sabato 18 dicembre 2010

nevica? la demenza infantile ha un suo fascino

Ieri a Firenze è scesa una montagna di neve.
Disagi di ogni genere: persone bloccate in A1 fino all'alba, prigioniere di treni impantanati o di viali sommersi.
Amici e conoscenti hanno impiegato una media di 5 ore per tornare alle loro abitazioni
(mio fratello 9 e se arriva infondo a questo post brucia il mio regalo di Natale!), alcuni ad un certo punto hanno giustamente abbandonato l'auto e se la sono fatta a piedi, per svariati chilometri, nella bufera.
Sprechi e disastri di ogni genere: alberi centenari divelti, auto ammaccate, scuole e aziende chiuse.
Detto ciò, qualsiasi persona con un minimo di buon senso dovrebbe odiare la neve e farla rientrare nella categoria delle catastrofi naturali, quasi fosse un piccolo tzunami, una tromba d'aria o una scossa di terremoto.
Eppure, sarà perché sono cresciuta in campagna associando la neve alla vacanza scolastica e agli scivoloni spericolati dalla collina con un sacchetto di plastica sotto il sedere, sarà p
erché l'unico sport dove non sembro una patata lessa è lo sci, sarà perché non ho un minimo di buon senso... non posso negare l'enorme soggezione che un evento atmosferico straordinario come questo esercita sul mio spirito.
Alle 13.00, quando ha iniziato a nevicare, stavo partecipando agli scrutini trimestrali al Liceo Gramsci, mi ero recata lì 2 ore prima, in bici, avendo la sola accortezza di portarmi dietro uno spolverino di plastica (non si sa mai, c'avessero indovinato al meteo e iniziasse a cadere un po' di nevischio), tutti a commentare "speriamo non attacchi" ed anche io, ma in un angolino segreto fremevo all'idea che attaccasse.
Lo so: dovrei vergognarmi, ed infatti lo faccio, ma che ci posso fare? L'idea di un'enorme nevicata mi attraeva moltissimo e anche la sfida: ce la farò a tornare a casa?
Passate le 15.00, quando ho lasciato la scuola, tutta Firenze era avvolta nella tormenta e le strade erano ricoperte già da 10 cm di una coltre morbida e limpidissima.
I colleghi, premurosi, si preoccupavano per me e mi facevano le loro raccomandazioni. Io ho inserito guanti e spolverino e sono salita in bici. Ovviamente un po' di paura di cascare ce l'avevo, andavo piano piano, la neve che mi si attaccava alla faccia mi dava fastidio, le punta congelate delle dita mi facevano male, eppure percepivo anche una sorta di eccitazione infantile. Come quando a 5 anni cacciavi le braccia dentro l'acqua in inverno, sicura di non essere vista dalla mamma, poi ti faceva un freddo boia e ti ammalavi pure, però era bello, chissà perché!
Che scema... e mi son pure accomp
agnata bene: anche Theo partecipava al mio stato di demenza infantile. Insieme siamo andati a raccattare Elia all'asilo, lo abbiamo bardato per l'occorrenza e lo abbiamo coinvolto in una battaglia di pallate. Lui all'inizio è rimasto folgorato, era la prima volta che vedeva la neve (quella di quando aveva 7 mesi non se la ricordava di certo). Poi lo abbiamo trascinato un po' in giro per gustarci gli scenari surreali. E quando ti ricapita di vedere certe scenette di manifesta follia collettiva?
Perché in effetti ieri non ero l'unica leggermente fuori di testa (e questo un po' mi consola della mia scemenza).
Le folle di persone a piedi conquistavano anarchicamente i viali e le altre arterie del traffico cercando di rientrare a casa, come un'enorme ritirata di Russia, inadeguatamente abbigliati e completamente avvolti dalla bufera, fradici e se
micongelati, eppure, quasi tutti stranamente ilari.
In via Pietrapiana, un'intera famiglia rotolava un'enorme palla di neve sul suolo stradale come allegri scarabei stercorari (il padre era chiaramente affetto dalla mia stessa malattia, ad uno stadio più grave, sghignazzava e girava l'enorme bozzolo rischiando più volte di schiacciare una delle figlie o ammaccare le auto parcheggiate).
Alcuni invasati si prendevano a pallate, magari a mani nude, mirando alla testa e sapendo di condannarsi con molta probabilità a passare il Natale a letto con 40° di febbre.
Un tipo in centro, con indosso solo un giubbottino, stava ultimando un enorme pupazzo di neve sul tetto di una Panda (con tanto di cappello, sciarpa
e naso a carota) dubito che l'auto fosse sua, ma cappello e sciarpa penso proprio di sì.
Un nostro amico in preda all'entusiasmo, dovendosi recare all'ufficio postale a 3 km dalla sua abitazione, ha avuto la geniale idea di vestirsi da montagna, calzare gli sci da discesa e usarli in pianura, dopo due km circa ha rasentato l'infarto.
Sull'uscio di casa ho perso l'equilibrio e ho battuto la classica culata, un dolore lancinante, eppure ho riso per 10'... tutti tornati bambini ed irresponsabili!

Il nostro trio ha girovagato quasi u
n'oretta in questa atmosfera stranulata (nonostante il mio posteriore dolorante) finché l'unico sano di mente del gruppo, il Re dei Sugolini, ha sentenziato: "Ora basta! Io voglio tornare a casa perché la neve un po' mi piace, ma un po' anche no dato che ho freddo ai piedi e mi da noia quando entra negli occhi".
Chissà cosa sarebbe stata la Metafisica se De Chirico avesse visto la statua di Dante non in preda ad uno stato di sbandamento febbrile da virus intestinale, ma come l'ho vista io ieri, in preda ad uno stato di sbandamento infantile da neve!

lalla

P.S. Nei prossimi giorni, si sa, il manto candido si trasformerà in una fanghiglia sudicia, arriveranno i malanni, bisognerà rimettere le cose a posto, fare l'inventario dei danni e pagare il conto, per questo sarà più facile odiare tutti la neve, come è giusto che sia.

giovedì 9 dicembre 2010

tutto fa brodo

Nell'ultimo anno ho partecipato a qualche concorso internazionale... così, tanto per tentare la fortuna e ingrassare il curriculum.
In realtà i concorsi a cui ho partecipato di internazionale, a parte il nome, hanno poco e la selezione di opere iscritte a mio parere appartiene ad un livello medio-basso. Nonostante ciò, le mie "creazioni" sono state regolarmente snobbate (evidentemente nel livello sopracitato ci stanno proprio bene).
Comunque, mi consolo pensando che:
1) di solito l'iscrizione è stata piuttosto economica (diciamo che "c'ho perso poco")
2) probabilmente le giurie erano composte da critici brutti, antipatici e falliti, quindi: vale poco la vincita, vale poco la sconfitta!
3) anche le opere più ignorate dalla giuria hanno trovato delle belle vetrine online nel "premio arte laguna 2010" e nel "premio combat 2010" e magari l'apprezzamento gradevolissimo dei colleghi nel "premio celeste 2010".
Inoltre, su 5 concorsi tentati nel 2010, due volte ho raccattato anche qualche "grandioso" riconoscimento...
al premio "la magia del piccolo formato 2010" sono stata premiata con un 7° posto (caspiterina!) e lo scorso sabato sono stata invitata nel Salone dei 500 in Palazzo Vecchio per ritirare l'attestato di riconoscimento come artista finalista al "premio Firenze 2010- XVIII edizione", la mia opera premiata si troverà in questa mostra virtuale per i prossimi 365 giorni (perdindirindina!).
Sapevo che la premiazione sarebbe stata la solita farsa, ma... sarà stata l'ambientazione grandiosamente manierista, sarà stato il tappeto rosso nuovo nuovo a terra, sarà stato il discorso pomposo del sindaco Renzi (con la solita faccia da adolescente, impettito e vestito a festa), sarà stata l'incredibile affluenza di pubblico ( tutto impellicciato/incravattato)... sembrava quasi una cosa seria!
E... nonostante mi sia persa il mio nome letto a voce alta dalla giuria e la proiezione sul grande schermo della mia opera (la cerimonia andava per le lunghe e sono fuggita verso il Re dei Sugolini che mi aspettava con tanto di febbre e bronchite),
nonostante abbiano inserito l'immagine dell'Isola ribaltata sul catalogo (!!!)... non ho comunque potuto fare a meno di raccogliere con un sorriso la pergamena di "finalista".
lo so, lo so, non è granchè... ma tutto fa brodo!

lalla

venerdì 26 novembre 2010

piove? La mediocrità ha un suo fascino

Tutta questa pioggia autunnale riaccende puntualmente le mie fobie di alluvione (da quando vivo sotto il livello dell'Arno mi sento nella stessa situazione di quelli che vivono abbarbicati sulle pendici del Vesuvio, diciamo, statisticamente tranquilli, psicologicamnete non troppo...).
Non solo: tutto questo umido ti entra nelle ossa, tutto questo grigio ti penetra negli occhi e nel cervello... per forza si suicidano di più gli abitanti della civilissima Europa del nord!
Io sono metereopatica, c'è poco da fare, e, se non fosse che a novembre ci sono un mucchio di compleanni (compreso il mio) e a dicembre il Natale, io li leverei dal calendario questi due mesacci umidi e bui.
Ecco, perchè non solo la pioggia rompe le scatole, ma soprattutto l'assenza della luce, la notte che incombe dalle 5.00 di pomeriggio...
premesso quindi che recentemente non salto di gioia, l'altro giorno mi stavo appunto dolendo del fatto che è quasi impossibile conciliare i miei sogni d'art
ista maledetta con la vita reale (sarà perchè quest'anno ho tempo quasi pari a zero per dipingere e per modellare la creta...), che in un'esistenza fatta di priorità, puoi sperare di realizzare il tuo sogno solo se sei pronta a calpestare tutto il resto e solo se il tuo sogno si trova, da solo e sempre, sullo scalino più alto dei tuoi pensieri...
sul mio scalino c'è Elia, poi Theo, poi la mia serenità interiore, poi la necessità di uno stipendiuccio che ci garantisca un'esistenza dignitosa, poi l'arte... addio sogni di gloria!
Va anche detto però che il grigiume non solo induce ad essere un po' tristarelli, ma anche più profondi e meditativi.
Così, in una delle mie meditazioni forzate (che, per mancanza di tempo, di solito si manifestano mentre stò raggiungendo le mie due scuole, stracollandomi in bici tutta imbacuccata sotto la pioggia, oppure in auto, in coda sui viali intasati sempre causa pioggia) mi è venuta in mente una grande verità: i colori sgargianti, le luci accese e brillanti conquistano, ma il grigiume e la mediocrità hanno un proprio fascino.
Ma chi se ne frega delle gloria!

Pensiamoci bene: ma che importanza può avere se degli sconciuti conosceranno mai le mie sculture? L'importante è che siano nate da me e che, ogni volta che le guardo o le accarezzo, riprendano vita, solo per me.
Che bello non svendere se stessi per arrivare in cima, in cima a cosa poi?
Che bello vivere nell'ombra, tranquilli, onesti, sereni...
Esiste un libro sull'argomento, "l'eleganza del riccio", mentre lo leggevo non è che mi convincesse troppo, mi sembrava che ostentasse fastidiosamente il suo lato colto e ricercato, poi però, sul finale, mi è sembrato di cogliere questo messaggio, al di là di che tipo di diversità si stesse parlando, e mi ha rapito completamente.
Che bello essere diversi, andarne anche fieri e non sentire per forza il bisogno che gli altri, tutti gli altri, conoscano la tua diversità, la approvino o la osannino...
che bello...

certo, non so se io sarò abbastanza forte e sicura di me per poter continuare ad esprimere me stessa senza l'appoggio del resto de mondo.
Va anche ammesso che il resto del mondo è molto vasto, vario e non sempre disponibile ad osannare chiunque ne senta il bisogno...

lalla

P.S. Sto scrivendo la sceneggiatura, ma disegnare mi mancava, così questo è il primo studio per Elena, la servetta che entrò nella casa e nella vita di Emma quando erano entrambe adolescenti.

Era passato qualche anno dalla scomparsa della madre Margherita e la giovane Elena... ne prese il posto! Ebbe anche un figlio dal padre di Emma... mio nonno Alberto, ebbene si: questa è la mia bisnonna e a proposito di mediocrità: "siamo tutti figli della serva".
Secondo i racconti di mia madre e delle sue sorelle Elena era bellissima, ma tirchia e meschina. Nata povera e morta ricca, ma condannata a rimanere per tutta la vita la "serva" del suo padrone, geniale anatomo e onesto primo cittadino di Firenze, che se la sposò ma non si degnò neanche, in tanti anni, di insegnarle a leggere...



venerdì 5 novembre 2010

il fumetto di Emma va avanti

Il fumetto di Emma va avanti, piano piano, ma va avanti.
Dopo aver pensato al soggetto, l'ho sviluppato in storia e poi suddiviso in tavole (il mio fumetto dovrebbe averne 45 circa).
Per creare una tavola si dovrebbe partire da una sceneggiatura dettagliata che io, per la rabbia e il disappunto di Theo, non sono ancora arrivata a scrivere... la definisco via via, orrore!
Ho buttato giù un canovaccio nel quale ho specificato che cosa debba raccontare ogni tavola, ma devo ancora affinare i dialoghi e ogni volta pensare alla suddivisione in scene.

Ho fatto un po' di conti: lavorando a tempo pieno con la scuola posso riuscire a terminarlo in 2 anni.
Cavolo, sembra un tempo lunghissimo...
E' che fare un fumetto non è per niente una passeggiata.
Ci vogliono dedizione e pazienza, molta pazienza. Ci vuole molta forza di volontà per resistere al lato oscuro della forza: la tentazione di tirar via.
Ogni tavola è una nuova sfida e per affrontarla devi pensare fin dall'inizio che darai il massimo e che sarà la migliore di sempre. Se tutto è andato bene, appena la finisci, è davvero questa la sensazione che provi: quella di esserti migliorata, di aver fatto un buon lavoro.
Poi interviene il fattore tempo: passano i giorni, i mesi, e solo pochi disegni resistono, gli altri perdono ai tuoi occhi di charme e completezza, denunciano i loro errori, sembrano rigidi, incompleti. A questo punto puoi decidere di far finta di non vedere, sopportare questi "mezzi insuccessi" in nome dell'andare avanti, oppure puoi decidere di rifare delle parti, mettere delle "toppe", o riaffrontare l'intera tavola.
Correggere e ripetere se stessi, ve lo giuro, è una fatica immensa.
Inoltre un fumetto perfetto non esiste, questo va pure capito, in un tempo di lavorazione così lungo lo stile e il gusto del disegnatore cambiano inevitabilmente.
Di conseguenza, per riuscire ad arrivare in fondo a questa odissea, credo che l'atteggiamento migliore debba essere una via di mezzo: cercare la perfezione, ma saper anche amministrare una certa economia delle proprie forze, poichè non è detto che non si esauriscano e ti mollino sul più bello!
Ce la farò? Riuscirò a portare a termine questa avventura?
Mi piacerebbe tanto, ho voglia di raccontare questa storia.
Io ci provo e stiamo a vedere...

lalla

P.S. Nella tavola n°1 un'Emma dodicenne salutava la salma della madre Margherita al suo funerale, posandogli un mazzolino di fiori di campo nella bara (Theo mi ha già fatto notare che non è una geniale idea commerciale iniziare un fumetto con un funerale...).

Ecco la genesi della TAVOLA n°2
.
In questa tavola Emma ha un flashback: lei, molto più piccola, è insieme alla mamma nel giardino della villa di famiglia. Stanno leggendo una favola e canticchiando, poi il padre di Emma, Giulio Chiarugi, richiama in casa la moglie Margherita. La donna, prima di rientrare chiede a Emma di farle una promessa: "promettimi, amore mio, che nella vita inseguirari sempre i tuoi sogni". Nell'ultima vignetta Emma è di nuovo nel presente e sussura: "te lo prometto mamma".

1)
Storyboard. Anche se uso foglietti volanti, leggeri come carta velina, e faccio dei freghi col lapis molto approssimativi, questa è una fase importantissima nella quel decido la scansione delle vignette e la posizione dei personaggi. Confesso che mi capita di citare immagini che trovo su internet e farmi affascinare da celebri opere d'arte (la posa di Margherita nella quarta vignetta deriva dalla Maddalena nel "trasporto di Cristo" di Raffaello). La regia è il mio punto debole, per fortuna, se mi perdessi, posso chiedere aiuto a Theo...


2)
Disegno. A questo punto prendo in mano il sacro foglio Fabriano Artistico che pesa come il piombo e costa più di me. Le misure sono quelle definitive e il disegno è meno approssimativo, si comincia a vedere con chiarezza dove le immagini vadano a parare. In questa fase diventa palese se il tutto funziona o se ci sono dei punti deboli, per esempio il volto di Emma nell'ultima vignetta mi ha fatto molto penare...

3)
China. Ecco, questo è davvero un bel momento, rubo i pennarellini di Theo (che lui usa per scopi ben più nobili dando vita a "le trone d'argile") e mi sento quasi euforica mentre finalmente le immagini vengono definite. Mi faccio affascinare dalle linee curve e dai contorni liberty di Alphonse Mucha, è molto piacevole.

4. Colore. Ed eccoci finalmente: posso brandire i miei splendidi pennelli in pelo di bue (ultimamente non riesco a trovare quell'unico speciale in pelo di martora che era quotato in borsa!), preparare la mia enorme tavolozza Pebeo e i miei vecchi e fidati colori Winsor & Newton, posso finalmente lasciarmi andare. Cerco di manternere i toni molto leggeri (è pur sempre un ricordo) e l'atmosfera bucolica e dolce delle illustrazioni di Carl Larson.
Il colore diretto con gli acquerelli è una vera goduria!
Si puo' dire che il fumetto stia veramente nascendo e il tutto avviene in completa serenità e armonia...

5. Post-produzione. Ebbene, non è ancora finita: scansiono la tavola e la aggiusto in alcune sue parti con dei ritocchi a Photoshop (in un secondo momento potrei pensare di realizzare la famosa "toppa" sull'ultima vignetta). Mancano i baloon (le nuvolette col testo) e anche quelli li metterò al computer.

E soprattutto manca un editore... e non è cosa da poco!

lunedì 18 ottobre 2010

"buonanotte amore"

E' andato bene, tutto.
La mostra/Vernissage è stata meno deprimente del solito e il merito è dell'organizzatore, una persona gentilissima, che aveva scelto
i partecipanti con grande gusto, in base al merito e non in base ai soldi pagati (alla faccia dei galleristi, si vede che non è del settore...). Ad un certo punto è venuto un acquazzone pazzesco, ma questo non ha influito su una buona affluenza di pubblico.
E' stato bello e strano conoscere persone interessanti sotto lo sguardo vigile delle mie "ragazze" appese alle pareti...
Lo spettacolo é stato un successo pazzesco, siamo state affiatate e fluide, abbiamo fatto ridere e anche un po' commuovere (sabato 23, ore 21.00, al nuovo e splendido Cinema Teatro Excelsior di Reggello (Fi) cercheremo di replicare con ancora maggiore passione!).
E' stato bello e strano essere per un'oretta Claudia (una donnetta ottu
sa, inaffondabile e perbenista) e per un'oretta Marisa (la figlia pazzoide e ridicola, alla ricerca ossessiva di un bambino a cui dedicare se stessa)...
Il Re dei Sugolini ha dimostrato di essere più forte di me (io oggi sono francamente un po' provata), è stato comprensivo con le nostre assenze, fin troppo adulto e responsabile.
Di tutte le cose belle fatte questo week-end, nessuna regge il confronto con quello che mi hanno regalato "i miei ragazzi".
Theo è rientrato mentre già dormivo, mi ha svegliato con un bacio ed un "buonanotte amore", e nonostante abbia aggiunto "non vengo subito a letto, voglio vedere i goal" , io mi sono talmente intenerita che non sono riuscita a riaddormentarmi per quasi un'ora ... non male, forse perchè non era il primo ieri sera.
Quando, dopo aver interpretato due storie di "pippi Calzelunghe" e dopo aver coccolato 5 minuti il piccolo grande Elia,
mi sono infine allontanata dalla sua stanza, avevo già udito la sua vocina dolce dirmi "buonanotte amore" ...

lalla

La prima parte dello spettacolo è ambientato negli anni '60, quella scema con la parrucca rossa sono io e non credo che ci sia da aggiungere altro.

giovedì 14 ottobre 2010

il week-end dell'orrore

Ed eccoci qua, alle soglie del "week-end dell'orrore", come ho soprannominato da circa 3 settimane i 3 giorni che mi aspettano...
Durante una prima stesura di questo post, avevo iniziato a elencare tutti i miei impegni e gli incastri iperbolici che avrei dovuto fare per potervi partecipare, poi mi sono resa conto che mi stava crescendo un'ansia pazzesca e ho cancellato tutto!
E poi perchè terrorizzarvi con una sfilza terribile di eventi, per altro quasi tutti molto interessanti e
particolari, se presi singolarmente, ma micidiali se condensati in 3 giorni!
Vi basti sapere che Theo partirà con la nostra auto domani mattina per un turbinoso week-end di dedicaces a Chamberry e tornerà stravolto domenica sera (ci vogliono 6 ore di guida...), ma non temete, anche io ed Elia non saremo freschi come rose il 17 sera...

in questi giorni farò campo base a casa dei miei in campagna, a Reggello, dove abbandonerò ripetutamente il piccolo Re dei Sugolini, ritrovandolo ogni volta più indisposto e mortalmente offeso nei confronti dei suoi genitori scriteriati ed assenti...
scippando l'auto alla mamma dovrò recarmi
a Empoli per 5 ore di consigli di classe venerdì sera e 4 ore di lezione sabato mattina. Contando che Empoli è perfettamente dall'altra parte della provincia di Firenze rispetto a Reggello e che dovrò recarmici a meno di 12 ore di distanza, forse mi meriterebbe pensare di accamparmi con una tenda in aula professori, in fondo c'è anche la macchinetta con l'orzo caldo per colazione, svegliarsi alle 6.00 col canto del Gallo non deve essere poi quest'idillio...
Non ho ancora deciso se ripiombare dal piccolo Re ogni volta che potrò ritagliarmi un'oretta da passare insieme o se butterò 2/3 ore a zonzo in luoghi non meglio definiti della campagna toscana smangiucchiando qualcosa o rassettandomi in un bagno pubblico in attesa dei vari impegni...
Sabato pomeriggio Elia prenderà parte a una festa in maschera halloweenana per il compleanno della cuginetta, spero che sarà un pomeriggio spensierato, io invece parteciperò ad un Vernissage di Scultura e Pittura a Campi Bisenzio (dalle 16.00 alle 22.00) in via Tesi. So che è una bella occasione, ma a questo punto devo essere sincera: io ODIO le mostre! Mi stancano a morte e mi deprimono, quando sono finite penso immancabilmente "che tristezza"... preferirei mille volte truccare da Zombie il piccolo Re e passare il resto del pomeriggio ad animare 20 bambine/i vestiti da streghette e morticini!

Domenica pomeriggio abbandonerò nuovamente il Re dei Sugolini (sempre più inorridito e recalcitrante) e parteciperò al nostro spettacolo teatrale "Non se ne esce" al Giardino dei Ciliegi alle ore 17.00. Io sono in scena praticamente 1 ora e 45', se non do il massimo rischio di ammosciare l'intera rappresentazione...

Credo sinceramente che domenica sera si verificherà uno "svenimento collettivo" al primo contatto col cuscino, anche se, sia io che Theo, prima tenteremo con una fiaba ruffiana di riconquistare il mio piccolo Re...
Ok, vi ho tediato abbastanza, ma che ne pansate: sopravviveremo?
Be, come vedete, quando dico che mi ci vorrebbero almeno 3 vite per fare tutto quello che mi piace, non sto scherzando...

lalla

P.S. e intanto trovo un po' di tempo per pagare i miei debiti, questo è per te Angelique, è solo un piccolo disegno, ma serve a dirti grazie, ancora.

"Angelique", graffite e acrilio su carta cotone, 20x30 cm.

mercoledì 6 ottobre 2010

dilettante allo sbaraglio

Nella vita ho incontrato spesso persone che provano per me sentimenti molto contrastanti.
Ricevo grandi complimenti e lodi, posso, a pelle, stare simpaticissima e con la stessa facilità risultare del tutto insopportabile, diventare bersaglio anche di sfoghi plateali...
Bisogna ammettere che ho qualche pregio: sono diligente nel lav
oro (il senso del dovere mi perseguita dalle medie), entusiasta di tutto ciò che faccio, facilitata da un'ottima memoria fotografica, logica matematica e doti artistiche semi-inutili (ma vistose e ammalianti), quasi sempre cordiale e accogliente (almeno spero), abbastanza determinata e pressapoco inaffondabile.
Innegabilmente però, ho molti difetti: parlo troppo, troppo a voce alta e troppo in fretta (e in più in uno strano linguaggio tutto mio e con la voce da gallina), talvolta sono davvero
prolissa e pallosa (specialmente quando attacco un bottone sull'arte a poveri amici e parenti che, inconsapevolmente e per sola cortesia, avevano sfiorato l'argomento), sono approssimativa (sbaglio nomi, date, sono sprecisa nelle citazioni), mi infilo nei discorsi di tutti, ho una visione distorta e romanzata della realtà che mi circonda, sono un'esibizionista convinta e , soprattutto, sono stata, e sono anche adesso, una dilettante in qualsiasi campo.
Questo credo che sia, più di tutte le altre cose, deprecabile e odioso.
Tanto per approfondire, entriamo un po' nel dettaglio.
Al liceo sono riuscita in breve tempo a inimicarmi tutto l'istituto: io non ho dovuto faticare più di tanto per studiare, mi bastava leggere una volta gli appunti presi in classe e risultavo immediatamente la migliore, facevo gli esercizi di matematica con la spensieratezza con cui molti, rosolando al sole d'agosto, affrontano la "Settimana Enigmistica", disegnavo senza fatica appoggiandomi solo al talento e non a infiniti esercizi di pratica. Agli occhi della massa non ero solo secchiona, insomma, ma fetente.
Quando, uscita dall'Università di Architettura, mi recai al laboratorio di Giorgio per chiedergli sostegno nella realizzazione di una sepoltura in ceramica per un'amica, non sapevo niente di creta e colori, come al solito mi buttai allo sbaraglio, alla fine lui mi chiese di rimanere a lavorare con lui, per 5 anni ho realizzato manufatti e insegnato alle stagiste che venivano da noi dopo aver fatto la "scuola per ceramisti", io, che ero solo una dilettante.
Da due anni mi sono messa a scrivere su questo blog, ma leggo pochissimo, sono leggermente dislessica, scrivo quello che sento e che emerge spontaneo nella mia testa, ma inbevo ogni post di terribili "orrori" ortografici che Theo mi indica penosamente e che solo così posso correggere.
Questa domenica, che mi passi o meno questa cavolo di tonsillite, parteciperò finalmente alla prima rappresentazione dello spettacolo teatrale che proviamo da più di un anno, siamo 6 attrici (4 hanno seguito corsi teatrali con istruttori seri, alcune per anni). Io ovviamente faccio l'autodidatta, la "dilettante allo sbaraglio", che si butta senza un minimo di tecnica, sostenuta solo dalla sfrontatezza e, appunto, dall'esibizionismo.
Un ultimo esempio. L'anno scorso, in penuria di guad
agni, molti amici mi hanno suggerito di dare corsi di pittura per cercare di arrotondare un po'.
E cosa avrei potuto mai insegnare a quei poveracci che si fossero iscritti? Io non conosco la tecnica dell'olio, non so niente, non è un modo di dire, vedete, quando dico "dilettante".

Non preparo il supporto, prendo i colori e comincio, senza dare una base, procedo spedita (rifinendo le varie parti via via che le affronto), così, come mi viene, ho pochissimi ripensamenti. Ho scelto di lavorare sulla masonite perchè è rigida e non rimbalza, come diluente uso l'olio extravergine d'oliva di mio fratello perchè ha un ottimo odore (non quello fresco, per carità, sarebbe peccato, quello degli anni prima, che mia Mamma di solito usa per friggere).
Insomma, il mio approccio alla pittura, come ad ogni altra cosa, è avvenuto in modo spontaneo e approssimativo ed ha più a che vedere con la frittura mista che con la tecnica accademica!
Non ci credete?

Ovvia, vi voglio far inorridire mostrandovi il "work in progress" del ritratto di Chiara M., guardare per credere...

lalla

P.S. Chiara M. è una ragazza minuta, all'apparenza fragile, ma piena di una forza interiore che non credo sappia di possedere. Ha preferito non ritrarre il proprio volto e inizialmente ero dispiaciuta, la ritengo un soggetto molto affascinante. Nonostante ciò, devo ammettere che mi ha colpito far posare un corpo così armonico e in forma (pratica Kung-fu).
La luce accarezzava le superfici toniche, i muscoli guizzavano nella penombra, sembravano trattenere a stento una grande energia. E poi questo suo mostrasi e fuggire allo stesso tempo, mi ha regalato una visione di lei molto misteriosa e intrigante.
Ha attraversato mezz'Italia in treno solo per posare per me.
E' stato un grande onore e spero che questo ritratto le piaccia almeno un po'.





"Chiara M.", olio su masonite, 50x60 cm.

domenica 26 settembre 2010

ho deciso di procurarmi un esaurimento nervoso

Ho deciso che cercherò di tenere duro e non mollare niente.
Ho deciso di cercare di incastrare pittura, scuola, scultura, soprattutto Theo e il Re dei Sugolini e perfino un po' di teatro .

Sono cosciente che questa decisione, con ogni probabilità, mi porterà ad avere i capelli dritti a Natale, l'occhio dilatato a Pasqua e l'esaurimento nervoso a giugno... ma stiamo a vedere, non si sa mai!

D'altronde, ho deciso che non posso fare a meno dei due bei ragazzi che vivono con me il giorno stesso che li ho conosciuti, entrambi, e finchè non mi manderanno a quel paese continuerò ad interferire, appiccicosa e ingombrante, nelle loro vite... che sono la mia.

Ho deciso che non posso fare a meno della scultura quando ho visto le mie bambine d'argilla finalmente fuori dal forno, splendide, intatte, curve, attraenti... quasi vive.


Ho deciso che non posso fare a meno della pittura quando una dolcissima ragazza è scesa da Milano per posare per me, ho iniziato il suo ritratto e ho riconosciuto subito quel senso di adrenalina e magia che ogni volta mi pervade... è quasi una droga, difficile vivere senza.

Ho deciso che non posso fare a meno di insegnare (senza risparmiarmi, lavorando il doppio, anche a casa, e dando tutta me stessa) quando ho conosciuto le mie nuove classi e quegli adolescenti, che la vita costringe a stare di fronte a me 2 ore a settimana, che tanto più volentieri se ne dovrebbero andare a correre in un prato, dietro ad un pallone o ad un coetaneo, e che invece, magicamente, ascolteranno le storie che escono dalla mia bocca... ne saranno meravigliati e incuriositi.

E poi, ho deciso che ogni tanto è giusto fuggire da tutte queste meraviglie, che mi ubriacano, ma mi sfiniscono. Gestirle nel giusto modo, preservandone i delicati equilibri e trovando anche il tempo per dormire un po', non è cosa da niente. Ed ecco quindi che sarebbe bello infilarci anche il teatro, che può regalarmi la libertà di vivere altre vite, infinite, come quelle che mi ci vorrebbero per fare tutto quello che sento di voler fare!

lalla

"la Maschera", modellato in terracotta, 18x22x13 cm c.


"Archi", modellato in terracotta, 50x27x22 cm c.



"L'isola di Ingres", modellato in terracotta, 85x35x23 cm c.

lunedì 20 settembre 2010

grazie Giulia

E' finita l'estate e il mio periodo di mamma 24 ore su 24, anche il piccolo Re è tornato alla materna e al suo lavoro.
Ed è finito anche un anno di totale precarietà economica e professionale.
Mercoledì scorso, dopo svariate peripezie e nonostante qualche pasticcio di troppo del provveditorato, mi aggiudico 8 ore settimanali ad Empoli. Domani mattina ho una convocazione che forse mi consentirà di aggiungerne 6 a Firenze... si ricomincia con montagne di compiti da corregggere, lezioni da preparare, ragazzi da conquistare e finalmente uno stipendio decente...
certo, sono contenta, ma la pittura? La scultura? Il fumetto di Emma?
Tutti questi sogni mi hanno coccolato e consolato della mia inutilità per un anno intero, adesso è difficile metterli da parte e mi rattrista pensare che fossero soltanto un'illusione.
Però lo penso spesso: sono solo un miraggio, un inganno, tutte le cose che faccio.
Ogni tanto ne aggiungo una ed è solo un'altra categoria nella quale sono e sarò sempre una dilettante (pittrice, scultrice, perfino attrice e anche insegnate).
So fare tutto e non so fare niente. Possiedo doti inutili e infruttuose, nessuna delle quali spicca davvero sulle altre, sono solo mezzi doni incapaci di servire davvero nè a me, nè ad altri.
Sempre più spesso mi balena per la testa il pensiero di essere una persona banale, senza talento, senza niente da dire e comunicare.
E adesso? Mi rimetto a insegnare e nascondo di nuovo i colori nella polvere del cantuccio dietro la scrivania e la voglia di dipingere in un pertugio in fondo al cuore?

Poi, vengo a spegnere il computer e vedo un messaggio di un'allieva di due anni fa che quest'estate ha preso la maturità. Quasi si scusa perchè è tanto che non scrive e questo mi sconcerta, ma porca vacca, avrai avuto di meglio a cui pensare che a una tua ex-ex-insegnate di arte! Mi scrive che finalmente ha il coraggio di inseguire i suoi sogni, che farà architettura, anche se è la scelta meno logica, che questo coraggio lo deve anche a me, mi scrive grazie, delle parole così belle, che non credo di meritarle. E' entusiasta, innamorata della vita e dell'amore.
Mi metto a piangere come una bambina, quasi mi spaventa pensare di aver influenzato la vita di una ragazza di 18 anni, averle fatto credere che sia giusto inseguire i sogni, non arrendersi di fronte alle difficoltà e cercare con tutte le forze di essere felici...
allora mi balena per la testa il pensiero di non essere poi così male come insegnate e come persona.
L'aver fatto architettura quasi per caso e non l'accademia, l'aver rinunciato alla matematica, l'aver scelto p0rima i fumetti, poi la ceramica e l'insegnamento, l'aver messo sempre tutto da parte in nome della famiglia e del Re dei Sugolini, tutta questa serie di contraddizioni, deviazioni, spreco di energie...
ho sempre pensato che mi avessero trasformato in qualcosa che non è "nè carne, nè pesce", e invece no, mi hanno portato ad incontrare Giulia.
Non ho sbagliato tutto, non esiste un'altra carriera (per quanto strapagata) che potrebbe regalarmi soddisfazioni così. Non c'è un lavoro più importante di quello che faccio, non una vita migliore di quella che sto vivendo e non sogni più dolci di quelli che mi culleranno stanotte.
Vado a letto felice, grazie Giulia.

lalla

giovedì 22 luglio 2010

in "giro in giro"

Sono una cinefila, ora spero di aver scritto bene e che non si capisca che mi piacciono i cani (che poi è anche vero). Ma insomma, adoro il cinema e i film, tutti, anche quelli brutti, se ne comincio uno devo finirlo per forza e poi me lo ricordo per sempre. Posso riconoscere una pellicola già vista con un solo fotogramma e ho i dialoghi stampati a fuoco nel cervello.
Va bene, dimenticando per un attimo i miei lati maniacali, ad ogni modo io credo che qualsiasi persona che abbia la mia età se lo ricordi con un pizzico di nostalgia, quel Signore Coccodrillo e il suo bisogno di libertà.
La filosofia del "giro in giro" è sganciarsi, lasciarsi tutto alle spalle,
per 30 minuti o 30 giorni, questo non conta, l'importante è sentirsi leggeri.
E ogni tanto, andarsene un po' a zonzo, serve davvero a tutti.

Così, dopo che per un'intera settimana una banda di batteri scalmanati ha fatto baldoria nella mia gola e dopo averli scacciati a suon di velenosi antibiotici, un po' verdastra ma felice, risorgo dalle mie ceneri come la Fenice, raccolgo in un sol giorno baracca e burattini e in compagnia dei miei due bei ragazzi, vi saluto.
Facciamoci tutti questo giretto allora e ognuno se ne vada dove gli pare.
Noi tre ce ne andiamo a rosolare qualche giorno in Puglia.
Anche la mia Emma si fa una bella passeggiata in bici per Firenze. E' primavera, l'aria fresca le scompiglia i capelli e lei si sente determinata, e libera...

lalla

mercoledì 7 luglio 2010

materiali e tecnica

Se ben ricordo, negli anni '90 c'era uno spot che recitava "la potenza è niente senza controllo" , si riferiva allo sport e alle auto, ma in effeti anche in arte materiali e tecnica la fanno da padrone.
In questi giorni sono tutta in fibrillazione, spero di poter infornare le mie ultime tre sculture, finalmente.
Sembra impossibile dover attendere così tanto, ma mettere tutti d'accordo e riempire un forno grande come un bagno, dove puoi tranquillamente camminare in piedi, non è cosa facile. Inoltre io, che a Sesto sono ospite ben voluta ma ingombrante, devo adeguarmi ai tempi del resto della produzione, quella che conta (cioè quella che porta al laboratorio un ricavo in denaro).
Un'attesa così lunga mi crea non poche ansie dato che questa volta ho ideato dei pezzi particolarmente difficili dal punto di vista tecnico, mi sa che 2 su tre me li gioco in cottura.
Quando immagino le forme vorrei ribellarmi e non adeguarmi alle restrinsioni della tecnica, ma è impossibile, la creta ha una volontà propria, così ogni volta cerco un compromesso realizzabile spostando sempre di più il livello di rischio.
"L'Isola di Ingres" è un unico pezzo enorme, anche solo sollevarla per infornarla sarà un'impresa.
"La maschera" ha già una piccola crepa dovuta a dei ripensamenti in corso d'opera un po' troppo tardivi, ma d'altronde, se a metà strada intuisci una via migliore, che fai, non provi?
"Archi" ha una forma estrusa che crea tensioni, trazioni e compressioni nella materia ceramica, seccare l'ha già messa a dura prova...

aspettando che si sciolga questo nodo di angoscia/curiosità/speranza e che io sappia come andrà a finire, vi propongo una piccola illustrazione (molto art nouveau) nel solco del mio folle progetto fumettistico.

Theo era convinto che materiali più pregiati avrebbero giovato al mio acquerello.

Forse aveva anche ragione: quando ho voglia di disegnare, arrabatto il primo album preincollato che rimedio per casa e, se non trovassi i colori, sarei capace di colorare con vino e caffè (tanto berli non posso!).
Ammetto che questo non sia un bel modo di migliorarsi, c
osì il mio compagno di studio/letto/vita mi ha ammorbato un mese... alla fine ho fatto un salto allo Zecchi per comprare una carta grammatura 7 "Fabriano artistico" che costa più di me. Una volta in negozio mi sono lasciata andare e ho rinnovato il parco pennelli, lunghi, tondi, in pelo di bue (ne ho solo uno sacro in pelo di martora che custodisco dall'età di 16 anni). Forse al prossimo disegno mi monto definitivamente la testa e finisce che ricompro anche i colori (che sono buonissimi Winsor&Newton, ma antidiluviani).
Va bene: per fare una scultura devo per forza chinare la testa di fronte al volere dell'argilla, cercando di evitare così una sua esplosione o rottura, ma fare un bel disegno non è soprattutto una questione di mano e di testa, serviranno tutti questi lussi?

lalla

"Emma en plein air", china e acquerello su carta, 16x39 cm.

mercoledì 30 giugno 2010

Angelique

Credo che Angelique sia una delle donne più sensuali che conosco.
Il segreto della sua sensualità non sta nel fatto di essere bella, o di parlare con un irresistibile accento francese, ma è soprattutto nella sua mistura di esuberanza e timidezza.
La muscolatura tonica, quasi ginnica, il portamento altero e la capigliatura infuocata le regalerebbero un aspetto da regina delle Valchirie. Ma tanta maestosità intimorisce anche lei, così spesso si ritrae, si strugge e si nasconde in un sorriso, vela di smarrimento e malinconia lo splendido sguardo acquoso.
Angelique ha lavorato per molti anni allo studio di illustrazione con Theo... spero vivamente che lui non fosse tanto permeabile e sensibile al suo fascino quanto me!

lalla

P.S. Grazie Angelique di aver posato per me, spero che questo ritratto ti renda giustizia. Mi sono un po' allontanata dalla realtà, lasciandomi trasportare
dal linearismo liberty delle ciocche di capelli e dal contrasto un po' esasperato tra i colori complementari. Volevo cogliere il dualismo che ti pervade, ma cercando di catturare il fuoco ho forse perso l'acqua...


"Angelique", olio su masonite, 40x50 cm.

giovedì 24 giugno 2010

dopo molte premesse, Emma.

La visione degli scarabocchi a seguito di questo testo, ha bisogno di alcune premesse.

Premetto che la mia prozia Emma Chiarugi fu una brava pittrice, allieva del grande Giovanni Fattori. Quando ero piccola, le sue nature morte e i suoi paesaggi mi guardavano dalle pareti della mia casa natale, ammaliandomi. Passavo ore ad osservare, mi perdevo tra quelle pennellate vigorose e quelle calde macchie di colore. Ho mitizzato la sua persona, il fatto che fosse moderna e ardita, e il suo talento, tanto da desiderare con vigore crescente una sua riemersione dall'oblio e una sua resurrezione artistica. In verità, sognavo di poter essere come lei. Crescendo ho abbandonato l'infantile sogno di emularla (come disse il Grande Courbet:"E' inutile che tenti di dipingere come Raffaello, anche se tu riuscissi ad avvicinarti a lui, tu non sei Raffaello e non lo sarari mai"), sostituendolo con quello più realistico di poterle regalare una ricollocazione al'interno della storia dell'arte (magari con una mostra e una biografia).

Premetto che all'età di 19 anni, iscritta da un'anno alla facoltà di Architettura e in piena crisi d'astinenza da disegno, decisi di frequentare la "scuola internazionale di Coomics". A dispetto del nome pretenzioso e ridondante, non è che la scuola fosse un granchè, ma può anche darsi che la colpa fosse mia: la consideravo più che altro uno svago, una scusa che mi permettesse, tra un esame e l'altro, di diseganre un po'. Detto questo, almeno la scuola mi è servita come agenzia matrimoniale! Theo era il più bravo della classe e aver trovato finalmente qualcuno più dotato di me nel disegno era terribilmente attraente.
Il suo talento, più che la sua bellezza, mi ha fatto innamorare.

Premetto che il progetto scemo a cui sto lavorando in queste settimane, ormai non mi sono ravveduta e quindi ve ne posso parlare, è preparare un fumetto sulla storia di Emma Chiarugi, romanzandola un po', e propormi con qualche tavola d'esempio al mercato francese. Ora, io lo so di non essere il geniale Raffaello, ma la scemenza sta nel fatto di aver creduto almeno di poter emulare un Ghirlandaio, cioè un eccelso artigiano. Io fumettista non lo sono mai stata, meno ancora che artista. Mi manca la regia, la visione d'insieme, un rendimento costante qualunque sia il soggetto o al scena da rappresentare. Per questo, nonostante i preziosi consigli di Theo il risultato è per il momento altalenante, dilettantistico e non merita di essere mostrato a dei professionisti.
Porca miseria, non c'è verso che io riesca a guadagnarmi da vivere con questo mezzo dono che ho in testa e nelle mani, ma a che cavolo serve saper disegnare?


Premetto che esattamente un anno fa si infrangeva un sogno durato 5 mesi di conoscere una piccola principessa che avrei chiamato Emma. L'avevo immaginata moderna, ardita e piena di talento come la mia prozia. Per questo, quando mi è balenato in mente questo progetto scemo, immediatamente ho pensato che se mai fosse andato in porto l'avrei dedicato a lei.
La vita va affrontata col sorriso ed io di solito lo faccio, a disposizione ho quello splendido del piccolo Re dei Sugolini, è l'unica cosa che conti veramente. Però è anche vero che oggi non riesco ad essere giuliva come sempre, è di nuovo il 25 giugno, il giorno che infrange i sogni.
Porca miseria, come ci sono rimasta male, dopo tutto questo tempo mi ci vuole ancora un grande sforzo per pensare che domani arriverà il 26 ed io ricomincerò a sognare.

lalla



prima prova, pagina n°1, Emma al funerale della madre Margherita, acquerello e china su carta.


seconda prova, pagina n° 12 c., Emma all 'Accademia, nella classe di pittura di Giovanni Fattori, acquerello e china su carta. L'idea di spostare il Ponte Vecchio a nostro piacimento per rendere il tutto un po' più interessante è uno dei molti consigli di Theo...

martedì 22 giugno 2010

ricascarci

Una parte con dei buoni propositi: starsene tranquillina a casa a lavorare, senza tanti sensazionalismi, esposizioni e conseguenti delusioni...
poi però è difficile non ricascarci, soprattutto se ho finalmente la possibilità di far vedere una delle mie opere preferite che alla Pizzeria avevano rifiutato "per carità, si vede il pelo, questo è un luogo per famiglie"!
A me la bacchettona giustificazione ha fatto sorridere: "un luogo per famiglie?" Il Re dei Sugolini sta crescendo in mezzo alle curve morbide e definite delle mie donne nude... verrà su un maniaco sessuale?
Ora che ci penso, in questi giorni mi racconta di essersi fidanzato con Sofia, una bellissima bambina di classe sua, ma anche con Angie, della sezione accanto...
e ha solo 5 anni!

lalla

P.S. per chi fosse interessato alle mie scandalose creazioni e a rimproverarmi di persona, l'inaugurazione con tanto di cocktail, della solita TV TOSCANA più svariata umanità (astronomi (?), poeti, notai...) sarà a Scandicci, via calamandrei n°5, dalle 18.30...

lunedì 14 giugno 2010

le prime volte

Nella vita ci sono un sacco di prime volte.
Alcune di esse sopravvivono nella memoria, indelebili, e altre si perdono, dimenticate.
L'esame di quinta elementare, il primo di un'interminabile serie, che adesso non lo fanno neanche più, ce l'ho stampato in testa.
Il primo amore che non si scorda mai, sarà... il mio era un bambino delle elementari, un certo Paolino, non ricordo proprio cosa mi affascinasse di lui, forse il fatto che mi trattasse peggio degli altri, credo.
La prima volta che assaggi il sushi e, superata la diffidenza, ti merav
igli della delicatezza del sapore e della scioglievolezza del boccone, a me è successo a Parigi, che meraviglia!
La prima volta che fai l'amore, quella sì che è indimenticabile, io l'ho fatto con Theo ed è stata anche la prima volta che ho pianto di commozione, che esperienza strana e totalizzante.
La prima volta che cerchi di partire con gli sci d'acqua, non riesci a tenere unite le gambe, gli sci e il giubbotto galleggiano e ti ritrovi trascinato tra le onde a bere litri di mediterraneo.

La prima volta che partorisci un bambino, fare il Re dei Sugolini è stata la cosa più difficile, pazzesca e straordinaria che mi sia mai successa. Per descriverla mi vengono in mente solo superlativi, ma per quanti ne usassi, non basterebbero mai.
E altre mille, diecimila "prime volte" più o meno importanti o banali.

Oggi, per la prima volta, ho finito di dipingere una piccola natura morta su commissione.
L'amico per cui l'ho dipinta, andandosene fiducioso, sulla porta mi ha detto: "fai tu, ma che ci siano fiori, le calle no, non mi piacciono, magari rose, un vaso, del panneggio..." ed ecco cosa ne ho tirato fuori.
Magari questa Natura Morta non sarà ricordata
per sempre, ma è pur sempre una prima volta, questo le va concesso.
Nonostante l'inziale diffidenza per il "lavorare su commissione", come per il sushi, mi sono dovuta ricredere: il tutto è risultato divertente e rilassante come sempre.

lalla

p.s. ora però sono un po' in ansia: il "committente", o "mecenate" che dir si volgia, non l'ha ancora vista, speriamo che gli piaccia!


Natura Morta con roselline, olio su legno, 30x40 cm.



Il fondamentale contributo del Tigro durante al pittura: dormirmi in braccio (certo d'inverno la cosa è più piacevole...).

giovedì 10 giugno 2010

di tutto un po'

Domenica 23 maggio: colpita da virus intestinale, 18 volte al gabinetto. E tutti penserete "e che sarà mai? Una volta all'anno capita a tutti", però nel mio caso, la via crucis verso il W.C. si è svolta durante una comunione con circa 60 invitati...
Lunedì 24 maggio: mi sveglio al mattino stile cencino molle, ma tiro avanti fino al pomeriggio. Nel recuperare il Re dei Sugolini dall'asilo noto una strana bollicina sul collo... "non sarà mica varicella?", lo spoglio seminudo in mezzo ai giardini pubblici e non noto altre bollicine, "bo, speriamo sia una pinzatura di zanzara..." ma ci credo poco...
Martedì 25 maggio: Elia si risveglia con una ventina di bollicine, è varicella!!! Che tempismo, evviva: il pomeriggio dovrò svolgere l'esame, il giorno dopo Elia ha lo spettacolo di fine anno (si stava preparando da mesi a impersonare il super-eroe che arriva all'improvviso e salva il treno della fantasia dall'incantesimo del mago cattivo ?!), due giorni dopo partirebbe il nostro aereo per Bruxelles.
Nonostante queste tragicomiche premesse:
1) L'esame For.Com. è andato come doveva andare: il 90% della gente aveva già le domande svolte e le ha soltanto ricopiate, erano generalissime, non c'entravano niente col programma dettagliato e super-specifico del corso, avrei tranquillamente potuto svolgerle senza studiare tre settimane, anche se, svolgerele sul momento, mi è costato una bella ondata di adrenalina e un bel po' di fatica. Il tutto è durato circa 1 ora e mezza e poi sono tornata a casa a spalmare pomatine antiprurito sul povero appestato.
2) L'indomani Elia ha saltato lo spettacolo, credo che non gliene sia importato nulla, al contrario della madre, non appartiene a quella categoria di esseri umani che gradisce esporsi al pubblico ludibrio.
3) E poi, nonostante il povero appestato (il cui stato di salute andava migliorando), nonostante la nube irlandese e nonostante la mia fifa pazzesca, sono volata a Bruxelles per accompagnare Theo in tour per dedicaces.
Il viaggio è stato piacevole, ma il Re dei Sugolini mi è mancato più del solito, sarà stato il fascino della pustola?
Ecco cosa mi resta di Bruxelles: la sporcizia (per una volta Firenze non ci sfigurava), l'armoniosa Gran Place, orde di turisti che si accalcavano per fotografare una misera fontana alta 40 cm con bimbo tronfio e pisciante (a sentir loro, il simbolo di Bruxelles), la triste mancanza dell'acqua (niente mare, niente fiume, niente lago, peccato), gli splendidi fiamminghi, i fascinosissimi edifici art nouveau (del tutto sottovalutati dagli indigeni e spesso inaccessibili), il museo Magritte, la sfrenata passione belga per il fumetto, le cibarie cattivelle e velenosissime per il mio fegato.

Ed eccomi tornata ad imperversare, per casa e al laboratorio: dipingo, disegno, modello e rompo le scatole.
Inoltre, dato che con la scuola sembra mettersi sempre peggio e fuori di casa non vedo la fila per accaparrarsi i miei ritratti e le mie sculture, nella mia testa balena un nuovo e buffo progetto, un altro tentativo di rimediare la pagnotta disegnando... non ne parlo ancora perchè mi sembra veramente un'idea campata in aria. Se tra qualche giorno non sono rinsavita allora forse ve ne parlerò, sappiate che ci sto già lavorando.

lalla

lunedì 24 maggio 2010

"a bachino", un po' etrusca

Pochi minuti dopo il mio ricovero a Careggi per indurre il parto del piccolo Re dei Sugolini, si dispose ai piedi del letto un Dottore/professore, circondato da un capannello di Dottori/studenti, e chiese (parlando lentamente e scandendo le sillabe): "si-gno-ra, se le par-lo, lei mi ca-pi-sce?", ci mancava solo che tentasse una comunicazione a gesti.
Io gli feci una risata in faccia (che minò per sempre il suo prestigio di fronte ai Dottori/studenti) e risposi: "dipende, se mi dice cose troppo difficili, no".
Va detto, a parziale discolpa del Dottore/Professore, che il 26 luglio ero abbronzatissima e inoltre, nella mia stanza, almeno altre due mamme erano extracomunitarie.
Però io no, io sono di Firenze e mi diverte molto che, con cadenza almeno trimestrale, le mie origini vengano attribuite a fantastiche località esotiche.
Di solito la scelta cade in America del sud (Venezuelana? magari!) o nel martoriato Medio Oriente (Israeliana? Iraniana? Araba?), o in Grecia, perchè no? Ma in Italia mai, proprio mai.
Agli studenti, che spesso mi guardano increduli e delusi quando confesso le mie sciape origini italiane, condisco la monotona realtà ribattendo che: "no, non sono Greca, ma Etrusca!".

E se cercate di ricordarvi i nasi dritti e taglienti e le fronti ampie delle donne semidistese nei sarcovagi etruschi, non potrete negare una mia diretta discendenza.
Mi fa piacere pensarmi un po' etrusca, spero di aver ereditato qualcosa da questo grande popolo, così amante della vita e così rispettoso della figura femminile.
Gli Etruschi sono stati i primi a considerare un valore l'amore tra uomo e donna.
Ebbene, il famoso "sarcofago degli Sposi" di Cerveteri, dove marito e moglie erano ritratti insieme, banchettanti, sereni, adagiati l'uno accanto all'altro, fu realizzato in terracotta.
Ed è sempre la terracotta il materiale di molte altre sculture di straordinaria bellezza giunte fino a noi, come "l'Apollo che cammina", acroterio del tempio etrusco di Veio.

La tecnica che usavano ha molti nomi: "a bachino", "a colombino" o "a lucignolo". Consiste nel creare la figura tridimensionale cava, partendo dalla base e aggiungendo via via dei bachini di argilla e procedendo fino a richiudersi alla sommità della figura (pensate un po' al laser verde di tanti film di fantascenza che procede nello scanner di un'oggetto/corpo per piani di sezione orizzontali dal basso verso l'alto). Una volta concluso il lavoro di aggiunta, la scultura era pronta alla cottura, si trattava solo di rifinire l'esterno.
L'argilla infatti non potrebbe sopportare una cottura a 950° se il suo spessore fosse maggiore di 2,5 cm, in spessori maggiori tratterrebbe inglobata dell'umidità o delle sacche d'aria e scoppierebbe.
La tecnica maggiormente in uso al giorno d'oggi in licei artistici e accademie è invece quella di aggiungere argilla "per forza di mettere" fino a creare una scultura "piena", un blocco intero e, solo in un secondo tempo, svuotare la scultura (sacavndola dalla base o dal retro) fino a raggiungere lo spessore desiderato.
Ebbene, anche io uso la tecnica dei più perchè è più semplice e flessibile, ti concede di cambiare idea e forma in corso d'opera.
Però, qualche anno fa, per una volta, volli sentirmi un po' più etrusca e provai a fare una piccola scultura con la tecnica del bachino.
Fu strano e divertente pensare come un laser/scanner.
Il risultato non è accattivante dal punto di vista estetico, ma ci sono comunque affezionata, perchè é ineccepibile dal punto di vista tecnico: non fece una crepa in cottura, simbolo che ogni singolo bachino fu suturato correttamente.
Va considerato che la mia piccola testina (del 2004), se paragonata all'Apollo di Veio (V/VI sec. a .C.) è piuttosto giovanina, ma se paragonata alla mia produzione attuale risulta assai vecchiotta.
Artististicamente, sono, per fortuna, maturata.

lalla


P.S. Domani ho l'esame, dovrei essere a studiare e non a scrivere post sulle tecniche ceramiche!!!

"testa femminile", terracotta "a bachino" del 2004, 25x30x16 cm c.

giovedì 13 maggio 2010

la secchiona, i ganzi e le farse.

Sono circa 10gg che studio con continuità e, diciamocelo, sto anche imparando delle cose interessanti. Mi sembra di essere tornata all'università o al liceo.
Mi viene in mente che al liceo artistico avevamo strani insegnanti.
"Strano si fa per dire", penserete, e poi strani lo siamo un po' tutti e mettersi a sedere dietro ad una cattedra è come stare al di là di una lente d'ingrandimento.
"Puoi star certa che ai tuoi studenti, neanche fossero pokeristi esperti, non sfuggirà nessun dettaglio del tuo aspetto esteriore, dei tuoi tic e delle tue stranezze: in capo ad un anno sapranno come ti pettini quando sei di buon umore, come increspi le labbra quando sorridi e come gesticoli irrazionalmente quando ti stai innervosendo...".
Tutto ciò è verissimo, però, a quattordici anni, non c'ero io dietro ad una cattedra, c'erano loro e strani lo erano sul serio.
In prima un docente, poveraccio, soffriva di depressione e si tolse la vita la vigilia di Natale, un'altro fu allontanato dall'insegnamento per smercio di video porno agli studenti e infine un'altro era un mezzo porco, ma dato che il vicepreside era un porco completo (processo per molestie sessuali concluso con patteggiamento) il docente porco solo a metà non fu allontanato dalla scuola, ma solo spostato di sezione.
Questa è la pura verità, forse non dovrei scriverla, ma lo faccio e non me ne vergogno, magari se ne vergognasse lo stato italiano.
Vista la situazione, non stupisce che considerassi una manna dal cielo l'insegnante di Storia dell'Arte (che non metteva tanta effervescenza nelle sue spiegazioni ed era in effetti un po' smorto, ma per lo meno lavorava con serietà ed impegno).
Lo stesso valeva per coloro che avevano soltanto qualche tic o stranezza.
L'insegnate di matematica lo adoravo. Sembrava fosse lì a parlare solo per me, non perchè non cercasse con le sue spiegazioni argute e fantasiose di coinvolgere tutti, ma la sua voce si infrangeva sul resto della classe come se stesse parlato ad un muro bianco. I miei compagni, chi più chi meno, si consideravano degli artisti, dei ganzi, e ai ganzi non gliene frega niente della matematica.
La matematica è assoluta e vera, volevo studiarla all'università e arrivata al quarto anno, tutta emozionata, lo confidai al mio professore. Lui mi stupì, mi disse di no, che avrei dovuto fare altro nella vita: divertirmi, dipingere, lasciarmi andare, perchè ero una delle persone più sveglie e intelligenti che avesse mai conosciuto, ma troppo seria, con troppo senso del dovere e la matematica mi avrebbe reso triste e sola.
Chissà, io gli ho creduto, non mi aveva mai mentito in 4 anni, ma forse ho sbagliato, perchè, poverino, alla fine era depresso anche lui, non ne poteva più di parlare ad un muro bianco e forse non ne poteva più neanche della matematica.
Se l'avessi studiata l'avrei potuta insegnare con molta più facilità della storia dell'arte, ma forse non avrei incontrato Theo e nella vita sarei effettivamente triste e sola.
In seconda arrivò un nuovo insegnante di italiano, anche lui era un po' particolare a dire il vero. Il primo giorno ci disse che il tempo di spiegare Storia lui non ce l'aveva e che, per giustificare una valutazione in merito, si sarebbero fatti due compiti a quadrimestre su 4 capitoli che ci saremmo studiati a casa da soli, poi iniziò a spiegare Italiano e non la smise più per tre anni. Mentre parlava si masticava le parole e non era facile seguire il filo del discorso, era una persona coltissima e saltava un po' di palo in frasca, io mi misi nel primo banco e imparai a decifrare ciò che usciva da quella bocca, in realtà era tutto molto affascianate e mai scontato.
Il famoso primo compito di Storia lo ricordo come fosse oggi, la mole di pagine era impressionante, ero terrorizzata e studiai moltissimo: a casa feci degli schemi per chiarire i concetti e colorai date e nomi per attingere alla mia formidabile memoria visiva.
Il prof. aveva chiesto del tempo in prestito ai colleghi, avevamo in tutto 4 ore, lesse le tracce delle 4 domande da svolgere (altro non erano che i titoli dei 4 capitoli del libro) e poi fece una cosa straordinaria e incredibile: ci lasciò soli per 4 ore.
I miei compagni, riconoscenti e sollevati, tirarono fuori i libri e cominciarono tutti a copiare. Tutta la situazione era solo una farsa e il mio Prof. era un ipocrita, un ganzo, pure lui.
Dopo un attimo di scoramento, raccolsi le idee e cominciai a scrivere, scrissi 9 pagine intere, tutto corretto, ovviamente, tutto frutto della mia memoria e della mia rielaborazione, ovviamante, e presi 9, il voto più alto della classe, ovviamente.
Lo so, facevo un po' schifo ed ero secchiona sul serio, ma questo l'ho già detto.
E' che avevo tanta paura di deludere le aspettative delle persone e mi schifava l'idea di barare, di mentire (ma con gli anni sono un po' migliorata, non temete). Per questo non ho mai fatto una forca, non ho mai fumato una sigaretta nei bagni della scuola e nei successivi 3 anni di compiti di Storia ho continuato a studiare, non ho mai copiato, nonostante fosse chiaro a tutti che ciò sarebbe passato inosservato.
Tra due settimane ho l'esame del For.Com.
Io questo corso non lo volevo fare, perchè asvevo capito che era una farsa e negli anni mi sono rotta le scatole delle ipocrisie e delle prese in giro.
Sono stata costretta, ma comunque in qualsiasi esperienza, se la fai seriamente, finisce che impari qualcosa di nuovo e di certo questo male non fa.
Oggi stavo giusto approfondendo la mia conoscenza dell'Art Nouveau (in particolare legata alle arti applicate) quando sento squillare il telefono, è la mia amica Roberta, insegnate precaria come me: " Una collega ha fatto l'esame oggi, è una farsa, una buffonata, lasciano copiare tutti e le domande non sono sulle Unità Didattiche che ci hanno dato da studiare, anche se non lo dicono, le domande sono 3 tra quelle 20 che ci hanno spedito come esempio. Non starai mica studiando vero lalla? E' inutile".
Attimo di scoramento.
Allora io che faccio? Mi guardo le 20 domande che ci hanno mandato come esempio e poi, una volta per tutte, la faccio finita di studiare?
Che giusto a 15 anni si può essere integerrimi, tonti ed ubbidienti.
A 34 anni si dovrebbe aver imparato la lezione, ci si dovrebbe sentire artisti e ganzi, e ai ganzi non gliene frega niente del For.Com.
E' inutile studiare... è inutile imparare? Davvero?
Ma sono un'insegnate, non posso credere questo.
E il vero problema è che io ganza non lo sono mai stata, c'è poco da fare.

lalla

giovedì 6 maggio 2010

cosa c'è scritto nel DNA

Succede in questi giorni che io debba studiare.
E siccome nel mio DNA c'è scritto che sono secchiona, studio.
All'inizio controvoglia, poi pian piano ci piglio anche gusto, perchè i veri secchioni sono così.
E succede che fra gli argomenti mi capiti di leggere tante cose che riguardano la percezione visiva dell'opera d'arte, la sua semiologia e la sua storia... alcune hanno poco senso e sono (a mio parere) delle iperboli concettuali, ma altre mi sconcertano per quanto le senta vicine.
Si, mi sconcerta scoprire che già nella Grecia classica (dove per la prima volta l'opera d'arte è stata elevata ad un fine e non solo usata come un mezzo) l'atteggiamento verso i vari Fidia o Policleto non fosse affatto quello venerativo che ci potremmo immaginare. La popolazione nutriva sentimenti contrastanti: ammirava tecnica e perizia, ma disprezzava lo sforzo manuale e fisico legato al mestiere d'artista ponendolo così allo stesso livello di un manovale.
Così, già il grande scultore Policleto tentava di difendersi giudicando inadeguato il giudizio del pubblico, ignorante delle regole dell'arte e facilmente ingannato da falsi valori.
Addirittura Platone, il super cervellone dell'antichità, che disapprovava l'arte (considerandola solo un'imitazione della realtà, a sua volta sbiadita imitazione del mondo delle idee) si è espresso in materia giudicando un falso artista ed un vigliacco colui che, per ottenere il successo, asseconda la massa, incapace di comprendere.
Per finire, mi colpisce Vitruvio (autore del più antico trattato d'arte guinto fino a noi) che lamenta l'aleatorietà dei giudizi, i maneggi e i favoritismi durante i concorsi e fa notare quanto sia importante per un artista la disponibilità di notevoli somme di denaro che gli consentano di uscire dall'anonimato!
Succede quindi che mi faccia un sacco di domande e come al solito non trovi le risposte.
Per esempio: possibile che società capaci di pensieri tanto profondi e attuali in un passato lontanissimo abbiano poi tirato i remi in barca e al giorno d'oggi si ritrovino col culo per terra? (parlo della Grecia sull'orlo del baratro economico e sociale, ma anche della nostra Italia, discendente della grande Roma e della mia Firenze, figlia del Rinascimento).
Oppure: possibile che dopo millenni sia rimasta invariata la posizione dell'artista? O in effeti sia peggiorata: sarebbe bello al giorno d'oggi guadagnare quanto un manovale...
Parlo della categoria in generale, non di me, perchè non è detto che io sia un artista.
A proposito, siccome sono fuori esercizio secchionesco, dopo due ore di studio tendo a fondere, così stacco un po' e mi capita di imbattermi in questo articolo su un libro di Francesco Bonami.
Lo leggo e condivido quasi tutto, il tipo mi pare un critico d'arte piuttosto sveglio ed è nato a Firenze, meno male, indice che la nostra città ancora non è del tutto morta (poi però è scappato a vivere a New York...). Comunque, il libro parla di avere più o meno "l'arte scritta nel DNA".
Parla dei falsi artisti, che scritta non ce l'hanno; dei falsi galleristi, che sono dei volponi; dei molti soldi spesi per confondere le masse (come al tempo di Platone e Vitruvio).
Verso la fine Bonami accenna al fatto che si possa essere degli artisti veri, ma non buoni, non capaci fino in fondo.
Io non lo so cosa c'è scritto nel mio DNA (tranne, appunto, l'essere secchiona).

Sarebbe confortante pensare di rientrare in questa ultima categoria.
Insomma, non vorrei essere una truffatrice, magari un'incapace, ma sincera.

lalla

domenica 2 maggio 2010

individuazioni 2010

Giuro che questo filmato l'ho trovato per caso oggi e mi scuso in anticipo per averlo messo qui sopra.
Odio le scemenze che ho detto e in video sembro la sorella grassa della Clerici a Sanremo, però mi garba riconoscere amici e parenti (emozionati e sorridenti) e soprattutto considero il finale con l'ingresso dello stagista inglese un vero pezzo di comicità rivelatore della reale levatura dell'evento!

lalla


P.S. alla mostra/concorso del piccolo formato sono arrivata 7°.
Piazzamento piuttosto mediocre, ma mi da la possibilità di partecipare ad una collettiva gratuita a settembre, e vista l'aria che tira, come nel maiale, non si butta via niente!


venerdì 30 aprile 2010

dualismi insoliti

Dato che sono una brava italiana, sono anche una madre e una moglie appiccicosa, apprensiva e petulante.
Però, dato che cerco di essere anche un'artista, un insegnate e molte altre cose, sono anche una madre e una moglie sempre di corsa, approssimativa e che "si arrangia".
Per questo, non potrà mai accadere che io esca di casa con il Re dei Sugolini per una passeggiata e ci colga "di sorpresa" un venticello traditore che lo faccia ammalare, perchè in un attimo tirerei fuori una calda felpina dal borsone stile Mary Poppins che mi trascino dietro e senza il quale non varcherei mai la soglia di casa.
Da quella stessa borsa uscirebbe magicamente dell'acqua se avesse sete, l'Autan se al parco ci assalisse uno sciame di zanzare tigre tipo settima piaga d'Egitto, una macchinina od un gormita se non trovasse interessante il gioco con i coetanei, un fazzoletto se gli scendessero due enormi candele dal naso e via dicendo...
ma potrà facilmente accadere che la suddetta felpina sia stata cacciata nel suddetto borsone con la delicatezza di uno scaricatore di porto ed essa, oltre ad evidenti frittele di olio mal smacchiate (ma come cavolo si tolgono?) sia anche terribilmente spieguzzata.

E questo schizzofrenico atteggiamento vale un po' per tutto quello che faccio gestendo il nostro menage famigliare: quindi mando avanti il "reparto lavanderia", ma con evidenti incompetenze a riguardo e senza stirare, oppure mi occupo del "reparto pagamenti e spedizioni" eseguendo il tutto con larghissimo anticipo sulle scadenze e poi perdendo puntualmente le ricevute dei bollettini che, causa fretta e malcuranza, getto in un cassetto a caso.
Insomma sono una cialtrona, ammettiamolo, e nello stesso tempo una maniaca ossessiva... dualismo piuttosto raro e inquietante.
Così, molti ospiti hanno più volte lodato la mia maestria in cucina gustando succolenti banchetti, ma frequentemente potrà succedere (almeno una volta a settimana) che io percepisca un certo nervosismo strisciante nei due bei ragazzi che vivono con me, allora guardi l'orologio e mi meravigli nello scoprire che sono ormai le 20.00, spalanchi la porta del frigo e apprenda con orrore che tale luogo di speranza è deserto.
Di solito a questo punto non mi rimarrà che ringraziare di aver scelto di vivere in città, varcare la suddetta porta di casa, col suddetto borsone, percorrere 10 metri e rincasare in meno di 10 minuti con 3 splendide pizze fumanti...
in una delle mie escursioni "salvafamiglia" alla pizzeria Le Campane in borgo la croce, mi sono accorta che era in corso un'esposizione di pittura e mi sono incuriosita.
Così è finita che tutte le mie opere da martedì 4 maggio compiranno sulle mie spalle un breve viaggio di 10 metri e poi, inebriate dal profumo di mozzarella fumante, abiteranno le pareti della pizzeria per circa 1 mese.
Spero che per loro il soggiorno sarà piacevole, ho in mente di andarle a trovarle e magari farmi uno spuntino.
Potrà sedersi ad un tavolo chiunque voglia riempirsi le narici del delizioso aroma di una pizza calda, addentare la sua pasta fragrante e posare lo sguardo sulle dolci rotondità delle mie donne nude...
e anche questo mi pare un dualismo piuttosto insolito ed inquietante.

lalla

"Donna" fotografata durante la mostra.

martedì 20 aprile 2010

Virgy

Alcune persone hanno la fortuna di conoscersi da tutta una vita.
E' una fortuna più grande quando il legame non è di sangue, ma è, più semplicemente, amicizia.
Quella vera, che quando le loro strade si allontanano e una delle due ha i cavoli suoi per la testa, magari stanno 2 mesi senza sentirsi, e non c'è da scusarsi, nè giustificarsi, che il loro legame non è convenzionale e sanno entrambe che ci ricascheranno sempre nella voglia di condividere, raccontare, ridere e ricordare, insieme.
Quando è capitato, o capiterà, di attraversare un brutto momento, queste persone privilegiate sanno che potranno contare l'una sull'altra. Eppure sono diverse, fanno scelte diverse, vite diverse, ma non importa, perchè in amicizia non si giudica, ci si vuole bene e basta.
Io sono una pessima amica assenteista, però ho la fortuna di avere te Virgy, che mi pigli così, per il poco che posso darti, e che sai farmi tornare con un sorriso a quando avevamo 3 e 5 anni, giocavamo a essere awaiane con le corone di fiori d'oleandro nella laguna di Cala Luna o fingevamo di avere un cagnolino da grembo infiocchettando una pigna e trascinandola con una stringa da scarpa...
grazie succo, so che tornerai presto in forma perchè, tra le due, la posapiano e catorcio sono io.

lalla


"Virgy", acrilico e grafite su carta cotone, 20x30 cm.

martedì 13 aprile 2010

aprile, dolce dormire

E' qualche giorno che percepisco una strana sensazione di inadempienza, unita ad una generale mollezza fisica e mentale.
Sto attraversando in ogni occupazione e interesse della mia vita un piccolo periodo di stallo, tutto mi pesa un po' di più e mi sembra un po' meno valido e importante.
Oggi ho pisolato una mezz'oretta dopo pranzo e non lo faccio mai (non lo facevo neanche a 6 anni).
Sarà perchè perfino negli incontri di teatro, che dovrebbero essere uno svago, un'evasione, in questo periodo percepisco lievi frizioni, malumori, stanchezza (cominciamo tutte ad avere un po' di strizza visto che la data derl debutto si avvicina)...
sarà perchè tra elezioni e pasqua ho trascorso molti giorni senza rivedere la mia unica classe (forse l'ultima a cui insegnerò qualcosa vista la riforma imminente delle scuole superiori e i tempi che corrono)...
sarà perchè il 25 maggio dovrò sostenere l'ennesimo esame della mia vita, si tratta della prova finale dello stupido, caro ed inutile "corso for.com.", sono stata costretta a farlo per non vedermi superare da decine di colleghi precari (è una lotta tra poveri che si combatte all'ultimo punticino in graduatoria) e non ho la minima voglia di mettermi a studiare, ma dovrò farlo o mi riuscirà perfino di bocciarla questa buffonata...
sarà perchè al laboratorio di Sesto in questi giorni sto aiutando a traslocare e quindi non ho iniziato nessuna nuova scultura (anche se lei già esiste nella mia testa e aspetta impaziente di essere modellata)...
sarà perchè il mio corpo è biologicamente sospeso in un limbo tra malattia e salute, tra rotondità e sovrappeso, tra maturità e decadimento, tra cio' che può fare e ciò che non potrà mai più (gli accertamenti medici hanno una durata interminabile)...
sarà perchè non so che piega stia prendendo la mia vita professionale/artistica/lavorativa, insomma non è facile per una super secchiona arrivare infine alla soglia dei 35 anni senza un vero "lavoro" (cioè senza saper far niente che il resto del mondo consideri abbastanza per meritarsi in cambio una retribuzione)...
o forse sarà più semplicemente che è primavera, una stagione di mezzo, con tante promesse e punti interrogativi...
ma si, può darsi che sia soltanto aprile, dolce dormire.

lalla

P.S. so che presto la malinconia di questo post mi abbandonerà, quindi vi ricordo che sabato 17 pomeriggio si inaugura la mostra/concorso "la magia del piccolo formato" alla Galleria la Pergola Arte, in via la pergola 45 r, io ci sarò e col sorriso, come sempre!

mercoledì 31 marzo 2010

ad Ingres

Almeno una volta a settimana continuo ad andare al laboratorio di Sesto a dare un po' noia e sporcarmi un po'.
Durante gli ultimi sopralluoghi sto furiosamente litigando con una piccola scultura che fa i capricci, mentre un'altra, molto grande,
è stata mansueta e dolce con me: è emersa quasi spontaneamente dall'asse di legno ed ormai è secca e aspetta soltanto di essere cotta.
La dedico a Dominique Ingres, pittore francese a cavallo tra '700 e '800, tra Neoclassicismo e Romanticismo, frequentemente "saltato" o dimenticato dagli insegnanti di Storia dell'Arte. Alle dolci rotondità femminili dei suoi nudi, alla splendida eleganza della sua linea e alla nitida lucentezza delle sue carni turgide e laccate, viene spesso preferito il più didattico, semplice e pomposo neoclassicismo di
Jacques-Louis David (quello del ritratto di "Napoleone che varca le alpi", tanto per capirsi) o il più energico, trascinante e altrettanto pomposo romanticismo di Eugene Delacroix (quello de "la libertà che guida il popolo").
Ingres fu un pittore un po' incompreso, anche musicista, difficilmente etichettabile, marginale e speciale, irresistibilmente attratto dalle nudità femminili.

Sono sue molte tra le figure più seducenti della storia dell'arte, dalla "grande odalisca" (omaggio alla "Venere di Urbino" di Tiziano) alla splendida "bagnate di Valpicon".
Esiste un'intera categoria di artisti capaci, ciascuno a suo modo, di catturare l'essenza stessa della femminilità. Spiccano tra gli altri Simone Martini, Sandro Botticelli, Tiziano Vecellio, Dominique Ingres, Gustav Klimt, Amedeo Modigliani... è naturale che io li ami, tutti.
Li considero quasi
un "movimento artistico ideale" che attraversa i secoli, a loro guardo non solo con ammirazione, ma percependo un'enorme affinità estetica ed emotiva.
Come al solito, non sono molto originale: l'artista e fotografo Dada Man Ray dedicò ad Ingres quasi un secolo fa l'inequivocabile "le violin de Ingres", chissà, probabilmente anche lui ne era affascinato quanto me...

lalla

ecco "l'isola di Ingres" mentre riposa sul telaio e aspetta di essere infornata a 940°.
In coppia con "l'arcipelago", dovrà un giorno emergere da una parete piatta, come un promontorio emerge dalla superficie marina.


P.S. Dimenticavo una comunicazione di servizio:
Partecipo al concorso "la magia del piccolo formato", giunto ormai alla quinta edizione, io ci sarò sia nella sezione scultura, che pittura.
Espongo per la prima volta il mio "autoritratto" in terracotta, un'opera che amo molto e spero che piaccia anche ai presenti... magari alla giuria!

Sabato 17 aprile alle ore 17.00 c'è l'inaugurazione alla Galleria la pergola arte, via la pergola 45 r, Firenze (se credessi in queste scemenze potrei sperare che tutti questi 17 per una volta portino bene...).
C'è un'altra coincidenza buffa che potrebbe far pensar bene (sempre a livello scaramantico): il 24 aprile, giorno della premiazione e dell'intervista con la solita ToscanaTV, io non potrò partecipare perchè sarò a Nimes con i miei ragazzi, quello grande farà le dediche dei suoi ultimi fumetti, quello piccino girellerà con me tra le antiche vestigia romane e i parchi della città.

giovedì 25 marzo 2010

non se ne esce

Da qualche mese, insieme a un piccolo gruppetto di amiche coraggiose, stiamo cercando di mettere su uno spettacolo teatrale. L'ideatrice del progetto è la mia migliore amica, ha scelto un testo della Comencini in un momento non estremamente allegro dal punto di vista amoroso e sospetto che questo particolare abbia avuto il suo peso.
Lo spettacolo parla della femminilità e della maternità (ma non ci cascate, sorvola ogni aspetto positivo), delle corna che pesano sulla testa (del mio personaggio), della frustrazione delle donne (costrette a fare sempre delle rinunce), dell'inutile ricerca dell'amore (che gli uomini sono tutti o traditori o insensibili o senza spina dorsale), del difficile legame madre-figlia, che finisce sempre tutto male, una si suicida pure... e che allegria!
Per fortuna noi tutte la pigliamo parecchio sul ridere e passiamo delle belle serate insieme, ma comunque, tanto per capirci, una delle battute tormentone è : "non se ne esce".
E qui mi verrebbe di fare un gestaccio alla Comencini e anche a chi ci benedì con la splendida frase "partorirai con dolore", che il mio Theo non lo cambierei con nessuno e che due giorni fa è nata la piccola Giulia, Chiara l'ha partorita nel pomeriggio, tra un creme caramel con panna e una minestra con doppia dose di parmigiano, lei ha un tappetino fitto fitto di capellini neri che le incornicia il faccino rugoso, la pelle profumata, due occhietti furbi e vaffanculo alla sfiga!
Però devo ammetere che, solo a livello lavorativo, questa frase "non se ne esce" ogni tanto mi ronza in testa. Continuo a incontrare gente che dice che nel mondo dell'arte vengono considerati, quindi apprezzati, quindi quotati, quindi ammirati, quindi acquistati, quindi finanziati e quindi messi nella situazione di non morire di fame e fare questo percorso/lavoro, solo coloro che possiedono le seguenti caratteristiche:
- essere già conosciuti, cioè aver fatto almeno 10/15 anni di mostre "a perdere" (un sacco di soldi buttati per pavoneggiarsi) e apparire spesso nelle riviste di settore (sempre pagando, s'intende).
- essere maturo/vecchio, perchè i giovani non possono pretendere di essere presi sul serio, come possono sapere cosa sia l'arte (e infatti io non lo so, nonostante la studi da una vita, ma che son giovane? pendo da tutte le parti!).
Oltretutto le gallerie migliori non ti considerano se già non sei conosciuto ed è inutile iscrirversi ai concorsi nazionali per cercare visibilità perchè se non hai un curriculum "imponente" vieni scartato a priori... significa che può avere la possibilità di "fare l'artista" e magari anche qualcosa di buono solo chi è ricco e vecchio (e forse rincoglionito).
Scusate, ma se tutto ciò è vero, questi critici/galleristi/collezionisti si sono veramente fumati il cervello!
Certo, non so cosa sia l'arte, però, se esiste, avrà certamente più a che fare col talento, con l'intuizione, magari col genio, che con l'età e la notorietà del suo autore.
Insomma, non se ne esce...
o forse si, chi lo sa.

lalla

"le gambe - grande metopa", olio su masonite, 60 x 60 cm.