venerdì 5 novembre 2010

il fumetto di Emma va avanti

Il fumetto di Emma va avanti, piano piano, ma va avanti.
Dopo aver pensato al soggetto, l'ho sviluppato in storia e poi suddiviso in tavole (il mio fumetto dovrebbe averne 45 circa).
Per creare una tavola si dovrebbe partire da una sceneggiatura dettagliata che io, per la rabbia e il disappunto di Theo, non sono ancora arrivata a scrivere... la definisco via via, orrore!
Ho buttato giù un canovaccio nel quale ho specificato che cosa debba raccontare ogni tavola, ma devo ancora affinare i dialoghi e ogni volta pensare alla suddivisione in scene.

Ho fatto un po' di conti: lavorando a tempo pieno con la scuola posso riuscire a terminarlo in 2 anni.
Cavolo, sembra un tempo lunghissimo...
E' che fare un fumetto non è per niente una passeggiata.
Ci vogliono dedizione e pazienza, molta pazienza. Ci vuole molta forza di volontà per resistere al lato oscuro della forza: la tentazione di tirar via.
Ogni tavola è una nuova sfida e per affrontarla devi pensare fin dall'inizio che darai il massimo e che sarà la migliore di sempre. Se tutto è andato bene, appena la finisci, è davvero questa la sensazione che provi: quella di esserti migliorata, di aver fatto un buon lavoro.
Poi interviene il fattore tempo: passano i giorni, i mesi, e solo pochi disegni resistono, gli altri perdono ai tuoi occhi di charme e completezza, denunciano i loro errori, sembrano rigidi, incompleti. A questo punto puoi decidere di far finta di non vedere, sopportare questi "mezzi insuccessi" in nome dell'andare avanti, oppure puoi decidere di rifare delle parti, mettere delle "toppe", o riaffrontare l'intera tavola.
Correggere e ripetere se stessi, ve lo giuro, è una fatica immensa.
Inoltre un fumetto perfetto non esiste, questo va pure capito, in un tempo di lavorazione così lungo lo stile e il gusto del disegnatore cambiano inevitabilmente.
Di conseguenza, per riuscire ad arrivare in fondo a questa odissea, credo che l'atteggiamento migliore debba essere una via di mezzo: cercare la perfezione, ma saper anche amministrare una certa economia delle proprie forze, poichè non è detto che non si esauriscano e ti mollino sul più bello!
Ce la farò? Riuscirò a portare a termine questa avventura?
Mi piacerebbe tanto, ho voglia di raccontare questa storia.
Io ci provo e stiamo a vedere...

lalla

P.S. Nella tavola n°1 un'Emma dodicenne salutava la salma della madre Margherita al suo funerale, posandogli un mazzolino di fiori di campo nella bara (Theo mi ha già fatto notare che non è una geniale idea commerciale iniziare un fumetto con un funerale...).

Ecco la genesi della TAVOLA n°2
.
In questa tavola Emma ha un flashback: lei, molto più piccola, è insieme alla mamma nel giardino della villa di famiglia. Stanno leggendo una favola e canticchiando, poi il padre di Emma, Giulio Chiarugi, richiama in casa la moglie Margherita. La donna, prima di rientrare chiede a Emma di farle una promessa: "promettimi, amore mio, che nella vita inseguirari sempre i tuoi sogni". Nell'ultima vignetta Emma è di nuovo nel presente e sussura: "te lo prometto mamma".

1)
Storyboard. Anche se uso foglietti volanti, leggeri come carta velina, e faccio dei freghi col lapis molto approssimativi, questa è una fase importantissima nella quel decido la scansione delle vignette e la posizione dei personaggi. Confesso che mi capita di citare immagini che trovo su internet e farmi affascinare da celebri opere d'arte (la posa di Margherita nella quarta vignetta deriva dalla Maddalena nel "trasporto di Cristo" di Raffaello). La regia è il mio punto debole, per fortuna, se mi perdessi, posso chiedere aiuto a Theo...


2)
Disegno. A questo punto prendo in mano il sacro foglio Fabriano Artistico che pesa come il piombo e costa più di me. Le misure sono quelle definitive e il disegno è meno approssimativo, si comincia a vedere con chiarezza dove le immagini vadano a parare. In questa fase diventa palese se il tutto funziona o se ci sono dei punti deboli, per esempio il volto di Emma nell'ultima vignetta mi ha fatto molto penare...

3)
China. Ecco, questo è davvero un bel momento, rubo i pennarellini di Theo (che lui usa per scopi ben più nobili dando vita a "le trone d'argile") e mi sento quasi euforica mentre finalmente le immagini vengono definite. Mi faccio affascinare dalle linee curve e dai contorni liberty di Alphonse Mucha, è molto piacevole.

4. Colore. Ed eccoci finalmente: posso brandire i miei splendidi pennelli in pelo di bue (ultimamente non riesco a trovare quell'unico speciale in pelo di martora che era quotato in borsa!), preparare la mia enorme tavolozza Pebeo e i miei vecchi e fidati colori Winsor & Newton, posso finalmente lasciarmi andare. Cerco di manternere i toni molto leggeri (è pur sempre un ricordo) e l'atmosfera bucolica e dolce delle illustrazioni di Carl Larson.
Il colore diretto con gli acquerelli è una vera goduria!
Si puo' dire che il fumetto stia veramente nascendo e il tutto avviene in completa serenità e armonia...

5. Post-produzione. Ebbene, non è ancora finita: scansiono la tavola e la aggiusto in alcune sue parti con dei ritocchi a Photoshop (in un secondo momento potrei pensare di realizzare la famosa "toppa" sull'ultima vignetta). Mancano i baloon (le nuvolette col testo) e anche quelli li metterò al computer.

E soprattutto manca un editore... e non è cosa da poco!

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