giovedì 17 luglio 2014

adesso mi faccio la doccia

Quando nacque Elia rinunciai a tutto per accudirlo, mi sentivo perfino in colpa a farmi una doccia se in casa non c’era anche Theo. In quel momento mi sembrò giusto così, mi sentivo un po’ inadeguata come tutte le mamme per la prima volta, volevo sinceramente fare del mio meglio e così gli hobby furono i primi a saltare. Ripresi a dipingere quando aveva un anno e a dire il vero la pittura non mi era neanche mancata. La mia mente era totalmente soggiogata dal piccolo Re.
Per Matilde chiaramente non poteva essere lo stesso, nella mia testa c’era già lui. Adesso, per intenderci, la doccia la faccio. E questo, credetemi, è un gran bene per lei, un gran bene per Elia e un gran bene anche per me.
Diciamocela tutta: io scrivo tante bischerate ma dipingo poco, la verità è che non ricevo più di 2-3 commissioni l’anno. L’ultima è arrivata, inaspettata, la settimana prima che Matilde venisse ad abitare su questa terra. Non potevo rifiutare la possibilità di passare una manciata d’ore facendo la cosa che preferisco di più al mondo e così ho accettato.
Poi mi sono ricordata di quello che era successo la prima volta che sono diventata mamma e ho avuto paura. Come faccio se una volta nata la bimba mi assorbirà completamente? Come dico al mio committente che non posso fare nulla di ciò che ho promesso? Per di più c’era un vincolo di tempo: entro il 12 luglio…
Ecco, va detto che il 12 mi ha sempre portato bene e poi, come già detto, stavolta mi faccio la doccia.
E’ stata un’esperienza diversa dal solito. Ho iniziato con Matilde addormentata nella carrozzina accanto a me, un po’ ansiosa e in colpa, come se le stessi facendo un piccolo torto, poi, piano piano, mi sono rilassata. Lei mi ha permesso di lavorare anche più di 2 ore di seguito, talvolta standosene sveglia a guardarmi e facendo versini d’approvazione. Tutto si è svolto in un clima di grande dolcezza.

Gemma, la splendida bimba che ho ritratto, ha fatto la sua parte.
Ci sono persone che arrivano precedute da una storia. La storia di Gemma, giustamente ricordata su una parete della neonatologia di Torregalli, è quella di una vera combattente. E’ nata piccola piccola, ma con tanta voglia di vivere, in quel reparto ha ballato tra la vitta e la morte con una classe tutta particolare e nonostante sia passato qualche anno, le infermiere ancora se la ricordano. Lo so per certo perché quando anche io e Matilde bazzicavamo in quelle stanze c’è stato modo di verificare.
Ci sono persone che arrivano precedute da una fama. La fama di Gemma, erroneamente fomentata dalle sue maestre del nido, è quella di una bimba troppo agitata, forse iperattiva (“si sa: molti prematuri lo sono”). Lo saranno anche in molti, ma lei no, non è così.
Io l’ho osservata poche ore, lo so, però mi ha colpito una cosa: più che altro era lei a osservare me. E’ una bambina curiosa e attenta, ha voglia di esplorare. La sua non è agitazione, è fame di notivà e di scoperta. Ed è anche riflessiva e adulta, ti guarda come se sapesse già tanto di come vanno le cose su questa terra, e probabilmente è vero. Gemma ha la fortuna di essere molto amata dai suoi genitori, ma i più fortunati sono loro perché lei li stupirà. 


lalla
"Gemma", olio su masonite, 35x50 cm.

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