatto tutta questa premessa proprio perché tu non pensassi che sono una persona superficiale… perciò adesso non rompere!
Allora: vorrei una pancia nuova: piatta, tonica e perfetta per un bikini!
E non dire che potrei mettermi a dieta! Non mi ha fatto perdere peso nemmeno venir mollata dall’oggi al domani, dovrei seguire una dieta rigidissima e non voglio farlo, già la seguo per il mio fegato, temo che altre privazioni andrebbero a rovinare lo splendido equilibrio del cervello liquido di cui sopra, andrebbero a compromettere il mio buonumore e il mio sorriso radioso. Niente dieta. E non dire che potrei andare in palestra! Io odio la palestra e comunque non funziona: non posso allenare gli addominali semplicemente perché io non ho gli addominali (sono una specie di mutante: l’unico essere umano al mondo ad esserne privo). E adesso basta! Non dire che potrei operarmi! Non ci penso proprio a rischiare la vita per un’anestesia totale, soffrire come una bestia e
buttare/spendere un sacco di soldi! La voglio senza dieta, palestra o operazioni… la voglio, la voglio, la voglio!
...

3) A
llora Genio, recuperiamo un certo aplom, alla pancia ci pensi tu. Comunque, stavo pensando... anche scongiurando gli effetti dannosi di una dieta, temo di non essere del tutto al sicuro. Temo che, a lungo andare, gli ormoni avranno la meglio sul mio cervello liquido. La solitudine sentimentale potrebbe intaccare il mio buonumore trasformandomi in un’acida zitella… il buonumore e il sorriso radioso sono tutto! Perciò (non credo alle mie parole) ma come terzo desiderio vorrei... un uomo.
Allora, calma, ascolta bene come lo voglio (ho imparato che è bene mettere un bel po’ di puntini sulle “i”). Prima di tutto lo voglio interessante, pieno di sfumature e sapori originali (deve essere un menù degustazione da tre stelle Michelin, non un brodino da convalescente), ma lo voglio soprattutto buono e sincero, questo è fondamentale... come dici? Interessante e buono insieme non si può? Ma perchè? Io come sono allora: buona e sciapa o interessante e carogna? O.K, meglio non indagare, l'esperto sei tu! U
n po’ di faccia da schiaffi non guasterebbe... va bene che mi dia sui nervi, basta che sappia anche distendermeli.
Lo voglio bravo ad arrangiarsi da solo, non gli devono interessare gli aspetti burocratici (altrimenti sai che noia), ma deve esserne capace (così gli regalo tutte le mie
scadenze, io le odio). Amante delle faccende domestiche non si può, vero? Mi sarebbe garbato regalargli anche quelle, ma evitiamo troppi paradossi... ecco, deve farmi sentire protetta, essere un tipo soddisfatto e sicuro di sé con tutti!
Tranne che con me, con me deve sentirsi in bilico, in pericolo, deve stare sulla corda e soffrire un po’ (non troppo, ma un pochino sì, dai, voglio sentire cosa si prova a stare dall’altra parte!). Lo voglio con tanta pazienza (tanta, perché a me ne è rimasta poca) e pronto a sacrificarsi ogni tanto (come di solito sanno fare solo le donne). Deve amarmi come un liceale, ma con la costanza di un monaco tibetano, deve sorprendermi ogni giorno e farmi sentire come se io fossi una specie di miracolo della natura, un dono (una volta nella vita, lo voglio!). Voglio che gli piaccia tutto di me, come scrivo, come dipingo, come profumo… la voce da gallina, il naso dritto e anche le smagliature sulla pancia (tanto l’ho capito dal tuo sguardo Genio che me le dovrò tenere). Voglio che gli piacciano i bambini (non i miei, i miei non li vedrà manco col binocolo), i bambini in generale, che gli piaccia l’idea che io sia una madre e che capisca che loro sono più importanti di tutto (sono più importanti di lui), che non sia geloso di loro, ma che anzi mi ammiri per questo, faccia la sua vita e, riguardo a noi, se ne stia buono buono nello spazio che gli concederò (senza sgomitare o rompere le palle con atteggiamenti da primadonna!).
Certo, vorrei un po’ innamorarmi anche io (perché non c’è niente di più bello), ma stavolta un pochino meno di lui (si può?), vorrei rimanere abbastanza me stessa e mantenere il bastone del comando (voglio andare a comandare!)… e insomma Genio, te la togli quell’espressione della faccia?! Se era una cosa possibile non venivo mica a chiederla a te! E non è finita, adesso viene il bello: non ho intenzione di muovere un dito per cercarlo, di andare in giro tutta in ghingheri per locali, cene di amici di amici o altre tristezze di situazioni (è una causa persa cercare un ago nel pagliaio, tantomeno in certi posti deprimenti). Io continuerò a fare la mia vita come prima, a pensare alle mie cose e tu, al momento opportuno (cioè presto, prima che io diventi un'elegante anziana) devi farmici letteralmente sbattere la faccia contro. Poi guarda, io
all’inizio farò un sacco di resistenza, ma il tipo sarà così misterioso, determinato e irresistibile da dover cedere per forza… e così scongiuriamo una volta per tutte l’inacidimento del carattere!…suvvia, datti da fare Genio!
Come dici? Troppo difficile? Facciamo due su tre? E dai, mi tengo la pancia sfatta e siamo d’accordo, infondo 2 su 3 è appena la sufficienza!... nemmeno?
Uno? Solo un desiderio, solo un sogno, solo una cosa….
In questo caso, buona la prima: l’editore piccino piccino.
Tanto lo so che prima o poi ci penserò da sola a perdere la testa per il solito stronzo bizzoso e a quel punto mi toccherà pure mettermi a dieta!


lalla

io, con 16 kg d'amore in braccio, che cerco di argomentare al Genio la questione "pancia".

martedì 20 giugno 2017

come sto? Bene, ma me ne torno nel mio banchino

Le persone mi chiedono “come stai?” e mi fanno cascare le braccia, come faccio a dirvi come sto? Lo volete sapere davvero? Tagliamo corto: bene.
Oppure mi dicono “tu sei così forte” e lo so che è un complimento, ma mi fa rabbia, suona come una condanna, non è che scegli di essere forte, devi esserlo per forza, ti ci costringe la vita, cioè: o ti butti dalla finestra subito o in qualche modo stringi i denti e vai avanti.
O anche “come sei bella... sei dimagrita!” e, a parte il fatto che non ho perso un etto, sì, anche questi sono complimenti, ma sembrano sottintendere “nonostante tutto” oppure peggio, hanno il tono sorpreso della serie "ma allora non è stata lasciata perché era cessa e grassa"!
Infine, sempre più spesso, evitano il discorso, fanno finta di niente, come se ormai fosse acqua passata e così mi fanno sentire sola… insomma, come cavolo dovrebbero comportarsi le persone per farmi contenta? Non lo so neanche io, non mi va più bene niente.
E’ passato più di un anno, il tempo, penserete, aiuta.
E in un certo senso è vero perché all’inizio, cioè nei primi 5-6 mesi, è stato così doloroso che, se il tempo non mi avesse aiutato, non sarei sopravvissuta. Poi, di settimana in settimana, sempre un po’ più d’ossigeno, certo, ci sono state delle ricadute di sofferenza, ma in generale, dopo l’estate è andata molto meglio. Però, passato un annetto, ci rimani malissimo perché il trend positivo si interrompe.
Per capirsi, all’inizio ti sembra di affogare in un fluido schifoso, non in senso metaforico, in senso reale: cioè ti si annebbia proprio la vista, ti manca il respiro, annaspi, qualcosa ti trascina infondo all’improvviso, senti l’abisso sotto. Allora ti attacchi a una sponda perché non puoi fare altrimenti, perché ai tuoi figli, alla tua famiglia, ai tuoi studenti, a tutti, devi anche sorridere, devi farti vedere combattiva, loro ne hanno bisogno, devi rassicurarli “la lalla è forte”… il tempo aiuta, pian piano riesci a emergere un po’ ed è meraviglioso ogni tanto poter respirare a pieni polmoni, tra una gozzata di merda e l’altra. Ancora un po’ di mesi, ancora un po’ di pazienza, ne esci quasi completamente, però, quando arrivi alle caviglie, rimani intrappolata nel pantano e da lì non ti muovi più. Intendiamoci, meglio alle caviglie che in bocca, ma trovarsi lì, intrappolata, non è bello.
La verità è che un annetto prima non ti è successo qualcosa di terribile e traumatizzante che si è concluso, da cui puoi allontanarti e pian piano dimenticare. La verità è che un annetto prima ti si è solo aperta una finestra su una realtà di merda… e adesso goditela.
Dover sopportare che le persone che ami di più al mondo (i tuoi figli) amino la persona che odi di più al mondo, è un cortocircuito che basta a fregarti per sempre. E il bello è che non solo devi sopportarlo, ma anche sperarlo, per il loro bene. Quindi devi essere ragionevole, organizzare il tempo di tutti, far da segretaria al tuo aguzzino e vederlo quasi quotidianamente. Attenzione, non è un fatto solo di odio (o meglio ribrezzo), non hai più un briciolo di stima, né di fiducia… e Lui li influenza, Lui sarà un esempio per loro… pantano.
Il problema, diciamocelo, dipende soprattutto da te, da come sei nata, da come sei fatta, eri già segnata in partenza. Essere così empatica non giova. Essere buona e generosa non giova affatto. Essere pura, sincera e coerente non giova proprio per niente. Essere profonda, eterna nei sentimenti, irremovibile… è un vero disastro!

Quando ero bambina me ne stavo da sola perché avevo paura che gli altri mi facessero del male. I miei compagni di scuola erano molto più maliziosi di me, erano meschini. La cosa peggiore è che bastava un loro sguardo, una cattiveria gratuita, una menzogna, per scavarmi un buco dentro. E loro annusavano subito la situazione e allora sì che ci prendevano gusto. Ero disarmata, non riuscivo a capire perché gli piacesse comportarsi così. Che gusto c’è a fare del male? E non riuscivo a capire perché io fossi così diversa e vulnerabile. Ma la realtà era indubbiamente quella. E allora facevo l’unica cosa che ero in grado di fare: me ne stavo da sola, al sicuro, nel mio banchino. Sentivo comunque il bisogno di esprimermi e forse è per questo che disegnavo di continuo, per comunicare qualcosa alle persone rimanendo a debita distanza. Negli anni ho lavorato tanto su me stessa, per togliermi da quel banchino di solitudine, per convincermi che dovevo avere fiducia, in me stessa prima di tutto, che avrei saputo scegliere e che sarei stata scelta, non da tutti, ma da qualcuno, sì, qualcuno ci sarebbe stato che avrebbe scelto me, dovevo solo “essere gentile e avere coraggio” (il motto di Cenerentola), dare una possibilità alle persone, si raccoglie quel che si semina, no? Perciò alla fine sarebbe andata bene.
Col cavolo che si raccoglie quel che si semina. Non è facile dopo tutti questi anni dover ammettere che è stato tutto lavoro buttato, che ho sbagliato a illudermi e che quella piccola bambina aveva già capito tutto, di se stessa e degli altri.
La finestra che si è spalancata un anno fa sulla mia vita mi ha mostrato tante cose.
Per esempio che il matrimonio è legalmente una stronzata megagalattica, che uno firma un contratto di lealtà, fiducia, appoggio e rispetto reciproco e subito dopo potrebbe andare al bagno a pulircisi non vi dico cosa, la legge non tutela in alcun modo la parte lesa.
Buongiorno lalla.
Mi ha mostrato anche, una volta per tutte, qual è il modo giusto di stare al mondo e chiaramente non è il mio. Ripeto, il problema è come sono fatta io, ero già segnata dalla nascita, ero la vittima perfetta.
E allora beati i falsi, gli anaffettivi, i crudeli, perché non solo agiranno sempre e solo inseguendo il proprio piacere, senza rimorsi e sensi di colpa, ma saranno anche accettati dalla società, compresi e approvati. E la maggioranza, ricordatevi, ha sempre ragione.
“Vedrai che questa esperienza ti insegnerà tante cose”. Ma certo, per esempio mi ha insegnato che il 98% delle persone vive dei rapporti di convenienza. E che non l’avevi capito prima? Vedi sopra, quella scema che aveva lavorato un sacco per convincersi del contrario. Che non solo l’amore è una roba rara (ma rara, ma rara, ma rara) non parliamo del rispetto, della lealtà e dell’amicizia. Che delusione. La gente, non gli interessa proprio farsi troppe domande o caricarsi dei problemi degli altri. L’unica nata sbagliata, che patisce pensando a Pinco e Caio che hanno i loro casini, che non si sente mai a posto perché non fa abbastanza per aiutarli, sono io. E altre 2-3 bischere come me (il 2%).
Invece gli altri, quelli nati giusti, vanno avanti proprio bene per la loro strada. E io che credevo che esistessero il male e il bene, il bianco e il nero… e invece no! Ma quando mai?! Ci sono cinquanta sfumature di scuse che gli altri possono raccontarsi per girare la testa dall’altra parte e dormire sereni. Buongiorno lalla.
Son tutti compagni di merende, beati loro.
E allora diciamocelo: Lui ha fatto tutto giusto e va ammirato per questo. Prima di tutto perché ha scelto la ragazza perfetta allo scopo, belloccia e allegra, ma anche originale, dolce, docile, sincera, leale, affettuosa e piena di speranza (vi ricordate no, che aveva lavorato su se stessa?)... com’è che si dice? “Una donna da sposare!”. Non solo, era così bisognosa d’amore da essergli grata ogni giorno, per quasi vent’anni, solo perché Lui l’aveva scelta. Sì, solo per quello, solo e soltanto perché Lui (così talentuoso e speciale) esisteva lì accanto a lei ed era la prova che quella bambina si sbagliava, che lei poteva essere amata. Così ha avuto campo libero, l’ha potuta spremere di tutto quello che lei poteva dargli (e sono tante cose, credetemi, lei poteva dare tantissimo). Si è preso tutto, gli anni migliori della giovinezza, il suo amore incondizionato, la sua gioia di vivere, il suo sorriso, il suo corpo… anche quello ha spremuto senza rimorsi, senza ritegno (il mio fegato ha fatto quello che poteva e anche quello che non poteva per Lui, le gravidanze lo hanno distrutto). E più annusava la situazione, più ci prendeva gusto. E lei lì, sempre pronta a scusarlo, sempre disposta a credergli… perfetta no? “Una donna da sposare”, anche “da divorziare” o “da massacrare” se è per questo. Infatti poi, quando ha pensato che non gli serviva più, l’ha scartata da un giorno all’altro, proprio nel momento in cui era più fragile, mentre le stava morendo il babbo, l’ha buttata via come una scarpa vecchia, non solo, l’ha ripudiata offendendola, schifandola con quel sorrisetto superiore da semidio che ha visto la luce. Ancora non riesco a capirlo, come non lo capivo quando ero bambina, che gusto c’è a fare del male?
E gli altri? Non dico che abbiano gradito, all’inizio quasi a tutti è sembrato impossibile, ma poi il tempo passa... infondo mica è successo a loro… per parecchi uomini è stato pure un ganzo (piacerebbe a tanti darsi alla pazza gioia)… che queste mogli lasciate se ne facciano una ragione… “evidentemente non poteva fare altrimenti, era la sua natura” (vale anche per assassini e stupratori, è la loro natura, giusto?)… “se è più contento così, avrà fatto bene” (ma certo, conta solo e sempre ciò che prova Lui, giusto?)… “la vita va avanti” (indietro no di certo)… e insomma, adesso son tutti lì, dove Lui era certo che sarebbero rimasti. Bravo! I miei complimenti, tutto giusto, così si sta al mondo!
Cos’è: spirito di sopravvivenza della comunità? … ipocrisia? ... egoismo? ... superficialità? Non lo so, ma per me è troppo da sopportare… e allora io faccio l’unica cosa che sono in grado di fare: me ne torno nel mio banchino, al sicuro, a disegnare e anche a scrivere (perché adesso esiste il correttore automatico). Rimango da sola, nella consapevolezza di aver investito anni in rapporti che si dileguano, in persone che scompaiono, di essere stata l’unica a credere nelle favole. Buongiorno lalla.
Quando vivevo nell’illusione (che lui mi amasse come l’amavo io, che le persone che frequentavamo ci tenessero davvero a me) gli ho ripetuto tante volte: “io non posso essere un’artista, non ho nessun tormento interiore, non ho nessun messaggio da mandare la mondo, quando ero piccola il disegno era l’unico modo per sopravvivere, ma adesso sono così felice della nostra vita, mi piace così tanto! Non ho bisogno dell’arte”. Stai a vedere che Lui avrà pensato “ma che peccato!” e magari è per questo che mi ha trattata così?… ma grazie allora, adesso è tutto chiaro!
La verità è che io non sono un’artista comunque, con o senza tormento interiore, sono solo una persona nata diversa.
E diversa non è peggio ma, credetemi, fa più male.


lalla


P.S. Questo post potrebbe sembrare troppo nero a chi lo legge, in realtà non è nemmeno grigino rispetto a quello che sento ogni giorno, così imparate a chiedere “come stai?”… ma attenzione: questo è solo dalle caviglie in giù. Io sento in contemporanea un sacco di roba diversa. Dalle caviglie in sù c’è tutto il resto della vita e porca miseria se ne vale la pena!
All’Internazionale ormai i colleghi mi rispettano (tranne pochi con un serio problema di puzza sotto il naso) e i miei alunni sono stati bravissimi, che bello e che fatica ricominciare da capo se mi trasferiranno…
La mia ragazza piccina è uno spettacolo, mi fa continue dichiarazioni d’amore, è buffa, sembra avere un bel caratterino deciso, vorrebbe comandare (e col fratello ce la fa già benissimo), io sono combattuta: il fatto che sembri un po’ più sgamata di come ero io, più sicura di sé, più indipendente, più forte, mi piace, mi fa temere di meno per il suo destino, ma non voglio che in futuro esageri e calpesti nessuno.
Il mio ragazzo grande ha fatto l’impossibile quest’anno, adora la sorellina, è buono e gentile con entrambi i suoi genitori nonostante lo schifio in cui l’hanno infilato, la prima pagella delle medie è così bella da spingerlo già nel posto più scomodo che avrebbe potuto scegliersi: quello da cui tutti possono guardarti con invidia e da cui puoi solo scivolare giù o resistere per il resto della tua carriera scolastica (parola di chi c’è passata). E’ puro, buono e sincero, mi somiglia fin troppo e mi dispiace per lui che sia nato come me, che sia nato diverso. I coetanei, spesso anche a lui fanno paura, spesso anche a lui fanno del male. Un po’ mi spaventa suggerirgli “sii gentile e abbi coraggio”, forse lo porterà solo a soffrire, probabilmente non lo salverà dalla solitudine, ma io non me la sento di consigliargli di cercare di essere come l’altro 98%... l’altro 98% non mi piace, lui sì.

Questa foto l'ho scattata venerdì, siamo tutti deformanti perchè è un pessimo selfie, ma avevamo appena fatto uno spledido tuffo nel mare di Castiglioncello (proprio nel punto dove il giorno dopo hanno avvistato due squali!), io ho il sole nel cuore e negli occhi (e mi piace), anche il Re dei Sugolini ha il sole negli occhi (ma lo odia), la Piccola Fata se ne frega del sole, ha di meglio da fare!
Il 7 di luglio dovrò lasciali una settimana senza vederli mai. E’ la prima volta che la piccina passerà così tanti giorni lontana da me. E’ molto brutto, cioè, ci sono mamme che lo fanno senza problemi, ma io non avrei mai scelto di farlo. Ad agosto accadrà di nuovo…. ho pensato: “se sto a casa mi ritrovo a disperarmi da sola aspettando per ore di sentirli al telefono, non va bene", dovevo cercare di fare qualcosa che potesse distrarmi, così ho prenotato un volo per New York, e che cavolo, almeno mi dispererò in aereo (ho un fifa pazzesca) o sulla cima dell’Empire State Building, è meglio, no? E ci porto pure la mia mamma… forza ragazze, all’avventura!