giovedì 13 ottobre 2011

un'insegnante

Un po' mi costa dover ammettere che l'ultimo mese non sono stata serena.
Probabilmente non ha aiutato che io mi sia autocostretta, con l'approvazione del mio epatologo, ad una estremamente poco gratificante dieta priva di grassi saturi. 
Addio per sempre pizza, schiacciata, cono gelato e qualsiasi altro cibo che si cuocia con i grassi. Se qualcuno vi dice che la cucina sana è anche buona vi sta mentendo: senza usare l'olio tutto sembra lesso ed insapore. Theo si lamenta continuamente "Eri una cuoca così brava... adesso sembra di cenare all'ospedale Careggi".
Comunque la vera ragione è un'altra: essere rimasta a piedi, senza lavoro, mi pesava più di quanto volessi ammettere. Non che in definitiva non fossi felice, i miei due ragazzi mi riempiono sempre la vita. Ma i miei due ragazzi un lavoro ce l'avevano e io no. Così erano tante le ore di solitudine e noia. Noia, che rabbia doverlo ammettere! In vita mia mi sono sempre lamentata del contrario: di non avere abbastanza tempo per far tutto. Ma tutto cosa? 
A quasi 36 anni di mentire a me stessa non ho più voglia.
Il lavoro di pittore non esiste, non più. La colpa è della crisi? La colpa è dei galleristi che se ne fregano? La colpa è dei possibili acquirenti che preferiscono spendere quei pochi soldi che hanno in cappotti o cosmetica? E che ne so. Però è un dato di fatto: non esiste più.
Il mio fumetto è stato bocciato. Evidentemente non sono abbastanza brava, non era la mia strada, il mio mestiere. Alla scuola di comics, nel 1994, ho incontrato Theo, rimane comunque una buona esperienza come agenzia matrimoniale!
Recentemente ho scritto molto, ma per carità, per quanto io mi impegnassi sapevo che valeva qualcosa solo per me. Se non posso essere pittrice, nè fumettista, figuriamoci quante possibilità ci sono che io sia una scrittrice...
E poi sono arrivate le briciole, 4h ad un professionale di Empoli e da lunedì probabilmente altre 4h allo scientifico di Campi Bisenzio. Due vecchi leoni davanti a me in graduatoria hanno rifiutato: "abbiamo più di cinquant'anni, preferiamo il sussidio di disoccupazione, non siamo tanto sciocchi da spaccarci la schiena per racimolare un terzo dello stipendio". Ed io ho accettato: di perdere il sussidio che almeno mi dava da mangiare, di accontentarmi di una miseria, di dover fare in auto su è giù per la Toscana (con ore in entrambe le scuole perfino nello stesso giorno). Ho accettato perchè non potevo fare altrimenti.
Perchè sono troppo giovane per fare la pensionata. Perchè finalmente posso sentirmi di nuovo utile e capace. Perchè per poter dormire il sonno del giusto ho bisogno di un dovere da compiere, di un lavoro da fare, di una fatica da sentire.
Così potrò finalmente lamentarmi il lunedì di quanto sia faticoso alzarsi alle 6.30, farsi tre ore di macchina rimbalzando da una scuola all'altra, tornare a casa sfinita alle 14.30 e girare 30' per cercare parcheggio, correggere montagne di disegni e compiti scritti ogni fine settimana, ritagliare faticosamente poche ore per scrivere o disegnare... non è permesso a nessuno di lamentarsi dello stare a casa, pagata dall'inps e con un sacco di tempo a disposizione.
E finalmente potrò dire di essere di nuovo l'unica cosa che probabilmente sono.
Un'insegnante.


lalla