domenica 14 ottobre 2018

10 anni

No, non è un post in ritardo per il compleanno di mio figlio che compie gli anni a luglio (e inoltre è già a 13).
E’ un anniversario diverso: il 14 ottobre 2008 ho iniziato a scrivere questo blog.
10 anni e 187 post. Perché ho iniziato?
Un passo alla volta, cerchiamo intanto di capire perché ho iniziato a ottobre.
Innanzi tutto va detto che settembre è proprio un mesuccio difficile per me, provo a spiegarmi.
Io sono una secchiona e cerco di dare sempre il massimo (l’ho fatto negli studi e lo faccio nel lavoro), è una rincorsa continua per cercare di fare il mio dovere, non stacco mai la spina eppure non basta, non sono mai all’altezza delle aspettative (le mie), la parola “relax” non mi compete, io vivo nell’ansia. Tranne che in vacanza, per questo adoro stare in vacanza, la spina la butto proprio, svuoto la mente dalla tensione e la riempio solo di cose belle, tante cose belle, tante esperienze, progetti, pensieri, anche la parola “noia” non mi compete, il mio cervello pensa sempre qualcosa di meraviglioso da fare e il mio corpo lo segue a ruota. Ci starei volentieri tutta la vita in vacanza, per questo non sopporto settembre. Poi vabbè: l’abbronzatura scompare immediatamente dal viso (che si riappropria del suo luttuoso color verdognolo) e nel resto del corpo si sgretola lasciandomi “sudicia”, si sfalda a pezzettini o si esfolia stile muta di serpente, la mattina fa freddo, le giornate si accorciano drammaticamente, arrivano i primi raffreddori … schifo, schifo, schifo!
L’unica cosa che salva ‘sto mese del cavolo è il capodanno, i nuovi inizi valgono sempre la pena di essere vissuti.
Sì, lo so, per tutti gli altri il capodanno è a gennaio, ma io nella scuola c’ho passato tutta la vita, come studentessa (meno male che i miei mi hanno risparmiato almeno la materna) e poi come insegnante.
Per me l’anno inizia il 1° settembre col botto degli esami di riparazione e degli scrutini, prosegue a ritmo forsennato con interessanti preparazioni di lezioni, divertenti ore passate in classe, noiosissime correzioni (da svolgersi soprattutto nei giorni di interruzione di frequenza, tipo le domeniche, le pause natalizie e pasquali), orribili adempimenti burocratici (sono sempre di più, che palle!!!) e interminabili riunioni collegiali, poi si infittisce mostruosamente nel mese di giugno con le stressantissime valutazioni finali e gli scrutini, magari prosegue per inerzia negli esami di maturità fino a metà luglio e quindi si conclude con un mese e mezzo di meritatissimo riposo, il 31 agosto è finito.
Il 1° di settembre si ricomincia, è capodanno.
OK, ci siamo capiti, poi ricordo che a quei tempi, a inizio secolo (ganzo dire “a inizio secolo”, fa tanto Signora Belle Epoque), ero ancora “precaria” e settembre era pure peggio, perché mi licenziavano a giugno/luglio e poi mi riprendevano quando gli pareva quindi l’anno ricominciava per tutti tranne che per me, dovevo aspettare, a volte giorni, a volte mesi, per sapere “di che morte dovevo morire”, scoprire da che parte della provincia sarei finita a insegnare (se sarei finita da qualche parte) e magari in due o tre scuole molto lontane (tipo quell’anno che mi toccò la bella accoppiata Campi Bisenzio-Empoli oppure quello dopo: Empoli-Bagno a Ripoli… ma che comodità!). A settembre entravo in sospensione, mi sentivo inutile e preoccupata, era così difficile non avere nessuna certezza.
Ma perché ho iniziato proprio nel 2008?
Quel settembre lì fu una passeggiata di salute rispetto a come era stato quello precedente quando il giorno 17 settembre 2007, così, senza alcun preavviso, il babbo era precipitato a un passo dalla morte palesando, violentemente, la sua malattia. Che anno d’inferno il 2007/2008!
Ma siamo una bella squadra di lottatori, non potevamo stare solo a piangerci addosso 365 giorni perché, pover’uomo, aveva poco più di 60 anni e quel giorno era invecchiato 20 anni di colpo, oppure perché era sempre stato il nostro irremovibile riferimento (fin troppo padre/padrone) e adesso ci guardava con gli occhi smarriti di un cucciolo abbandonato, oppure perché aveva sempre posseduto un corpo immenso/invincibile e non se lo meritava di essere smontato così a pezzi, perchè tutto questo era ingiusto, perché, perché, perché… ce ne sarebbero stati così tanti di “perché” per farci piangere. E infatti un bel po’ abbiamo pianto, e non abbiamo dormito e ci siamo disperati, ma senza arrenderci mai, la parola "resa" non ci compete, noi viviamo e moriamo in battaglia. Mica perché siamo degli eroi, molto più semplicemente perché arrendersi non è consesso, non è un’opzione possibile e, sinceramente, non serve proprio a niente. Nella vita, qualsiasi sapore abbia, alla fine tocca farsi piacere la minestra, se questa passa il convento. Si fa così: ci si adatta e in qualche modo si va avanti. Per lo meno, noi facciamo così.
Quindi, tornando a me, nonostante le vacanze estive, non arrivavo ad affrontare settembre bella riposata, ci arrivavo traumatizzata e col bisogno di voltare pagina, felice di chiudere quell’anno maledetto e piena di speranza per quello nuovo. Insomma un settembre non da buttare e forse era arrivato il momento di rendersi conto che nessuno di noi è infinito, che siamo progettati a termine e di quanto non sia proprio il caso di sprecare neanche un minuto della propria vita.
Dopo un anno di adattamento alla nuova realtà, finalmente guardavamo avanti.
Ora, io in avanti ci guardo sempre a dire il vero, pure troppo, e anche dentro gli altri (ancora di più), e soprattutto dentro di me (troppissimo), perciò, dopo tanti anni, tanto per cambiare, quello che mi concessi di fare non è stato guardare, bensì rubare. Rubare un po’ più di tempo per me e per la mia pittura.
Cosa fosse un blog io non lo sapevo, ma accanto a me avevo un tizio tecnologico che mi suggerì di pubblicare i miei quadri online, accompagnati magari da un breve commento, creare insomma un blog professionale che mi aiutasse a vendere “è una cosa che va di moda adesso, ne scrive uno la ragazza di un mio amico fumettista che vuol fare la sceneggiatrice, anche tu hai sempre detto che ti piace scrivere”.
Così il 14 ottobre 2008 ho iniziato e subito dal primo post ho tradito il suggerimento di fare “un breve commento”, ho scritto una pappardella infinita e tutti si saranno rotti le scatole. C’ho provato a essere “professionale e distaccata” ma non è proprio nella mia natura, in pochi post ho iniziato a dilungarmi inutilmente (commercialmente parlando) su ogni sensazione, sono riuscita a mantenere un minimo di distacco durante i primi mesi, poi pian piano il lato oscuro ha preso il sopravvento e ho finito per riversare nelle righe tutto quello che mi passava per la testa. Addio blog professionale e distaccato che ti aiuterà a vendere.
Insomma, un fallimento? No, perché? Il mio blog ha preso la direzione che gli piaceva di più, quella di cui io avevo più bisogno, ha cambiato funzione: non mi reclamizza e non sa vendermi, ma sa ascoltarmi, coccolarmi, consolarmi… questo piccolo blog è un successo!
E intanto la vita si è fatta splendida, tante volte, e si è fatta durissima, tante altre. E il mio piccolo blog sempre ad aspettarmi paziente, quando non potevo dedicarmi a lui, e sempre accanto a me, se ne avevo bisogno.
Mi è servito nei momenti meravigliosi, quando le persone in carne ed ossa non avevano né tempo né voglia per starsene lì ad esultare con me (o forse erano troppo invidiose per farlo).
Mi è servito nei momenti orribili, quando le persone in carne ed ossa non avevano né tempo né voglia per starsene lì a piangere e imprecare con me (o forse erano troppo distratte per farlo) e non hanno saputo dirmi altro che frasi fatte o ammorbarmi con indegni luoghi comuni.
Ecco perché non ho mai smesso di scriverlo.
Insieme alla mia pittura è diventato tutt’uno, un tutt’uno che è un po’ come se fosse vivo, un altro piccolo figlio, per me certo, non per gli altri, va bene così dai, deve servire a me, non agli altri. E questa bestiola blog+pittura infondo è il mio specchio e parla sempre di me, cavolo come sono lallacentrica! Poi vabbè, mi piace illudermi: ogni tanto spero che possa servire un po’ anche a qualcun altro (sotto forma di lettore) e questo pensiero, quando mi sfiora, è bellissimo…
Quindi piccolo blog, per favore, continua a starmi vicino, nella buona e nella cattiva sorte. Continua ad aiutarmi, continua ad ascoltarmi, continua a coccolarmi.
Io sono una persona empatica (poveretta me), cioè una di quelle che sprizza sentimenti da tutti i pori e da tantissimo agli altri, che regala aiuto, attenzioni e amore a destra e a manca pretendendo e aspettandosi poco in cambio. Attenzione: il fatto che non lo pretenda e non me lo aspetti non significa che anche io non abbia bisogno di essere ascoltata, aiutata e coccolata. Altroché! Mi stupisce quante poche persone se ne siano rese conto... io ho tanto bisogno d’essere amata, di Amore puro, limpido, senza secondi fini e che duri per sempre.
Questi dieci anni mi hanno dimostrato innumerevoli volte che non posso e non devo sperare di riceverlo da nessun altro, che è sbagliato pretenderlo e perfino stupido cercarlo negli altri. Perché alla fine, nonostante i gesti gentili, i tanti sorrisi e le belle parole, alla resa dei conti, nel preciso momento in cui io di quell’Amore avrò davvero bisogno, disperatamente bisogno, tutti gli altri non saranno capaci di darmelo e scapperanno da me. Solo tu, piccolo blog, me lo darai.
Solo io me lo darò.

lalla

P.S. Ora non cominciamo con le crociate “convinci lalla che il prossimo la ama”, lo so che molte persone mi vogliono bene e che i miei figli mi amano (certo però non posso riversare i miei problemi su di loro e non posso pretendere il loro appoggio incondizionato, devo proteggerli, io sono l’adulto, il nostro non è un rapporto paritario). Non è una cosa triste quella che ho scritto, ma una serena presa di coscienza, sto parlando di un tipo di comprensione ed empatia, di un tipo di appoggio e sostegno, di un tipo di ascolto e perdono, tutti ottenibili, a parer mio, solo da se stessi.
In sostanza: io mi voglio molto bene, tutto qua, sono grata a me stessa per l'Amore che ho saputo darmi anche nelle situazioni più disparate (e disperate) e sono fiera di aver generato degli strumenti di aiuto e cura così efficienti... brava, no?

Poi, vabbè, ce n'è sempre bisogno (di ascolto e coccole, aiuto e cura), volendo tornare all’anno 2008/2009, si è detto che mi ci affacciavo con grandi aspettative, giusto?
E infatti, povera fessa, è stato un anno notevolmente peggiore del precedente, ma questa è un’altra storia… e forse un altro post.