martedì 19 luglio 2022

un salto al Peggy Guggenheim, in ciabatte

Sapete quella storia di non mescolare il serio al faceto, il sacro al profano, la cultura bassa a quella alta, portare rispetto e tutta quella roba là?
Io non ce l'ho.
Venezia, 13 luglio, ora di colazione.
Va detto che questo è stato in assoluto il nostro primo viaggio culturale insieme, non avevo mai portato i figli a spasso per musei (ho sempre molta paura di traumatizzarli), quindi cercavo di andarci leggera e inserire ogni giorno diversi tipi di intrattenimento.
Insomma, oggi sono previsti 30°, dopo il Guggenheim volete andare a fare un bagno la Lido?”
Piccola Fata, con fanciullesco entusiasmo: “Sì!!!”
“Va bene, è comodo dai, si prende la linea 1 del vaporetto che parte proprio dalla chiesa della Salute…  prepariamo la borsa con due asciugamani e l’acqua, si lascia al deposito bagagli del museo. Mettiamoci direttamente costume, copricostume e ciabatte.”
Il Re dei Sugolini, con reale indignazione: “Mamma, ma ci porti in un museo vestiti da spiaggia?”
“Certo che sì, Peggy era una donna di mondo, sono sicura che avrebbe capito!”
E fu così che omaggiammo una donna ricchissima e i suoi artisti, in costume, infradito e senza vergogna, piacevolmente sopresi di essere cromaticamente coordinati con un buon numero di opere.

A dire il vero, anche per me era la prima volta al museo di Venezia (ero stata al Salom ni NYC).
La collezione è allestita nel palazzo “non finito” (è rimasto a un solo piano) che fu l’ultima abitazione dell’ereditiera e mecenate Peggy Guggenheim. Il tutto è davvero piacevolissimo, con quel suo affaccio sul Canal Grande e quel suo giardino ricco di sculture. 

Peggy è stata una donna liberissima, quasi una sorta di Groupie dell’Arte. Sì, avete capito bene: ho detto proprio "groupie" e la signora non se la sarebbe presa a male, credetemi.  E' stata anche una collezionista eccezionale (con l'aiuto del grande Duchamp). A un certo punto si è sposata Marx Ernst quindi tra le sue opere ovviamente c’è tanto Surrealismo, corrente che, a dire il vero, non è tra le più vicine al mio gusto personale. Con questo non voglio dire che vedere “La vestizione della sposa” dal vivo per la prima volta non mi abbia toccato, anzi: Ernst era un genio diabolico e inquietante, dotato di un’eleganza pittorica visionaria e unica (in particolare mi piace quel suo modo di torturare in alcuni punti la materia con pennellate piccolissime e tormentose).

Puliti ed eleganti anche “L’impero delle luci” e "Magia nera" di Magritte, ma lui è un po’ più freddino, diciamocelo. D’altronde il suo è un Surrealismo atipico, basato sul paradosso e sul ragionamento, più che sulle emozioni.
Invece, so di darvi un dispiacere, ma Dalì quasi sempre non mi piace per niente, sappiatelo, colpa mia che sono una brutta persona. In compenso la purezza e la leggerezza di Mirò mi piacciono un sacco e pure quelle del suo amico scultore Candler (fantastici i suoi pezzi in collezione!). 

Comunque al museo non c’è solo Surrealismo, bensì una spolverata di tutte le avanguardie.
Per esempio: una bella scultura del futurista Boccioni e “La maiastra” 
del rumeno Brancusi, che io adoro; 

non potevano mancare un po’ di pezzi cubisti di Picasso e Braque; due fantastici quadri cubo-futuristi di Severini e Robert Delanuay (Che festa di colori!); 
la mia stanza preferita tutta astratta con l'eleganza di De Stijl, il perfetto Suprematismo di Malevich e il mio grande amore Vassili Kandinsky (solo due quadri, ma da urlo), ogni volta tuffarsi nei suoi colori, inseguire i suoi segni, penetrare nelle sue composizioni, per me è un viaggio fantastico come fu la prima volta.

Piacevolissime anche le due sale con finestra sul Canal Grande, in una sculture in vetro e opere erotiche e giocose, in quell'altra, alcuni lavori di Jackson Pollock (pensavo ce ne fossero di più dato che Peggy praticamente lo sostenne in vita con una reddita mensile a fondo perduto). Quelli che c'erano hanno confutato in me la diceria che l’Action Painting fosse caratterizzato da tinte fluide che non creavano effetti di spessore materico (certo che delle volte anche i libri di testo ne sparano di cavolate: certi bioccoli!)

Insomma, in verità c’erano davvero tante opere da ammirare e, come sempre, tante cose da imparare. Tante ma non troppe e così Elia e Matilde se la sono cavata benissimo, alla fine del giro non erano stanchi (né traumatizzati mi pare), ma soddisfatti. 
Dopo siamo andate al Lido e ci siamo godute un bel bagno in mare con gli occhi ancora pieni di bellezza, io e la Fata. Il Re era ovviamente con noi, ma ha preferito stare steso a rosolare sulla sabbia, non gradiva l'acqua torba e aveva paura delle meduse. 
E vabbè, si sa che i monarchi sono un po' stucchini, invece noi donne magiche non abbiamo paura di nulla.
Grazie cara Peggy per averci ospitato nella tua bella casa, la prossima volta che vengo, prometto di indossare biancheria d'ordinanza e un paio di scarpe!

lalla

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