sabato 6 ottobre 2012

Enrico, come nel Rinascimento

Oggi sono rimbalzata alla mia seconda convocazione scolastica, quindi per adesso sono ancora ufficialmente disoccupata. Non me la prendo troppo, anzi sono già pronta a rimbalzare col sorriso anche alla mia prossima chiamata di lunedì. Intanto sto facendo carte false per cercare di tornare nelle mie due classi dell'anno scorso a Campi Bisenzio. Due giorni in sù e in giù in auto per fare 4 ore di lezione alla settimana, economicamente sarebbe un suicidio, ma so che, se potrò farlo, lo farò. Sento già i brividini per la schiena al pensiero di poter afferrare, per la prima volta, la continuità didattica...
e adesso smettiamola di gufarci e passiamo ad altro, ieri sera ho consegnato un ritratto su commissione (non vale la pena esaltarsi troppo dato che il committente era mia sorella!). Però un po' di merito me lo prendo, perchè era un ritratto particolarmente difficile: avrebbe dovuto unirsi a quello di Chiara del 2009 per crare un dittico e andava fatto in segreto (quindi senza poter far posare il soggetto). 
Ora, io di solito lavoro così: convinco la cavia a passare con me un'oretta, io e lei da sole, quasi sempre tra una chiacchera e l'altra la faccio denudare, la avvicino, le giro intorno, la guardo, scelgo pose e luci, la fotografo. E' qualcosa di molto intimo, fondamentale per permettermi di scoprire tutte le sue peculiarità, non solo fisiche, ma psicologiche. Dopodichè la mia documentazione fotografica è tanto ricca, personale e approfondita da permettermi di dipingere in santa pace.
Non potendo lavorare come al solito, ho provato a lavorare come facevano i pittori del Rinascimento: fare una sintesi ed idealizzare. Con Enrico è stato possibile perchè è una persona che conosco da dieci anni. Ho fatto un disegno preparatorio molto dettagliato creando dal niente una posa, un chiaroscuro e un'espressione, cercando con tutte le mie forze di distillare "Enrico" da quella misera documentazione di cui disponevo (fotacce col flash e il sorrisone scattate ai compleanni o al mare, col sole negli occhi e i contrasti cromatcici bruciati).
E' stato rischioso, è stato bello. 
Ciò che ne risulta è sicuramente meno aderente al vero di come sarebbe stato se avessi avuto una foto, ma è in fondo più sincero: è ciò che davvero penso di lui, come lo vede la mia testa e non come lo vedono i miei occhi (o peggio ancora l'obiettivo della mia Canon).
E messo accanto a Chiara a per mio funziona. 
Lei è una maestosa valchiria, piena di fuoco, lui un filosofo meditabondo, più silenzioso e mite, ma non meno forte, alla fine, dei due, è lei che guarda a lui.
lalla

 
"Chiara ed Enrico", olio su masonite

2 commenti:

  1. Il ritratto di Enrico è davvero molto molto ma molto bello. Però quello della Chiara è un capolavoro :)

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  2. Grazie Marina! Sto cercando di allargare i miei orizzonti, ma per adesso c'è poco da fare: le donne son sempre le donne...

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