domenica 30 agosto 2020

maggiorata, stagionata e fiera

Io non lo so se esista al mondo una donna che se ne sia sempre fregata del proprio aspetto fisico, io me lo auguro che esista, con tutto il cuore, questo essere superiore, ma non ci scommetterei. 
Non sono mai stata magra e longilinea, ma in gioventù neanche oggettivamente grassa o brutta. Eppure ho passato tutto il liceo, il periodo della mia vita in cui sono stata più tonica e fresca, a vergognarmi. D’estate poi, ogni volta che mi infilavo un costume soffrivo e tenevo il fiato (quello ancora adesso a dire il vero), neanche lo sport nazionale di tutta la spiaggia fosse stato guardare me e criticare le proporzioni imperfette del mio corpo. 
All’università ho capito di essere diventata belloccia, ma in un modo che non mi piaceva affatto. Non ero alta e statuaria come avrei desiderato essere, bensì un piccolo concentrato di curve e messaggi fuorvianti (bocca carnosa e seno prorompente) che scatenavano nei maschi reazioni insopportabili. Non mi riusciva fare una conversazione senza che mi guardassero le poppe, eh no, porca miseria, io volevo essere ascoltata! 
Mi sono impegnata al massimo per essere, aspetta, com’è che ha scritto di recente quel cane di giornalista a proposito di una direttrice d’orchestra “brava come un uomo” in modo che “l’orecchio non sentisse la differenza”? Anzi, avevo deciso di essere parecchio più brava di qualsiasi uomo e donna, tanto per andare sul sicuro. E, a proposito del mio aspetto fisico, mi sono sentita in dovere di nascondermi, di eliminare il problema: in facoltà mai uno scollo, mai un abito aderente, mai un rossetto. 
Se ci ripenso, che rabbia, che bocca magnifica avevo, che peccato non aver avuto la sfrontatezza di colorarla tutti i giorni a festa!
A 25 anni sono entrata nel mondo del lavoro e ho continuato sulla mia strada: serietà e impegno al 100% e in ambito lavorativo mantenere un profilo meno femminile possibile. Come architetto, come ceramista, poi come insegnante.
Avevo 28 anni quando sono entrata in classe per la prima volta, sembravo una liceale (il bidello mi brontolava nel corridoio e così avevo preso l’abitudine di girare con il registro davanti alla faccia, bei tempi, adesso non mi prende più nessuno per una studentessa!). Il solo pensiero che gli studenti maschi, invece di seguire i miei discorsi, potessero far pensieri erotici su di me mentre spiegavo, mi dava la nausea. Quindi solo jeans, scarpe da ginnastica e golf larghi.

Ho fatto male, ho sbagliato per anni. 
Come supplente ho girato molto e praticamente in ogni Istituto ho incontrato la prof-panterona-sexy, con tacco 12, tutta scollacciata e fasciata di pelle e pizzi, ora, non dico che avesse ragione lei a porsi in questo modo, ma non l’avevo neanche io a mettermi un sacco in testa. Non c’è niente di male a essere una donna e neanche a essere una donna formosa o, come diceva il mio babbo, maggiorata. Nel privato ho imparato presto ad andarne fiera, ma per anni a scuola mi sono affannata a nascondere la mia femminilità. Lo facevo perché volevo essere presa sul serio e mi preoccupavo troppo di cosa avrebbero pensato i miei studenti maschi, così ho finito per dimenticarmi delle mie studentesse femmine.
L’insegnamento funziona soprattutto seguendo il fenomeno del modellamento (loro ti guardano e, senza neanche rendersene conto, ti imitano). Cioè: se voi che la tua classe si impegni al massimo, devi impegnarti al massimo. Se vuoi che rispettino i tempi di consegna fissati per gli elaborati, devi riconsegnare le verifiche celermente tu stessa, e così via. Io voglio che le mie studentesse crescano libere e sicure di se stesse, non posso veicolare il messaggio che la femminilità sia qualcosa da nascondere.
Da almeno una decina d’anni mi trucco e mi vesto in modo più femminile (non volgare), se i maschietti fanno pensieri strani vuol dire che hanno scariche di ormoni incontrollate verso un’insegnate che potrebbe essere la loro mamma e questi sono problemi loro. 
Sì, se davvero gli uomini ogni 7 secondi pensano al sesso (come dicono certe ricerche) sono problemi degli uomini e non delle donne. Non siamo noi ad avere la responsabilità di dover raffreddare i loro bollenti spiriti. Non siamo più nell’Era preistorica, la trovassero da soli una maniera di non essere ingrifati dalla mattina alla sera.
In ogni caso, non è tanto perché sei troppo sensuale, ma perché c’hai un po’ di pancetta e ormai non sei più una ragazzina, meglio coprirti… Eh no! Basta anche con questa storia di dover per forza rispondere a un canone di perfezione, non è che quando usciamo di casa andiamo a sfilare per un concorso di miss Italia. In questi giorni gira la polemica sulla scelta di Gucci di usare una modella con un volto dai lineamenti anticonvenzionali e decisi, è stata massacrata dalle critiche in rete, le hanno dato di cozza senza pietà. Ogni tanto se la sono presi anche con i piedi della Ferragni (ora, a me della Ferragni non frega nulla, ma mi sembra oggettivamente gnocca e che la gente abbia da ridire sulla forma dei suoi piedi, mi spaventa). Questa storia dell’aspetto fisico non è una scemenza come potrebbe sembrare. Alle mie studentesse spiego cosa sia il modello ideale greco, ma non voglio certo portarle a desiderare di esserne dei cloni, voglio che imparino ad andar fiere di particolarità, stravaganze, cicatrici e anni che passano. 
Per questo vado a scuola con il giubbotto foderato di pelo rosa fuxia, perché mi (ci) mette allegria, lo so che è disturbante, alcuni colleghi mi guardano male, bene così. Per questo non mi tingo i capelli (non capisco perché gli uomini debbano migliorare diventando “brizzolati” e noi donne “grigie” si faccia così schifo) i miei capelli sono lunghi e profumati, liscissimi come seta e rigati d’argento, bene così. Per questo sorrido spesso e non riesco a omologarmi e a tenere un basso profilo, dico sempre come la penso e lo faccio con voce troppo alta e squillante, essere me stessa spesso mi costa il prezzo della solitudine e ogni tanto fa male, ma va bene così. 
Noi donne siamo fin troppo complessate, ora, magari ce lo abbiamo scritto nel DNA, ma diciamo che una spintarella in questo senso ce l’hanno data un po’ tutti da quando siamo venute al mondo. Non hanno fatto altro che ripeterci ogni giorno (e in modo anche altamente contraddittorio) come dobbiamo o non dobbiamo essere, cosa dobbiamo o non dobbiamo dire, come dobbiamo o non dobbiamo comportarsi… ma che palle!!! Che poi ti dicono sempre che questi “consigli” sono per il tuo bene, per proteggerti, perché “sei donna”...
Come se in qualche modo fossimo noi le responsabili degli sfruttamenti, delle angherie, delle violenze e dei soprusi che il sesso forte ci infligge da millenni. Non di rado si arriva all’assurdo: “Il marito la picchiava da anni, ma la colpa è sua che ci stava insieme, perché non l’ha lasciato?” (come no, infatti le poveracce che vengono ammazzate ogni 3gg quasi sempre avevano pure avuto il coraggio di denunciare, ma non le ha aiutate nessuno). “L’hanno aggredita, ma d'altronde girava in strada da sola di notte…” In che senso, qual è il nesso logico? “L’hanno violentata, ma aveva la minigonna: se l’è cercata”… stiamo scherzando??? 
La prossima volta che sento dire pubblicamente una stronzata del genere giuro che per protesta giro con un fazzoletto raso-passera per un mese e organizzo una marcia notturna in disabilié. 
Questo argomento è molto serio, i
o credo che dovremmo cominciare tutti (e in modo decisamente più coerente) a lasciar perdere le lezioni sull’estetica, il galateo, il modo giusto di atteggiarsi e di parlare, invece dovremmo accettare un po’ di più come siamo fatti noi stessi e come sono fatti gli altri. Le apparenze e i gusti personali non ci competono. Dovremmo andare al sodo, spiegando fin dalla culla (e poi a scuola), sia alle femminucce che ai maschietti, cosa siano Amore e Rispetto. 
Proviamoci. Io ci provo.

lalla

P.S. il 27 agosto 1997 (4gg prima che morisse la povera Lady D) mi sono spaccata la testa cadendo in bagno (un bel 7 nel cranio, sull’Occipitale), m'è andata parecchio bene. Di solito a fine mese festeggio la mia sopravvivenza con qualche foto auto-celebrativa che inneggi alla (mia) vita, con una danza, quest’anno ci vado cauta perché sono un po’ dolorante (lasciamo perdere, và, prima o poi mi tocca rifarmi un’anca bionica). Poco più di una piroetta, senza vergogna e anche per rassicuravi che (anche essendo arrivata a -7 kg) non è che sia diventata un’acciuga, non sia mai! Solo un po’ più stagionata, ma sempre maggiorata sono!
Non preoccupatevi, con questo vestito in classe non ci vado, ma facciamola poco lunga che vi siete guardati gnudi e crudi in spiaggia fino ad adesso.

Anche quest’anno (come l’anno scorso), le foto me le ha scattate la mia Matilde dell’Amore.








martedì 25 agosto 2020

un po' di genetica felina a casa mia

Un avvertimento: parlerò di genetica felina e a quasi tutti non fregherà nulla di leggerne, quindi potete smettere subito e amici come prima. Questo argomento interessa solo ai gatto-fili, che sono una specie umana a parte, come livello nerd appena uno scalino sotto ai fumetto-fili, ma decisamente meno gravi dei Barbie-fili (in odore di pazzia). 
Io sono tutte e tre le cose, pensate un po’ come sono messa…
Ma la genetica felina è una ganzata e dà molta più soddisfazione di quella delle mendeliane piantine di fagioli. Con i fagioli (dopo averli incrociati) puoi segnarci i numeri nella tombola o al massimo metterli nella minestra, invece con i gatti puoi farci di tutto: litigarci perché sono birboni e rompono tutto, brontolarli perché sono disubbidienti (e parecchio ladri), coccolarli perché sono morbidosi e nascondono motorini per le fusa, parlarci perché ascoltano volentieri (e sanno tenere i segreti), starli a guardare mentre si fanno i cavoli loro (e ti considerano zero) perché sono animali di rara bellezza, amarli perché sono capaci di grandi slanci di tenerezza e galanteria spontanea. I gatti non ti riconoscono come padrone, sono creature libere e scelgono con la propria testa, ma se ti vengono a sbaciucchiare (le poche volte che non sono in cerca di cibo) vuol dire che gli garbi parecchio!
A dire il vero mi sa che c’ho capito poco anch'io sulla genetica felina sicché questo post mi servirà più che altro per appuntare un po’ di “scoperte”, far ragionamenti e col tempo verificare se c’avevo azzeccato.
Insomma, esiste un raro gene nei gatti che ho sempre adorato e che si chiama “gene dell’Himalaya” (lo indicherò con H, anche se di sicuro non si fa così, ma chissenefrega, mica mi devo laureare!). 
H è un gene recessivo, quindi se si manifesta significa che il gatto ha entrambi i geni HH. La presenza del doppio gene HH comporta una sorta di albinismo legato alla temperatura. Come quelle statuette scintillose (soggetti prediletti: il David macrocefalo o la Madonna missiliforme) degli anni ’90 che avrebbero dovuto virare dal blu al rosa in base al calore e invece sono rimaste costantemente violette e costantemente orrende come il primo giorno che te le hanno regalate? No, il micino nasce bianco candido (perché nella pancia della mamma c’è un bel calduccio) e poi pian piano riesce a colorare solo le parti “più fredde” del proprio corpo: musetto, orecchie, zampette e coda (i cosiddetti Points). Anche gli occhi non possono creare il reale colore (verde-giallo) e rimarranno per sempre blu o azzurri. Insomma, questi gatti HH sono bellocci assai e, convivendo da 3 anni con una di queste feline Targaryen e avendo ella perduto l’uso di una zampetta durante una delle sue esplorazioni, ho deciso di non privarla anche dell’uso dell’utero, bensì di aiutarla a portare avanti la sua missione di riempire il mondo di gatti bianchi con gli occhi azzurri (esistono scopi meno gloriosi nella vita).
Il bello poi è che vengono fuori tutti diversi, sì perché il gene HH porta solo l’albinismo e non riguarda il colore reale del gatto (che si vede solo nei Points) e dipende da altri geni.
La mia Daenerys è una micina di piccola taglia, a pelo corto, snella, ricorda in tutto il fenotipo del Siamese Thai (anche se neanche un pelo del suo corpo è “di razza” e sono contenta così, i gatti col pedigree mi stanno un po’ sulle palle, preferisco i randagi). Sua nonna era una Siamese pura e, oltre a un H e un elegante strabismo, le ha trasmesso anche il carattere pazzerello e (malauguratamente) portato ad arrampicarsi ed esplorare. Lei però non è solo HH, ha un manto tutto speciale e qui ci vuole un’altra immersione nei misteri della genetica…
Se ho ben capito, i geni del colore nero (N) e rosso (R) nei gatti si trovano sul cromosoma X, quindi le gatte avranno due geni-colore (avendo due cromosomi XX), mentre il maschio avrà un solo gene-colore (essendo XY).
I geni felini funzionano (più o meno) come quelli umani: ce ne sono di dominanti (pelo corto, tigratura) e recessivi (pelo lungo, colore unito). Tornando al colore, il maschio avrà il pelo del colore del suo unico gene-colore (o rosso o nero), mentre la femmina sarà del colore del gene dominante nella sua coppia di geni-colore.
Tutto chiaro? Magari!
Eccoci alla fregatura: il “gene rosso” (da me ribattezzato R) è un po’ bischero e si comporta come gli pare. E ti pareva, a me poi i gatti rossi sono sempre piaciuti poco perché troppo monocromatici (mi piacciono i gatti truccati), pelo rosso via da me!
Comunque, vediamo di capirci qualcosa, R è considerato recessivo, ma senza tanta convinzione, quindi anche se in una gatta è in coppia con un altro colore, si manifesta lo stesso a grandi chiazze (Calico) o marezzato (Tortie).
Ecco perché i gatti detti “tricolore” in realtà sono solo femmine ed ecco perché le femmine interamente rosse sono molto rare (devono avere entrambi i geni recessivi RR).
Quando ho preso Daenerys da mia sorella mi sono innamorata del suo sguardo vitreo, si vedevano alcune zone chiare nel manto e si capiva che non era regolare, col tempo si sono leggermente aranciate (il rosso si manifesta dopo)… e vabbè!
Ebbene, la mia gatta è un simil-siamese (HH) tabby (bella la mia Daenerys, io amo i gratti tigrati, con l’eyeliner agli occhi, la pancia a puntini e la M sulla fronte) e con la doppia colorazione Tortie Chocolate (è una diluizione del nero) + Cream (è una diluizione del rosso). 
Sulla storia delle diluizioni sono proprio impreparata, lo ammetto, diciamo che i colori sono un po’ sbiaditelli e accettiamolo come un dato di fatto, di certo ci sarà un gene “diluizione”, ancora devo capire se dominante o recessivo…

Due anni fa ho invitato a casa nostra (per fare un po’ di turismo sessuale) un meraviglioso Sacro di Birmania puro, un gattone peloso HH colorazione Lilac Point (diluizione del blu) e con calzini bianchi.
Ad ogni modo, in due anni i due amanti occasionali hanno dato vita a due cucciolate, in tutto 4 gatti tutti HH, tutti color Lilac tabby Point (evidentemente L è dominate), tutti senza calzini (evidentemente “calzini” è recessivo) e a pelo corto (ok, “pelo lungo” è recessivo e “tigrato” è dominante)… tutti bellissimi!



Magellano, Nuvola e Galatea al primo parto, Morgana al secondo. Queste nascite sono esperienze meravigliose e appaganti, sia per Daenerys, che per il resto della sua famiglia felina e umana.




Ma non possiamo mica far collezione di gatti come con le Barbie! Così ho trovato una nuova casa a Nuvola e Morgana e regalato Galatea a mia sorella. L’unico maschio, Magellano alias Gattobello, non ho potuto fare a meno di tenerlo con me. Il mio puma blu con gli occhi di cielo truccati e la M in fronte… è uno spettacolo! E’ molto più docile, tranquillo e coccoloso della mamma (avendo preso un po’ del carattere paterno) e come il babbo è un grande amatore.

Questa primavera Arturo (l'amante di lusso) non era disponibile così il mio Gattobello, che aveva solo 10 mesi, ha messo in funzione le sue palline lilac point e insieme alla sua mamma e attuale compagna (non vi preoccupate, tra gatti si può fare) si è dato alla pazza gioia per una settimana di fila generando una nuova cucciolata Targaryen.
Il 7 luglio, con la luna piena, sono venuti alla luce 4 candidi micetti. Purtroppo due gattini (Piccolo e Minuscola) erano prematuri perciò minuti e deboli, così i primi giorni (invece di andare al mare) li ho allattati con la siringa e sono miracolosamente riuscita a salvarne uno.

Ora, nella foto dell'allattamento Matilde sorride, ma vivere con degli animali "da compagnia" non è sempre bello e semplice come qualcuno pensa, è un impegno, richiede molte spese e una grande dedizione, non sono giocattoli, ma esseri viventi con esigenze e problemi personali, spesso fanno preoccupare e soffrire. Eppure stargli accanto e osservare il loro comportamento anche nelle situazioni più difficili vale sempre la pena e serve, serve tanto a capire come funzioni il cerchio della vita. La mia mamma-gatta è affettuosa e bravissima, ma nel suo essere brava persegue un solo obiettivo: portare avanti la sua specie. Daenerys ha passato tre giorni ad allontanare i due gattini mezzi-morti, li leccava se glieli mettevo sotto il musino, ma poi basta, dato che li vedeva così mogi, via. Sapeva di poter contare solo sui due più forti, non poteva permettersi il lusso di perdere energie inutilmente. Invece io, da umana, non potevo arrendermi e oltre all’allattamento artificiale, tentavo continuamente di farli attaccare alla poppa della mamma e qui viene il bello: Grandino e Mediolina (i due “colossi”) avrebbero potuto poppare dalla propria mammella (ogni micino ha la sua) e farsi gli affari propri, invece con le zampe spingevano via i fratelli più deboli impedendogli di attaccarsi. Non lo facevano per cattiveria, è la legge della Savana, pura e semplice lotta per la sopravvivenza: meno fratelli, più latte per ciascuno. Sono piccoli leoni questi gatti! Grandino ha avuto l’ardire di soffiarmi la prima volta che l’ho preso in mano e non era altro che una salsiccetta spelacchiata nata da un'ora.
Dopo 10gg, totale 3 sopravvissuti, ormai Piccolo poppava agevolmente e sapeva farsi rispettare, quindi li ho salutati per andare al mare. Mediolina aveva cominciato a colorare il tartufino di grigio/violetto, ma i maschietti erano ancora completamente bianchi. E quindi? Mi sono ricordata che il rosso si palesa dopo...

In questo mese di assenza una signora veniva ogni 5gg per cambiare acqua e cibo nei dispenser e fare qualche coccola, mi mandava foto e aggiornamenti, ma sapevo che al mio ritorno avrei trovato tre belve ad aspettarmi. Ci ho pensato tanto, sarebbe stato fantastico portarli al mare, li avremmo visti crescere e coccolati all’inverosimile e ora sarebbero di burro, ma i gatti sono territoriali e io non volevo far viaggiare Daenerys rischiando di scioccarla (o peggio perderla definitivamente), ho preferito lasciare invariato l’equilibrio dei miei gatti adulti e far godere a tutti e tre (Tigro adora fare lo zio) questa cucciolata. Durante la mia assenza ero più preoccupata per il Gattobello che per i piccini (affidati alle amorevoli cure della propria mamma), temevo potesse intraprendere viaggi di conquista (amorosa) e non tornare più, per fortuna è rimasto a fare il babbo.

Venerdì sera sono tonata, ho coccolato gli adulti amorosi tutta la notte e catturato le belvette, Piccolo mi ha graffiato e azzannato alla mano senza pietà guadagnandosi sul campo il nuovo nome di Cattivo. Essere nato caca-nido lo ha spinto a essere più combattivo e intraprendente degli altri, ma non è grullo per niente e in due giorni dorme già accucciato nella stessa mano che ha martoriato. Grandino è il più mansueto e docile, non aver mai sofferto la fame deve averlo rassicurato parecchio. Mediolina è una figlia del terrore, scappa e se la prendo ringhia (non mi pare un buon segno), poi anche lei sonnecchia e gradisce le coccole. Non è solo questione di ammaestrarli e, nonostante l’impegno con cui io e Matilde li “impastiamo”, non diventeranno bambole di pezza, probabilmente Piccolo rimarrà più furbo e ribelle, Mediolina più schiva. D'altronde, ognuno ha il suo carattere. 
E l’aspetto?
Adesso hanno tutti la medesima stazza e sono ovviamente tutti HH, simil-siamesi con occhi azzurri. 
Grandino ha in tutto il fenotipo del Siamese (con muso allungato e corpo elegante), gli altri hanno il musetto più tondo dal Sacro di Birmania.
E il colore? Sono chiarissimi (tutti diluiti, e lo so via, devo ancora studiare…), ma variopinti!
Grandino ha un solo gene R diluito quindi direi che è un Cream Tabby Point dal manto chiarissimo e appena rosato sui points (diventerà una piccola pantera rosa). 

Mediolina ha i geni LC (lilac chocolate), vince L quindi ha un manto Lilac Tabby Point come il suo babbo, molto chiara e con occhi blu profondo, è davvero bellissima.

Piccolo ha un solo gene R, diluito? Bo, mi pare più contrastato, quindi dovrebbe essere un Red Tabby Point dal corpo bianco candido e dalle estremità aranciate e tigrate. Ora, ho scritto che a me non piacciono molto i gatti rossi, ma va detto che celeste e arancione sono colori complementari e questi mici avranno un trucco aranciato e una bella M in fronte… credetemi, Piccolo (alias Cattivo) ha lo sguardo fetente ed è un vero capolavoro!

lalla