venerdì 15 luglio 2016

2. rinascere

Per far rinascere Lalla devo ricordarmi chi era.
Era molte cose in effetti, ne sceglierò 3, evitando le caratteristiche brutte, al momento non è il caso di vedere troppo negativo, concentriamoci sui pregi.
Mamma, Insegnate, Compagna, Amica… queste cose non valgono perché prevedono il “vivere in funzione di altri”, il “prendersi cura di”, voglio ricordarmi chi ero, e chi sono, solo per me stessa.


Prima di tutto io ero, io sono, una ritrattista.
Non solo nel senso che so disegnare, ma soprattutto nel senso che so guardare le persone e capire come sono fatte fuori e dentro.
Non che questa si una dote particolarmente utile, capisco come sono fatte, ma poi non riesco bene a relazionarmi con loro. Comunque sia, questa dote ce l’ho.
Questo è il mio primo ritratto, avevo 5 anni e ½. In inverno, la domenica pomeriggio, gli amici venivano sempre a casa nostra. Le donne si appollaiavano intorno al focolare a fare lunghissime chiacchierate sbocconcellando caldarroste, gli uomini facevano partite a carte altrettanto lunghe seduti intorno a un tavolo fumando come turchi, i bambini scorrazzavano a destra e a manca. Io qualche volta chiedevo il permesso di stare in collo al babbo. Diceva di sì, ma dovevo stare zitta e ferma e stare attenta a non fare facce strane e tradire le sue carte. Quella volta mi era stato dato un foglietto e una bic, tanto per garantire la massima neutralità di fronte ai punti segreti che aveva in mano, io iniziai a guardare il babbo invece che le carte. Quando la partita finì i giocatori allontanarono nel mezzo al tavolo le proprie carte e io feci lo stesso col mio foglietto. Rimasero tutti sconcertati. Non sono Picasso, non è che a 6 anni disegnassi come Michelangelo (come diceva di saper fare lui). Non sono Picasso, ma questo è il mio babbo, con o senza 90 kg di ciccia intorno, è sempre rimasto così, da quel giorno fino all’ultimo respiro.


E poi io ero, io sono, intelligente.
Alle elementari avevo problemi di lettura e scrittura, per non parlare dei calcoli e delle problematiche relazionali… “dislessica e discalculica” diremmo oggi. Ma i DSA non esistevano ai miei tempi, perciò nonostante fossi molto logica ed estremamente dotata nel disegno, alla maestra erano sorti svariati dubbi in merito al mio quoziente intellettivo. E io l’aiutavo in questo senso, studiando il meno possibile e mostrando un temperamento piuttosto ribelle.
All’esame di 5° elementare dovevamo sostenere una prova in ogni materia. Avevo già fatto il tema e il disegno, adesso stavo seduta in un banco aspettando di sostenere l’interrogazione di matematica, poi mi sarebbero toccate anche storia, scienze e geografia. Stava iniziando l’interrogazione della mia compagna Nicoletta, dichiaratamente più brava di me, la maestra le dettò un problema di geometria su un triangolo inscritto in una circonferenza. La bambina, molto diligentemente, scrisse in bellissima calligrafia i dati e la richiesta, quindi eseguì il disegno del poligono con eleganza… e poi sembrò pietrificarsi. Non era mai accaduta una cosa del genere perciò la maestra controllò il testo :”Oddio, scusa Nicoletta, non abbiamo affrontato questi argomenti infondo al programma, li farete l’anno prossimo, aspetta, ti do un altro problema. Questo è impossibile”.
Io adoro la geometria e mi stavo annoiando lì seduta senza far nulla, mi alzai dalla sedia e le parole mi uscirono senza pensarci :”Posso provare io?”.
Andai alla lavagna e con una veloce sequenza di ragionamenti risolsi il problema correttamente. Erano tutti piuttosto ammutoliti, la maestra mi dette una carezza (credo che in assoluto fosse la prima volta che lo faceva) e mi disse: ”puoi andare Ilaria”
“ma Maestra, devo fare ancora Storia, scienze e geografia" (che per inciso non avevo studiato abbastanza)
“non importa, sei pronta per la scuola media”.
Era vero, alle medie  ho provato anche a studiare e ho visto che mi veniva facile facile, non c’è mai più stata una studentessa più brava di me.

E soprattutto, io ero, io sono, una donna.
Ho sempre adorato l’universo femminile, ho sempre disegnato solo donne. Mi piacciono molto di più le donne degli uomini e sono molto fiera di far parte del cosiddetto "sesso debole".
I mie genitori mi hanno trasmesso geneticamente caratteristiche molto femminili (un seno prosperoso, una bocca carnosa, gambe affusolate… ) nonostante questo qualcuno mi ha rinfacciato di non esserlo abbastanza, perché "ti lasci andare solo durante la passione, ma durante la vita di tutti i giorni sei neutra". Non voglio negare, sono fiera anche di questo.
E' una scelta precisa quella di non pormi sessualmente nei rapporti relazionali. Appena adolescente mi sono accorta che mi bastava così poco, un rossetto, una scollatura, tutti i maschi nella stanza spegnevano il cervello che hanno in testa a attivavano solo l’altro, quello che tengono tra le gambe. Non mi interessava allora e neanche adesso, grazie, io sono una persona, non un oggetto di piacere. Voglio che gli altri mi guardino negli occhi e possibilmente ascoltino quello che ho da dire invece di pensare in quale posizione preferirebbero mettermi. Sono più femminista delle suffragette e di J.Lo. Ciò non esclude in nessun modo il fatto che possa infiammarmi al primo tocco qualora ritenga giusta l’occasione e che l’argomento mi piaccia parecchio.


Cavolo… 3 non bastano!
Sono anche sempre stata allegra e ironica perché la vita è buffa. Fa ridere e lo faccio anch’io. Anche adesso, spesso mi vengono battute in mente degne di un film di Woody Hallen, e le dico anche, pure se l’argomento è triste, e mi fanno stare meglio.
E combattiva, entusiasta, curiosa, strana… sono tantissime cose!
Forza Lalla, non è poca roba per cominciare.

lalla

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