martedì 29 agosto 2017

New York City

Molte persone mi hanno chiesto di scrivere un post sul mio viaggio a NYC, ci provo. Però vi avverto: son quegli atti masochistici tipo quando negli anni '90 qualcuno (non si sa bene animato da quale proposito) chiedeva agli amici "ci fate vedere il filmino delle vacanze" e così la serata svoltava (in tragedia) che al 5' di girato traballante e spiegoni da parte dell'improvvisato cameraman ti montava il mal di testa e avresti voluto tagliarti le vene pensando che sarebbe durato almeno altri 40 minuti... vabbè, io non sto lì a guardarvi e voi non dovete far finta di divertirvi, semmai fatevi un giro da qualche altra parte, nessuno se ne offenderà.

UN'ESPLORATRICE, ANZI DUE
Va detto che io proprio adoro viaggiare, sono curiosa, un'esploratrice nata, geneticamente progettata per assaggiare nuovi sapori e ammirare nuovi colori. E la cosa buffa è che, io che non vado in palestra manco se mi ci portano in collo, a piedi, esplorando, non mi stanco mai, avrei voglia di andare sempre dieci metri più avanti, girare ancora un altro angolo e scoprire cosa c'è dall'altra parte. Non solo, sono un'organizzatrice perfetta, un'agenzia di viaggi fatta e finita (mi diverto da morire!) e così mi godo il viaggio anche prima di partire. E per di più sono una fotografa assatanata e mi garba un sacco riguardare le foto anche dopo. Perciò alla fine un viaggio di una settimana io me lo godo prima, durante e dopo, all'infinito e per sempre.
Viaggiare in coppia è il massimo, ridere, commentare, meravigliarsi insieme delle scoperte non vale doppio, ma triplo ... e qui nasce il problema.
Come viandante è chiaro che io non sia accoppiabile al 99,99% della popolazione umana vivente perché quasi tutti viaggiano cercando il modo di sentirsi ancora a casa, storgono facilmente il naso se ogni cosa non è come desiderano, si stancano presto, vogliono oziare in un hotel comodo (con molte stelle e poco carattere) e perdere ogni giorno preziosissime ore per rimbellettarsi e altrettante con le gambe sotto un tavolo in un ristorante "di classe" (dal gusto geograficamente anonimo)... ma che palle! Io voglio dormire in un appartamento e farmi la spesa da sola, mescolarmi ai locali, mettermi abiti comodi, buttarmi alla scoperta e, quando sento un po' di fame e di stanchezza, gustarmi un panino (tipico del luogo) su una panchina o stendermi su un prato con gli occhi alle architetture, alla natura, al cielo. Patisco da morire se vengo "limitata", allo stesso modo non è giusto che imponga agli altri un tour de force indesiderato... alla fine, l'ho constatato negli anni e durante svariati tentativi,  è facile che qualcuno si senta parecchio scomodo e che quel qualcuno sia io perché sono troppo mansueta e accondiscendente. Non sto dicendo che sbagliano i villeggianti comodosi, la ricetta giusta non esiste, ma mi sento di dire questo: scegliete con oculatezza i vostri compagni di viaggio, pensateci bene prima di partire con degli amici perché potreste rincasare standovi altamente sul culo.
Tornando a me, come si risolve il problema che mi piace viaggiare in compagnia, ma sono geneticamente incompatibile col 99,99% dei compagni di viaggio? Sono condannata a viaggiare da sola?

A luglio la soluzione giusta l'ho trovata proprio nella parola "genetica", la mia mamma (con cui non casualmente condivido il 50% del DNA) è un'esploratrice più accanita di me! Non è stato facile convincerla, diceva di aver paura di tutto, del volo, del viaggio, degli americani... così ho dovuto giocare sporco:" O.K., hai ragione, a me fa piacere se vieni, ma non venire se non te la senti, io vado comunque... vorrà dire che tua figlia se ne andrà in America tutta da sola". Che bastarda che sono! (ma era a fin di bene).
Pochi giorni prima di partire era proprio impanicata: "Mi hai messo in una situazione terribile. Mi fai fare una cosa più grande di me!" e mio fratello: "vacci piano, non me l'ammazzare la mamma, mi raccomando".
Altro che cosa più grande di lei e andarci piano! Una volta in viaggio, mi toccava insistere per fare una pausa e alla fine la spuntava lei al suono di "Tu ci puoi tornare, ma io no: sono troppo vecchia, voglio vedere il più possibile! Adesso o mai più!"
In definitiva, ci siamo divertite come bambine e questa piccola avventura, che spero essere solo una delle tante che faremo insieme, non la dimenticheremo mai, rimarrà nostra all'infinito e per sempre.
FUNZIONA
Era la prima volta che ero obbligata a stare lontana dai bambini per molti giorni di seguito, non volevo e non dovevo stare in casa ad aspettarli e autocommiserarmi. Ho pensato: "devo trovare il modo di distrarmi" e mi è venuta in mente NYC. Lei ha collaborato alla grande, è stata una grassa grossa distrazione, per me e anche per la mia mamma, grazie grande mela! Al nostro ritorno la mia temeraria compagna di viaggio mi ha detto: "ma lo sai che ti dico? Non è poi tanto lontana New York, ovviamente abbiamo da vedere anche un sacco di altri posti, ma potremmo anche tornarci una volta, se ci va!". Ecco, così mi piaci mamma, molto molto meglio.

 
IL VOLO
Prima cosa, dal caro 2016 non ho più paura di volare. Si chiama "terapia d'urto" e funziona, infatti non soffro più neanche di vertigini, non ho più paura di dormire da sola, non ho più paura dei ragni, degli aghi e delle lame, non ho più paura di niente (tranne che possa succedere qualcosa di brutto ai miei figli).
Secondo, andata Alitalia Firenze-Roma/Roma-NYC e ritorno Airfrance NYC-Paris/Paris-Firenze, spontaneamente viene di fare un confronto.
Alitalia sta fallendo e mi dispiace però, detto tra noi, non si presenta molto bene. La prima hostess era il ritratto della depressione, con una camicina sdrucita mezza infilata nella gonna e mezza fuori, ci ha accolti masticando vistosamente una gomma (americana) e non ha manco fatto i versetti con le braccia per illustrare come comportarsi se precipitasse l'aereo. Cioè, sono versetti inutili, si sa, se si precipita si muore, ma insomma almeno provaci, dacci un minimo di speranza, comunque, poraccia, magari le avevano appena comunicato la data del licenziamento. A Fiumicino ci hanno chiusi in cabina, già incinturati e pronti a partire, e sequestrati un'ora e mezza così, senza notizie certe, il comandante (parimenti depresso) ogni tanto mugolava all'altoparlante: "Non so che dire, davvero, non ci dicono cosa fare dalla torre di controllo... bo... potremmo tardare 5' come 5h, mi dispiace... non so che dirvi, davvero...". Una volta decollati per NYC siamo state torturare da dei cuscini duri come la pietra (inasportabili) che ci procurano dolori assurdi, ondate di calore africano e freddo polare, schermi video micragnosi con una definizione da far invidia agli anni '70 (il peggiore filmato rubato da un adolescente al cinema e postato su you-tube è certamente meglio) e cuffie con audio che un po' funziona, un po' no, a scatti, ma non a ritmo.
Airfrance tutta un'altra storia, personale elegante e sorridente, posti comodi e attrezzature multimediali all'avanguardia, ironico balletto inziale di hostess très chic per illustrare le procedure di salvataggio.
Italia-Francia 0-1.
Sul cibo, invece, pari.
Il cibo in aereo è un'esperienza che mi piace tanto, ogni volta lo aspetto con ansia, non perché sia buono (per carità!), ma perché è troppo buffo! Arriva tutto inscatolato singolarmente, in quel vassoio c'è più plastica e pellicola che materiale biodegradabile. Quanto mi piace sollevare le varie plastichine appannate o sbirciare sotto le stagnole incandescenti per meravigliarmi ogni volta di come ciascuna pietanza possa compattarsi e assumere sembianze geometriche (in questo viaggio ho scoperto un cerchio/prosciutto cotto raggio 2 cm, cubetti/patate 1cmq e un parallelepipedo/torta di mele 3x3x2). Mentre gustavo il mio pasto di solidi variamente disposti nello spazio, mi è venuto di pensare che in quel momento stavo girando intorno alla terra a 11.000 km di altitudine. Cioè, si può dire, ero un po' a mezza strada tra i terrestri e gli astronauti, ebbene, la mia alimentazione era perfettamente adeguata alla situazione.
IL JET LAG
Una premessa, in Italia, a Firenze, in casa mia, per adeguarmi al cambio dell'ora legale mi ci vogliono circa 20 giorni di vita da zombie, a primavera mi aggiro con gli occhi appiccicati e in autunno ho sempre una voragine nello stomaco, una sola ora di scarto, 20gg... poi mi abituo.
Ora, oltre a svariati triliardi di litri di oceano, anche 6h di fuso orario ci dividono da NYC e io ho passato in città solo 6 giorni e 15 ore. Benvenuto jet lag!
Avete presente come vi siete sentiti ogni primo giorno dell'anno della vostra vita dopo una notte di bagordi nella quale siete andati a letto, per l'appunto, circa 6h dopo il vostro orario abituale? Un po' è così, c'è poco da fare, per lo meno i primi 2-3gg, poi miracolosamente ti abitui (più in fretta che a primavera), ma dopo altri 3gg è il momento di ripartire!
Va detto che noi non abbiamo forzato per niente, ci svegliavamo verso le 5.00/6.00 del mattino, poco male, facevamo colazione, la doccia, la spesa (in USA sono aperti 24 ore su 24) e alle 7,00/8.00 (con l'aria ancora fresca) eravamo pronte per partire all'esplorazione. Alle 20.30 "svenivamo" nel letto (tranne due volte che siamo uscite a vedere le luci della città e a fare le ore piccole (le 22.30!).
Nel volo di rientro non c'è modo di dormire, dura 2h di meno (perché la terra ti viene incontro) e ben 6h te le mangia il cambio di fuso orario, in poche parole ti sparisce una nottata intera. Alle 9.05 del mattino, perfettamente in orario e perfettamente insonni, siamo atterrate a Peretola. Il tempo per una doccia e alle 11,05, con l'occhio pallato, mi sono presentata davanti al Comitato di Valutazione per sostenere l'esame dell'anno di prova per il passaggio (ritorno) alle superiori. Ho parlato a macchinetta, sarò apparsa un po' schizzata, ma nonostante la logorrea mi hanno fatto molti complimenti, soprattutto la Preside, e
lasciata presto andare a casa a fare sogni d'oro, alle due del pomeriggio.
LA RIMEMBRANZA?
Per chi è nerd come me, andare per la prima volta a New York è come tornare a casa. L'ho studiata e desiderata così tante volte nei libri di arte e nelle sale cinematografiche... camminarci in mezzo è stato un trip assoluto! Posso chiamarla rimembranza? Probabilmente non è la parola giusta, ma non la trovo quella giusta, non saprei come altro definire quella sensazione incredibile che si prova nel vedere dal vivo, finalmente, per la prima volta, qualcosa che già ammiri e un po’ conosci perché l'hai già vista nei libri o su uno schermo. In qualsiasi modo si chiami, è meraviglioso.
Discendendo la dolce spirale del Guggenheim quasi in preda alla sindrome di Stendhal, mi sono ritrovata davanti agli schizzi di Pollock e ai dipinti di Modigliani, Braque… kandinsky e, prima di lasciarmi rapire dallo "spirituale nell'arte", ho sobbalzato di emozione al pensiero di trovarmi nella stessa posizione identica rispetto al quadro dove si sono trovati loro. Al MET ho incontrato la volitiva Gertrude, al MOMA le rosee demoiselles e così ho fatto pace con Picasso. Un'indigestione di arte…
mangiando un (deliziosissimo) panino col lobster seduta in Madison square mi sono sentita la Sirena a Manhattan che divorava a morsi il suo crostaceo con tanto di carapace, davanti ad un incredulo Tom Hanks. Conversando davanti alle collezioni egizie del Metropolitan mi sono sentita Billy Cristal (ma non credo che mia mamma si sia sentita Meg Ryan). Andando alla deriva su una barchetta a remi nel lago di Central Park mi sono sentita Giselle e ogni tanto mi guardavo attorno aspettandomi che arrivasse un'intera banda e che iniziasse a cantare "che fai per dirle ti amo?". Attraversando a piedi il ponte di Brooklyn ho accarezzato i suoi cavi in trazione e mi sono sentita potente. Sulla cima dell'Empire State Building mi sono sentita uno degli Avengers, forte e impavida, in cima al mondo e davvero invincibile. Poi, da lassù, ho visto svettare in mezzo al financial district il "One World Trade Center" e per un attimo mi si sono riempiti di nuovo gli occhi con le immagini di quegli aerei assassini. Il terrorismo, forse questa è la sua vera forza, grazie ai nostri media, ha saputo produrre immagini più potenti e ammalianti di qualsiasi performance artistica e più accecanti e sorprendenti di qualsiasi kolossal holliwoodiano. Loro sanno usare davvero gli effetti speciali e generare gloriosi spettacoli di morte che si imprimono per sempre nelle menti, intrappolandoci nel terrore. Maledetti, ma io non ci sto al vostro gioco! Ho sentito molta malinconia rivedendo quelle immagini, ma nessun brivido, anche se ero lassù, perché io, ricordatevelo, non ho più paura.
LA STRABILIANTE ACCOZZAGLIA
Lo so che suona poco originale, ma la cosa che più mi ha affascinato di New York è l'architettura. Nel senso specifico, non tanto la fiera bellezza dei singoli grattaceli (basterebbe anche solo il Chrysler), ma la loro, come dire, strabiliante accozzaglia. La città non è stata costruita in un giorno, ma in più di un secolo e (per fortuna) si vede. Non è bella perché possiede i grattacieli più moderni, alti e scintillanti (se li tenga pure Dubai), è bella perché possiede quelli neoclassici, neogotici, liberty e Decò, anzi, è bellissima perché li possiede tutti (dal più antico e ricamato Flatiron del 1902 a quelli avveniristici in costruzione ancora oggi). E le case "antiche" e "basse" di mattoncini (come quella dove abitavamo noi), con le scale antincendio in bella vista... tutto mescolato, con altezze diverse, materiali diversi, decori diversi, stili diversi e, soprattutto, un incredibile coraggio. Ne è venuto fuori un capolavoro e, più o meno consapevolmente, anche la più sincera dichiarazione di che cosa significhi questa città e di chi siano i suoi abitanti. Loro sono così in tutto: nel modo di vestire (anche se lì, diciamocelo, l'accozzaglia gli dona un po' di meno), nel modo di mangiare (ho trovato un panino denominato "italiano" farcito con mozzarella, pomodoro, prosciutto, salame e mortadella, tutto insieme!) e nell'aspetto, non esiste "l'americano medio", per lo meno non a NYC, esiste un'umanità molto varia, un insieme di forme, dimensioni, pettinature, stili, colori e tratti somatici del tutto distinti. Tutti diversi e accozzati, tutti coraggiosi e fieri, tutti newyorchesi. 
 
 
 
LE COSE STRANE CHE NON TI ASPETTI
Ore e ore a fare convincimento a mia madre che le metropolitane son posti sicuri, belli e funzionali (vedi quella di Parigi e Londra) e invece, accidenti a loro, la metropolitana di NYC fa schifo! E' bruttina, sporca e perfino mal funzionante (corse che spariscono nei weekend, dipendenti disinformati e scocciati, cartelli piuttosto casuali) e con sbalzi di temperatura più assurdi che sul volo Alitalia (40° nelle stazioni e meno di 20° in treno). Ecco, io credo che sia perché la metropolitana la prendono le persone con poca disponibilità economica e i turisti. E' molto triste che le persone con poca disponibilità economica siano poco considerate, ma per il resto va bene così: NYC è dei newyorchesi e per i newyorchesi, non è dei turisti e per i turisti. Il fatto è che loro non hanno bisogno dei nostri soldi, non hanno bisogno di svendersi. I turisti nella migliore delle ipotesi non servono a niente, nella peggiore disturbano. La città se ne va avanti autentica e fiera, per i fatti suoi, senza arruffianarsi e con poche indicazioni, perciò se volete spiarla, potete farlo, ma sappiatelo: non siete stati invitati e dovrete arrangiarvi.
Per esempio, esiste un bar sul tetto di un Hotel, il bar si chiama "top of the Strand", ma non è segnalato in alcun modo e l'hotel si chiama diversamente perciò trovarlo è stata una scommessa. Ci siamo vestite eleganti e con un po' di faccia tosta abbiamo chiesto indicazioni ad alcuni hotel e alla fine ci siamo presentate in quello giusto, abbiamo chiesto se era possibile salire, sono stati gentilissimi e lassù c'è il paradiso. Ci siamo sedute proprio di fronte allo spettacolo che eravamo venute a vedere e ci hanno servito un cocktail squisito. Era l'ora del tramonto, il cielo ha virato di colore dal rosato all’azzurro intenso, poi pian piano si è spento, lasciando la scena a un altro attore, a un solo isolato da noi, l'enorme Empire State Building si è acceso di una meravigliosa luce blu. E quella luce stavolta non era né per i newyorchesi, né per i turisti, quella luce era per me.
Per strada, ogni tre per due, partiva una sirena, tanto spaccona che ti saresti aspettata di veder passare l'auto dei Ghostbusters, invece quasi sempre passava un glorioso e altrettanto scintillante camion dei pompieri. Mia mamma commentava ogni volta, sempre più incredula: “Ancora? Ma è possibile? Dove vanno?” e poi sentenziava, tipo Obelix: “Sono pazzi questi americani”. In effetti, mai visto il fumo di un incendio in una settimana, ma abbiamo perso il conto delle corse strombettanti, non so, mi è venuto di pensare che forse questa, il giro alla statua della libertà, little Italy e Time Square siano davvero le uniche messe in scena per i turisti che si concedono di fare.
Giravano camion splendidi, non solo quello dei pompieri, con musi tondi, colori sgargianti e ruote enormi. Splendidi davvero, la mia mamma li adorava e me li ha fatti fotografare di continuo.
Non è vero che le Nike costano 14 dollari, costano 140 dollari, quelle brutte e scontate, costano più che in Italia. Costa tutto tanto a NYC, figurati se ti regalano le Nike. No, niente, ci tenevo a dirlo tanto per ribadire che ho fatto bene a partire senza la valigia e a non perdere tempo nello shopping. Per inciso, la marca sportiva prende il suo nome dalla Dea greca Nike "vittoria" (in greco, e in italiano, si pronuncerebbe proprio "niche"), ma agli americani la pronuncia greca non viene naturale e così le chiamano "naichi". E' bene esserne consapevoli, siamo solo noi italiani a chiamare le scarpe "naik" perché ci garba far finta di sapere l'inglese.

Potete pagare di tutto con la carta di credito. Potete entrare alle 6.00 del mattino in un fornitissimo, enormissimo e freddissimo supermercato, acquistare anche solo un pacchetto di gomme (americane) e pagarlo con la carta di credito. Potete farlo, nessuno ci farà caso più di tanto o avrà da ridire.

Esistono altissime probabilità che in una mia vita precedente io abbia calzato infradito d’oro zecchino nell’antico Egitto e altrettante che abbia avuto una storia con Gauguin e che lui mi abbia ritratto ne “la orana maria”. Come vedete, ne ho le prove.
C’è molto verde a New York, anche escludendo l’enorme Central Park, ogni fazzoletto di terra a disposizione nella griglia dei grattacieli è stato trasformato in un parco (bellissimo), perfino le rotaie in disuso di una sopraelevata. Ed ogni parco è pieno di scoiattoli, ovunque. Neanche un gatto (li hanno sterminati tutti?), ma tantissimi scoiattoli che per l'appunto fanno un po' finta di essere gatti e si avvicinano sfrontati chiedendo da mangiare. Sono scoiattoli amichevoli, dal pelo più chiaro dei nostri, anche i merli sono amichevoli e hanno il petto rosso. Ogni volta che ci sedevamo su una delle belle sedie a disposizione (in Italia verrebbero trafugate tutte la prima sera), venivamo circondate da tutti questi animaletti in pieno stile Disney. Può darsi che siano così allegri perché vivono in prati puliti, ombreggiati da maestosi alberi secolari (lasciati liberi di crescere senza potature), arricchiti di fiori (sconosciuti in Europa) e punteggiati di benevoli turisti che allungano molliche... la prossima volta potrei provare a chiederglielo, forse hanno imparato anche a parlare.
Chinatown è piena di cinesi. Penserete: "per forza, è Chinatown, piena di tedeschi no di sicuro!", ma io avevo visto Chinatown a Londra (una via un po' pacchiana tappezzata di negozi per acchiappare i turisti) invece a NYC c'è un intero quartiere con cinesi veri, di tutte le età, che si incavolavano parecchio se mi vedevano scattare una foto. Perfino in auto c'erano solo cinesi, ma com'è possibile? Facevano il giro dell'isolato? E i resto di newyorchesi lo scansava? Bo. Forse è stata una strana casualità, ma c'erano solo cinesi e noi due. E noi due, visto che c'eravamo, lì sì, ci siamo sedute in un ristorante con le gambe sotto a un tavolo e abbiamo gustato con calma, in mezzo alla gente del posto, zuppa di ravioli, ravioli al granchio e gli involtini primavera più buoni del mondo.

lalla
P.S. Siete pentiti di avermi chiesto un post su New York, vero? E’ venuto lunghissimo! Peggio dei filmini anni ’90, una noia pazzesca … avete ragione, ma io che posso farci? Vi avevo avvertito! Ho scattato 1054 fotografie... infondo questa è una sintesi estrema.
E poi magari voi vi aspettavate recensioni sui ristoranti, sugli hotel, sui grandi magazzini, sui musei…bè, questo è il mio viaggio, ognuno ha il diritto di fare il suo. Sceglietevi un compagno, quello giusto per voi, salite su un volo e andate a scoprirla da soli questa città, vi piacerà, qualunque siano i vostri gusti lei vi piacerà... coraggio, è sempre il momento giusto per partire!

5 commenti:

  1. Brava Lalla ed eroica Lucia! E' stato bello leggervi ricordando NewYork. Un abbraccio a entrambe Simo

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    1. Ciao Simo! Sono così felice che non sia stata una tortura, mi sembrava così lungo questo post! Spero che tu, Simone e i bambini abbiate passato una splendida estate. Un bacio

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    2. Possiamo sempre rendere il nostro rapporto il migliore per noi, ci vuole solo per mettere nel giusto sforzo. Dopo che il mio amante mi ha lasciato il cuore spezzato. Ero solo, devastato e triste per fortuna sono stato indirizzato a un uomo molto gentile e potente Dr Adeleke che mi ha aiutato a riportare il mio amante e ora mi ama molto più che mai sono così felice con la vita ora grazie mille È possibile inviarlo via mail aoba5019@gmail.com o whatsapp 27740386124 .... e ottenere il tipo di aiuto che si desidera........

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  2. Fatti avanti e scrivilo davvero questo romanzo che sei brava! Noi siamo ancora qualche giorno a Barcellona (il coraggio non ce lo possono togliere) e poi si riprende. Dai vediamo se ci incontriamo a Firenze così ci abbracciamo davvero! Un bacione

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  3. Possiamo sempre rendere il nostro rapporto il migliore per noi, ci vuole solo per mettere nel giusto sforzo. Dopo che il mio amante mi ha lasciato il cuore spezzato. Ero solo, devastato e triste per fortuna sono stato indirizzato a un uomo molto gentile e potente Dr Adeleke che mi ha aiutato a riportare il mio amante e ora mi ama molto più che mai sono così felice con la vita ora grazie mille È possibile inviarlo via mail aoba5019@gmail.com o whatsapp 27740386124 .... e ottenere il tipo di aiuto che si desidera........

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