domenica 24 aprile 2016

il mio corpo mi ricorda quelli che se ne vanno

Il babbo è morto di notte.
La mattina dopo mi sono passata la lingua sul canino destro e ho sentito tagliare, il dente si era scheggiato. Durante la notte devo aver digrignato il morso senza rendermene conto, per la tensione. Non l'avevo mai fatto prima. D’altronde, non mi ero mai trovata in una situazione come quella, prima.
Ogni tanto mi capita ancora, durante il giorno, di passarci la lingua, è una sensazione strana, un po' dolorosa e un po' dolce perché mi fa pensare a lui.


Qualche giorno fa mi sono tolta la fede.
Era arrivato il momento di farlo e l'ho fatto. Ma non è così facile, per 13 anni il mio dito si è adattato a quel cerchietto d'oro, ha convissuto con lui, ci è cresciuto intorno.
Molte volte, durante il giorno, mi capita sovrappensiero di cercare quel piccolo oggetto con l'altra mano, non trovarlo è una sensazione strana e per niente dolce, per adesso, fa solo male.
Quanto tempo ci metterà il mio dito ad apprezzare di non essere più costretto dentro a una dura gabbia di metallo, a capire che adesso potrà muoversi più liberamente senza quel peso?
Non lo so, è un dito sciocco e nostalgico.
Gli piaceva quella concavità, e, per quanto il metallo fosse freddo, a contatto con la pelle si riscaldava e insieme sembravano tutt'uno. Quel cerchio non gli era mai sembrato un gabbia, ma una comoda culla.
Perciò lo scuso, povero dito, perché anche lui non si era mai trovato in una situazione come questa, prima.


Ieri ho spedito la domanda di mobilità, ho fatto richiesta di tornare ad insegnare alle superiori. Sono stata indecisa fino alla fine.
Prima di tutto c'è lo spauracchio di finire nel "potenziamento" gettata in un corridoio e far da tappabuchi. Poi c'è da dire che Pratolino, dove lavoro, non è una scuola media, ma una piccola oasi in mezzo al bosco con colleghi gentilissimi e ragazzi tranquilli.
Stavo vacillando, poi però ho ascoltato il mio cervello, che è peggio del dente e del dito messi insieme, che mi sussurrava: "rinuncia, accontentati, non puoi farcela ora... quanti cambiamenti pensi di poter sopportare ancora?"
Innumerevoli! E io non mi accontenterò mai!
Prima o poi, magari tra anni, non mesi, il dolore passerà e, se c'è stata, resterà solo la dolcezza. Ti rassegnerai mio tenero corpo a lasciare andare quelli che se ne vanno.
Fai con calma, non avere fretta.
Io intanto vado avanti.


lalla

P.S. Anche il piccolo Re cambierà scuola a settembre, la 1° media lo aspetta, ci siamo guardati negli occhi e ci siamo stretti la mano: "Partiamo per nuove avventure!".


Acquerello su carta cotone, 35x50 cm.
Durante la prima guerra mondiale nacque il movimento Dada, in sostanza l'arte tradizionale  e la cultura ufficiale non avevano più alcun senso visto che l'umanità era immersa in una tragedia del genere... diciamo che questa è la mia WW1, perciò oggi avevo solo voglia di giocare con i colori e che decidesse il caso.


lunedì 4 aprile 2016

la vita mi prende a schiaffi

La vita è bastarda, ma mi piace, ha una sua ironia.
Il 31 dicembre, a mezzanotte, mentre tutti brindavano e si facevano gli auguri, io ho pensato: "non sarà un anno semplice, questo è l'anno in cui dirò addio al babbo".
Sapevo che mi aspettava un bello schiaffo.

Ed ecco l'ironia, la vita ha pensato che un solo schiaffo non bastasse, forse si è messa in testa di abbattermi e, sinceramente, qualche giorno fa ho temuto che potesse farcela.
Mi sono sentita come un animale ferito in gabbia e senza via d'uscita, vedendo solo il baratro e la fine... senza più stima di me stessa, con la razionalità che vacillava e impossibilitata a fare tutto, perfino respirare con regolarità. Ho provato sensazioni tanto orrende da vergognarmi della persona che temevo di essere diventata. Il mio cervello ha iniziato a girare ininterrottamente alla disperata ricerca di una spiegazione e di una soluzione, ha continuato a farlo per 6 giorni e 6 notti.
Poi, ieri sera, ho capito: alcune volte la vita decide di incasinare tutto e cambiare direzione.
E, nonostante la direzione scelta sia di merda, non serve a niente chiedersi ossessivamente il perché, né tentare di trovarla, non esiste una soluzione.
Attenzione, non si tratta di una remissiva resa, la vita si è fatta un'idea sbagliata su di me.
Ho intenzione di reagire, recuperando finalmente la mia dignità.
Se la situazione fa schifo, io mi rifiuto di fare altrettanto.
Adesso devo solo cercare di capire quale sia il modo giusto di comportarmi per interferire in questo casino in modo che faccia un po' meno schifo di così.

Posso farcela, un piccolo passo alla volta.

lalla


Questa sono io, ancora senza sonno, ma con la mia dignità.
P.S. ma non mi poteva prendere come a tutte le altre che smettono di mangiare e almeno diventano delle gnocche? Mi doveva prendere per forza che smettevo di dormire, che giova poco alle occhiaie e se mi provo a corregere i compiti ci vedo doppio?