domenica 27 novembre 2016

io ho un segreto

Allora, io ve lo dico: le persone che dipingono hanno un segreto.
Chi inizia un quadro a olio (e poi non può concedersi il lusso di finirlo tutto in una volta) per quel tempo che ci vorrà a concluderlo, fossero giorni, mesi o anni, ha un segreto.
Fa finta di condurre ancora una vita normale, fa finta di niente, fa la spesa (ogni tanto), la mattina si veste (in qualche modo), forse, si spera, ha “un lavoro vero” (cioè di quelli che danno da mangiare) perciò, abbastanza dignitosamente, ci va e fa pure finta quel giorno che gli stia interessando come tutti gli altri giorni dell’anno, si prende più o meno cura dei suoi affetti, sorride, saluta, sembra che mangi, sembra una persona qualsiasi, ma in verità questa persona ha un segreto. E a ben guadare un po’ si capisce perché è abbastanza sfuggente, può darsi che saltelli (tipo i bimbi che c’hanno il palletico) e che le venga pure da sorridere, spesso e abbastanza fuori luogo, potrebbe apparire un po’ picchiatella.
Ma non è picchiatella, credetemi: ha un segreto.
Il segreto lo sa solo questa persona (e gli altri che dipingono per diletto come lei) e non lo può dire a nessuno o il resto del mondo si arrabbierebbe parecchio, il resto del mondo sarebbe geloso.
Ma io oggi ve lo dico lo stesso, tanto nessuno mi prenderà sul serio...
Il segreto è che questa persona, da quel giorno che ha iniziato il quadro fino al giorno che lo finirà (e probabilmente anche per alcuni giorni a seguire) anche se vi saluta, vi sorride e sembra ascoltare quello che le dite, in realtà questa persona non vi sta ascoltando affatto e di quello che le raccontate (fosse la storia più bella del mondo o la più terribile) non gliene frega assolutamente niente.
Ecco il suo segreto: questa persona finge che le interessi ancora la vita di sempre, ma in realtà vorrebbe smettere di vestirsi, mangiare, lavorare e socializzare. In realtà il suo unico desiderio è chiudersi nel suo studio col suo quadro, col suo amore, perché lo ama, lo ama da morire, questa è la verità.
Non solo, ne è anche succube.
Quando intinge per la prima volta il pennello nel colore e inizia, prova un misto di eccitazione e paura perché teme il dominio dell’aguzzino che sta per generare e lo brama, anche.
Dipingere è un duello, è una guerra. Ed è la pace.
Dipingere le da l’illusione dell’immortalità e la fa sentire forte, invincibile, persino divina (perché che Dio abbia creato la donna e le zanzare è tutto da verificare, ma che questa persona stia creando un quadro è certo, e non ha nessuna rilevanza il fatto che sia bello come una donna o schifoso come una zanzara).
Spesso accade che arrivi un momento in cui il quadro le sfugge di mano (come forse l’umanità è sfuggita di mano a Dio), allora arriva a odiarlo. In linea di massima, è meno permalosa del Creatore ed evita di scagliargli contro un diluvio universale, comunque lo abbandona per giorni, gli tiene il muso, non lo guarda più. Ma poi le dispiace, sente il suo richiamo, allora ci torna e ricomincia la danza, ricomincia il tango… fino alla fine.
Una fine che sempre giunge, il quadro la lascerà e andrà per la sua strada. E allora un po’ sarà un dolore sentirne la mancanza e un po’ sarà un sollievo riassaporare la libertà. Dopo qualche tempo questa persona forse lo incontrerà di nuovo e quasi sempre gli apparirà brutto perché i suoi gusti e la sua tecnica sono andate avanti (o semplicemente da un’altra parte), eppure, anche sentendolo distante, gli sarà per sempre grata ricordando quelle dolci ore di passione.
Non ci credete che la pittura sia così potente? Perché non ci provate allora? Fregatevene di non saper disegnare, se non sapete farlo, non fatelo: colorate e basta, ma provate… però solo se avete molto coraggio perché la pittura ha una sua volontà ed è una brutta bestia da domare.


Dopo un lunghissimo anno finalmente ho ricominciato a dipingere, avevo paura e prima ho ripreso i pennelli in mano per pitturare mezza casa d’azzurro (le scale, la dispensa…). Adesso sono nella fase in cui, non arrabbiatevi, scendessero pure gli alieni sulla cupola del Brunelleschi, del resto del mondo non me ne fregherebbe niente.
Solo i bambini riescono a risvegliarmi dal mio innamoramento.
Non ascolto nessuna musica quando dipingo, mi disturba che qualcuno tenti di cantarmi nelle orecchie le sue emozioni, voglio sentire solo le mie.
Ascolto il silenzio, ascolto i colori e ascolto me stessa.


lalla

Anche Matilde ha assaporato l’ebrezza del cavalletto, i primi giorni l’ho lasciata intervenire con le matite e un po’ di colore… ho creato un mostro: adesso si aggira (pericolosissima) armata di pennarelli (predilige gli indelebili neri) per “ritoccare” ogni mio quadro appeso in casa.
Questa foto me l’ha fatta Elia, l’altra sera mi ha sorpreso. Alle 22.00 tutti a letto, ma io, una volta salutati i bimbi volevo concedermi, finalmente, un po’ di pittura e lui si è arrabbiato: “in questa casa ci sono delle regole, se andiamo tutti a letto ci vai anche tu”... ma guarda questo: "tu hai 11 anni Elia e io ne ho 41!”… poi ho capito: prima di tutto ha ancora un po' paura del buio, poi si è accorto che in questo momento c’è un altro nella mia vita e non ha alcuna importanza che il mio amante sia solo un pezzo di legno imbrattato di colore, ha scoperto il mio segreto ed è geloso.
Non lo so, forse questa cosa è
inevitabile, tutto il mondo lo è sempre stato, ma il mondo, ed Elia, dovranno abituarsi.

lunedì 14 novembre 2016

e per i miei 41 anni, una bella "festa di divorzio"!

Gli esseri umani sono animali sociali e scandiscono la loro vita sociale con cerimonie, riunioni e rituali.
Quando una persona nasce facciamo una bella festa piena di regali. Che si chiami Battesimo, Iniziazione o Presentazione al Tempio poco importa, il succo è che siamo felici di festeggiare e accompagnare l’ingresso di una nuova vita nella comunità. E ogni anno ribadiamo il concetto con un bel Compleanno, perché l’esser venuti al mondo ci piace parecchio.
Allo stesso modo quando nasce un amore facciamo una bella festa piena di regali. Che si chiami Matrimonio, Unione civile o Inaugurazione della casa poco importa, il succo è che siamo felici di condividere e mostrare alla comunità l’inizio di una nuova coppia. E anche in questo caso ci sprechiamo in Anniversari.
Comunioni, Cresime, Feste di Laurea, un nuovo lavoro…
per non parlare del fatto che annualmente i Cristiani festeggiamo pure gli anniversari dei V.I.P: Maria venuta al mondo senza peccato (addobbiamo l’albero), la nascita di Gesù (o di Mitra) con un pantagruelico Natale, l’Epifania con la calza, Assunzioni varie con tanto di battaglie d’acqua, il Patrono cittadino con i fuochi d’artificio e adesso anche Halloween mascherati da zombie e chissenefrega che sia una ricorrenza pagana, finché c’è da festeggiare e stare in allegria, ogni scusa è buona!

Ma non è proprio così, per esempio non ci dimentichiamo della morte e resurrezione di Gesù (anche se un po’ di cioccolata ci scappa) e in verità anche quando uno di noi muore organizziamo una riunione, un po’ meno allegra certo, ma si tratta comunque di una cerimonia, per altro molto sentita da tutti. Che si chiami Funerale, Esequie civili o cerimonia funebre, poco importa, il succo è che in un momento di grave dolore, come in uno di grande gioia, sentiamo comunque il bisogno di avere accanto la propria comunità per condividere e celebrare, per ricordare e dire addio.
Il sistema organizzativo delle cerimonie di vita però è zoppo, ne manca una.
Anche quando un Matrimonio finisce dovremmo fare una riunione. Questa tradizione non esiste perché in passato il Divorzio non era socialmente accettato. In poche parole, se avevi scelto male (o qualcun altro l’aveva fatto per te) erano cazzi amari: se ti ignoravano imparavi a vivere nella solitudine, se c’avevi le corna te le tenevi, se ti menavano le prendevi, a ritrecine, e zitta.
Per fortuna adesso il Divorzio esiste e allora credetemi: è venuto il momento di rimediare ed imbastire una bella cerimonia.
La “festa di Divorzio” non servirà solo a soddisfare il bisogno di avere accanto la propria comunità per condividere il lutto, per ricordare/dimenticare e dire addio.
Servirà soprattutto a soddisfare un bisogno ancora più atavico dell’essere umano: quello di gioire e mostrare a tutti, in caso di sciagura, di essere sopravvissuto.
Perché tutte le persone vengono ipnotizzate dalle terribili notizie di disastri naturali o attentati terroristici? Perché passano ore in trepidazione su internet o di fronte alla TV? E’ vero: dispiace per le vittime, ma ancora di più sono felici per coloro che si salvano e, soprattutto, che non sia toccato a loro. Non c’è vergogna in questo, è un sentimento ancestrale e giusto: sono felici di essersi salvate. Vivono l’ambivalenza di volersi allontanare il più possibile dal disastro e il desiderio di conoscere ogni dettaglio e volerne fare parte. Ogni volta che estraggono  un corpo ancora vivo dalle macerie è come se avessero salvato un pezzo del loro. E’ un po’ lo stesso fenomeno per cui rallentano in autostrada se c’è stato un incidente, per vedere cos’è successo, per scoprire la dinamica... magari per scorgere un cadavere e sentire forte dentro di essere ancora vivi. La curiosità un po' morbosa verso il disastro serve in realtà ad allontanarlo psicologicamente da sé.
In questi mesi tantissime persone mi hanno fatto la fatidica domanda “come stai?”, domanda un po’ sciocca a dire il vero, come volete che stia? Ma molte di loro l’hanno fatta con la sincera volontà di ascoltare ed assorbire il mio dolore, permettermi di far uscire tutto, senza giudicare, di essere vera  e anche sgradevole . Altre hanno chiesto e ascoltato, ma la loro esigenza primaria non era quella di strami vicine, somigliava più a quella del tizio in autostrada: conoscere il disastro e scongiurarlo “comunque sia andata, ‘sto schifo non è successo a me”. E’ giusto così, in ogni caso hanno fatto il loro bene e il mio.

Perciò, per assecondare tutti i miei bisogni e anche quelli della mia comunità, io l’ho fatta: una bellissima “festa di Divorzio”!
Ho iniziato a invitare gli amici più cari, nella “ex-nostra casa” che adesso è solo casa mia, ho invitato fino a che ho potuto, arrivata a 80 mi son dovuta fermare causa capienza massima degli ambienti e mi è dispiaciuto perché così un po’ di persone care che avrei voluto sentire accanto a me non c’erano… perdonatemi, vi prego. Prometto che la prossima volta che mi separo farò una festa con almeno 100 persone!
Agli invitati non l’ho detto cosa festeggiavamo perché sarebbe suonato strano nell’invito, ho parlato vagamente di un’apericena/invasione barbarica, poi è saltato fuori che proprio quel giorno avrei compiuto 41 anni, ma in realtà non c’era bisogno di specificare: lo sapevano tutti perché erano lì. Gli ospiti d’onore erano due: io e l’assenza di lui. E per quanto io possa essere stata scintillante, so che nella mente dei miei invitati il secondo ospite pesava quanto me. Ma la mia famiglia e i miei amici hanno partecipato lo stesso con grande entusiasmo.
Questo fa una vera comunità: partecipa, nel bene e nel male.
E’ stata una bellissima serata nella quale ho potuto mostrare al mondo che sono ancora viva, che ho ancora voglia di organizzare, cucinare, festeggiare e ridere… che la lalla è sopravvissuta.
E in cui la mia grande comunità ha potuto mostrare a me che mi pensa,
che mi vuole bene e che sarà sempre pronta a condividere e scandire insieme a me tutte le tappe della mia vita.
Grazie a tutti, grazie di cuore.


lalla

P.S. La lalla è sopravvissuta... perché la cosa più cretina che mi è stata detta in questi mesi è: “In realtà questa cosa è una fortuna perché così rifiorirai, diventerai più bella, capirai chi sei veramente, bla, bla, bla…” Ma scusate, perché uno dovrebbe desiderare di cambiare se viene lasciato? Questo vorrebbe dire che tutte le donne felicemente accoppiate in verità sono noiose, represse e bruttine? E se invece fossero allegre, soddisfatte e bellocce come sono sempre stata io? Sai che ti dico mondo: che invece io son proprio fiera di rimanere me stessa!

P.P.S.S. alla faccia dell'estate di S.Martino ha sempre piovuto il giorno del mio compleanno, ma questa volta no: questa volta ha festeggiato anche il sole! E a pranzo ho passato un'oretta all'aperto insieme alla mia mamma (l'altra sopravvissuta) mangiando un panino al sole d'autunno, quello dolce dolce che ti scalda le gote e ti rimette al mondo.

P.P.P.S.S.S. molto del resto della giornata l'ho passato a cucinare, cous cous, pollo, macedonia... e un quintale di tiramisù. Vi è mai capitato di farne troppo e ne avanza un pochino con cui preparate una piccola bacinella a parte? Bè, povera piccola bacinella, io non potevo smaltirla causa fegato poco bono, erano due giorni che mi guardava triste dal frigo... così oggi l'ho data a Theo, quando mi ha riportato i bimbi. Infondo era un po' invitato anche lui, una porzione gli tocca. E poi valla a sapere: uova crude e mascarpone, son passati 2gg, magari gli viene la sciolta!