lunedì 12 maggio 2014

benvenuta Principessa dell'isola dei sugolini!

Matilde è nata il 30 aprile.
Siamo tornate a casa solo sabato perchè è stata ricoverata in terapia post-intensiva per 11 giorni. 
Adesso proverò a scrivere qualcosa su quello che successo, cercando di ricordare ciò che è andato storto.
Non so se ho davvero voglia di parlarne, l'importante è che Matilde, come dice il suo nome "diventa forte durante le avversità", ha combattuto la sua prima battaglia e l'ha vinta.
Quando, in questi anni, ho manifestato le mie paure di affrontare una nuova gravidanza, 100 volte 100 persone diverse mi hanno fatto sentire una sciocca rispondendomi: "Tutto quello che ti è successo in passato non significa niente, sbagli a pensarci ancora, stai tranquilla, ogni gravidanza è diversa dalle altre".
E' vero, ogni gravidanza per me è stata diversa, ognuna, a suo modo, è stata peggiore.
Questa, alla faccia del "stai tranquilla", è stata particolarmente dura dal punto di vista psicologico: una volta superato lo spauracchio delle indagini genetiche sono cominciate le contrazioni  e la paura di un parto pretermine. Verso la fine ero riuscita a rilassarmi e si è sfiorata la tragedia.
Il 29 aprile, alle 8.30, mi si sono rotte le acque, Matilde sarebbe dovuta nascere in quella data, per altro catartica: io e Theo ci siamo sposati il 29/06/2002, Elia è nato il 29/07/2005, la gravidanza di Emma si è interrotta il 29/07/2009.
E' successo al supermercato, non è stato il classico sciacquone che mi avevano raccontato, una cosa più graduale e nella mia testa ha cominciato a riecheggiare la frase "non essere sciocca: stai tranquilla", così, per prima cosa, ho finito di fare la spesa, poi, piano piano, con la sensazione del liquido caldo che mi bagnava le cosce, mi sono trascinata a casa, quindi io e Theo abbiamo preso la valigia e siamo andati all'ospedale.
I sintomi erano chiarissimi: gravidanza a termine, contrazioni irregolari, continue perdite di liquido trasparente. Chiarissima la diagnosi: rottura del sacco. E con il tampone positivo allo streptococco era chiarissimo anche ciò he andava fatto: indurre al più presto il travaglio. Poi l'ostetrica mi ha fatto uno stik, incredibilmente è risultato negativo. Non ci poteva credere neanche lei, nuova diagnosi della Dottoressa di turno: niente rottura delle acque, solo un'abbondante "idrorrea" (?), "stia pure tranquilla e se ne torni a casa".
Nei giorni seguenti al parto ho pensato che tutta questa storia fosse stata colpa mia, non è solo una questione di ormoni, qualche volta lo penso anche adesso. E' stata colpa mia aver creduto alla dottoressa che mi ha rimandato a casa dal pronto soccorso, che mi ha fatto sentire piccola piccola, una sciocca che aveva scambiato una "idrorrea" (?) per la rottura del sacco amniotico. Colpa mia, che per non passare da pazza visonaria, da quella troppo apprensiva e rompipalle, ho chinato il capo e sono tornata via dall'ospedale con la coda tra le gambe. Colpa mia, che così facendo, ho lasciato che quasi me la facessero morire... perchè il sacco era rotto, perchè durante le 12 ore seguenti Matilde ha contratto una gravissima infezione che l'ha quasi spedita all'altro mondo prima ancora di mettere un solo piedino su questo. Colpa mia, perchè quando in ballo c'è la vita di un figlio vale sempre la pena passare da rompipalle e pazza visonaria.
Per fortuna la sera mi sono rinsavita, ho messo da parte ogni briciolo di orgoglio e, per niente "tranquilla", sono tornata nello stesso ospedale. La situazione era già precipitata, il nuovo dottore che mi ha visitato ha confermato la rottura del sacco da più di 12 ore e ha insistito per indurre immediatamente il parto, aggiungendo: "Mi dispiace per la diagnosi sbagliata che le hanno fatto Signora, tornando stasera ha salvato la vita a sua figlia". Questo spero che basti a farmi perdonare da me stessa e da te, amore mio: ho fatto un grosso sbaglio, ma alla fine ti ho salvato la vita. 
Appena nata, me l'hanno portata via. Ci sono abituata, mi portarono via anche Elia, quella volta ero io a rischiare di morire e, potendo scegliere, avrei preferito che fosse stato così anche questa volta, ma è proprio vero: "ogni gravidanza è diversa dalle altre".
Nei tre giorni seguenti l'ho guardata dormire all'interno di un'incubatrice, piena di tubicini, sembrava una bambola, non una bambina. 

E poi, finalmente, è uscita da quella campana di vetro.
Da quando me l'hanno messa tra le braccia mi è sembrata troppo bella per essere vera. Ancora adesso non mi capacito che sia reale, che sia mia figlia, non posso aver generato io tanta meraviglia. E' più probabile che l'abbia portata la cicogna o sia nata sotto un cavolo.
E' una fata questa bambina, credetemi.
Benvenuta Principessa dell'isola dei sugolini!

lalla