martedì 27 settembre 2016

non sono una santa, io sono blu!

Perdonate il tono "ormonale" del post, ma si è generato un equivoco.
Che io sia una specie di santa. Asessuata e incolore.
Un po' forse è colpa mia. Non so.
Un po' di quel gran signore che viveva con me, che va in giro a dire agli amici "che brava persona è la lalla, così buona e fedele, così altruista, una mamma encomiabile... ma da quando l’ho lasciata mi sono tolto un gran peso".
Ma forse è un po' colpa anche degli altri perché lo stanno a sentire e perché è usanza comune classificare le persone per tipologie ben distinte sia fisicamente, che psicologicamente, che moralmente.
Tanto per capirsi: "la secchiona" è una tipa parecchio complessata (e di solito cessa) che spreca il poco sex-appeal che la gioventù le avrebbe concesso studiando come una forsennata. Presto quindi diventa pure un po' gobba, mette gli occhiali da vista, indossa sempre gli stessi golfini infeltriti e sviluppa un insano terrore verso la vita reale (e soprattutto verso l'altro sesso). Per cui diciamoci la verità: sta bene dove sta, sola e in una biblioteca circondata da montagne di libri polverosi come lei!
Quindi "le mogli lasciate" sono tutte brave donne “casa e chiesa”, brave mamme e brave casalinghe dai “sani principi” che hanno dedicato gli anni migliori della loro vita a cambiare pannolini, vestire i propri figli, cucinare per i propri mariti, rassettare la casa, organizzare orari, controllare scadenze e correre come forsennate per riuscire a prendersi cura di tutti i membri della propria famiglia. Come conseguenza a questo comportamento disdicevole presto hanno perso interesse per la vita stessa, sono tutte "casalinghe disperate", si sono scolorite e lasciate andare, si sono appesantite (hanno tutte la pancia molle e le caviglie gonfie), hanno smesso di curare se stesse (sono tutte sciatte) e di interessarsi al sesso (hanno sempre mal di testa). Insomma, sono delle efficientissime governanti… ma pallose, represse, apprensive e isteriche.

Per cui diciamoci la verità: un pochino se lo meritavano di essere lasciate (che poi infondo quando un matrimonio va male la colpa è sempre di entrambi, no?) e quindi stanno bene dove stanno: sole in una casa circondate dai figli (l'unica cosa che risveglia in loro un certo interesse), dalle loro cose (perché sono pure materialiste), dai sensi di colpa e dai ricordi, vecchi come loro!
E "i mariti traditori"? Sono tutti degli uomini egoisti e stronzi, ma soprattutto immaturi. Non sono cattivi, sono bambini cresciuti che nella moglie cercavano solo una mamma, non una compagna di vita, che sono cascati nell’istituzione del matrimonio per sbaglio, scambiandolo per un porto sicuro. E siccome la moglie li ha delusi (non essendo la mamma), negli anni sono diventati sempre più distratti, insoddisfatti e soli. Son quasi sempre bellocci (perché si sa: le donne invecchiano male, si sfanno, si ingrigiscono, ma gli uomini migliorano come il vino e un po' di rughe d'espressione e di brizzolatura li rende più intriganti), ma nonostante ciò varcati i quarant'anni si son sentiti invecchiare e hanno avuto paura. La moglie (quella pallosa/apprensiva/repressa/isterica) presa com'era tra una bolletta da pagare, un sugo da scaldare e un pannolino da cambiare, li trascurava, non li idolatrava più come un tempo e così hanno ceduto alle lusinghe di “una rovine famiglie”, una ragazza più giovane e sexy, sessualmente interessata e libera, fresca ed entusiasta della vita, in grado di idolatrarli come meritano e farli sentire di nuovo vivi. Una vera donna senza il puzzo di sugo nei capelli o di pannolino nelle mani, una novella Eva tentatrice che li ha condotti nella perdizione. Poverini, sono uomini, hanno il sacrosanto diritto di sentirsi idolatrati e felici!
Perciò diciamocela tutta 'sta verità: alla fine hanno le loro ragioni, non potevano fare altro che sfuggire alla prigionia di questa palla al piede della moglie e godersi un po’ di vita (che poi sono sempre in tempo a tornare indietro una volta calmato l'ormone, no? Che quella pallosa/apprensiva/repressa/isterica senza grandi aspettative è sempre sull'uscio di casa pronta a riprenderseli. Che infondo che vuoi che sia una debolezza nell’arco di tutta una vita? Mica potevano essere sempre perfetti, ma poverini, chi non ha mai peccato scagli la prima pietra!).

Allora gente, mettiamo un po’ di cose in chiaro:
- “casa e chiesa” ci sarà qualcun altro. Io in chiesa non ci vado. Amen. Non sono credente, sono atea e scientifica. Questo non significa che ce l’abbia con chi crede negli uomini con la barba appollaiati sulle nuvolette, negli asini che volano o nella luna nel trigono, basta che tutta 'sta roba se la veneri per i cavoli suoi e che non voglia per forza convincerne me.
- “sani principi”? Capiamoci. I miei unici principi sono l’affetto, la coerenza, la sincerità e l’intelligenza. Ho un sano concetto di disobbedienza alle regole sociali che considero stupide. Se i sani principi sono quelli delle recenti e ridicolissime campagne nazionali sulla fertilità, mi dissocio alla grande! L’omosessualità non mi disturba, anzi, visto quanto è stato in grado di disgustarmi il genere maschile, sarebbe una buona idea, la prossima volta, provare a innamorarmi di una donna (se solo l’ormone m’assistesse!).
- non stiro mai, non se ne parla. Rassettare mi fa schifo, ma ogni tanto devo per forza altrimenti ci tocca arrancare in mezzo a quintali di roba che seminano i miei figli. Cucinare mi piace, ma solo una volta al giorno e che sia primo piatto oppure secondo e contorno, non vorrete mica che mi metta a preparare tutti i giorni un pranzo di Natale? Rigovernare, vabbè...
- apprensiva? sì, senza dubbio. Pallosa? Non saprei, spero non troppo, povero Elia. Materialista? Per me niente, grazie. Ma per i miei figli un contributo lo pretendo. Repressa? Non mi pare proprio. Isterica? Decisamente no.
- fare shopping, è vero, non mi piace, non uso creme di bellezza e i capelli me li taglio da sola. Ma non per questo mi sento trasandata, mi lavo, mi trucco un po’, faccio il mio insomma, senza strafare. Mi piace mettermi in ghingheri per uscire o per le occasioni speciali… mi piace fare teatro insomma, impersonare la donna elegante e sensuale quando ne ho voglia.
- ne ho voglia, “santa asessuata” un cavolo: sono ma piuttosto focosa!
Il tipo, lasciandomi, mi ha detto: “erano anni che non facevamo più l’amore”.
Io l’ho guardato con gli occhi pallati: "ma che dici? Ma se lo abbiamo sempre fatto... e pure bene, mi pare?”
“ma no, che c’entra, io con te ormai facevo solo sesso da anni, ottimo sesso, ma non certo l’amore. Perché io ormai non ti amo più da anni, ma per forza, come facevo ad amare una come te?”
E’ stato come ricevere una coltellata, non sto scherzando, nel momento che scopri di essere stata solo usata dalla persona che pensavi ti stesse amando, provi un dolore fisico, non psicologico. Una sensazione orribile. Una delle tante che mi ha fatto provare nell’ultimo anno e che mi accompagneranno per sempre.
Ma non rivanghiamo, è meglio, guardiamo il lato positivo: non sarò stata in grado di farmi amare, ma almeno so fare dell’ottimo sesso!
Stamani ho indossato un vestito e un paio di scarpe da femmina e mi sono messa in posa per questo autoscatto. Non ci vado a scuola vestita così, tranquilli. Ci vado avanti però. Quella dietro di me è la porta della camera da letto dove ho fatto tante volte l’amore con un uomo che con me “faceva solo sesso”, è chiusa. Non si riaprirà mai.
- io sto facendo un passo (sinuoso) in avanti perché sull’uscio ad aspettare non ci sto. Ci sarebbe stato il cane, se mai ce l’avessimo avuto, ma invece abbiamo due gatti ingrati come me. Pace. Io la coscienza ce l’ho pulita, "non ho mai peccato" e di pietre posso tirargliene quante me ne pare, sicché, lo dico nel suo interesse, sarà bene che non si presenti a tiro.
- l’ho idolatrato anche troppo e per troppo tempo, gli ho scritto l’ultima appassionata lettera d’amore per ricordare il 19° anniversario del nostro primo bacio circa un mese prima che mi sostituisse perché "c'era poca coppia tra noi ultimamente, tu eri sempre presa dall'accudire la bambina malata". E tutti a ripetermi: "non è possibile che vi lasciate, eravate la coppia perfetta, così innamorati". Sveglia gente! Vedevate me, ero io quella innamorata! Lo portavo... com'è che si dice? "in palmo di mano". Era sempre nella mia testa. Se facevo una cosa ganza pensavo subito “la devo raccontare a Theo”. Mi capita ancora adesso, solo per un attimo, poi mi ricordo che no, non gli devo raccontare proprio più niente, ma quell'attimo basta a farmi venire la pelle d’oca.
- e di tutta questa storia la cosa che mi fa arrabbiare di più è di non aver perso neanche 3 etti! Ma porca miseria, tutte “le donne lasciate” perdono almeno 10 kg! E’ una specie di risarcimento fisiologico che serve a combattere il senso di “buttata via come una scarpa vecchia” che ti prende… cioè: sarò pure una scarpa vecchia, ma mi rientrano i jeans sexy di 10 anni fa! E invece niente, il mio metabolismo è più ingrato dei miei gatti… il tipo c’aveva sempre scherzato: “prima o poi ti lascio così dimagrisci un bel po’ di chili per il dolore, diventi tutta silfidea e io allora ti riprendo”… e invece niente, mai una gioia gli ho dato a quell’uomo!
- comunque non mi sento proprio una cessa (pur essendo stata secchiona), sarò anche un po' vecchia e un po’ troppo curvy (ma che problema c'è? Adesso sono curvy anche Barbie e miss)... e incolore proprio no, perbacco, io sono blu!

lalla

sabato 17 settembre 2016

i bambini collezionano e giocano

Un po' per gioco, un po' per necessità, sono sempre rimasta una bambina.
Ancora all'età 14 anni (quando di solito le ragazzine si truccano) io giravo con i capelli lunghi fin sotto il sedere, la goletta al collo e passavo interi pomeriggi giocando con le mie 12 Barbie. Una roba da bambine appunto, ma molto articolata: ogni giorno aggiornavo una trama da far invidia a Beautiful.
E non è tutto: quelle Barbie mi garbano ancora.
Quando mi sposai, le riposi (dolcemente) in una scatola, incapace di buttarle o "regalarle" a qualche nipotina (che poi sarebbe stato come buttarle, visto che quasi tutte le bambine in realtà odiano le Barbie: le spogliano, le mordono, le rapano e le scarabocchiano), poi, mentre aspettavo Matilde, ho aperto la scatola e le ho ritrovate bellissime, profumate e di buon carattere come allora. Mi hanno salutato con il solito sorriso, nonostante le avessi stipate (dolcemente) in una scatola e abbandonate così a lungo.
Ho comprato una vetrina e da un anno campeggiano di nuovo orgogliose in camera mia, accanto ad esse sono pian piano arrivate 12 nuove amiche top model raccolte nei mercatini o nel web, lavate, curate, rivestite...
perciò lo devo ammettere: sono una piccola collezionista di Barbie.
Non è tutto: colleziono Barbie e ho 40 anni.
Una pazza, insomma... e prima o poi sulle mie amiche di plastica scriverò anche un post!

Un'altra cosa: fin da quando ricordo ho sempre adorato il mare, ma odiato prendere il sole (nel senso che io divento nera come un carbone e stare mezza gnuda su una spiaggetta possibilmente appartata da mezzogiorno alle quattro mi piace assai, ma distesa a rosolare mai e poi mai!). Devo far qualcosa, che il sole mi prenda, mi catturi se vuole, mentre io faccio altro.
Questo "fare altro" può essere nuotare, chiacchierare, esplorare, osservare o anche, da sempre, raccogliere sabbia, sassolini e conchiglie. Una roba da bambine, appunto, cominciata quando ancora non era politicamente scorretto "rubare" reperti alla natura.
Una roba da bambine, ma fin da subito molto articolata: al rientro dalle vacanze, da sempre, pulisco i preziosi reperti, li chiudo (dolcemente) in una scatolina annotando data e luogo.
Ormai le scatoline sono moltissime, perciò lo devo ammettere: sono una piccola collezionista di sabbia, sassolini e conchiglie rubate alla natura.
Quando, raramente, mi è capitato di andare a riaprirle ho scoperto che hanno conservato il proprio profumo e perfino un po' di sapore di sole e di mare. Come le Barbie, mi hanno salutato bonariamente regalandomi il ricordo di quel giorno.


Quest'estate, così lunga e strana, mi ha permesso di raccogliere non solo qualche sassetto, ma un bel po' di mattonelline smussate in una delle mie spiaggette elbane/appartate/preferite. Il Comune ha pensato bene di rifare la strada fino alle dune (nel tentativo fortunatamente fallito di farla diventare più mondana) utilizzando un ghiaino fatto di mattonelle spezzate... un disastro ecologico! Invece no: ci ha pensato il mare a farle diventare bellissime. Prima di tutto, essendo mattonelline, mi son sentita sollevata dall'essere una "ladra della natura" (infondo stavo solo ripulendo la legittima spiaggia) e così ho abbondato. Secondo, raccogliere ti permette di stare sola con te stessa, di ascoltare il rumore del mare, di passeggiare, di cercare, di affondare le mani nella ghiaia bagnata e scandagliare... tutte cose di cui, quest'estate più delle altre, avevo bisogno. Terzo, essendo una bambina, appena le ho viste ho cominciato a pensare di poterci giocare una volta tornata a casa.
E così ho fatto. Nel mio giardino c'è una nicchia settecentesca meravigliosa, ma molto malridotta, nella quale i precedenti proprietari hanno inserito una testina di gesso finto-rinascimentale e piuttosto inquietante (forse un satiro?), non mi è mai stata molto simpatica... ho pastrocchiato, mi sono sporcata e bagnata... ogni tanto ho chiesto aiuto al piccolo Re e alla piccola Fata (sono più esperti di me nell'essere bambini).
Il risultato è qui sotto, adesso nella nicchia saltano due delfini e l'acqua sgorga dalle fauci di una specie di Nettuno... non è finito, spero che non finisca mai, spero, negli anni, di continuare a raccogliere e giocare ancora.

lalla