martedì 19 dicembre 2017

orgoglio streghesco di vari colori

Gli adolescenti ascoltano la musica a volumi altissimi e seguono le mode e allora può darsi che io non sia mai stata adolescente. Io parlavo (parlo) a volumi altissimi e canticchiavo (canticchio) tutto il giorno inventandomi le parole o anche le melodie, la mia (brutta) musica, la musica degli altri mi dava (mi da) quasi sempre fastidio.
Dai 16 anni, in estate, per almeno tre stagioni di fila, ho indossato un paio di calzoni di cotone leggero realizzati dalla mia sorella grande, erano comodissimi. Oltre che comodissimi erano anche il miglior deterrente anti-stupro (e anti-imbrocco) mai generato. Erano un po’ corti, a pinocchietto, e siccome erano tagliati come due cilindri perfetti, portandoli sempre e sedendomici (non educatamente composta, ma tutta avvolticciolata e con un piede sotto il culo, come faccio io) si erano riempiti di pieghe e avevano preso la forma di un ferro di cavallo, insomma riuscivano a far sembrare storte perfino le mie splendide gambe (sarebbero stati male anche a Cindy Crawford)! Ma io me ne fregavo, che tanto lo sapevo che le gambe belle ce l’avevo. Inoltre erano verde ramarro con le strisce viola (e c’erano pure dei girigogoli di colori vari), la stoffa l’avevo scelta io, una roba cromaticamente improponibile perfino negli anni '90. La mia sorella piccola (che aveva 5 anni meno di me, ma a 12 anni già seguiva le mode e ascoltava musica a volumi altissimi) si rifiutava di uscire con me se indossavo i calzoni verdi. “i tuoi calzoni verdi si notano troppo, i tuoi calzoni verdi sono ridicoli”.
Cosa vuol dire ridicoli? Ho sempre preferito pensare che i miei calzoni verdi fossero diversi e disturbanti. Disturbante mi stava bene, così continuavo ad indossarli con orgoglio.
Sono approdata all’Università di Architettura passando dal Liceo Artistico… il primo giorno il Professore di Analisi 1, esordì così “cari ragazzi, se avete fatto uno Scientifico può darsi che vi annoierete al mio corso, invece… chi di voi viene dall’Artistico?”. In classe saremmo stati circa 150 stipati come sardine (io ero seduta su uno scalino), alzammo la mano in due. “Lasciate che vi dica che per voi sarà dura, probabilmente vi ci vorranno parecchi tentativi per riuscire a superare l’esame, forse non ce la farete mai…”

Se c’è una cosa che mi ha fatto sempre incazzare è che mi si dica cosa posso o non posso fare. Che poi lo fanno sempre tutti in base a degli stereotipi (sei donna, hai frequentato la scuola sbagliata, non sei capace, non sei abbastanza forte, addirittura, "non sta bene"…) ma vaffanculo!
Allo scritto del pre-appello di giugno passammo in 17, io c’ero (voto 18-, ma c’ero).
All’orale indossai una maglietta viola, due Nike e i miei amati calzoni verdi. Gli altri 16 si erano dati un tono, si erano tirati a lucido, si vedeva subito che ero diversa e che stonavo nel gruppo. Ero disturbante.
Disturbante andava bene, non me ne fregava niente di “fare bell’impressione”, che tanto lo sapevo di essere preparata. Ebbi l’ardire perfino di contestare la correzione del compito perché in realtà il mio esercizio era fatto bene e l’assistente aveva sbagliato a segnarlo come errato. Il Professore mi fece i complimenti, mi strinse la mano e mi disse “Mi scusi, non posso darle la lode perché ho già registrato uno scritto così basso…” “Non si preoccupi Professore, 30 va bene… una cosa però volevo dirgliela: io ho fatto il liceo Artistico”.
Poi salii in groppa alla mia bici verso lo studio del mio babbo per avvertirlo che avevo superato il mio primo esame per diventare Architetto. Era il suo sogno che facessi l’Architetto, non il mio. Ricordo la sensazione come sa la stessi provando adesso, la sensazione di volare (non di pedalare), la sensazione di sentirsi capace di tutto, uno spettacolo!

Agli eventi (ai matrimoni, alle feste) mi vesto spesso di rosso, se posso mi travesto, mi diverto a stupire, ad attirare l’attenzione, a dare un po’ fastidio. Nella vita di tutti i giorni, quando non sprofondo frettolosamente nel tipico nero (perchè alla fine degli abiti me ne frega ben poco) mi vesto spesso a righe.
Le righe orizzontali non mi donano, ho il busto corto e largo, un seno infinito, lo so. Non importa, le righe orizzontali fanno bene al mio umore, come facevano bene al mio umore i calzoni verdi.
L’anno scorso ai saldi ho comprato un giaccone di quelli verde militare con la pelliccia colorata (quelli da adolescente, ma io non sono mai stata adolescente, perciò adesso non sono neanche di mezz’età). La pelliccia è fuxia. Il fuxia e il verde stanno benissimo insieme (sono complementari), ma questo non toglie che il fuxia sia il colore più disturbante che esista (per altro è complementare anche alla mia carnagione olivastra e starebbe male anche a beyonce). Quando lo indosso sembro un faro. La gente per strada si volta, qualcuno mi guarda male, io sorrido.
Ogni tanto lo metto anche per andare a scuola, sono strana, forse i colleghi penseranno che sono ridicola… non me ne frega niente, che tanto lo so che il mio lavoro lo faccio con serietà e con tutta la passione del mondo. Questo indumento fa bene al mio umore perciò lo indosso e dare fastidio, stonare un po’, come sempre, mi piace.


Sono una persona strana, ho tanto desiderio di amare e di essere amata, ma sono condannata a stare sola. Sono troppo diversa dagli altri. Non è un modo di dire e non è (solo) un modo di vestire.
Se qualcuno potesse vedermi (dentro a questo corpo) io sono più fuxia del mio giaccone.
Nessuno è stato mai in grado di vedermi. O forse chi l’ha fatto si è spaventato, dentro di me c’è troppo colore. Il fatto è che io non aspiro ad amalgamarmi, vorrei essere amata per quello che sono.
Sono fuori dal gruppo, lo sono sempre stata. Diversa e sola. Alle elementari, al liceo, all’Università, adesso.
Non credo in nessuna religione, non ho fiducia nella politica, non me ne frega niente del calcio. Odio ogni forma di divisa o costrizione. Voglio solo ragionare sulle cose per conto mio e farmi un’idea personale di che cosa sia giusto o sbagliato (vorrei che tutti avessero la forza di farsela, nel rispetto degli altri). Mi è sempre rimasto quel difettuccio di non sopportare che mi venga detto a chi devo o non devo credere, cosa posso o non posso fare, chi devo o non devo votare, addirittura, come devo o non devo vestirmi, come devo o non devo parlare, chi e come posso o non posso amare...
Io sono fortunata ad essere nata nel 1975 a Firenze perché lo so che, se fossi nata da un’altra parte o in un’altra epoca, sarei stata bruciata viva o sfregiata con l’acido. Infondo, essendo nata nel 1975 a Firenze, sono stata solo sfruttata e
piantata da un giorno all'altro per un'altra tipa ... meglio dai!
E me lo meritavo, perché io (nella mia incancellabile gioia di vivere, nella mia dolcezza, nella mia coerenza, nella fiera determinazione e nella mia sincerità totale) sono indomabile, sono inflessibile, stono col resto dell’universo e rispondo solo a lalla. Sono un’eretica e una strega.
E il mondo è pieno di invidiosi, chiusi nelle loro gabbie di banalità e nelle loro anime grigie, che non sopportano le persone libere e che, da sempre, bruciano le streghe.

lalla

P.S. Dal 17 dicembre sto partecipando alla Mostra di scatole di fiammiferi d'autore "E SE RIMANESSIMO AL BUIO?" a cura di Jara Marzulli e Iula Marzulli presso l'atelier e sede dell'associazione Alauda in via Quintino Sella n.3 ad Adelfia (Ba).
Guardate quanto è splendida Jara con una mia piccola opera tra le scapole...
grazie ragazze!
Le mie scatole sono realizzate in tecnica mista su carta cotone incollata. Si intitolano “allora bruciami”.e “nemmeno il fuoco”. Sono due lalle, quella a destra è ispirata alle mie sembianze più giovanili, quella a sinistra è un ritratto più attuale. Ma, al di là dell’età che, come ho già precisato, non è un dato che mi riguarda, rappresentano bene il mio lato disturbante e fiero. E sono blu, il mio colore preferito. Non rivedrò mai più queste due streghette: sono state vendute il giorno dell’inaugurazione.