martedì 11 ottobre 2016

il profilo del Re dei Sugolini

Purtroppo quando un matrimonio finisce non finisce solo quello. Si apre una voragine e trascina dentro tutto il tuo mondo di prima. Addio amici senza palle che non si schierano e addio anche a quelli con le palle, che hanno una loro vita sociale standardizzata e tu non ti senti più una buona compagnia, dispari come ti ritrovi in un mondo di numeri pari.
Anche i viaggi all’estero che adoravi tanto progettare e fotografare d’un tratto non hanno più alcun senso senza una persona con cui condividerli.
Vabbè, penserete, stai a casa con i bimbi e ti diverti lo stesso.
E infatti una ci starebbe più che volentieri, solo che i bimbi non li hai accanto a te tutti i giorni come prima, almeno 3 giorni la settimana, controvoglia, ma col sorriso, li devi affidare alla persona di cui ti fidi di meno al mondo, li devi lasciare nelle braccia del tuo nemico … sono i tuoi figli, è una sensazione terribile. Ma sono anche i suoi, e tu devi, col sorriso.
Quindi sei sola.
E la cosa migliore in questi momenti è fare cose. Cose che ti fanno stare bene, nella maggior parte dei casi: darsi allo shopping compulsivo, cambiare taglio di capelli, andare in una Spa, imbroccare qualche tizio. Nel mio caso: disegnare, scrivere, aggeggiare e dedicarsi a inutili e strani progetti… tutto tranne rassettare la casa!
In questi giorni, stando sola, ho pensato molto al mio piccolo Re dei Sugolini. Lui è l’unico testimone, insieme a me, di com’era la nostra famiglia e di come sia stata sgretolata in un attimo. E’ grande, ha grandi occhi e un grande cuore. Lui sa.
Lui è l’unico a soffrirne, insieme a me.
Questo pensiero mi strazia. 

Vorrei dirgli che non è successo niente, che va tutto benissimo e che io e il babbo ci vogliamo ancora bene, ma non posso mentirgli, non sarebbe giusto, noi due abbiamo un patto di sincerità da sempre e su questo si fonda il nostro amore. E non posso neanche confidarmi con lui, pretendere che sia un adulto, perché è un ragazzino e non deve crescere troppo in fretta. Già lo sta facendo. Fingere di non provare niente, di non soffrire, sarebbe un errore, ma non devo neanche scaricare il mio dolore su di lui, devo farmi vedere forte e combattiva abbastanza per essere io il porto sicuro e accogliere le sue paure… è come camminare tra le uova. Ogni tanto ho il terrore di rompere tutto. E’ un bambino intelligente e questo colpo di scena l’ha spiazzato, ogni tanto mi riempie di domande… non esiste un modo giusto di rispondere, faccio quello che posso sperando di non far troppo danno, o di far quello minore.
Da quando Elia è venuto al mondo io l’ho amato e mi sono presa cura di lui. Da quando Elia è venuto al mondo ho sentito che era speciale, che era il Re dei Sugolini e, come uno scienziato, ho passato questi 11 anni in osservazione, in adorazione, muovendomi con cautela e cercando di non interferire negativamente con tanto splendore. Ho imparato a memoria ogni sua curva, spigolo, piega, macchia, profumo e consistenza.
Potrei riconoscere da un chilometro di distanza la sua nuca nella folla, ogni parte del suo corpo mi è nota. Soprattutto il suo profilo. Si dice: “le persone si capiscono guardandole negli occhi”. Potrei capire mio figlio anche guardandogli un gomito. Il suo profilo incantatore è a volte ilare, curioso, determinato, arrabbiato, speranzoso e molto più spesso assorto e puro, perso nei sogni dell’isola dei Sugolini.
Il primo giorno il nasino era una minuscola piramide, quindi nei mesi si è spinta verso l’alto impertinente facendomi credere che non avesse niente a che fare con la pinna di squalo che campeggia sulla mia faccia… ma negli anni, straordinariamente, si è scolpito come quello di una statua greca e adesso riconosco che è la versione migliore del mio naso.
Elia è le versione migliore di tutto.
Per questo figlio vale la pena di stringere i denti e lottare. Per questo figlio desidero tre cose:
1) che abbia il coraggio di essere se stesso, che sia fiero delle sue stranezze e del suo estro, che non abbia paura, che si butti nella realtà e la migliori, che respiri la bellezza della vita e che se ne riempia i polmoni.
2) che per far questo non si senta autorizzato a calpestare nessuno, non ne ha il diritto, nessuno lo ha.
3) che tutto ciò lo faccia come gli pare, nonostante me. Che un giorno mi lasci e se ne vada.
Io questo figlio lo adoro, ma quest’amore infinito, lo so, è pericoloso. Devo mettermi da parte, lasciare che scelga la Sua strada, non che prenda quella sbagliata pensando di far piacere a me!
Quando Elia aveva 3 anni mi disse: “quando sono grande ci sposiamo mamma”
“Grazie Elia, ma io sono già sposata col Babbo”
e lui: “Vorrà dire che se il babbo si comporta bene si terrà con noi!”.
Ricordo che la cosa ci fece tanto ridere… il babbo non si è comportato bene, ma con Elia non mi sposo lo stesso.
E guardate che sarà dura allontanarlo, ci vorranno le maniere forti e una volontà di ferro perché non è facile per nessuno resistere al fascino del Re dei Sugolini.
Il suo decimo compleanno prese la parola davanti a tutti gli amici della festa: “vorrei fare un discorso”. Silenzio.“volevo dire che il babbo aveva torto quando ha detto l’anno scorso che a 10 anni sarei diventato grande e mi sarei staccato dalla mamma, io i baci e le coccole della mamma li voglio ancora”.
Gliene avrò dati troppi? 


lalla


"Elia, 11 anni", matite colorate su carta cotone, 33x33 cm



P.S. ed ecco uno dei tanti progettini scemi... sintetizzare in 2'22" 11 anni del profilo di Elia. Mi dispiace per la musica, non ho trovato una colonna sonora all'altezza (non me ne voglia Andrea Guerra): è troppo strappalacrime e malinconica. Devo lavorare ad un sottofondo più allegro per il riassunto dei prossimi 11 anni, quindi una tarantella per quelli successivi, la sigla del "Benni Hill Show"... e così via!