venerdì 1 settembre 2023

Non amo stare ferma

Non amo stare ferma.
Sono sempre stata una persona che progetta e che fa. Progetti piccoli, progetti grandi. Possibilmente portati fino in fondo perché odio lasciare le cose a metà.
Come un libro che leggo, che magari un po’ non lo capisco e mi sta ricrescendo in mano, ma che devo per forza finire, anche a costo di avanzare poche pagine per volta. Perché magari sul finale poi si riprende, io che ne so?
Come per un film che vedo, che se mi fa già cagare dopo due minuti netti ce la faccio a spengerlo, ma quando varco la soglia dei dieci ormai è fatta: mi tocca arrivare fino in fondo. Almeno per capire gli autori dove volessero andare a parare. Che un filmuccio un può spento può sempre nascondere un messaggio, una svolta, ribaltare la situazione e recuperare negli ultimi minuti. O forse rimanere “uccio”, ma spingermi in ogni caso a una riflessione, a un pensiero. Insomma: lasciarmi qualcosa.
Quando accade… perché accade, credetemi, che sorpresa e che soddisfazione immensa!
Tante cose della vita, anche le più leggere o inaspettate, spingono a riflettere o lasciano qualcosa, purché si sia abbastanza curiosi e disposti ad aprire la mente. Se non ci credete, provate a guardarvi intorno con più attenzione o ad arrivare in fondo alle cose per scoprirlo. Anche a quelle che non capite alla prima perché sarebbe un peccato desiderare che tutto fosse semplice e dare giudizi affrettati.
Dicevamo: quando accade, è una sorpresa e una soddisfazione immensa.
Ora, per film, libri o mostre che andiamo a visitare, non è davvero merito nostro ciò che accadrà. L’unico merito è appunto essere spettatori onesti e aperti. Creano altri, scrivono altri, a noi non resta che fruirne e saper cogliere una possibilità.
Creano altri, scrivono altri, ma mica sempre.
Io un po’ di cose le faccio. Ne ho sempre fatte e sempre ne farò. Perché appunto non riesco a stare ferma; la mia mente, le mie mani, non ce la fanno proprio. Progetti piccoli, progetti grandi, progetti enormi. Non è una passeggiata portarli tutti in fondo. No, per niente. Ma non posso fare altro, non è una scelta quella di creare, solo chi nasce irrequieto come me lo sa: è una necessità. Con la sottile speranza, lo confesso, di riuscire anche io a regalare ogni tanto quell’effetto di sorpresa e soddisfazione. Così a casaccio, a gente sconosciuta. Che se davvero ogni tanto ce la facessi, in una vita, non sarebbe mica poco, eh?
E’ tutta l’estate che penso a un nuovo progetto pittorico, per adesso il quadro danza nella mia testa, spero di trovare presto la forza di fargli prendere una forma terrena. Come sempre, inizierò a dipingere solo quando davvero sentirò di aver bisogno di dipingere. Al momento giusto, non un minuto prima, né uno dopo. La pittura non è uno scherzo per me, è una cosa seria. Non la faccio per denaro, né per il piacere altrui. Non è prostituzione. Non è fatta solo di masonite e colori a olio, è fatta delle mie sensazioni e dei mei pensieri. Chiaramente può non incontrare il gusto altrui, ma almeno è sincera e mia.
Prima o poi spero di riuscire a riassume il mio lavoro in una mostra e di darle il nome REALISMO INTIMO perché è quello di cui parla: la mia realtà. Niente di più, niente di meno.
Vedi? Un altro enorme progetto… non riesco proprio a stare ferma!
Intanto scrivo molto.
Anche i libri sono progetti enormi, che richiedono mesi e mesi di lavoro. E tanto coraggio.
Quando crei qualcosa, diventa la tua vita stessa, lo ami e lo odi. Lo temi. Temi di non essere capace di farlo arrivare con te dove volevi effettivamente andare. Temi che ti trascini via, lontano, che prenda il sopravvento. Quanta fatica nel tentativo di dominarlo. Che sia un quadro, che sia un libro, che sia un post come questo. Che non si perda il senso, è importante. Ma anche che non si capisca subito, a una prima occhiata distratta, che pretenda un po’ di interesse sincero da parte dello spettatore e del lettore. Che riesca a catturare, a portare.
Non credo che nessuno di noi (gli irrequieti che non sanno stare fermi, quelli che hanno bisogno di progettare e di fare, quelli che creano) che nessuno di noi, possa mai sapere se alla fine ce l’ha fatta davvero. Il creatore è condannato all’incertezza e alla perenne insoddisfazione. E’ condannato a provarci e può solo sperare di poter regalare al fruitore quella scintilla di sorpresa e soddisfazione.
Solo questo mi viene concesso e solo a questo posso appellarmi nei momenti di fatica, vergogna, ripensamento, autostima a terra e paura: solo alla speranza. E magari neanche a quella perché se la perdo non è che cambi molto. Ve lo confesso in piena sincerità: pure se fossi certa che quello che faccio fa schifo a tutto il mondo, io al mondo chiederei scusa, mi dispiace (un giorno ci penseranno altri a bruciare i miei quadri, strappare i miei libri e cancellare questo blog), ma io non potrei comunque fare a meno di progettare, fare e arrivare fino in fondo ancora una volta.

lalla


P.S. Che il mondo lo desideri oppure no, la mia “Saga dei Colori” va avanti; la prima bozza del mio terzo libro, “Giallo Cristina”, è quasi terminata.