mercoledì 31 marzo 2010

ad Ingres

Almeno una volta a settimana continuo ad andare al laboratorio di Sesto a dare un po' noia e sporcarmi un po'.
Durante gli ultimi sopralluoghi sto furiosamente litigando con una piccola scultura che fa i capricci, mentre un'altra, molto grande,
è stata mansueta e dolce con me: è emersa quasi spontaneamente dall'asse di legno ed ormai è secca e aspetta soltanto di essere cotta.
La dedico a Dominique Ingres, pittore francese a cavallo tra '700 e '800, tra Neoclassicismo e Romanticismo, frequentemente "saltato" o dimenticato dagli insegnanti di Storia dell'Arte. Alle dolci rotondità femminili dei suoi nudi, alla splendida eleganza della sua linea e alla nitida lucentezza delle sue carni turgide e laccate, viene spesso preferito il più didattico, semplice e pomposo neoclassicismo di
Jacques-Louis David (quello del ritratto di "Napoleone che varca le alpi", tanto per capirsi) o il più energico, trascinante e altrettanto pomposo romanticismo di Eugene Delacroix (quello de "la libertà che guida il popolo").
Ingres fu un pittore un po' incompreso, anche musicista, difficilmente etichettabile, marginale e speciale, irresistibilmente attratto dalle nudità femminili.

Sono sue molte tra le figure più seducenti della storia dell'arte, dalla "grande odalisca" (omaggio alla "Venere di Urbino" di Tiziano) alla splendida "bagnate di Valpicon".
Esiste un'intera categoria di artisti capaci, ciascuno a suo modo, di catturare l'essenza stessa della femminilità. Spiccano tra gli altri Simone Martini, Sandro Botticelli, Tiziano Vecellio, Dominique Ingres, Gustav Klimt, Amedeo Modigliani... è naturale che io li ami, tutti.
Li considero quasi
un "movimento artistico ideale" che attraversa i secoli, a loro guardo non solo con ammirazione, ma percependo un'enorme affinità estetica ed emotiva.
Come al solito, non sono molto originale: l'artista e fotografo Dada Man Ray dedicò ad Ingres quasi un secolo fa l'inequivocabile "le violin de Ingres", chissà, probabilmente anche lui ne era affascinato quanto me...

lalla

ecco "l'isola di Ingres" mentre riposa sul telaio e aspetta di essere infornata a 940°.
In coppia con "l'arcipelago", dovrà un giorno emergere da una parete piatta, come un promontorio emerge dalla superficie marina.


P.S. Dimenticavo una comunicazione di servizio:
Partecipo al concorso "la magia del piccolo formato", giunto ormai alla quinta edizione, io ci sarò sia nella sezione scultura, che pittura.
Espongo per la prima volta il mio "autoritratto" in terracotta, un'opera che amo molto e spero che piaccia anche ai presenti... magari alla giuria!

Sabato 17 aprile alle ore 17.00 c'è l'inaugurazione alla Galleria la pergola arte, via la pergola 45 r, Firenze (se credessi in queste scemenze potrei sperare che tutti questi 17 per una volta portino bene...).
C'è un'altra coincidenza buffa che potrebbe far pensar bene (sempre a livello scaramantico): il 24 aprile, giorno della premiazione e dell'intervista con la solita ToscanaTV, io non potrò partecipare perchè sarò a Nimes con i miei ragazzi, quello grande farà le dediche dei suoi ultimi fumetti, quello piccino girellerà con me tra le antiche vestigia romane e i parchi della città.

giovedì 25 marzo 2010

non se ne esce

Da qualche mese, insieme a un piccolo gruppetto di amiche coraggiose, stiamo cercando di mettere su uno spettacolo teatrale. L'ideatrice del progetto è la mia migliore amica, ha scelto un testo della Comencini in un momento non estremamente allegro dal punto di vista amoroso e sospetto che questo particolare abbia avuto il suo peso.
Lo spettacolo parla della femminilità e della maternità (ma non ci cascate, sorvola ogni aspetto positivo), delle corna che pesano sulla testa (del mio personaggio), della frustrazione delle donne (costrette a fare sempre delle rinunce), dell'inutile ricerca dell'amore (che gli uomini sono tutti o traditori o insensibili o senza spina dorsale), del difficile legame madre-figlia, che finisce sempre tutto male, una si suicida pure... e che allegria!
Per fortuna noi tutte la pigliamo parecchio sul ridere e passiamo delle belle serate insieme, ma comunque, tanto per capirci, una delle battute tormentone è : "non se ne esce".
E qui mi verrebbe di fare un gestaccio alla Comencini e anche a chi ci benedì con la splendida frase "partorirai con dolore", che il mio Theo non lo cambierei con nessuno e che due giorni fa è nata la piccola Giulia, Chiara l'ha partorita nel pomeriggio, tra un creme caramel con panna e una minestra con doppia dose di parmigiano, lei ha un tappetino fitto fitto di capellini neri che le incornicia il faccino rugoso, la pelle profumata, due occhietti furbi e vaffanculo alla sfiga!
Però devo ammetere che, solo a livello lavorativo, questa frase "non se ne esce" ogni tanto mi ronza in testa. Continuo a incontrare gente che dice che nel mondo dell'arte vengono considerati, quindi apprezzati, quindi quotati, quindi ammirati, quindi acquistati, quindi finanziati e quindi messi nella situazione di non morire di fame e fare questo percorso/lavoro, solo coloro che possiedono le seguenti caratteristiche:
- essere già conosciuti, cioè aver fatto almeno 10/15 anni di mostre "a perdere" (un sacco di soldi buttati per pavoneggiarsi) e apparire spesso nelle riviste di settore (sempre pagando, s'intende).
- essere maturo/vecchio, perchè i giovani non possono pretendere di essere presi sul serio, come possono sapere cosa sia l'arte (e infatti io non lo so, nonostante la studi da una vita, ma che son giovane? pendo da tutte le parti!).
Oltretutto le gallerie migliori non ti considerano se già non sei conosciuto ed è inutile iscrirversi ai concorsi nazionali per cercare visibilità perchè se non hai un curriculum "imponente" vieni scartato a priori... significa che può avere la possibilità di "fare l'artista" e magari anche qualcosa di buono solo chi è ricco e vecchio (e forse rincoglionito).
Scusate, ma se tutto ciò è vero, questi critici/galleristi/collezionisti si sono veramente fumati il cervello!
Certo, non so cosa sia l'arte, però, se esiste, avrà certamente più a che fare col talento, con l'intuizione, magari col genio, che con l'età e la notorietà del suo autore.
Insomma, non se ne esce...
o forse si, chi lo sa.

lalla

"le gambe - grande metopa", olio su masonite, 60 x 60 cm.

martedì 9 marzo 2010

la secchiona, il "rosa maiale" e la morbidezza della carne

In terza/quarta liceo artistico il nostro prof. di arte ci portò agli Uffizi a vedere il michelangiolesco "Tondo Doni", da poco restaurato.
Va precisato che a quei tempi ero una "nerd" in piena regola: portavo golfini infeltriti e camicette con galetta bianca (giuro), capelli lunghi fino al sedere con la frangetta, mocassini ai piedi (il resto femminile della classe sfoggiava magliettine aderenti, all-star, trucco pesante, banana di gelatina nei capelli e una sigaretta tra le dita), ero secchionissima, mai fatta una forca (neanche pensata), il senso del dovere e la paura di deludere genitori e professori mi ossessionava. Per fortuna mi ossessionava anche la curiosità, la voglia di conoscere ed imparare e alla fine vale il proverbio "impara l'arte e mettila da parte", o almeno spero.
Ma nonostante fossi sempre seduta nel primo banco a prendere appunti e preparatissima sulla lezione, dell'arte non avevo ancora capito nulla.
Forse era colpa del suddetto prof. (un uomo serissimo nel suo lavoro, ma molto piatto e asettico, spiegava con la voce monocorde, sembrava che parlasse di ragioneria...) o forse ero semplicemente io, troppo immatura e troppo inesperta. Pensavo di conoscere l'arte solo perchè ricordavo i nomi, le date, le nozioni e prendevo bei voti, che scema...
Insomma, andiamo agli Uffizi.
Come al solito, ad una buona parte della classe non gliene importava nulla di arrivare al museo, si attardavano alle vetrine, chiacchieravano tutto il tempo, io stavo appiccicata al prof., ogni tanto mi guardavo indietro con una certa disapprovazione. Ero anche un po' snob, ammettiamolo.
Ed ecco che, una volta davanti al "Tondo Doni" successe una cosa strana: sinceramente, il quadro non mi piacque per niente. La riproduzione sul libro di testo conservava la patina del tempo, ma dal vero il restauro regalava alla superficie pittorica dei colori incredibilmente sgargianti. La pelle dei personaggi era "rosa maiale", non scherzo, brillava come uno smalto, le vesti erano gialle, verdi, azzurre che cangiavano in
viola, la Madonna aveva più muscoli di un culturista, idem il bambin Gesù... io ero solo una ragazzina, non ero pronta per questa irruenza, per questa violenza pittorica. Anni più tardi ho capito Michelangelo ed il suo essere uno scultore anche mentre dipingeva.
E così, per la prima volta, mi sono distratta dalla spiegazione del prof. e ho cominciato a vagare per la stanza.
E' stata una fortuna perchè ad un certo punto è accaduta una magia: mi sono innamorata di un dipinto, e dell'arte.
A quei tempi non sapevo chi fosse Tiziano Vecellio, né avrei saputo datare, o commentare, la sua "Venere di Urbino", ma rimasi parecchi minuti ammaliata da quella donna distesa, che mi guardava ammiccante.
Aveva gli occhi umidi e vivi, ma soprattutto la pelle, quella pelle candida, potevo quasi percepirne il calore e il profumo. Che meraviglia, la morbidezza della carne nuda...
Ancora oggi subisco il fascino della Venere, ma certo non sono più un'adolescente e ho corde diverse che vengono sollecitate anche da quadri diversi.
Però quella prima sensazione fu tanto forte da rapirmi completamente, da allora ho passato tutta la vita cercando di provarla ancora (quasi avessi avuto la "sindrome di stendhal" o mi fossi "drogata di pittura"). Ogni tanto mi succede di nuovo, è qualcosa di magico, penso che accada solo se esiste una sintonia perfetta tra quello che si prova in quel momento e ciò che sentiva l'artista.
Non so, so solo che a risvegliarmi dal mio torpore amoroso furono i rimproveri del prof.:
"Gonnelli! Da te non me l'aspettavo, che fai ancora qui, ci siamo spostati nell'altra sala..."
Vaglielo a spiegare al prof. Ragazzini che quella mattina stava cambiato il corso della mia vita, che avevo assaporato quanta gioia e serenità avrebbe potuto darmi l'arte, che avevo deciso che l'avrei dovuta scoprire e cercare sempre, che avrei anche potuto insegnarla un giorno, tanto mi era sembrata immensa...
pensai che, se un giorno fossi riuscita a far sentire a un ragazzo, anche ad uno solo, quello che avevo sentito io, sarei stata una grande professoressa!


lalla

P.S. Negli anni ho fatto pace con Michelangelo.
E' stata proprio la volta della Sistina a ragalarmi una nuova estasi artistica.
Prima di entrare nella Cappella hai già visto centinaia di riproduzioni e pensi di sapere già tutto su quel soffito, ma lei è tanto grandiosa ed eroica da costringerti a restare almeno mezz'ora, sconcertato, con la testa rivolta verso l'alto. E' tanto magnetica da rendere per tutti invisibili i capolavori di Botticelli e Perugino presenti sulle pareti.
Come tanta forza e potenza possano essere scaturite da una sola mano rimane un mistero, ancor più della divina creazione d'Adamo in essa rappresentata.
Saranno sempre, per me, Tiziano "il Pittore" e Michelangelo "lo Scultore", a loro devo tutto e li ringrazio.

"il corpo - grande metopa", olio su masonite, 60x60 cm.

lunedì 8 marzo 2010

pianeta donna

Premesso che a me la "festa della donna" sta parecchio sulle scatole (se dici che per un giorno è la tua festa significa che accetti che per gli altri 364 giorni sia la festa di qualcun'altro...).
Però, oggi mi succedono alcune cose sulle quali vale la pena soffermarsi:
1) alle 8.15 mezza congelata e addormentata mi porto in classe prima ancora del suono della campanella, arriva un ragazzo che avevo anche l'anno scorso, e che molto probabilmente non ho aiutato a salvarsi dalla bocciatura con i miei voti, e fa un piccolo gesto che mi fa sentire leggera: mi saluta sorridente e mi regala il più bel rametto di mimosa della mia vita (della serie "non porto rancore").
2) alle 11.30 vado alla Galleria Via Larga in via cavour 7 per la presentazione di un libretto/catalogo "pianeta donna" edito da Masso delle Fate e curato da Fabrizio Borghini (il tipo di Toscana TV). Nel volumetto tutto rosa ci sono anch'io, a pagina 96, la fotografia che ritrae la mia scultura "donna" è terribilmente bigia, ad essere sinceri fa un po' pena e spero solo che sia un'effetto della stampa e che dal vero faccia un effetto decisamente migliore!

3) alle 18.00 sarò di nuovo dalle parti della Galleria Mentana per l'inaugurazione della mostra collettiva "pianeta donna". Ciascuna partecipa con un quadro. La mostra si svolge nei locali dello Spazio Mentana in via della mosca (accanto alla galleria). Può essere carino farci un giro in questi giorni, considerando che alla galleria fino a giovedì sarà ancora visitabile la mostra "Individuazioni 2010".
Ok, mi sono soffermata su tutto ciò che esula la normalità e che in qualche modo è legato all'8 marzo.
Detto questo, spero dopo pranzo di poter dipingere serenamente come sempre, ho un quadrone per le mani che mi sta occupando da molti giorni e che non vedo l'ora di finire!

lalla

mercoledì 3 marzo 2010

la specializzazione

Qualche giorno fa ho letto un trafiletto molto carino sui gatti che rispecchia perfettamente le caratteristiche del nostro terribile Tigro: "il gatto è l'animale domestico meno domestico che ci sia, seducente e misterioso, perfettamente adattabile alla foresta come alla casa perchè libero e fiero".
Aggiungerei che possiede una flemma tutta particolare, passa le sue giornate dormendo o riempendosi di croccantini, di tanto in tanto organizza piccoli agguati in stile "grande predatore", giocherellamenti vari e un po' d'esplorazione... insomma, eccelle nel dolce far niente. Son fatti così anche i leoni, soprattutto i maschi, che se la dormono quasi tutto il giorno e ogni tanto banchettano con qualche erbivoro tonto rimediato dalle leonesse.
Bisogna ammettere però che esistono anche felini un po' più "nobili", che hanno sviluppato delle doti superiori al "sapersi fare la toilette" e al "dormire acciambellato".
E' il caso del ghepardo, un animale molto affascinante (a dire il vero è il felino più bruttino di tutti, con la testa piccola e il mantello stinto).
Il suo fascino sta nel fatto che ogni caratteristica del corpo e del metabolismo si è evoluta per consentirgli di correre a una velocità di 120,5 km/h.
Cavolo, che bravo! Tutta questa bravura serve ad afferrare un'antilope e potersela mangiare.
Ora penserete che il ghepardo sia molto furbo e l'antilope molto sfigata, invece non tanto, perchè il primo è certamente destinato all'estinsione e la seconda invece prospera allegra nella savana.
La spiegazione sta nel fatto che il ghepardo si è troppo specializzato, come altri animali scellerati dalla comune sorte (vedi lo schifiltoso panda che mangia solo bambù). Il poverello sa correre bene, ma se mancano le antilopi è inutile correre i 100 metri più velocemente di Carl Lewis...
la natura insegna che è meglio non specializzarsi, saper fare un po' di tutto, sapersi arrangiare e non eccellere nel particolare... insomma, meglio il molle e ruffiano gatto Tigro dell'atletico e virtuoso ghepardo.
E allora, mi chiedo: io avrò fatto bene a cercare di specializzarmi (visto anche la scarsità di antilopi) o era meglio rimanere sul vago?

lalla

"metopa", olio su masonite, 40x40 cm.