sabato 17 ottobre 2020

2020

Prima di dipingere qualcosa che riguardasse questo anno, volevo aspettare che passasse.
Volevo che prima si concludesse questo schifo di pandemia. Ma non passa, non si conclude. La gente non ha mai smesso di morire in tutto il mondo e a ondate il virus ritorna e si impadronisce di nuovo di paesi che aveva già massacrato. Proprio adesso sta riprendendo forza qui in Italia. La gente muore. “ma solo 83, mica 830 come a aprile” Solo 83? Cioè 83 vittime in un giorno sarebbero poche? Quando sento la frase “ma avevano tutti una patologia pregressa” oppure “ma erano anziani”, giuro, mi verrebbe voglia di tirare uno schiaffo. Non esistono affermazioni più violente e terribili. Cosa significa? Che i malati, gli immunodepressi e gli anziani tanto vale che crepino e chi se ne frega? Cos’è, solo perché sono più deboli, non hanno il nostro stesso diritto di vivere? 
Questo anno maledetto mi fa ancora tanta paura, soprattutto pensando alla mia mamma, vorrei tanto che questa catastrofe fosse già finita e che lei se la fosse già cavata. 
Ma c’è una sensazione più forte che provo, più della paura, io provo disgusto. Mi disgustano il qualunquismo, l’egoismo, l’arroganza e la prepotenza delle persone. Ho dovuto sopportare di essere presa per il culo (da conoscenti e sconosciuti) perché anche d’estate indossavo una mascherina (per proteggere gli altri). Ho dovuto sopportare di non poter più uscire di casa dopo le 19.00  visto che, appena è terminato il lock-down, ha ripreso ad accalcarsi ogni giorno nella mia via un centinaio di persone, ogni giorno almeno una ventina si ammucchia (anzi, più politicamente corretto: si assembra) sugli scalini della mia abitazione, mangia e beve in terra, si sbaciucchia, si abbraccia, si spintona e allegramente socializza rendendomi di fatto impossibile il passaggio con la mia bambina. Il loro “sacrosanto” diritto alla libertà calpesta totalmente il nostro. Ho dovuto osservare e sopportare la strafottenza dei menefreghisti e il menefreghismo delle forze dell’ordine che non hanno mai fatto rispettare le regole a nessuno. In classe, ho dovuto (devo) sopportare di dover far lezione con la mascherina sempre indossata, gesticolare più di Alberto Angela e sollecitare al massimo le corde vocali nel tentativo di interessare e farmi comprendere. Il bello è che entro in un’aula con 20-25 studenti senza mascherina e devo fa finta che tutto questo vada bene, dopo averli visti ogni giorno accalcarsi e fumare giulivi all’ingresso e all’uscita da scuola. Nonostante escano decreti che obbligano a indossare la mascherina all’aperto e proibiscono di organizzare una cena con più di 6 persone in casa perché al chiuso l’aria si satura prima ed è più facile trasmettere il virus… ah, sì? E in classe invece 25 senza mascherina va bene? Siamo sempre i più imbecilli, noi insegnanti.
Questo anno mi ha reso ancora più sola. Io che stavo sul culo a quasi tutto il mondo, adesso ho praticamente tolto il quasi. 


Ma torniamo alla pittura, se tutto questo non finisse mai? Probabilmente non finirà con la fine del 2020, ma io non potevo più aspettare.
Così ho iniziato questo progetto e l’ho fatto come sempre e cioè senza alcun desiderio di inviare messaggi e verità all’Universo Mondo. Avevo solo bisogno di dipingere.
Ho svuotato al mente e pensato a questo periodo nell’unico modo in cui riesco a pensare e cioè per immagini perché l’unico senso che mi compete è la vista.
Certo, sono anche golosa, ma il mio fegataccio mi ha costretto a rinunciare a tante cose. L’olfatto di una mamma credo che sia geneticamente progettato per stare in disparte in modo da poter cambiare pannolini e pulire vomito senza troppi tormenti. Non ascolto quasi mai la musica, la fischietto tutto il giorno, questo sì, evidentemente il mio udito deve essere abbastanza ovattato per sopportare certi sibili. Il tatto mi interessa soprattutto per dare carezze. Probabilmente tutti i miei sensi sono all’erta, ma potrei scommettere di avere il sesto senso molto più sviluppato dell’udito, in ogni caso, la vista è regina.
Tutta la mia vita è guardare, è indagare con lo sguardo e rubare con gli occhi, io ho imparato (e imparo) con la vista, tutta la mia memoria è visiva, è composta di immagini. Mi accorgo dei dettagli e comprendo l’insieme. Sono un’ottima osservatrice.
La pittura è vista e selezione.
Qual è la caratteristica visiva più forte del 2020?
C’è stato un enorme cambiamento iconografico e l’hanno prodotto le mascherine, le maledette e indispensabili mascherine.
Ci siamo abituati a non guardarci più la bocca e il naso. Ripenso alla primavera, alle uscite con cadenza settimanale per fare la spesa, preparavo una mascherina rudimentale con la carta da forno e mi mettevo in coda fuori dal supermercato, vedevo solo occhi e quasi sempre erano diffidenti, avevano paura e voglia di cambiare direzione.
Ci siamo abituati a non vedere più le bocche, a non vedere più i sorrisi.
Lo dico da mesi: io la mascherina non me la toglierò più, finché non sarà finita. La porto per rispetto alle migliaia di morti in Italia, ai milioni nel mondo, la indosso nel disperato tentativo di non peggiorare la situazione, di salvare anche solo una vita e la indosso anche in segno di lutto, come indosserei una fascia nera al braccio (ma la indosso sulla faccia perché legata al braccio come la portano in molti non serve proprio a niente). La mascherina è scomoda e ci si respira male, la mascherina è una violenza, ma che da mesi mi faccio da sola. Forse non servirà a niente, ma non potrei mai convivere con il senso di colpa, col pensiero di aver sottovalutato la situazione e messo a rischio la vita di altre persone.
Perché è vero, sto sul culo al mondo e molte persone mi disgustano, ma non le vorrei morte mai e poi mai. Io voglio che stiano tutti bene, negazionisti e stronzi compresi, io voglio che il virus se ne vada.
Indosso la mascherina e nessuno vede più la pinna di squalo che emerge in mezzo alla mia faccia, ma soprattutto, nessuno vede più il mio sorriso. Io sono il mio sorriso, io senza sorriso, non esisto. Nessuno, a parte i miei figli, lo vede più.

Avevo voglia di dipingere questo, niente di più.
Mi sono messa a farlo e ho iniziato a soffrire.
Quando a scuola cerco di riassumere la differenza tra gli Impressionisti e gli Espressionisti, sintetizzo dicendo che i primi “dipingono quello che vedono” e i secondi “dipingono quello che sentono”.
Io dipingo quello che vedo e, mentre dipingo, sento. Sento fortissimo.
Mi ha investito la tensione di mesi, ogni pennellata ripensavo alle vittime, al distacco forzato, alle privazioni, all’incertezza per il futuro. Non è stato facile gestire tutto questo, è stato proprio un anno di merda questo 2020. Eppure la pittura mi fa sempre bene, ogni pennellata mi faceva stare malissimo, ma tirava tutto fuori e, infine, lo allontanava. La pittura scarica la tensione, consola.
Quando la sofferenza ha iniziato ad attenuarsi, ho cominciato a divulgare alcuni “work in progress”, come sempre è successa una cosa che dovrebbe lusingarmi e che invece mi infastidisce tanto. Molte persone che stimano il mio lavoro preferirebbero che non terminassi i quadri, che li lasciassi non-finiti “lascialo così!”. Sembrerebbero commenti carini, lo so che lo sono, ma il fatto è che insistono, insistono sempre molto, anche se io rispondo gentilmente che no, ho intenzione di andare avanti.
Per me è particolarmente difficile riuscire a spiegare a queste persone quanto si sbagliano.
E’ una questione di scopo, il mio è molto diverso dal loro. Probabilmente un lavoro non-finto sarebbe più affascinante e fresco, ma io non dipingo per questo: per creare una buona immagine o qualcosa di accattivante. Non dipingo inseguendo l’approvazione del pubblico (ma quale pubblico poi? Non espongo neanche!).
Provo a spiegarmi di nuovo: io dipingo solo perché ne ho bisogno.
La mia pittura è una cura per la vita, per la mia vita.
Non potrei mai fermarmi per creare un quadro “più bello”, ma chi se ne frega della bellezza? Finché sento il bisogno di andare avanti, io DEVO andare avanti e mi dispiace per il resto del mondo, io non riuscirò mai a fermarmi prima. E non riuscirò mai ad andare oltre. Quando il bisogno si esaurisce, poso il pennello: è tutto a posto, è tutto finito e io non tornerò a dipingere per molto tempo.
I miei quadri forse non saranno mai abbastanza belli, desidero solo che siano abbastanza veri.

lalla


"2020", olio su masonite, 46 x 63 cm,
è ancora bagnato, in foto ci sono strani riflessi