giovedì 13 maggio 2010

la secchiona, i ganzi e le farse.

Sono circa 10gg che studio con continuità e, diciamocelo, sto anche imparando delle cose interessanti. Mi sembra di essere tornata all'università o al liceo.
Mi viene in mente che al liceo artistico avevamo strani insegnanti.
"Strano si fa per dire", penserete, e poi strani lo siamo un po' tutti e mettersi a sedere dietro ad una cattedra è come stare al di là di una lente d'ingrandimento.
"Puoi star certa che ai tuoi studenti, neanche fossero pokeristi esperti, non sfuggirà nessun dettaglio del tuo aspetto esteriore, dei tuoi tic e delle tue stranezze: in capo ad un anno sapranno come ti pettini quando sei di buon umore, come increspi le labbra quando sorridi e come gesticoli irrazionalmente quando ti stai innervosendo...".
Tutto ciò è verissimo, però, a quattordici anni, non c'ero io dietro ad una cattedra, c'erano loro e strani lo erano sul serio.
In prima un docente, poveraccio, soffriva di depressione e si tolse la vita la vigilia di Natale, un'altro fu allontanato dall'insegnamento per smercio di video porno agli studenti e infine un'altro era un mezzo porco, ma dato che il vicepreside era un porco completo (processo per molestie sessuali concluso con patteggiamento) il docente porco solo a metà non fu allontanato dalla scuola, ma solo spostato di sezione.
Questa è la pura verità, forse non dovrei scriverla, ma lo faccio e non me ne vergogno, magari se ne vergognasse lo stato italiano.
Vista la situazione, non stupisce che considerassi una manna dal cielo l'insegnante di Storia dell'Arte (che non metteva tanta effervescenza nelle sue spiegazioni ed era in effetti un po' smorto, ma per lo meno lavorava con serietà ed impegno).
Lo stesso valeva per coloro che avevano soltanto qualche tic o stranezza.
L'insegnate di matematica lo adoravo. Sembrava fosse lì a parlare solo per me, non perchè non cercasse con le sue spiegazioni argute e fantasiose di coinvolgere tutti, ma la sua voce si infrangeva sul resto della classe come se stesse parlato ad un muro bianco. I miei compagni, chi più chi meno, si consideravano degli artisti, dei ganzi, e ai ganzi non gliene frega niente della matematica.
La matematica è assoluta e vera, volevo studiarla all'università e arrivata al quarto anno, tutta emozionata, lo confidai al mio professore. Lui mi stupì, mi disse di no, che avrei dovuto fare altro nella vita: divertirmi, dipingere, lasciarmi andare, perchè ero una delle persone più sveglie e intelligenti che avesse mai conosciuto, ma troppo seria, con troppo senso del dovere e la matematica mi avrebbe reso triste e sola.
Chissà, io gli ho creduto, non mi aveva mai mentito in 4 anni, ma forse ho sbagliato, perchè, poverino, alla fine era depresso anche lui, non ne poteva più di parlare ad un muro bianco e forse non ne poteva più neanche della matematica.
Se l'avessi studiata l'avrei potuta insegnare con molta più facilità della storia dell'arte, ma forse non avrei incontrato Theo e nella vita sarei effettivamente triste e sola.
In seconda arrivò un nuovo insegnante di italiano, anche lui era un po' particolare a dire il vero. Il primo giorno ci disse che il tempo di spiegare Storia lui non ce l'aveva e che, per giustificare una valutazione in merito, si sarebbero fatti due compiti a quadrimestre su 4 capitoli che ci saremmo studiati a casa da soli, poi iniziò a spiegare Italiano e non la smise più per tre anni. Mentre parlava si masticava le parole e non era facile seguire il filo del discorso, era una persona coltissima e saltava un po' di palo in frasca, io mi misi nel primo banco e imparai a decifrare ciò che usciva da quella bocca, in realtà era tutto molto affascianate e mai scontato.
Il famoso primo compito di Storia lo ricordo come fosse oggi, la mole di pagine era impressionante, ero terrorizzata e studiai moltissimo: a casa feci degli schemi per chiarire i concetti e colorai date e nomi per attingere alla mia formidabile memoria visiva.
Il prof. aveva chiesto del tempo in prestito ai colleghi, avevamo in tutto 4 ore, lesse le tracce delle 4 domande da svolgere (altro non erano che i titoli dei 4 capitoli del libro) e poi fece una cosa straordinaria e incredibile: ci lasciò soli per 4 ore.
I miei compagni, riconoscenti e sollevati, tirarono fuori i libri e cominciarono tutti a copiare. Tutta la situazione era solo una farsa e il mio Prof. era un ipocrita, un ganzo, pure lui.
Dopo un attimo di scoramento, raccolsi le idee e cominciai a scrivere, scrissi 9 pagine intere, tutto corretto, ovviamente, tutto frutto della mia memoria e della mia rielaborazione, ovviamante, e presi 9, il voto più alto della classe, ovviamente.
Lo so, facevo un po' schifo ed ero secchiona sul serio, ma questo l'ho già detto.
E' che avevo tanta paura di deludere le aspettative delle persone e mi schifava l'idea di barare, di mentire (ma con gli anni sono un po' migliorata, non temete). Per questo non ho mai fatto una forca, non ho mai fumato una sigaretta nei bagni della scuola e nei successivi 3 anni di compiti di Storia ho continuato a studiare, non ho mai copiato, nonostante fosse chiaro a tutti che ciò sarebbe passato inosservato.
Tra due settimane ho l'esame del For.Com.
Io questo corso non lo volevo fare, perchè asvevo capito che era una farsa e negli anni mi sono rotta le scatole delle ipocrisie e delle prese in giro.
Sono stata costretta, ma comunque in qualsiasi esperienza, se la fai seriamente, finisce che impari qualcosa di nuovo e di certo questo male non fa.
Oggi stavo giusto approfondendo la mia conoscenza dell'Art Nouveau (in particolare legata alle arti applicate) quando sento squillare il telefono, è la mia amica Roberta, insegnate precaria come me: " Una collega ha fatto l'esame oggi, è una farsa, una buffonata, lasciano copiare tutti e le domande non sono sulle Unità Didattiche che ci hanno dato da studiare, anche se non lo dicono, le domande sono 3 tra quelle 20 che ci hanno spedito come esempio. Non starai mica studiando vero lalla? E' inutile".
Attimo di scoramento.
Allora io che faccio? Mi guardo le 20 domande che ci hanno mandato come esempio e poi, una volta per tutte, la faccio finita di studiare?
Che giusto a 15 anni si può essere integerrimi, tonti ed ubbidienti.
A 34 anni si dovrebbe aver imparato la lezione, ci si dovrebbe sentire artisti e ganzi, e ai ganzi non gliene frega niente del For.Com.
E' inutile studiare... è inutile imparare? Davvero?
Ma sono un'insegnate, non posso credere questo.
E il vero problema è che io ganza non lo sono mai stata, c'è poco da fare.

lalla

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