mercoledì 8 giugno 2011

si parte e poi si torna

Quest'anno sono terribilmente indietro sul fronte "vacanze".
Di solito sono io quella che (in ordine) sogna, propone, organizza, pianifica.
E devo farmi i complimen
ti da sola perchè i nostri viaggi sono sempre stati bellissimi.
Siamo avventurieri del fai-da-te, cercatori di tesori, sperimentatori di cibi, camminatori
infaticabili e fotografi attenti. Che meraviglia! E poi c'è tutto il divertimento organizzativo del prima e la nostalgica dolcezza del dopo, non potrei vivere senza viaggiare...
prima di conoscere Theo passavo le vacanze con la mia famiglia, all'Elba.
Ed anche quelle erano belle vacanze. Un mese mezzi nudi a rosolare su uno scoglio assolato, a nuo
tare in mare, facendo pesca subaquea, mangiando pomodori e schiacciata a morsi tutti i giorni. Erano vacanze vere, dove dimenticavamo di guardare l'orologio e non sapevamo più che giorno della settimana fosse. Poi, anche quelle vacanze finivano. Eravamo stati così bene, eppure son proprio i ritorni a casa che ricordo con più tenerezza.
Quando eravamo bambini le 5 ore di viaggio ci sembravano 5 giorni. Quindi esistevano tutta una serie di rituali che spezzavano il viaggio. Per esempio fermarsi a fare la pipì tutti insieme ogni anno nello stesso boschetto maremmano, ristorarsi con un panino alla porchetta ogni anno dallo stesso porchettaio... quando finalmente doppiavamo la "colonna del Grillo" mancava poco più di un'ora a Reggello e iniziavamo a sentire nell'aria il profumino della pasta fresca della Tata. La Tata e Memmo sono stati per vent'anni i casieri della nostra fattoria, per noi bambini più che altro sono stati dei nonni. Ogni anno salutavano il nostro ritorno con una splendida cena. Così in macchina partivano le scommesse: la Tata avrà fatto i ravioli o le tagliatelle?
Poi finalmente arrivavamo a casa, ed era fantastico entrare e risentirne l'odore, gua
rdarsi allo specchio e scoprire quanto fossimo diventati neri al sole, quanto fossero ricresciuti e strinacchiati i capelli.
La Tata e Memmo avevano preparato un'enorme tavolata nella loro cucina sommando tavoli di diverse altezze e misure, tutta squinternata. Ci sedevamo tutti insieme su sedi
e disuguali e ogni volta la Tata metteva le mani avanti "mi dispiace piccini, non sono venuti bene quest'anno, la pasta è un po' duretta" oppure "il sugo mi sembra un po' sciocco"...
ovviamente era tutto meraviglioso e noi facevamo a gara a chi ne mangiava di più. Ovviamente lo sapeva anche la Tata, ma dopo tante ore passate a stendere l'impato d'uova di papero e farina le piaceva sentirsi dire "no, è tutto speciale, meglio dell'ulima volta!".
Eravamo tutti euforici in quelle sere di ritorno, non ne ricordo neanche una con un litigio, come se la vacanza fosse appena iniziata, come se avessimo dimenticato che dopo poche ore sarebbe iniziata di nuovo la routine, dopo pochi giorni ci saremmo assuefatti all'odore della casa e niente ci sarebbe sembravo più così speciale.
L'ho imparato fin da piccola: vale la pena di par
tire anche solo per la gioia di tornare, quindi devo smetterla di tergiversare: avanti con l'organizzazione.
E c'è un'altra cosa...
in realtà sto tergiversando anche con questo post...
devo farvi vedere/leggere le prime 4 tavole complete (ci sono ancora alcune correzioni da fare, ma niente di sostanziale).
E' inutile che non lo faccia, io ce la sto mettendo tutta, ma se questa storia dovesse far proprio pena è bene saperlo subito, che qualcuno me lo dica. Di smettere non ci penso nemmeno, semmai d'ora in poi me la terrei per me, alla mia Emma ormai voglio troppo bene, devo regalarle la sua storia.
Mi tremano le gambe e avrei voglia di mette
re le mani avanti, ma non come faceva la Tata (per farsi fare i complimenti), io ho una gran paura davvero.
Perchè lo so, veramente, che qualche volta la pasta mi viene sciocca e il sugo troppo saporito...

lalla